mercoledì 24 novembre 2010

Negrar di Verona. Dieci anni di messe ma non era prete

Italo Galleni, il falso sacerdote, mentre impartisce una benedizione

NEGRAR. Sconcerto e incredulità dopo l'annuncio, dato dal parroco domenica, che l'anziano religioso che lo aiutava non aveva mai preso i voti.  A Fane lo chiamavano padre Tommaso, amministrava i sacramenti e confessava i fedeli: è stato smascherato dopo una visita in ospedale

Negrar. A volte l'abito fa il monaco, e anche il prete.  A Fane, a un 84enne originario di Perugia, sono bastati una piccola croce sul petto, talvolta i sandali e una figura smunta e penitente, uniti a una discreta capacità d'immedesimarsi nella parte, per fingersi un frate desideroso di dare una mano in parrocchia e un sacerdote sempre sollecito e disponibile.

Per tutti, nella frazione di Negrar al confine con Sant'Anna d'Alfaedo, era semplicemente padre Tommaso. Da una decina d'anni trascorreva in paese le estati, da maggio a ottobre circa, ospite della gente del luogo, circondato da riverenza e affetto cresciuti col tempo; a pranzo e cena era ospite di qualche famiglia oppure andava al ristorante, dove gli offrivano il pasto.

Ha concelebrato molte messe, insieme ad altri preti, ma in qualcuna è stato anche unico ministro, con la voce un po' tremante e il foglietto con la predica; ha confessato parecchi fedeli, dispensando Atti di dolore e Padre nostro. Si è affiancato a don Adrian Cristinel Bulai, il giovane parroco di origine romena che da un anno guida l'unità pastorale di Fane, Prun, Mazzano e Torbe, che ha ereditato la parrocchia da don Giovanni Bertagna e pure lo zelante frate come aiutante.

Peccato però che padre Tommaso non sia il frate che diceva di essere (francescano secondo alcuni, agostiniano, e quindi monaco, secondo altri) e nemmeno un sacerdote chiamato ad amministrare i sacramenti. L'inganno è stato scoperto per caso, e la notizia si è sparsa velocissima in paese dopo una comunicazione della Curia, letta in chiesa dallo stesso don Bulai, in cui è stata chiarita la posizione dell'«usurpatore».

Persona magari di fede, ma né padre né don: una rivelazione che ha scioccato molti anziani, tra cui alcune signore che andavano pazze per il sedicente frate, colpito i parrocchiani più assidui che mai avevano sospettato l'inganno e stupito i più giovani, i quali non pensavano che a questo mondo potessero esistere i falsi preti. Una notizia bomba per la piccola comunità di Fane, paese piccolo dove la gente mormora. Qui l'anziano signore era stato adottato e da giorni non si parla che di lui, allontanato e invitato a non farsi vedere più da queste parti.

Galeotto fu l'ospedale Sacro Cuore di Negrar. Acciacchi dell'età, infatti, hanno reso necessari per l'84enne alcuni accertamenti medici. E don Bulai ha cercato di mettersi in contatto con quelli che il frate spacciava per suoi superiori. Così facendo, la verità è venuta subito a galla: padre Tommaso non è mai esistito, anche se pare che l'uomo già altre volte avesse tentato di fingersi sacerdote, forse nel tentativo di dare sfogo a una vocazione rimasta inespressa.

«Aveva l'aspetto del classico frate, predicava moralità e povertà, appariva molto devoto», dicono a Fane, «non c'era motivo di sospettare qualcosa di strano». A ben guardare, con il senno di poi, qualche stranezza c'era. Anni fa, secondo alcuni, girava in paese con un cane e andava dicendo che nell'animale riviveva l'anima della sorella morta; gli era molto affezionato, in effetti, e qualche volta l'aveva portato pure in confessionale. Solo l'originalità di un vecchio frate?

Altro particolare: leggeva l'omelia quando celebrava da solo la messa, ma anche altri sacerdoti lo fanno. Solo un prete smemorato? «A una certa età, mica si può pretendere che uno si ricordi tutto a memoria», affermano in paese. Così, anno dopo anno, tale padre Tommaso ha continuato a fare il prete senza esserlo, sparendo in autunno con la scusa di ritornare in monastero salvo poi riapparire con la bella stagione, puntuale come le rondini. Ma una rondine, si sa, non sempre fa primavera.

Fonte: srs di Camilla Madinelli, da L’Arena di Verona di  Venerdì 05 Novembre 2010,  PROVINCIA, pagina 26



 NEGRAR. Amarezza a Fane per la vicenda del sedicente «padre Tommaso»: c'è chi è ancora infuriato e chi lo perdona

La chiesa parrocchiale di Fane dove predicava il falso prete

Il falso prete? Era nelle liste dei servizi sociali di Perugia. In corso gli accertamenti, ma finora non risulta alcuna denuncia e non sono stati individuati reati.  Ma Italo Galleni ora piange e chiede perdono

Prete e monaco d'estate sulle colline tra Valpolicella e Lessinia, indigente e bisognoso di sussidi il resto dell'anno. Nel 2009 risulta nelle liste dei servizi sociali del Comune di Perugia per i contributi assistenziali il presunto Padre Tommaso, al secolo Italo Galleni, 84 anni, originario di Lucca ma residente in una viuzza del centro storico perugino.

Un dettaglio sulla doppia vita di questo anziano che per tanto tempo ha recitato con i fedeli di Fane, Mazzano e chissà quali altri paesini la parte del frate umile, disponibile al servizio in parrocchia e tra la gente per qualche mese in cambio di solidarietà, disposto a vivere semplicemente, a predicare i valori cristiani, confessare i peccati e raccogliere offerte per i poveri che, alla fine, non servivano ad altri che a lui, per campare.

Mai un dubbio, mai un sospetto nei suoi confronti: una parte recitata gran bene, guidata probabilmente dall'intenzione sincera di condurre un'esistenza da frate. Almeno fino a quando la salute non ha giocato un brutto scherzo a Padre Tommaso ed è venuto a galla Italo Galleni. La gente ha saputo per voce del parroco dell'unità pastorale di Fane, Prun, Mazzano e Torbe, don Adrian Cristinel Bulai, che in realtà Padre Tommaso non era quello che diceva di essere.

La notizia dello smascheramento data da L'Arena ha fatto il giro d'Italia, è rimbalzata sui telegiornali nazionali e sulle pagine web, ha superato i confini nazionali arrivando in Francia e Romania, dove è stato dato risalto al rumeno don Bulai che ha smascherato, una volta tanto, un truffatore italiano. Una parte da protagonista che il sacerdote non intende avere né commentare, mantenendo lo stretto riserbo e il silenzio deciso fin dall'inizio. A parlare e prendere posizione ci ha pensato la Curia. È la parte lesa in tutta questa storia, oltre naturalmente al buon cuore dei fedeli, che però non ha alleati nel codice civile o penale. Ma finora non risulta alcuna querela o denuncia, da parte della Curia o di singoli, ai carabinieri di Negrar e Caprino che stanno indagando sulla vicenda e cercando di ricostruire la figura del sedicente religioso.

Gli accertamenti sono in corso e finora, precisa il comandante della compagnia di Caprino Enrico D'Amato, «non è stato individuato alcun reato perseguibile d'ufficio e non ci sono querele di parte che darebbero atto a procedere nei confronti del presunto prete. Abbiamo valutato tutti gli aspetti e non ravvisiamo per ora nulla di nostra competenza». L'episodio è spiacevole, insomma, tocca da vicino gli animi della gente, ma nulla di più. Padre Tommaso ha raccolto donazioni spontanee e mai estorto denaro, celebrato messe ma mai matrimoni, per i quali non ha titolo per fare l'ufficiale d'anagrafe, non ha divulgato segreti ricevuti «per grazia divina». Nessun cristiano ne ha parlato male, anzi, nonostante il cattivo gusto della presa in giro non sia ancora stato digerito in quel di Fane. E padre Tommaso, fuggito a Perugia, che fa? Piange e chiede perdono.

Nella vecchia casa che da vent'anni a questa parte lasciava disabitata per qualche mese estivo, scegliendo Mazzano e Fane come «buen retiro» dove sfogare la sua voglia di vocazione religiosa, e dicendo ai negraresi di aver lasciato il monastero con la benedizione dei confratelli, raggiunto dai cronisti prima avrebbe negato tutto, poi aggiunto «Ma che male ho fatto?», infine ammesso la colpa e chiesto perdono. Non è frate, ma i voti avrebbe tentato di prenderli. Ha ricevuto tanti aiuti e, in cambio, cosa ha dato? Bugie, ma si pente. Ora è lui che si confessa e chiede la remissione dei peccati.

«In paese la delusione è ancora forte e anche l'amarezza», rivela il giovane assessore di Fane, Federico Marangoni. «Qualcuno è infuriato, qualche altro cerca di dimenticare, altri ancora vorrebbero che fosse lasciato in pace. Non so se la gente è pronta a perdonare, ma di certo molti mettono davanti a tutto la sua età: è anziano e passi se ci ha ingannato per sopravvivenza; che fosse un prete o solo un vecchio bisognoso, qui le persone lo avrebbero aiutato comunque. Se lo perdonerà Dio, lo faremo anche noi».


Fonte:  srs di Camilla Madinelli, da L’Arena di Verona di   Mercoledì 10 Novembre 2010, PROVINCIA, pagina 29




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