venerdì 19 febbraio 2010

Verona: Mauro Ferrari, scultore eremita che dà la vita al legno


Mauro Ferrari


Verona -  Comerlati di  Badia Calavena.  Fa il panettiere, ma ha scelto di rifugiarsi in un luogo fuori dal tempo per coltivare la sua passione
C’è un luogo, in Lessinia, poco a sud di Velo e non distante dalla chiesa di Santissima Trinità, che sembra fuori dal tempo e fuori dal mondo. Si chiama contrada Comerlati, e si compone di poche case, di un ampio prato che scende in direzione di Badia Calavena e di boschi.  Qui, tornato nella casa che un tempo era della nonna materna, abita uno dei pochi scultori lignei delle nostre montagne: Mauro Ferrari.

Nato nel 1967 a Verona, Mauro ha da sempre sentito il richiamo della montagna, tanto che appena gli era possibile saliva in Lessinia dai suoi amici e dai suoi parenti ma, soprattutto, dai suoi amatissimi boschi, grande passione e fonte d’ispirazione creativa. 
 Sposatosi, ha poi vissuto 15 anni a Giazza: un paese piccolo per chi è abituato alla vita di città, ma per Mauro quel grappolo di case alla confluenza fra la Val di Revolto e la Val Fraselle era già una metropoli. E così è tornato nei luoghi d’infanzia, a Comerlati, dove è riuscito a ricavarsi uno spazio per realizzare un laboratorio di scultura tutto suo. Ed ora è felice: la mattina lavora al panificio di Giazza e, quando ha finito, sale a Comerlati e si getta a capofitto nella sua passione, la scultura del legno.

«Un sogno per me», dice Mauro Ferrari, «sarebbe riuscire a vivere esclusivamente del mio lavoro di scultore, ma mi rendo conto che i tempi non sono ancora maturi. Devo crescere tecnicamente e devo anche farmi conoscere. Fra l’altro in Lessinia manca una cultura del legno e, più in genere, del bosco. Si punta tutto sulla pietra, sia per costruire e sia come materiale da cui ricavare espressioni artistiche».
A Mauro, però, al contrario del legno la pietra non gli comunica nessuno stimolo artistico. «Ogni essenza», dice, «ha una sua caratteristica particolare che deve essere esaltato nel momento in cui si vuole estrarre una forma, una figura». 


Le forme dipendono quindi dal legno perché ogni legno ha le sue caratteristiche e le sue qualità.
«Ad esempio», dice lo scultore di Comerlati, «l’olivo va bene per espressioni di sofferenza, mentre il noce permette di ricavare figure dure, come fade o anguane. Dal cirmolo nascono invece figure allegre e sorridenti, come gli gnomi che io amo tanto, oppure splendide e sinuose figure femminili. Il pero, albero caratteristico della Lessinia, è un legno che ha un carattere materno e va bene per immagini che rappresentano una nuova vita, una procreazione, mentre un altro nostro albero comune, il Tiglio, può essere considerato polivalente in quanto si lascia lavorare per creare svariate figure anche se non è adatto a soggetti sofferenti, per i quali è invece ideale l’olivo».

Mauro non ha frequentato nessuna bottega dove imparare l’arte, ma ha assorbito ciò che il nonno gli ha insegnato a suo tempo mentre lavorava il legno per creare gli utensili che gli sarebbero serviti poi per lavorare la terra. Nessuna scuola, quindi, ma tanta passione e, soprattutto, un dialogo continuo con il bosco e con gli alberi. Un dialogo che talvolta si trasforma in attività didattica, quando Mauro accompagna scolaresche o amici a conoscere i boschi e le essenze che lo popolano.
I suoi soggetti preferiti sono le figure della favolistica di montagna, ma anche Passioni, Cristi, figure femminili e scene o personaggi della vita sui monti come pastori, contadini. 
 Un legame particolare l’ha stretto con gli gnomi. «Sono figure straordinarie», racconta, «ed io li faccio in modo molto particolare, con grande attenzioni ai dettagli ed all’espressione del viso». Ora ne sta realizzando uno, commissionatogli da Fulvio Valbusa per il suo ristorante "Aquila nera" a Bosco. Ricavato dal tronco di un colossale cedro che una volta era in una villa di Bosco, lo gnomo sarà alto ben tre metri. Poi Mauro dovrebbe organizzare presto alcune mostre permanenti, una a Bosco ed una Malga Vazzo, e poi magari in qualche rifugio delle nostre montagne, dove gnomi e spiritelli scolpiti nel legno si sentirebbero a proprio agio.


Fonte:  srs di Eugenio Cipriani/ L’Arena di Verona di Lunedì  23 giugno 2008 provincia pag. 20

(VR 19 febbraio 2010)

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