venerdì 17 dicembre 2010

EUGENIO BENETAZZO - NEUROLANDIA: SONO PAZZI QUESTI EUROPEI

Sono pazzi questi europei: non ci sono più tante giustificazioni a cui aggrapparsi, ormai l’Europa è fallita platealmente, sepolta dal peso insostenibile dei suoi debiti sovrani.
La colpa dovrebbe essere tutta addossata ai germanesi, una popolazione che si è sempre contraddistinta in passato per una spiccata etica ed efficienza sul lavoro, quella che purtroppo sembra essere mancata alla stesura embrionale dell’Europa unita concepita oltre dieci anni fa.  Non si possono lasciare fallire paesi come Grecia, Portogallo ed Irlanda in quanto i principali detentori dei titoli di stato di questi paesi sono proprio banche e fondi pensione della nazione germanese.
Le comunità finanziarie non guardano ad altro, le scommesse su quanto potrà ancora durare questa farsa sono i temi principali dei grandi operatori di borsa. Quando allora si inizierà a parlare di fallimento della moneta unica ?

Che futuro può avere un’unione forzata di stati (accomunati dal nulla) il cui delicato equilibrio si basa sulla detenzione del debito dei paesi periferici (leggasi più deboli) da parte dei paesi cosiddetti virtuosi (Germania, Francia & Company) ?
L’euro tecnicamente è già una moneta fallimentare: non si può obbligare ad usare una divisa troppo forte a paesi che hanno un economia debole (per questa ragione stanno saltando tutti i PIGS).  
Che senso ha una politica monetaria accentrata per tutti gli stati europei a fronte di oltre una dozzina di tassi di interesse diversi ?
Pensateci un momento: quello di cui avevamo veramente bisogno erano questi famigerati Euro Bond ovvero obbligazioni comunitarie emesse dalla BCE ad un unico tasso di interesse, il ricavato del quale sarebbe andato a finanziare i rispettivi paesi, i quali invece devono andare ciascuno singolarmente sul mercato proponendo tassi di interesse il più allettanti possibile.

Sono stati proprio i germanesi di recente che hanno posto il veto agli Euro Bond aprendo nuovamente le scommesse su quanto potrà reggere ancora l’Europa così come la conosciamo.
Persino Zingales adesso parla della spaccatura valutaria dell’euro (quando invece ne parlavo io nel 2008 tutti mi davano del catastrofista finanziario).
Studiare un sistema economico non è poi così difficile, ogni sistema reagisce agli stimoli esterni come un organismo vivente: pertanto ad ogni azione corrisponde un azione uguale e contraria. Le conseguenze dalla sua introduzione non hanno tardato ad arrivare. L’euro ha limitato la crescita e danneggiato la competitività di alcuni paesi europei (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, Irlanda e Grecia) che avevano intensi e prosperosi rapporti con l’estero al di fuori dei confini europei (pensiamo oltre all’export manifatturiero anche tutto l’indotto turistico).

Le divise rappresentano delle valvole di sfogo per ogni paese nei momenti di tensione economica: pretendere di assoggettare una dozzina di stati al dictat egemonico dei germanesi è stata una manovra da ricovero psichiatrico.
L’euro ha consentito infatti ai precedenti governi dei paesi PIGS di attuare politiche di bilancio che producessero costanti  deficit   annui (tanto il costo del rifinanziamento era molto contenuto), il quale si è poi riflesso sulla massa totale del debito pregresso.
Nelle epoche precedenti paesi come l’Italia hanno superato momenti di contrazione economica proprio grazie alla svalutazione, quello che invece impedisce oggi la moneta unica.  Senza euro avremmo avuto i tassi di interesse molto più alti e questo avrebbe obbligato la nostra classe politica a intraprendere manovre di risanamento dei conti pubblici per contenere l’onere degli interessi sul debito pubblico. 

Senza l’euro non avremmo avuto la bolla immobiliare alimentata dai mutui farlocco ad intervento integrale. Senza l’euro avremmo avuto maggiore sicurezza e solidità per le nostre banche. Adesso di sicurezza ne rimane veramente poca, addirittura se parafrasiamo la stessa Merkel ci dovremmo aspettare almeno il default parziale su una parte di emissioni dei titoli di stato anche di paesi virtuosi: la classifica soluzione  a colpo di spugna. Di certo non è più consigliabile detenere debiti di stato al momento, siano essi BUND oppure OAT.
Se il tutto verrà salvato, grazie magari ad una superpatrimoniale, preparatevi perché in ogni caso perderete denaro, anche detenendo il vostro caro ed amato «pagherò nazionale» infatti nell’ipotesi più accreditata faranno partire una inflazione a due cifre per ridimensionare in qualche anno i debiti degli stati. La Fed insegna. Mala tempora currunt, sed peiora parantur.
( Stiamo vivendo tempi brutti, ma si preparano tempi peggiori)


Fonte: srs di Eugenio Benetazzo  ( 12 dicembre 2010)

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