giovedì 25 novembre 2010

Prevenire le alluvioni: le casse di espansione della città di Verona

IN VERDE SCURO, LE AREE ESONDABILI: zone interessate da frequenti allagamenti dell’Adige; costituiscono  luoghi di naturale espansione delle acque e sono di fondamentale importanza nei periodi di piena in  quanto  diminuiscono  o evitano il rischio di rottura degli  argini  a sud di Verona e di inondazioni nella città stessa.

Casse d’espansione: Una cassa d’espansione è un’opera idraulica, grazie alla quale solitamente per mezzo di soglie di sfioro e modeste arginature, si consente all’acqua di rimanere intrappolata all’interno di pianure alluvionali comunque soggette ad esondazione.  L’obiettivo di una cassa d’espansione è quello di far defluire parte delle portate di piena in aree allagabili dove non si generano danni, sottraendo quindi volumi di deflusso al corso d’acqua per poi restituirli  nella fase calante della piena, o comunque al passaggio dell’emergenza. La realizzazione di una cassa d’espansione solitamente diminuisce la frequenza degli allagamenti di una pianura alluvionale, perché l’intento è quello di catturare soltanto i livelli più alti ed estremi di un evento di piena, quelli cioè responsabili di esondazioni e danni a persone o cose. Completano la cassa alcuni organi di scarico.

Le primissime  amministrazioni comunali  veronesi avevano individuato  quali erano  le zone della città da lasciare  come casse di espansione,  in caso di piene di estrema gravità, per poter evitare il rischio di rottura degli argini a Sud di Verona e di inondazioni della città stessa.
Tali zone erano  state ultimamente riportate dal  De Zanche,   Sorbini, e  Spagna,  sulla  carta geologica  di Verona, edita dal Museo Civico di Storia Naturale di Verona  “GEOLOGIA DEL TERRITORIO DEL COMUNE DI VERONA”. (1977).

Queste zone, evidenziate sulla cartina, in verde scuro,  sono praticamente allo stesso livello  del fiume Adige, con la faglia freatica a pochi metri.
Zone da inserire naturalmente in un parco fluviale, lasciate ad una agricoltura a basso impatto tecnologico e limitandone  al minimo l’urbanizzazione. Chiaro! Semplice!
Quando mai!
Cosa si poteva fare per “valorizzare” quella parte “depressa” della città?
Ma certo! Quale sito  migliore per costruirvi l’inceneritore della città stessa? Inceneritore che, dopo 20 anni,  e dopo averci speso l’ira del cielo, non sono ancora riusciti, per la gioia di taluni,  a far partire.

Eccolo qua il termovalorizzatore di Ca del Bue,  malgrado la bravura di alcuni, madre di tutte le imperizie.


L’inceneritore Ca del Bue nel  2002

Ca del Bue visto da San Giovanni Lupatoto nel 2001

L'inceneritore visto da Google 2010

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