sabato 2 gennaio 2010

Quando la sera si fa più sera





Gianfranco Brusasca

Da un po' di tempo non ti parlo d'amore
cara mia dolce terra,
dalle fronde dei popoli io ti sogno.
Come possiamo noi non pensare
al sangue tradito sputato calpestato,
di cuori pieni di morte
di morte.
Come possiamo
noi
non pensare
ai giovani violenti e ai vecchi lasciati
morenti
alle ragazze stuprate
alle pietà deviate
alle ragazze incinte e stordite
dai capelli affranti
ai cavalli impazziti sulle colline bruciate
ai poliziotti sconfitti ai violenti impuniti.
Come possiamo
noi
non cantare
alle madri
senza sorrisi, incatenate.
irrise, lasciate.
Sono liberi gli umani pensieri?
E' libero il nostro domani? E' libera la nostra terra?
Sono liberi i suoi fiumi?
E' libera la poesia?
Come possiamo noi non pensare
ai bicorni di menti dormienti
e ombre invadenti
pieni di rabbia e orgogli
non convincenti
e zombi vaganti, abbracciati
ai falsi mendicanti.
Da un po' di tempo non ti parlo d'amore
dalle fronde dei viventi,
cara mia madre terra
stretta ai monti e al mare,
invasa sconfitta assassinata.
Io m' indigno di fronte al silenzio
di questi inimmaginabili giorni
di morti smembrati e cimiteri
rovesciati, divisi,
ipocrisia immobile
piena di sillabe
indolenti
e d'arpe stonanti.
Come possiamo noi non pensare...
quando la sera si fa più sera
e il mio pianto
si fa vergogna e spavento.

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