giovedì 17 dicembre 2009

Castel del Tartaro di Cerea: una tomba di famiglia veneta di tremila anni fa








Una  famiglia veneta di tremila anni fa
Verona - Castel del Tartaro di Cerea. Incredibile scoperta nella necropoli dell’età del Bronzo del castello del Tartaro.  Un sito assai prolifico: in questi ultimi anni sono venute alla luce 350 tombe

Una famiglia paleoveneta di oltre tremila anni fa sepolta insieme, anche se con sepolture risalenti ad anni diversi, secondo una composizione tombale assolutamente unica ed originale.

Il già ricco patrimonio archeologico della Bassa si è arricchito nei giorni scorsi dell’ultima, incredibile  scoperta fatta durante gli scavi nella necropoli del castello del Tartaro, a Cerea.

Una visione che ha lasciato a bocca aperta i protagonisti delle ricerche sul campo: le tombe di un uomo, una donna ed un bambino poste una accanto all’altra secondo un disegno geometrico finora mai attestato in alcuna necropoli veneta.

Ed in quella del Tartaro, risalente all’età del Bronzo recente e indagata dalla sovrintendenza fin dagli anni Ottanta, potrebbe essere venuta alla luce una scoperta capace di riscrivere la storia del popolo che abitò la pianura tremila anni fa

UNA SECONDA AREA DI SCAVO.

Gli archeologi che da settembre - sotto la supervisione di Luciano Salzani, responsabile del nucleo operativo di Verona della sovrintendenza archeologica per il Veneto - stanno operando, grazie a fondi regionali e del Comune di Cerea, ad una nuova campagna di scavi su una seconda area della necropoli, hanno adesso l’affascinante compito di indagare sul mistero di questa strana disposizione funebre.

La prima ipotesi parla, appunto, di resti che apparterrebbero ad una donna, ad un uomo e ad un bambino, probabilmente legati da vincolo familiare. «Una teoria», spiega Salzani, «che sarà confermata o meno solo se si riuscirà ad estrarre dalle ossa il Dna. Lo stato di conservazione degli scheletri, però, è assai precario».


I TRE DEFUNTI.

La donna è riconoscibile dal corredo, che in questa necropoli caratterizza solo le sepolture femminili.  È posta in una tomba orientata - come quasi tutte le altre - verso ovest.  La particolarità è data dal fatto che accanto alla sua testa c’era una piccola conchiglia marina il cui interno è riempito di una specie di resina: forse un balsamo profumato.  Appena sopra il bacino lo scheletro aveva invece due pendagli di bronzo.

Oltre all’elemento della conchiglia con il profumo, a destare sorpresa è anche l’insolita posizione della tomba più vicina, presumibilmente appartenente ad un uomo ed orientata quasi perpendicolarmente a quella della donna tanto da formare con essa quasi un angolo a 45 gradi. «Lo scheletro», precisa lo studioso, «è di un corpo gettato nella fossa bocconi, in segno di punizione, con il braccio sinistro piegato dietro la schiena».

A completare il gruppo, accanto alla sepoltura dell’uomo, la tomba di un bambino: lo scheletro del piccolo è purtroppo quello ridotto peggio. Una costante di tutte le altre tombe di bambini scoperte nella necropoli cereana che non consentirà ulteriori ricerche e scoperte.


ALL’OPERA ANCHE I LICEALI DEL «DA VINCI».

La necropoli - al cui scavo hanno partecipato, fino a poche settimane fa e in quattro distinte campagne gli studenti del liceo «Da Vinci» impegnati da tre anni nel progetto «Alternanza scuola-lavoro» - ha comunque riservato altri nuovi spunti, oltre ad alcune conferme.

Tra queste l’usanza del rito misto, presente però solo al livello superiore dove si trovano sia tombe di inumati che urne cinerarie, a differenza di quello inferiore caratterizzato invece da sole inumazioni. «In questi ultimi cinque anni sono state scavate circa 350 tombe», conclude Salzani, «che con l’estrema vicinanza al villaggio fanno di questa necropoli un progetto archeologico di notevole ampiezza su cui, se si potesse, ci sarebbe da indagare per almeno altri 200 anni».

Nella parte di necropoli oggetto di scavo dall’anno scorso sono state rinvenute finora 75 tombe, disposte su due livelli.  Di queste, 47 sono di inumati e 28 di cremati.
Le urne, quasi tutte con la parte superiore rovinata dalle arature, contengono solo ossa combuste; le tombe, invece, presentano anche alcuni corredi, ma solo in caso di donne. Monili, spilloni, pendagli, collane d’ambra e paste vitree sono tutti indossati e non posti accanto come in altre necropoli. Dalla posizione degli scheletri si desume che i corpi fossero avvolti in sudari.


Fonte: srs di Elisabetta Papa da L’Arena di Verona del 13 ottobre  2007

 (VR 16 dicembre 2009)

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