lunedì 27 dicembre 2010

Wiki-revolution è la terza rivoluzione della comunicazione


Assange

Wiki-revolution - dopo la stampa di Gutenberg e la radio di Marconi, il web (di cui Assange è oggi il simbolo) è la terza rivoluzione della comunicazione - Sassoli de Bianchi, presidente UPA: “power to the people”, il sogno di trasferire il potere al popolo non lo stanno realizzando i discepoli del comunismo, ma i «nativi digitali» , i ragazzi cresciuti con la rete. Con Assange, si sta cercando di uccidere il messaggero per non confrontarsi col messaggio.  Ma è troppo tardi, il vento è cambiato per sempre, e solo i politici non se ne sono accorti”…


La vicenda Wikileaks ci ricorda come il mondo stia vivendo una vera e propria rivoluzione con alcune caratteristiche senza precedenti: è globale, viaggia ad altissima velocità e non avviene nelle strade con barricate e lacrimogeni. Questa rivolta ha luogo nelle nostre menti: sta cambiando la natura della nostra società, sta trasformando la politica, l'economia, il lavoro, la nostra vita privata.

È la terza rivoluzione della comunicazione e della conoscenza nella storia umana. Dopo l'invenzione della stampa (Gutenberg 1453) che ricordo ha veicolato, tra l'altro, la Riforma protestante e l'Illuminismo; dopo l'invenzione della radio (Marconi 1896), alla fine del secolo scorso è nato il Web, il villaggio globale profetizzato da McLuhan. La conoscenza, da quel momento, è diventata, più che mai, il terreno di confronto per Stati, Nazioni e individui. L'importanza di Wikileaks non risiede nella rivelazione dell'ultimo segreto, ma nella tecnologia che l'ha resa possibile, la quale dimostra di essere un'arma potentissima per svelare menzogne ufficiali e difendere diritti umani.

Prendiamone atto: siamo entrati nell'era della partecipazione: c'è una generazione che è cresciuta online e vuole scoprire e conoscere il mondo per i fatti propri confrontandosi con chi condivide questo interesse. È una situazione totalmente nuova con regole ancora da scrivere.  Se le nostre organizzazioni politiche, economiche, sociali, culturali non si adatteranno, inevitabilmente soccomberanno. Questo perché la società dell'informazione porta a una sempre maggior conoscenza e chi ha l'accesso a informazioni rilevanti sfiderà ogni tipo di autorità.

È un cambio radicale di potere. «Power to the people» , cantava John Lennon: il potere è sempre più della gente: il grande progetto socialista, il sogno di trasferire il potere al popolo non lo stanno realizzando i discepoli del comunismo, ma i «nativi digitali» , i ragazzi cresciuti con la Rete. La conseguenza di tutto ciò è la crescente necessità di trasparenza. Lo stupido, sottomesso e umile cittadino è morto: gli elettori sfidano i politici, gli impiegati sfidano i dirigenti, gli studenti i professori e i legislatori, i pazienti sfidano i medici, i figli i genitori, i consumatori le aziende, le donne sfidano gli uomini.

Il mondo digitale mette a nudo i re: Obama diventa trasparente, l'Onu diventa trasparente, i poteri di ogni Stato e governo diventano trasparenti. «È l'assalto ai Palazzi d'Inverno, che mette spavento ai falsi troni dove siedono, spesso, falsi re» così, con grande lucidità, scrive Barbara Spinelli. Se ciò è vero, invece di demonizzare Wikileaks e gli editori che ne pubblicano i dossier è meglio che chi si occupa della cosa pubblica prenda atto che il dovere della trasparenza è oggi l'imperativo categorico e che ogni cosa venga detta e fatta nel nome della democrazia è, in primis, di pubblico interesse.

Ed è altrettanto chiaro che legata a doppio filo con la trasparenza c'è la responsabilità. Responsabilità di coloro che abbiamo eletto per governarci i quali paiono piuttosto disturbati se ciò che dicono e fanno viene reso trasparente a coloro che li hanno eletti. La nuova democrazia, piaccia o meno, si esprimerà compiutamente solo quando tutti sapranno cosa realmente pensa e fa chi ci governa: saremo liberi solo quando i governi smetteranno di nascondere le cose ai propri cittadini, a coloro, cioè, che si suppone debbano servire.

Wikileaks è sotto attacco in ogni parte del mondo, il suo sito Web sta combattendo per restare online. Assange sarà abbandonato al suo destino, ma si sta cercando di uccidere il messaggero per non confrontarsi col messaggio. Possiamo dibattere su Wikileaks quanto vogliamo ma, alla fine, poco importa, perché la rivoluzione silenziosa in atto sovvertirà inevitabilmente il mito della segretezza delle istituzioni. Il vento è cambiato: solo i nocchieri sembrano non accorgersene.


Fonte: srs di Lorenzo Sassoli de Bianchi per il "Corriere della Sera"
Fonte: Dagospia  del 20.12.2010


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