lunedì 27 dicembre 2010

NO-GELMINI: I VERI INFILTRATI SONO I BARONI...

Manifestati

Un calcio nei coglioni dei baroni - dite quello che volete della riforma Gelmini, ma è l’equivalente di una castrazione chimica per gli attuali padroni delle università: da Roma a Torino, da Messina a Firenze, tutte le dinastie, con nomi e cognomi, che da oggi non potranno più piazzare eredi (però mariti e mogli potranno continuare a assumersi a vicenda) - ecco le novità e le critiche: ricercatori a termine, borse di studio per merito e non per reddito, taglio delle sedi…

Tutto, piuttosto che perdere un privilegio antico: la cattedra familiare. Tutto, compreso l'impensabile, cioè confondersi per una volta tanto con quei casinisti degli studenti, infiltrarsi nei cortei, magari turandosi ben bene il naso, dando l'impressione di essere stati folgorati sulla via di Damasco, nella speranza che la riforma Gelmini dell'Università si infranga sugli scogli della protesta.

Devono aver pensato questo i baroni che, dopo una vita passata nella torre eburnea dei loro istituti, inaspettatamente una mattina si sono svegliati contestatori. Perché quella riforma piena di pecche, prima tra tutte la stravagante pretesa di rinnovare le università statali affamandole con i tagli, un merito ce l'avrebbe, un pregio che, però, per loro baroni, suona come una campana a martello: spuntare le unghie proprio ai professoroni delle università in una faccenda a cui tengono quanto al bene della vista, le assunzioni in famiglia.

Da questo punto la legge è perentoria (anche se c'è chi ne mette in dubbio la costituzionalità): assunzione vietata nello stesso dipartimento per i parenti legati fino al quarto grado ai professori in cattedra. Con una vistosa incongruenza, però: il tassativo divieto non vale, chissà perché, tra marito e moglie.

Per cui anche in futuro nessuno potrebbe aver niente da ridire se ricapitasse un caso come quello svelato ieri dal Corriere della Sera che riguarda la facoltà di Scienze della Sapienza di Roma. Protagonista una coppia sposata, appunto: lui, Paolo De Bernardis, astro-fisico di livello internazionale, e lei, Silvia Masi, laureata a pieni voti, sollevata dal purgatorio dei ricercatori a vita e assunta nel cielo degli associati, giudicata idonea nel concorso per un posto nel dipartimento del marito.

Ma, se per assurdo, la legge Gelmini entrasse in funzione con valore retroattivo, gli atenei italiani si svuoterebbero di colpo. Perché in questi decenni le facoltà sono state uno degli incubatori più accoglienti della mala pianta del nepotismo. Vista dalle cattedre baronali, la riforma fa così paura che perfino i magnifici rettori hanno deciso di sfidare in questi giorni il pubblico ludibrio aggirandola in contropiede. Il caso più clamoroso è quello romano, dove due magnifici su tre hanno piazzato parenti in zona Cesarini.

Luigi Frati, emerito della Sapienza e preside di Medicina, già bersaglio di critiche per casi di favoritismi familiari, è entrato di nuovo nel vortice delle accuse perché proprio due giorni fa in facoltà, dipartimento di Scienze e Biotecnologie, è arrivato un altro di casa sua, Giacomo, il secondogenito. Prima di lui era stata la volta dell'altra figlia, Paola, ordinaria di Scienze anatomiche, e della moglie, Luciana Rita Angeletti, Storia della Medicina. Con l'ingresso di Paolo i Frati, insomma, hanno fatto poker.

Idem a Tor Vergata: il rettore, Renato Lauro, anche lui preside di Medicina, ma ex, ha assistito soddisfatto alla decisione del consiglio di facoltà di far assurgere al ruolo di associato la nuora, Paola Rogliani.  Prima dei due rettori attuali, un altro magnifico romano, Renato Guarini, era finito sotto inchiesta per abuso d'ufficio, sospettato di uno scambio di favori con un docente di Estimo ad Architettura, che secondo l'accusa avrebbe agevolato la carriera della figlia del primo, Maria Rosa.

Anche a Siena, ateneo prestigioso, ma ben protetto dalle critiche e forse per questo poco indagato, i rettori che si sono succeduti dagli anni Ottanta fin quasi ad oggi sono sospettati di avere avuto un occhio di riguardo per quelli di casa. Luigi Berlinguer, ai tempi in cui era ministro dell'Istruzione con il centrosinistra, ebbe la soddisfazione di vedere il figlio Aldo vincitore della cattedra di professore associato in Diritto privato comparato all'Università di Cagliari ad appena 29 anni, ancor prima di concludere il dottorato.

Ora Aldo insegna nell'ateneo toscano dove il padre fu rettore. Il successore di Berlinguer, Piero Tosi, già presidente della Conferenza dei rettori, ordinario di Anatomia e Patologia, ha visto con soddisfazione il figlio Gian Marco calcare le sue orme nella stessa facoltà, vincitore di un concorso per ricercatore per le malattie dell'apparato visivo.

Da Torino a Messina gli alberi dinastici in facoltà sono così tanti che solo per citarli ci vorrebbero i volumi dell'elenco telefonico. Alla Federico II di Napoli due anni fa un gruppo di studenti presentò una ricerca secondo la quale "almeno il 15 per cento di professori è imparentato", con punte nella facoltà di Economia (32 casi). A Messina un anno fa il rettore Franco Tomasello è finito davanti ai giudici assieme ad altri 23 tra docenti e ricercatori con svariate accuse, dall'abuso d'ufficio in concorso a tentata truffa.

Dalle indagini venne fuori che a Veterinaria dei 63 docenti 23 erano parenti, a Medicina e Chirurgia su 531 professori i parenti erano poco meno di un centinaio, a Giurisprudenza 27 su 75. Anche nell'ateneo di Cosenza un ex rettore, Giuseppe Frega, si è messo in mostra nell'ambito dei giochi familiari, con il figlio Nicola, ricercatore nella stessa facoltà di Ingegneria che era stata la casa del padre. A Lettere l'ex preside Franco Crispini prima di andare in pensione volle lasciare un'impronta passando il testimone alla due figlie, Ines e Alessandra.

A Catania si sono imposte all'attenzione le dinastie mediche degli Zanghì e dei Basile. Nella prima accanto al padre Michelangelo, si sono fatti avanti i figli Antonino e Guido; nella seconda il chirurgo Attilio ha generato tre figli ordinari, Francesco, Guido e Filadelfio, i primi due luminari medici come il padre, il terzo professore di Agraria ed ex senatore di Forza Italia.

A Firenze ha fatto epoca il caso del rettore, Augusto Marinelli, che ebbe la fortuna di avere il figlio, Nicola, promettente ricercatore nell'ambito della stessa materia paterna, Economia agraria. A Bari, facoltà di Economia, ai tre Massari fondatori della dinastia accademica, Lanfranco, Giansiro e Gilberto, si sono affiancati altri 7 familiari. I Dell'Atti, invece, sono solo quattro.

In Basilicata nella facoltà di Agraria, Francesco e Bruno Basso, padre e figlio, hanno lavorato fianco a fianco nello stesso dipartimento come ordinario e associato. A Scienza delle produzioni animali l'impronta l'hanno data i Langella, Michele padre e professore, Emilia, ricercatrice. Un censimento nell'ateneo di Palermo ha individuato a Medicina 24 famiglie di professori e 58 parenti, a Ingegneria 18 famiglie e 38 parenti, a Scienze 11 famiglie e 25 parenti.


Fonte: srs di Daniele Martini,  per "il Fatto Quotidiano" del 23 dicembre 2010
Fonte: Dagospia del 23 dicembre 2010



2 - LA NUOVA LEGGE AI RAGGI X...

A cura di Flavia Amabile per "La Stampa"


RICERCATORI - ASSUNTI SOLTANTO PER UN MASSIMO DI SEI ANNI...
I ricercatori non avranno più contratti a tempo indeterminato. Saranno assunti soltanto con contratti a tempo determinato per una durata massima di sei anni. Se al termine verranno assunti diventeranno professori associati altrimenti dovranno lasciare l'insegnamento e trovare un'occupazione diversa. Gli anni trascorsi come ricercatori potranno rappresentare un titolo valido in caso di concorsi pubblici o come esperienza da inserire in un curriculum.

Chi protesta avverte che la quantità di ricercatori da assumere a questo punto dipende non solo dalla performance dei ricercatori ma anche dai soldi a disposizione delle università che i tagli hanno drasticamente ridotto. E, poi, che fine faranno i ricercatori a tempo indeterminato che sono stati assunti prima della riforma? Si creerà una guerra tra poveri perché gli atenei potrebbero preferire per motivi economici assegnare il posto da associato a un precario, anziché a un ricercatore con più anzianità.

I CONCORSI - I PROF. SCELTI DA UNA LISTA DI ABILITAZIONE...
Anzichè sostenere un concorso i futuri nuovi docenti associati e ordinari dovranno innanzitutto essere inseriti sulla base dei loro titoli e pubblicazioni in una lista di abilitazione scientifica nazionale. Sarà valida per quattro anni e realizzata da una commissione composta da quattro professori scelti su sorteggio. La selezione vera e propria avverrà in una seconda fase da parte delle singole università che sceglieranno il candidato ideale all'interno dei nomi presenti in lista.

Chi protesta sostiene che in realtà le università potranno così scegliere liberamente i docenti e non ci sarà alcun ordine basato sul merito. L'abilitazione verrà concessa indiscriminatamente, senza limiti numerici (non previsti dalla legge). Tutti i posti saranno assegnati solo ed esclusivamente tramite chiamata diretta, e la commissione delegata a fare ciò sarà composta da 4 membri del dipartimento che ha richiesto il nuovo docente.

BORSE DI STUDIO - PREMIO AL MERITO A PRESCINDERE DAL REDDITO...
Le borse di studio saranno affiancate da una novità: il fondo per il merito. Il fondo permetterà di premiare coloro che lo meriteranno ma a prescindere dal reddito. Si dovrà superare un test nazionale che servirà a verificare la reale capacità di comprensione della lingua scritta, di ragionare e risolvere i problemi. Ogni anno saranno scelti i migliori 1.000 studenti giunti alla fine delle superiori e offerte loro generose borse di studio per andare a studiare nella università migliori anche se lontane da casa, afferma il governo.

Chi critica la riforma sa che si tratta finora di una promessa priva di fondi. Per stanziarli sarà necessario un provvedimento ad hoc oppure, come spera il governo, anche un finanziamento da parte delle aziende, probabilmente le stesse che saranno entrate a far parte del cda. Inoltre, sempre secondo i critici, sono stati tagliati gran parte dei fondi delle borse di studio che invece vengono date a chi ha un rendimento scolastico buono ma anche reddito basso.

CONSIGLI DI AMMINISTRAZIONE - SU 11 MEMBRI ALMENO TRE SARANNO ESTERNI...
Cambiano i vertici delle università. Il Senato accademico avrà poteri molto più limitati: avanzerà proposte di carattere scientifico, sarà invece il consiglio di amministrazione ad avere piena responsabilità per le assunzioni e delle spese. All'interno del cda ci saranno almeno 3 membri esterni su 11. Il presidente potrà essere un esterno.

Il governo intende in questo modo rendere più ricca l'offerta degli atenei, gli studenti hanno reagito bocciando la riforma perché si tratta di una privatizzazione. Infatti - dicono - il Senato accademico (organo elettivo, dove siedono rappresentati di tutte le categorie che operano all'interno dell'università) viene esautorato di gran parte dei propri poteri e viene posto al di sotto del cda dove la rappresentanza esterna può assumere un peso determinante. Il ddl prevede infatti l'ingresso obbligatorio non semplicemente facoltativo di un numero minimo di componenti esterni, in rappresentanza degli interessi privati.

NEI DIPARTIMENTI - STOP A CHIAMATE DEI PARENTI FINO AL QUARTO GRADO...
Esiste un solo limite alle chiamate dirette di futuri docenti dalla lista nazionale. Non potranno essere scelti parenti fino al quarto grado, ovvero fino ai cugini, di chi lavora all'interno dello stesso dipartimento di un ateneo. All'interno di una stessa università invece non potranno essere assunti i parenti del rettore, del direttore generale e dei componenti del cda.

Chi protesta ricorda che non sono stati previsti limiti per un altro tipo di parentopoli molto diffusa, quella tra marito e moglie. E che comunque i parenti assunti nello stesso dipartimento sono una parte limitata del fenomeno. Quella più diffusa prevede accordi incrociati per sistemare i rispettivi raccomandati in altre sedi. Oltretutto i rettori sono del tutto deresponsabilizzati. Potranno rimanere in carica un solo mandato: chi vuole fare giochi di potere non ha nemmeno il problema della rielezione a creare un eventuale limite.

FACOLTÀ E CORSI DI STUDIO - DRASTICO TAGLIO ALLE SEDI, ATENEI SPINTI A FONDERSI...
Diminuiranno drasticamente università, facoltà e corsi di studio. E' una delle norme su cui il governo punta per ridurre gli sprechi e liberare risorse da destinare al merito. Potranno unirsi università vicine in modo da limitare i costi. E diminuiranno i settori scientifico-disciplinari, dagli attuali 370 alla metà (consistenza minima di 50 ordinari per settore). E le facoltà che potranno essere al massimo 12 per ateneo.

In realtà gli addetti al settore sostengono che gli atenei vengono solo invitati a fondersi, che i settori scientifico-disciplinari sono i codici attribuiti ai diversi esami e che quindi la loro riduzione non porterà grosse modifiche. Il limite sulle facoltà può essere aggirato con un forte accentramento delle facoltà ed il mantenimento delle diverse discipline come dipartimenti. Anche in questo caso il risultato finale potrebbe non essere molto diverso.

SALARIO - GLI SCATTI LEGATI ANCHE AI RISULTATI...
Finora lo stipendio aumentava secondo gli scatti di anzianità dunque indipendentemente dal merito. La riforma invece introduce gli scatti di merito sia per gli associati che per gli ordinari. La valutazione di chi premiare sarà effettuata da nuclei formati da professori interni ed esterni che avranno il compito di giudicare il lavoro di ricerca dei docenti. Per questo scopo ci sono 18 milioni per il 2011, 50 per il 2012 e altrettanti per il 2013. In caso di valutazione negativa si perde lo scatto di stipendio e non si può partecipare come commissari ai concorsi.

I critici sostengono che su questa misura è tutto affidato ai decreti attuativi ancora da emanare e che quindi non è chiaro sulla base di quali criteri verranno realizzate le valutazioni. Si passa quindi da elementi obiettivi e validi per tutti come quello dell'anzianità, ad altri del tutto soggettivi e rispetto ai quali finora è tutto ancora indefinito.

Fonte: srs di Flavia Ambile  per la Stampa  del 23  dicembre  2003
Fonte: Dagospia del  24 dicembre 2010

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