mercoledì 20 aprile 2011

EUGENIO BENETAZZO - EURO 2: LA VENDETTA


Ritorno ancora su un argomento che mi sta particolarmente a cuore visto che sono stato uno dei primi a parlarne in anticipo in tempi non sospetti, era infatti il 2008 quando spiegavo il Club Med e a che cosa ci avrebbe portato. La scorsa estate ho scritto il saggio economico intitolato “L’Europa sé rotta” ma pare che ancora adesso la maggior parte dei piccoli risparmiatori ed investitori italiani non si renda conto di che rischi gravino sui  loro portafogli e sullo scenario macroeconomico europeo. Nello specifico il cosiddetto rischio di spaccatura monetaria all’interno dell’area valutaria dell’Unione Europea. Sostanzialmente tutto questo è rappresentato dalla Teoria di Euro 2 ovvero l’emersione o la creazione di una seconda divisa in Europa che venga adottata dai paesi periferici.

La crisi dei PIGS (ho scoperto che ci sono persone che ancora non sanno che cosa sono) è in realtà la crisi dell’euro ovvero di una moneta imposta dall’alto a 17 economie che tra di loro hanno ben poco in comune. La moneta per ogni paese è una potente arma di difesa in momenti di turbolenza o difficoltà finanziaria, rappresenta una sorta di valvola a pressione per raffreddare l’economia o per rilanciarla in momenti di profonda contrazione. Nello specifico aver obbligato paesi come il nostro ad usare una divisa troppo forte per un economia troppo debole è stato una follia. Se ne stanno rendendo conto troppo tardi adesso le autorità istituzionali, nonostante i recenti moniti di prestigiose personalità dello stesso mondo accademico, vedi Roubini, Stiglitz, Fitoussi, Attali e Zingales.


Per chi non lo sapesse vi sono centinaia di operatori istituzionali che stanno covando in silenzio operazioni di speculazione finanziaria sul default dell’euro o sulla sua dipartita: persino Warren Buffet ha sentenziato la fine prossima della moneta unica a fronte delle continue e ripetute difficoltà di Spagna e Portogallo. La crisi dei PIGS ha fatto emergere una  insostenibile architettura finanziaria tra i paesi virtuosi dell’Europa del Nord e quelli in quarantena finanziaria dell’Europa Periferica: in poche parole il debito dei paesi deboli è in mano per la maggior parte ai paesi sani e forti (si fa per dire, infatti anche la Germania molto presto si troverà a dover aiutare altri partner europei per evitare di perdere la leadership politica in Europa).


Il Giappone, con quello che ha recentemente subito, non preoccupa nessuno (almeno dal punto di vista economico) in quanto il 95% del suo debito pubblico è in mano agli stessi giapponesi, mentre Francia, Germania ed Inghilterra detengono percentuali rilevanti del debito pubblico spagnolo, greco, irlandese, italiano e cosi via. Pertanto le sorti del debitore sono nelle mani del creditore: il peggior scenario ! Ponete pertanto la massima attenzione: quello che un tempo poteva essere un investimento risk free come un titolo di stato europeo oggi potrebbe essere uno dei primi investimenti a prendere un bagno di sangue. Lo stesso Cameron, incalzato successivamente dalla Merkel, ha più volte ribadito che non è possibile continuare a far pagare ai soli contribuenti questa bomba con la miccia accesa, in più occasioni qualcuno ha paventato l’idea del default parziale

Con questo termine si intende il rimborso non integrale dei titoli di stato alla loro naturale scadenza. Recentemente la Banca J.P. Morgan ha ipotizzato per il breve periodo la possibilità di default parziale dal 5% al 25%, a seconda dello scenario, per i paesi PIGS (mettendoci dentro anche l’Irlanda e l’Inghilterra). Evitate pertanto di massificare il vostro portafoglio con solo titoli di stato aerea euro, specie se a tasso fisso e con scadenze molto lunghe, preferite piuttosto le emissioni con tasso ancorato all’inflazione. Se poi si volesse scegliere il titolo di stato più sicuro al mondo in questo momento allora si dovrebbe puntare su quelli norvegesi: strana fatalità, infatti la Norvegia è un paese che di entrare in Europa proprio non ne vuol sentire.

Fonte: srs di Eugenio Benetazzo, del   23 marzo  2011


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