giovedì 16 giugno 2011

STORIA DELLA CHIESA MEDIEVALE. (Cap. V.A): I SETTE CONCILI MEDIEVALI; I CONCILI LATERANENSI

Roma. Abside della chiesa di san Giovanni in Laterano 

La riforma e la lotta per la libertà della Chiesa sono i motivi fondamentali che ispirano gli aspetti religiosi dell’Europa dal secolo Xl in poi: sono perciò anche l’oggetto principale dei quattro Concili ecumenici del Laterano in quest’epoca tipicamente medievale. Il valore e la portata politica di queste assemblee stanno nella loro capacità di presentarsi «in alto grado come punto di incontro e foro della cristianità» (Jedin); soprattutto il IV Concilio lateranense rappresenta la più grande manifestazione della cristianità nel Medioevo. Leggendo le Bolle pontificie di convocazione ne percepiamo lo spirito, i programmi e anche le diversità contingenti che distinguono fra loro i vari Concili.

I CONCILI LATERANENSI

Lateranense I  (1123)

Viene convocato nel 1123 dal papa Callisto II per due scopi:

prendere atto della fine della lotta per le investiture e ratificare solennemente il concordato di Worms del 1122; estirpare gli abusi nella Chiesa promulgando canoni disciplinari, muniti di censura ecclesiastica.

Per mettere in esecuzione il compromesso raggiunto a Worms non bastava un accordo scritto, occorreva una vigorosa spinta.  Altri Concili dovranno legiferare reiteratamente contro l’investitura laica. L’intenzione del papa di promulgare canoni con sanzioni canoniche segna l’avvio di un’intensa attività disciplinare che si manterrà costante nei secoli seguenti.

Lateranense II  (1139)

È convocato da Innocenzo II nel 1139 per portare avanti la «riforma gregoriana» del precedente Concilio, ma anche per affrontare problemi nuovi della Chiesa:

- Eliminare le ultime vestigia dello scisma,  durato nove anni, causato dall’elezione dell’antipapa Anaeleto II († 1138)(1);

- Condannare gli errori di Pietro di Bruys(2) e di Arnaldo da Brescia(3).

Nel discorso di apertura, il papa con voce tremante e accorata chiama per nome i colpevoli dello scisma e ordina loro di deporre le croci, i pallii e gli anelli: «Voi sapete che Roma è caput mundi e che dovete domandare al vescovo di Roma le dignità ecclesiastiche e che non potete conservarle senza il suo consenso». La lotta per liberare l’episcopato dal potere secolare porta di conseguenza l’accentramento sempre più forte dell’autorità ecclesiastica nel papa e negli ordinamenti giuridici di Roma.

Lateranense III (1179)

È indetto da Alessandro III„ nel 1179 per:

- Stabilire norme più adatte per l’elezione del papa, in modo da «togliere l’audacia e l'insolenza di uomini senza scrupoli» Un provvedimento che si rendeva urgente per completare la legislazione di Nicolò II del 1059, risultata non perfetta. Alessandro III infatti aveva dovuto lottare per 18 anni contro l’imperatore Federico Barbarossa, sostenitore dell'antipapa Vittore IV;

- Combattere, attraverso un impegno solenne del Concilio, l’usura, la simonia e altri vizi del tempo;

- Sigillare la pace di Venezia del 1177(4);

- Estirpare «la detestabile peste dell’eresia catara» e albigese.

Lateranense IV (1215)

Viene convocato da Innocenzo III per il 1215, con una lettera a tutti i vescovi dell’Oriente e dell’Occidente in data 13 aprile 1213, per risolvere problemi spirituali e temporali;

«... mi stanno soprattutto a cuore la liberazione della Terra Santa e la riforma della Chiesa. Il Concilio generale si incaricherà di sterminare i vizi, far rifiorire la virtù, raddrizzare le cose storte, riformare i costumi, annientare le eresie, fortificare la fede, mettere fine alle discussioni, stabilire la pace, proteggere la libertà, guadagnare alla causa della Terra Santa i principi e i popoli cristiani e infine dare un saggio ordinamento all’alto e al basso clero».

In fondo, questo vastissimo programma non faceva che continuare l’opera dei precedenti Concili. Il papa però intendeva unire la «vecchia» riforma al fatto «nuovo» di una crociata, ambedue come iniziativa della Chiesa universale sotto la guida del Vicario di Cristo. Si aggiunga l’interesse per la fondazione di un impero latino a Costantinopoli, la magna charta d’Inghilterra, per la successione dell’Imperium Romanum.  
Il papa, come vertice supremo della cristianità, e il Concilio radunato con lui, non solo hanno il dovere di prendersi cura degli affari interni della Chiesa, ma anche delle necessità dell’intera Christianitas e dell’Imperium.

La grande importanza del Lateranense IV è determinata anche dall’accurata preparazione che lo precedette: due anni di scambi epistolari fra i rappresentanti di tutta la Chiesa anche per formulare in iscritto le proposte di riforma e la prima volta nella storia dei Concili che si attua una simile preparazione. Un secondo mezzo fu l'invio dei Legati pontifici a predicare la crociata nelle varie nazioni, a raccogliere i suggerimenti sulle questioni da trattare al Concilio, e anche l’enorme folla di vescovi, abati e ambasciatori dei re cristiani.

Alcuni contenuti dei canoni conciliari.

Nel Dictatus papae, Gregorio VII affermava che il papa, da solo, senza cioè il consenso del Concilio, poteva legiferare su tutta la Chiesa, deporre o assolvere i vescovi, ecc.  Di fatto però, solo in occasione dei Concili i pontefici avevano fatto uso del potere legislativo per tutta la Chiesa. Dall’esame dei canoni dei quattro Concili lateranensi appare chiaramente che è il papa stesso a legiferare: il Concilio è semplicemente un suo “consiglio”, l’uso del plurale è maiestatico.

Le ragioni sono due: è la prima volta che un Concilio è presieduto dal papa in persona; generalmente si tratta non di questioni di fede, ma di disciplina ecclesiastica.
Ma è evidente che il papa intende appoggiarsi a tutta la Chiesa Presente al Concilio, sia per l’autorità rivestita dall’assemblea universale, sia per avere la garanzia di osservanza di tale legislazione da parte dei vescovi, pastori del gregge di Dio.

I primi tre Concili non contengono che canoni disciplinari. Il quarto invece apre la serie delle sue disposizioni con la celebre formula: «Firmiter credimus», in riferimento diretto all’eresia, quasi a voler esporre prima la vera fede, poi a minacciare pene e sanzioni contro gli eretici (nel III canone).

In questi Concili, alcuni canoni sono di carattere “temporale” e manifestano la tipica mentalità medievale, cioè la presenza della Chiesa negli organismi civili-sociali-politici della Christianitas

Per esempio:

- il Lateranense I dichiara la città di Benevento bene del «Patrimonium Petri» e minaccia chiunque osasse usurparla; maledice come oppressore dei poveri chiunque fabbrichi e metta in circolazione monete false;

- il Lateranense II richiama la «tregua di Dio»; si preoccupa dell'istruzione dei poveri, ordinando che in ogni chiesa cattedrale ci sia un maestro; condanna il commercio con i Saraceni; stabilisce la confisca dei beni dei catari;

- il Lateranense III sanzionerà la Pace (avvenuta a Venezia nel 1177) secondo l’usanza dei Santi Padri e le conferirà un’efficacia che altrimenti non potrebbe avere;

- il Lateranense IV comanda ai medici di provvedere di far precedere la cura dei malati prima nell’anima, poi nel corpo; prende provvedimenti contro gli Ebrei, interdetti da qualsiasi ufficio pubblico; obbliga di confessarsi e comunicarsi almeno a Pasqua.

I Concili lateranensi e la Cristianità medievale

Tutti e quattro i Concili lateranensi entrano profondamente nel tessuto sociale e culturale del loro tempo. La lotta delle investiture è come la preistoria dei primi due. La lotta esasperata tra sacerdotium et imperium e lo scisma degli antipapi si concludono con la pace di Venezia e segnano il contesto storico-religioso del terzo Concilio lateranense. Più ancora dei primi due, questo mostra il tipo specificamente medievale del Concilio generale. Esso non solo rappresenta la Chiesa, ma l’intera civitas christiana, lo “Stato di Dio” esistente sulla terra.

Il papa dirigeva personalmente i dibattiti. Accanto ai vescovi c’era un gran numero di abati e dli superiori religiosi per discutere i loro problemi. E non mancavano i principi cristiani per trattare la questione delle crociate, la difesa della fede e i problemi di ordine sociale. I vescovi partecipano al Concilio in virtù di un diritto divino; gli abati e i superiori religiosi in forza di un diritto ecclesiastico: distinzione assai importante per l’evoluzione della forma del Concilio e ancora oggi in vigore.

Il Lateranense IV rappresenta nel modo più eloquente la Christianitas medievale, che comprende lo spirituale e il temporale. L’autorità pontificia riguarda le cose spirituali e tale rimane anche quando viene applicata indirettamente alle cose secolari: il titolo giuridico per trattare affari temporali sta nella supremazia del suo ufficio pastorale, nel suo potere di guida sulla Chiesa.

La cristianità come comunità sociologica viene ritenuta spirituale per la fede cristiana, e giuridica per l’obbedienza al papa questa christianitas è la chiave per la comprensione dei Concili generali del Medioevo.
Il “rappresentante di Cristo” è il capo che sta al vertice di tutta la cristianità, ossia di un organismo vivificato da impulsi religiosi, che unisce sacerdotium et imperium come membri di una comunità che si estende in tutto il mondo. Il papa unisce i due poteri, di per sé indipendenti, in una sovranità spirituale che ha un rapporto diretto allo spirituale e indiretto al secolare. In questa sintesi grandiosa, elaborata al Concilio Lateranense IV, il mondo medievale raggiunge il suo punto culminante. Lo si vede ancora meglio accostando la personalità l‟opera di papa Innocenzo III, arbiter mundi.

Alcune essenziali considerazioni

Dai pochi cenni sui temi dei Concili Lateranensi possiamo comunque affermare che:
sono completamente inseriti nella loro epoca, e risentono di tutta la mentalità della Chiesa e della società medievale;
• non si può rimproverare ad essi, e ai Pontefici che li hanno convocati, poca lungimiranza e scarsa capacità di cogliere i segni dei tempi. Sebbene la «rivoluzione» che spezzerà in due l’Europa cristiana alcuni secoli dopo sia frutto dell’esasperazione di questa mentalità e di taluni aspetti giuridici, ma che, nel loro tempo, svolsero un’effettiva funzione di riforma e di sostegno delle strutture socio-religiose proprie dell’età medievale;
• Alessandro III e Innocenzo III furono personalità forti e incisive: seppero tenere in pugno una situazione che era sfuggita ai loro predecessori;
• il fatto che i Concili siano stati celebrati a Roma (Concili generali ed ecumenici tenuti di seguito nella stessa città del papa e nel palazzo lateranense celebrati) è molto significativo e basterebbe da solo a spiegare la funzione che in essi svolse il sovrano pontefice: rinnovata e riconfermata centralità dell’autorità del primato papale.


NOTE


1)  Anacleto II, al secolo Pietro Pierleoni (Roma, 1090 circa – Roma, 25 gennaio 1138). Sostenuto dalla sua potente famiglia, in eterna lotta con i Frangipane, fu antipapa dal 1131 fino alla sua morte, in opposizione a papa Innocenzo II.

2) Pierre de Bruys (o anche Pietro di Bruys) (1095c. – 1131c.) è stato un predicatore francese, considerato un eretico in quanto il suo insegnamento era contrario alla dottrina cattolica, ma alcuni protestanti videro in lui un precursore del valdismo e della riforma protestante.  Egli percorse il Delfinato, la Provenza e la Linguadoca e perì arso nelle fiamme di un rogo,  che aveva acceso per bruciare delle croci, e in cui fu gettato dagli abitanti di Saint-Gilles intorno al 1131.  Le fonti sulla sua vita sono molto esigue e derivano tutte dal trattato di Pierre le Vénérable, abate di Cluny, Contra Petrobrusianos hereticos.  Egli oltre a rifiutare la validità dei sacramenti, dell’Antico Testamento e parte del Nuovo (tutte le lettere), rifiutava anche di vedere nella croce un simbolo sacro perché, per lui, lo strumento della morte del Cristo non può essere adorato né venerato. Di conseguenza le croci dovevano essere tutte distrutte e bruciate, ciò che egli fece spesso e che gli costò in fine la vita.

3)  Arnaldo da Brescia (Brescia, 1090 – Roma, 18 giugno 1155) è stato un religioso italiano. Fu un riformatore religioso caratterizzato da notevole eloquenza e forte avversione per l'istituzione tradizionale ecclesiastica. I punti fondamentali  del suo radicale programma di riforma, da collegarsi alle idee del movimento milanese dei Patarini, erano: la rinuncia della Chiesa alla ricchezza e il suo ritorno alla povertà evangelica, l'abbandono del potere temporale, la predicazione estesa ai laici, la non validità dei sacramenti amministrati da un clero non degno, la confessione praticata tra fedeli e non ai sacerdoti. La figura di Arnaldo da Brescia fu riscoperta dai giansenisti lombardi nel settecento e fu celebrata da Giovanni Battista Niccolini, nella tragedia a lui dedicata, come quella di un eroe anticlericale vittima di un imperatore tedesco. La cultura laica dell'Ottocento lo esaltò come un martire del libero pensiero, mentre la Riforma Protestante ne fa un suo antesignano.

4)  Sotto il patrocinio del Doge Sebastiano Ziani, nel maggio 1177, si incontrarono Federico I Barbarossa, il Papa Alessandro III, Guglielmo II re normanno di Puglia e di Sicilia, protettore della Chiesa, ed i rappresentanti dei comuni confederati nella Lega Lombarda. L’Imperatore, sconfitto l’anno prima a Legnano dalla Lega, revocò quanto aveva fatto contro la Chiesa e tolse l’appoggio all’antipapa Callisto III, il quale si sottomise. A seguito di queste decisioni Papa Alessandro III lo assolse dalla scomunica ed anche se la disputa con i comuni non fu risolta, si arrivò comunque ad una tregua di 6 anni. La pace di Venezia è rappresentata nella città lagunare in una tela posta nella celebre Sala del Maggior Consiglio del Palazzo Ducale, di cui è autore il Gamberato. Venezia evidentemente, ponendo tale episodio nel proprio cuore politico, intendeva esaltare il proprio ruolo internazionale di mediatrice tra papato ed Impero.


Fonte:  Appunti.  Biennio filosofico.  Anno Accademico 2010-2011



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