martedì 22 dicembre 2009

Ortaia di Madonna dell'Uva Secca di Povegliano Veronese: Novanta tombe dei Celti riportate alla luce




Una tomba scoperta nella necropoli di Madonna dell’Uva Secca


ARCHEOLOGIA POVEGLIANO. Nuova scoperta archeologica agli scavi della grande necropoli in località Madonna dell’Uva Secca

Una novantina di tombe di Celti Cenomani databili al  150  a.C  anni fa sono state portate in luce nello scavo archeologico all’Ortaia di Madonna dell’Uva Secca, condotto dalle università di Bologna e di Budapest e dalla Soprintendenza archeologica del Veneto e di Verona. Si aggiungono ad altri 120 sepolcreti celtici scoperti negli anni ’90 e lo scorso anno.

I rinvenimenti hanno confermato l’eccezionalità del sito: «La necropoli», osserva Daniele Vitali, professore dell’università di Bologna, «è una delle più importanti di età celtica dell’Italia settentrionale. L’elemento più notevole è l’altissimo numero di bambini sepolti con corredi ricchi, simili a quelli degli adulti». 


In una tomba è stato trovato un set di gioco da tavolo con tessere di osso piatte e con astragali di maiale, ossi del piede che venivano impiegati in un passatempo simile al moderno gioco dei dadi.  «Ogni sepolcreto», continua Vitali, «sembra costituire una sorta di carta di identità della popolazione che tra il 150 avanti Cristo e la fine del I secolo avanti Cristo nacque, visse e morì in provincia di Verona. I corredi confermano la credenza nella sopravvivenza nell’aldilà e il grande onore reso al corpo del morto».


Il docente, alla luce del grande valore della documentazione emersa, pensa alla realizzazione di una mostra che approfondisca questa fase della storia delle comunità celtiche prima di essere romanizzate: «Una proposta in tal senso è stata inoltrata alla provincia di Verona e alcune sedi espositive di prestigio in Ungheria e in Francia sono disposte ad ospitare una mostra itinerante». 


Luciano Salzani, della Soprintendenza archeologica, rimarca l’aspetto fondamentale per la conoscenza storica delle scoperte negli ultimi decenni a Povegliano e nel Veronese: «Le fonti storiche parlano che il Veneto era rimasto escluso dalle invasioni galliche.
Ora sappiamo che la parte più occidentale della regione, fino al fiume Adige, era invece stabilmente occupata dalla popolazione gallica dei Cenomani».


Per finanziare lo scavo il Comune ha stanziato i fondi necessari ed ha avuto il contributo di 30mila euro dalla fondazione Cariverona e di 5mila euro dalla Provincia.
Giulio Squaranti, presidente dell’Associazione Balladoro che ha collaborato nell’allestimento del cantiere e nell’organizzazione dello scavo e dell’archiviazione dei reperti, guarda avanti: «Con il prossimo anno si concluderà questa prima fase, ma si prevede già di continuare con saggi di scavi in altre zone nelle quali è stata individuata la presenza di materiale celtico. Inoltre, alla luce delle scoperte di questa campagna di scavi sembrano delinearsi con maggiore chiarezza le linee guida del futuro museo archeologico di Povegliano che avrà nel periodo celtico l’aspetto più importante e caratterizzante.

La presenza delle Università è garanzia che il lavoro non si concluderà con lo scavo e il recupero dei reperti, ma continuerà con gli studi specialistici e con gli approfondimenti che potranno scaturire anche dalle tesi di laurea che le due università hanno già provveduto ad assegnare».


Fonte:srs di di Giorgio Bovo da  L’Arena di Verona di venerdì 05 settembre 2008 provincia pag. 27

(VR 22 dicembre 2009)

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