domenica 7 dicembre 2008

Verona-A Pesina di Caprino una casa dell’Eta’ del Bronzo unica in tutto il Nord Italia




Nella campagna di scavi appena conclusa è emersa una casa dell’Età del Bronzo unica in tutto il Nord Italia. L’insediamento, ben conservato, risulta antichissimo e lo confermerebbe anche il vasellame rinvenuto.


Un colpo da maestri. Lo scavo di Castel di Pesina, a Caprino, ha regalato sorprese di valore unico a livello nazionale.  Mentre si lavorava in questo insediamento preistorico, testimonianza finora di un villaggio del IX secolo a.C., è venuta alla luce una casa antichissima, molto probabilmente dell’Età del Bronzo, quindi della prima metà del II millennio a.C.(1600-1500 a C.), un reperto unico di cui si vedono pavimento e pareti molto ben conservati.


È il risultato più eclatante tra quelli ottenuti da questa terza campagna di scavi, portata avanti dal 2005 a Caprino dalla Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto, nucleo operativo di Verona, con la regia dal dottor Luciano Salzani. Un primo bilancio è stato fatto ieri sul sito, nel fondo delle suore della Compagnia di Maria, da Martina Benati e Giovanni Ridolfi, gli archeologi che qui operano seguiti da Salzani, direttore dello scavo, pure presente.  C’erano poi il sindaco, Stefano Sandri, e Franco Zeni, coordinatore del museo civico archeologico, che collabora a livello pratico e cura i rapporti tra Soprintendenza e Comune.


«Diamo supporto logistico e, con Regione Veneto e la Fondazione Cariverona, finanziamo gli scavi dando così anche continuità al lavoro di tanti concittadini appassionati che, negli anni ’70, istituirono una sezione dell’Archeoclub, guidati dal nostro maestro Mario Marangoni», ha detto Sandri.


È stato pochi giorni fa che è affiorato dalle zolle «l’importante ritrovamento», come lo definisce Salzani. Queste le premesse:  «Per completare la nostra indagine sul sito di Castel di Pesina, la campagna attuale s’è concentrata sul lato est del pianoro, che già aveva dato risultati promettenti durante indagini preliminari nel 2006», dicono Benati e Ridolfi, ricordando che erano stati evidenziati strati antropici relativi a un villaggio dell’Età del Bronzo. «Questo ci incuriosì molto, ma non si proseguì poiché la campagna era finita». In quella prima fase, infatti, si erano limitati al lato ovest, che aveva restituito una gran quantità di reperti, sempre però dell’Età del Ferro (V e IX secolo a. C.).
Quest’anno, grazie a nuovi finanziamenti, hanno proceduto con gli scavi sul lato opposto, ad est. «Ma ci ha lasciato di stucco trovare una vera e propria casa», dice Ridolfi.



Sorge sul margine del colle in uno dei cinque sondaggi programmati, risultati tanto interessanti da richiedere un ampliamento. «Il sondaggio 16 (quasi 15 metri quadri) ha restituito uno strato archeologico riconducibile alla vita di un insediamento dell’Età del Bronzo, dove si vede un’area di lavoro esterna alle abitazioni», dicono.  «Il numero 19, dieci metri più a sud, largo 30 metri quadri (quindi molto ampio rispetto agli usuali sondaggi che sono di un metro quadro) ha restituito addirittura i resti di parte di una casa protostorica».Si vede chiaramente la parte basale dei muri perimetrali di un edificio - sostenuti nella parte fuori terra da un muro a secco - uno è lungo circa cinque metri e l’altro almeno quattro. Inoltre emerge il pavimento, pure in lastre di pietra molto ampie (una è larga un metro per 50 centimetri). «Il materiale è un calcare che potrebbe provenire dalla zona di Lubiara, ma si faranno ulteriori analisi per determinarlo con esattezza».
Colpisce una scala larga un metro e 20: si vedono tre gradini, con l’alzata di una quindicina di centimetri, completi di spalla della stessa pietra bianco-rosata con cui è stato costruito il resto dell’edificio. Per essere certi che sia dell’Età del Bronzo saranno fatti accertamenti, ma non ci sarebbero incertezze sull’antichità del ritrovamento: «Stanno affiorando cocci di ceramica, resti di vasi, che, per forma e tipologia, sarebbero quasi certamente attribuibili alla media Età del Bronzo (metà del II millennio)», dice Ridolfi.


«Se così fosse questo sarà un unicum, o uno dei pochissimi esempi di struttura abitativa in pietra così antichi venuti alla luce nel Nord Italia. Nell’Età del Bronzo le case erano generalmente di frasche», dice il direttore degli scavi, Luciano Salzani. «Attendo i risultati definitivi dalla prossima campagna di scavo, quest’importante novità ci obbliga infatti a continuare nel 2009: quanto è emerso richiede che la zona sia complessivamente esplorata».
Fonte:  srs di  Giovanni Ridolfi in L’Arena di Verona di mercoledì 19 novembre 2008, provincia pag. 29.


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