venerdì 15 ottobre 2010

Un americano e un tedesco arruolati su fronti opposti, nel 1945 a Verona, con il medesimo scopo: salvare i tesori della Capitolare.

Monsignor Giuseppe Turrini sulle macerie della Capitolare tra Wolfgang Hagemann e Bernard Peebles


STORIA. Wolfgang Hagemann  e  Bernard Peebles, monsignor Giuseppe Turrini e i codici nascosti a Erbezzo. L'americano e il tedesco  sotto le bombe per i libri. Due studiosi arruolati su fronti opposti si ritrovarono a Verona nel 1945 con il medesimo scopo: salvare dalla guerra un vero tesoro dell'umanità

Un prete tra due nemici che, su fronti opposti, si erano battuti per un obiettivo comune: salvare dalla guerra la Biblioteca Capitolare. L'immagine mostra monsignor Giuseppe Turrini tra Wolfgang Hagemann e Bernard Peebles, in divisa da sergente maggiore dell'esercito americano, reparto speciale Monuments, Fine Arts and Archives.  Hagemann e Peebles erano eminenti filologi, entrambi avevano studiato a Verona sui codici della Capitolare.
Arruolati, avevano trovato il modo di farsi destinare in Italia con la medesima preoccupazione: salvare la Capitolare. Hagemann era arrivato a Verona con gradi di ufficiale e prestigio: era stato l'interprete personale di Rommel, la Volpe del deserto.

Monsignor Giuseppe Turrini, in una foto inedita, con un libro danneggiato nel bombardamento del 1945

Si mise a disposizione di Turrini e fu prezioso: il monsignore, temendo i bombardamenti che puntualmente arrivarono, nel gennaio 1945 (distruzione della monumentale aula maffeiana, 1.250 voluni e schedari perduti) aveva trasferito codici e manoscritti nella canonica di Erbezzo.
Li credeva al sicuro, ma Hagemann lo avvertì invece del pericolo: era zona di operazioni antipartigiani e i tedeschi avrebbero potuto incendiare il paese (Vestena subì questa rappresaglia nazista).
Hagemann mandò a Erbezzo un ufficiale fidato, Fritz Weigle, che pure nel 1927 aveva studiato alla Capitolare, e questi affisse sulla porta della canonica un «befel» a firma «Wolff/SS-Obergrappenführer u. General der Waffen-SS» che dichiarava il fabbricato KUNSTDENKMAL: «Proibita occupazione e requisizione», come tradotto a uso delle milizie fasciste. Nell'ultimo, drammatico periodo di ostilità, Hagemann però intervenne per consigliare il trasferimento dei codici alla Biblioteca Marciana di Venezia e in altri nascondigli più sicuri.

Intanto risaliva la penisola con le truppe alleate Peebles, che già in Sicilia aveva salvato gli archivi di Filippo V, recuperando dei documenti del 1713 che erano usati come carta da parati.

Arrivato a Verona con i primi liberatori, si precipitò alla Capitolare: la foto lo ritrae con l'ex nemico, ritrovato come studioso e custode del patrimonio culturale.
Hagemann è morto nel 1978; Peebles, adoperatosi per i restauri della Capitolare, finiti in tempi da primato dal soprintendente Pietro Gazzola, tornò anni dopo a studiare alla Capitolare, in anonimato.
«Un giorno», racconta monsignor Giuseppe Zivelonghi, per anni bibliotecario, «butto l'occhio sulla lista delle presenze e vedo la sua firma. Vado in sala di lettura: “Scusi... Ma lei è..." —Sì—, rispose, e tornò a studiare». Peebles è morto il 22 novembre 1976 a Washington, aggredito in strada da un balordo che lo voleva rapinare.  (G.A.)


Fonte:  srs di Giuseppe  Anti da L’Arena di Verona di Martedì 12 Ottobre 2010,CULTURA, pagina 57


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