venerdì 15 gennaio 2010

LA NAVIGAZIONE DEGLI ANTICHI EGIZI Le tracce degli antichi commerci marittimi alla Terra di Punt





Gli scavi archeologici in Egitto, nel Wadi Gawasis, non hanno trovato né mummie, né grandi monumenti, ma l’archeologa dell’Università di Boston Kathryn Bard e i suoi colleghi stanno scoprendo i resti più antichi di navi d’alto mare e altre reliquie legate al commercio esotico con un misterioso regno del Mar Rosso denominato Punt.

“Erano i lanci spaziali del loro tempo”, ha detto Bard delle epiche missioni inviate dai faraoni a procurare merce meravigliosa.
Anche se le imbarcazioni fluviali del Nilo sono ben note, la capacità degli antichi marinai egiziani di navigare per centinaia di miglia di mare aperto su imbarcazioni da carico non era sino ad ora così pienamente documentata.
Poi il team guidato da Bard e da un archeologo italiano, Rodolfo Fattovich, ha iniziato a scoprire magazzini marittimi, nel 2004, scoprendo le prove, fatte di legno duro e robusto, delle prodezze in acque profonde delle flotte faraoniche.

Nella scoperta più recente, il 29 dicembre 2009, hanno trovato l’ottava di una serie di camere perse a Wadi Gawasis, dopo avere spalato attraverso metri cubi di macerie rocciose e di sabbia accumulata dal vento.
Solo pochi giorni prima, Bard lavorava sulle tesine universitarie in una gelida Boston, ma ora, con la torcia e cazzuola, stava sondando una grotta artificiale piena di muffa, che potrebbe risalire ad oltre 4000 anni fa.

“Quando l’ultimo strato di sabbia fu rimosso, l’odore stantio, l’aria fetida uscì da una fessura”, Bard ha detto con un telefono cellulare dal sito di scavo, un corso d’acqua ormai secco, vicino al Mar Rosso.
Per la ricognizione della camera e delle sue reliquie ci vorrà tempo e cautela. I contenuti più probabili della camera includono parti di nave, brocche, taglieri, e biancheria di tutti i giorni, così come testi geroglifici.
“Si tratta di un magazzino, non d’una tomba reale”, ha sottolineato Bard.

Per quanto prosaici sembrino, i reperti rivenuti a Gawasis Wadi – tra cui l’antenato della moderna etichetta per un pacchetto – realmente parlano di tesori, oro, e della gloria di un tempo antico, di una civiltà che ci ammalia ancora.

Il sito sperduto, in riva al mare, fu istituito unicamente per soddisfare le voglie dei governanti dell’Egitto per i beni di lusso della lontana Punt: babbuini, ebano, avorio, ossidiana, incenso, metalli preziosi, schiavi e bestie strane, come le scimmie cinocefali e le giraffe.

A partire dalla metà del decennio scorso, il team di Bard e Fattovich ha attirato l’attenzione degli archeologi specialisti in nautica con il rinvenimento di pezzi di legno delle navi, ancore di pietra calcarea, remi e timoni, e matasse di corde marine. Le travi smussate di un ponte, assi dello scafo, e raccordi in rame appartengono alle più antiche navi d’altura mai trovate, che risalgono almeno a 3.800 anni fa.
Le imbarcazioni sembrano essere state lunghe oltre venti metri, mosse da rematori e da vele e in grado di navigare nelle acque profonde.

“Questa è roba emozionante, importante”, ha detto Shelley Wachsmann, un’autorità superiore sulle navi dell’Età del bronzo, ricercatore presso l’Istituto di Archeologia Nautica della Texas A & M University. Egli non è direttamente coinvolto con la ricerca di Bard.
“Lei ha trovato i più antichi frammenti di un’antica imbarcazione egiziana – di una nave che effettivamente ha navigato in tempi faraonici”, Wachsmann ha detto.

Ora i lavori finanziati con fondi privati a Wadi Gawasis – e presso nelle rovine del vicino porto, noto come Mersa – stanno attraendo una più ampia attenzione.
Questo mese (gennaio 2010), presso il Museo Egizio del Cairo si aprirà una mostra speciale, “Mersa / Wadi Gawasis: un porto faraonico sul Mar Rosso”, con, tra le altre cose, sigilli di carico, i conti di viaggio, e una cassa di spedizione definita, con una scrittura dal testo geroglifico: “cose meravigliose di Punt”.

Ha detto Rosanna Pirelli, curatrice della mostra: “Questo è un importante evento scientifico, dal momento che le scoperte indicano una tecnologia marittima piuttosto avanzata nell’antico Egitto.

I viaggi sul “Grande verde” – come un’iscrizione in caratteri geroglifici trovata a Wadi Gawasis si riferisce al mare – coinvolgevano fantastiche capacità di organizzazione, di navigazione, e notevoli dosi di audacia.
I rapporti commerciali tra l’Egitto e Punt risalgono al terzo millennio a.C. Ma dal 1950 a.C., il rivale Regno di Kush aveva tagliato le rotte tradizionali del deserto, costringendo l’Egitto a trovare un nuovo passaggio.
La costa orientale dell’Egitto – allora come oggi – era troppo secca per sostenere un porto permanente e il centro della costruzione navale.
Quindi, utilizzando legno proveniente dalle montagne del Libano, maestri d’ascia egiziani costruivano grandi navi sulle rive del Nilo, vicino alla moderna Coptos, secondo la teoria degli archeologi.
“Queste erano poi smontate e trasportate, con tutte le altre forniture, nel deserto a dorso di mulo, un viaggio di 10 giorni per raggiungere Wadi Gawasis”, ha detto Bard. Il sito è vicino ad una laguna, in cui è stato costruito un porto. Le parti della nave sono state segnate e ricostruite in base al numero o ad un codice di colore.
La laguna è stata da tempo inghiottita dalla sabbia, ma le immagini satellitari suggeriscono l’esistenza dei resti di uno scalo di alaggio o dock.

I viaggi per mare sino a Punt erano così costosi e richiedevano un notevole sforzo logistico – probabilmente coinvolgevano migliaia di lavoratori, scribi, furieri, marinai, e animali da soma – che probabilmente si svolgevano solo un paio di volte ogni secolo.

La reale posizione Punt resta un mistero. Gli studiosi non sono nemmeno in grado di collocare il regno su un continente preciso. Bard lo mette sul Corno d’Africa, nella regione che oggi chiamiamo Eritrea e parti del Sudan e della Somalia. Altri ricercatori l’hanno messo sulla sponda asiatica del Mar Rosso, nell’attuale Yemen.
I viaggi dal porto sembrano essere stati sospesi per due o tre secoli, a causa dell’instabilità politica. Ci sono prove che la regina Hatshepsut, il faraone donna, inviò un’ultima missione per via di mare a Punt intorno al 1480 a.C., in parte per ottenere “l’incenso funerario”.

Wadi Gawasis ha tenuto il suo segreto per millenni.
Poi, il giorno di Natale 2004 – seconda stagione delle ricerche della Bard sul sito – l’archeologa infilò la mano in uno strano buco in una roccia. Lei era entusiasta di sentire il vuoto: l’indicazione di uno spazio più ampio al di là.
La rimozione di macerie rocciose rivelò una stanza contenente un mattone di fango, alcune perle, e una mola.
Antichità, certo, ma le sabbie dell’Egitto sono disseminati di migliaia di tali frammenti antichi e degli scarti di lavorazioni.
L’istinto, però, ha detto alla professoressa di Boston che quei frammenti bruciati dal sole nascondevano qualcosa di più di vasi rotti e ornamenti di terracotta. “Mi sentivo come se fossimo vicini a qualcosa” ha detto Bard.
Entro pochi giorni, il team aveva scoperto un’altra caverna scavata da mani umane – e in connessione con essa, una serie di stanze di deposito sotterraneo. C’erano i legni delle navi, le ancore, rotoli di corda nautica intatta. C’era un racconto seducente della navigazione antica.
”La corda è ben conservata, anche arrotolata, e annodata, esattamente come un marinaio l’avrebbe lasciata” ha detto Bard. “È stato un momento perfettamente congelato nel tempo, per 3.800 anni”.

Colin Nickerson può essere raggiunto all’indirizzo: nickerson.colin@gmail.com
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Fonte: Boston.com
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(VR 15 gennaio 2010)

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