martedì 21 giugno 2011

STORIA DELLA CHIESA MEDIEVALE. (Cap. VII. B): EXCURSUS - IL “VIRAGGIO” DELLA PIETÀ ECCLESIALE –

Cristo Panteocratico,  Pieve di San Giorgio in Gannapoltron

Per comprendere meglio quanto sul piano spirituale si verificò nel rinnovamento ecclesiale dei secoli XII-XIII,  con la conseguente nascita degli Ordini mendicanti(1), bisogna prendere le mosse da quel grande pontefice che è stato s. Gregorio VII († 1085) e dalla sua opera riformatrice.  È proprio per la sofferenza patita per la riforma della Chiesa che  papa Gregorio immedesima se stesso nella persona del “Gesù povero” per il quale tutto è stato fatto e che regge tutte le  cose(lettera all’abate Ugo di Cluny).
Questo è come il segno che costituisce l’indicazione fondamentale della svolta spirituale del secolo XI: si potrebbe dire assai semplicemente che nella storia della Chiesa fino alla prima metà del  secolo XI l’elemento dominante la pietà cristiana è stato il “Cristo pantocratore”, giudice dei vivi e dei morti; dalla seconda metà dell’XI secolo, cioè con il pontificato di s. Gregorio VII, la valenza spirituale assume sempre più un  risvolto pauperistico e staurologico (teologia della croce),  che diventerà dominante nel tempo e che sarà appunto vissuto in maniera saliente dai protagonisti della vita spirituale del basso medioevo: i santi fondatori degli Ordini mendicanti

Conversione alla povertà

Questa particolare pietà del Pontefice romano è da collegarsi a tutta la sua epoca (basti pensare alla fondazione dei monasteri del cenobitismo riformato di poco precedenti al monaco Ildebrando di Soana: Camaldoli, Fonte Avellana, Vallombrosa, Hirsau ai bordi della Foresta Nera, S. Emeran di Ratisbona, per non parlare di Cluny e della riforma lorenese portata avanti dal monastero di Gorze) ove si assiste al consolidamento di tutti quegli ideali che praticamente stanno alla base dei programmi di riforma di Gregorio VII, dei suoi successori, della fondazione dei nuovi ordini religiosi eremitico-monastici, canonicali, militari-ospitalieri e mendicanti.  Nel contempo appaiono sulle piazze e sulle strade predicatori itineranti i quali non fanno altro che richiamare l’attenzione dei loro uditori al problema sempre aperto dell’evangelizzazione dei poveri.

Importante per comprendere la genesi degli Ordini mendicanti è considerare come nell’XI secolo assistiamo al sorgere di molte esperienze monastiche che come tali s’inseriscono in quel grande processo dove la povertà (“estrema” nel caso dei granmontani) assolve ad un ruolo fondamentale finalizzato alla vita contemplativa con l’esclusione totale dell’apostolato.

Un discorso a parte meriterebbe Roberto d’Abrissel († 1116). Ai suoi seguaci fu dato il nome di “poveri di Cristo” e il loro motto era “nudo segui il Cristo nudo sulla croce”. Roberto abbraccia una povertà totale per divenire un evangelizzatore itinerante dei poveri tanto da giungere ad accogliere a Fontevraud, luogo dove egli ha eretto la sua abazia, tra i suoi seguaci i più emarginati della società, come prostitute e lebbrosi.

Sull’esempio di Roberto d’Arbrissel appaiono diversi predicatori itineranti «poveri e cercatori di poveri», come dice Franco Dal Pino, che pure loro daranno inizio a delle fondazioni le quali però non avranno futuro.

Una certa influenza è esercitata nel meridione normanno dalle fondazioni di Montevergine e di Pulsano, che solo in un secondo tempo adotteranno la regola benedettina, ma in un primo momento raccolgono in uno spirito tendente al pellegrinaggio, valenze eremitiche e pulsioni cenobitiche. Il tutto in un contesto di povertà concreta che si testimonia con il lavoro manuale e la beneficenza ai poveri.

Particolarmente importante è la fondazione dei Premostratensi da parte di Norberto di Gennep († 1134), canonico della collegiata di Xanten. Con la fondazione di questo ordine emerge forte il concetto di “vita apostolica” così come è stata ordinata dalla regola di s. Agostino, la quale interpreta la dimensione eremitica sull’impronta della vita della prima comunità gerosolomitana, basata sulla povertà e carità.

In un alveo simile si inserisce l’esperienza pauperistica di vita apostolica di Valdo (o Valdesio).  Chi è Valdo? Valdo è un mercante di Lione che distribuisce tutti i suoi averi ai poveri dopo aver sistemato moglie e figlie a Fontevraud, presso l’abazia fondata da Roberto d’Arbrissel.  Non abbraccia nessun tipo di vita religiosa (quindi nessuna regola), né per lui né per i suoi seguaci che s’impegnano tutti a vivere la castità. Tutti, uomini e donne, vivendo da laici e in un contesto di povertà estrema si danno totalmente alla predicazione evangelica tanto da omettere il lavoro per essa. Come si mantengono? Accettano di essere sostenuti dai loro uditori con le elemosine materiali (mai denaro) elargite loro. Ciò che emerge in Valdo e nei suoi seguaci è la “non fuga” dal mondo. Essi pertanto non cercano rifugio e protezione in luoghi solitari, dentro in costruzioni appositamente erette, cioè i monasteri, separati dal consorzio urbano: l’estrema loro povertà obbligava Valdo e i suoi seguaci a inurbarsi.

Comunque in questi gruppi la vita apostolica tende a polarizzarsi sempre più nell’ottica della coppia terminologica inscindibile di “povertà-predicazione” quale riferimento di religiosità autentica e vera. E in questo senso si rendono protagonisti in prima persona di un riformismo evangelico ben più radicale di quello monastico.

Alla fine questi gruppi assumeranno sempre più posizioni radicali e saranno condannati da Lucio III nel 1184 nella sua sosta a Verona con la famosa decretale Ad abolendam. Nel gruppo dei condannati saranno anche inclusi gli Umiliati, che eretici non erano e per questo riconciliati nella loro totalità nel 1200-1201 da papa Innocenzo III che ne approvò la regola e lo stile di vita.

Comunque tale modo di agire da parte dei “Poveri di Lione” sarà condannato, per esempio, anche da Gioacchino da Fiore († 1202) nel 1193-94 che li criticherà rimproverando in essi la pretesa di darsi alla predicazione pubblica (specialmente da parte delle donne) riservata invece ai soli predicatori, cioè al clero, abbandonando così il lavoro che è il compito specifico del laico.

Di tutti gli altri, alcuni si riconcilieranno al tempo di Innocenzo III integrandosi nella Chiesa cattolica: nel 1208 il gruppo dei “Poveri cattolici” del teologo valdese Bernardo di Uesca e nel 1210 quello dei “Poveri riconciliati” di Bernardo Prim.

Sono questi gli anni in cui Innocenzo III riconosce oralmente la prima regola (an. 1209) dei Frati della penitenza, un gruppo di fedeli penitenti e poveri guidati da un certo Francesco di Assisi e presentati a lui dal suo consigliere Giovanni d’Ostia, al quale erano stati presentati dal vescovo Guido di Assisi.

Si potrebbe dire assai semplicemente, che gli Ordini mendicanti non sono altro che la sintesi finale di tutto un processo di riforma ecclesiale che iniziò a partire dalla metà del secolo XI e che trovò nella testimonianza forte di s. Gregorio VII il suo detonante avvio. Si potrebbe dire ancora che la spiritualità e la vita dei Francescani e dei Domenicani è come en résumé la definitiva integrazione organica nella Chiesa del XIII sec. di quella tensione propria della cristianità medievale, e che trova in essi il suo sbocco reale.


NOTE


1) Con il titolo di “Ordini mendicanti” intendiamo qui comprendere tutti quegli ordini religiosi che nacquero tra il XII e la prima metà del XVI secolo. Secondo l’Annuario pontificio essi sono i seguenti: Ordine dei Frati Minori (OFM, francescani), Ordine dei Frati Predicatori (OP, domenicani), Ordine dei Servi di Maria (OSM, serviti), Terz’Ordine Regolare di S. Francesco (TOR), l’Ordine dei Frati di S. Agostino (OSA, agostiniani), Ordine dei Frati della B. Maria Vergine del Monte Carmelo (OC, carmelitani), Ordine della Ss.ma Trinità (OSST, trinitari), Ordine della B. Maria Vergine della Mercede (OdeM, mercedari), Ordine dei Minimi (OM, minimi), Ordine Ospedaliero di S. Giovanni di Dio (OH, fate bene fratelli, da cui deriva l’acronimo: FBF). In epoca moderna parecchi di questi Ordini ebbero a riformarsi con la genesi di altri ordini indipendenti. È il caso dei Francescani dai quali nacquero i Cappuccini, i Riformati, i Recolletti e gli Alcantarini, sebbene già nel XV secolo fosse sorta la riforma dell’Osservanza che portò alla formazione dei Frati minori osservanti da quelli che erano comunemente chiamati “conventuali”. L’attuale OFM è la fusione delle quattro riforme avvenuta nel 1897, escluso i Cappuccini che rimasero indipendenti. – I Domenicani ebbero pure loro la loro riforma, che nella seconda metà del XVI secolo eclissò completamente la matrice conventuale medievale. Gli Agostiniani medievali, furono riformati nel periodo moderno dando origine agli Ag. recolletti e agli Ag. scalzi; lo stesso per i Carmelitani (carmelitani scalzi) e i Mercedari (mercedari scalzi). – Un semplice accenno: ci sono gli Ord. mendicanti che furono nel tempo soppressi. Tra i più conosciuti ricordiamo qui i Gesuati fondati da Giovanni Colombini († 1367).


Fonte: Appunti.  Biennio filosofico.  Anno Accademico 2010-2011


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