lunedì 17 ottobre 2011

VERONA.TROVATO ALLA CHIESA DEI SANTI APOSTOLI AFFRESCO MEDIEVALE DEL XII SECOLO

La Madonna Eleusa, o della tenerezza, trovata in una nicchia della Chiesa dei Santi  Apostoi (fotoservizio Brenzoni)

La scoperta in una nicchia esterna. L'immagine risale al XII secolo e raffigura la Madonna e il Bambino in uno stile di derivazione bizantina. Restauri in corso

Un affresco del XII secolo è stato scoperto in una nicchia esterna alla chiesa dei santi apostoli; il dipinto murale si trova a fianco dell'ingresso laterale della chiesa, sulla piazza ora occupata dal cantiere per il parcheggio sotterraneo, e rappresenta il Bambino Gesù in braccio alla Vergine, nella tradizionale raffigurazione della Madonna Eleusa, o della tenerezza.
Il parroco don Ezio Falavegna guida alla nicchia, seminascosta dai ponteggi: il restauro non è ancora terminato.


Anna Malavolta della Soprintendenza ai beni artistici e storici, e la restauratrice Daniela Campagnola.


«Sapevamo che qui era raffigurata la Vergine», spiega Anna Malavolta della Soprintendenza ai beni artistici e storici, «ma siamo felici di aver recuperato nella stratificazione intermedia — c'erano tre strati sovrapposti di intonaco — un'iconografia pressoché completa, che ci permette di contestualizzare al meglio l'affresco, di fare raffronti e studiare legami. Questa Madonna che teneramente si stringe al suo bambino è un chiaro riferimento di matrice bizantina», continua l'esperta, «riscontrabile nelle antiche icone, dove mamma e bambino sono guancia a guancia e si guardano con affetto. È il patrimonio del mondo greco che arriva tramite Venezia anche a Verona, pur molto influenzata dalla Germania. Può essere accostata ad altri affreschi rinvenuti nelle chiese parrocchiali di San Zeno e di San Giovanni in Valle, ma gli esempi non mancano neppure fuori città, come a Lazise, nella chiesetta di San Nicolò che si affaccia sul porto. Anche lì l'affresco è in una nicchia esterna, anche se la Madonna è più frontale».

A compiere l'intervento è stata la restauratrice Daniela Campagnola, che rivive l'affiorare dell'affresco come un parto. «Si è scelto di procedere allo strappo del primo strato, che copriva i due più antichi ed era ormai piuttosto malridotto. È un'operazione delicata, che si fa raramente e solo se si ritiene che ne valga la pena. Qui ne valeva la pena. La parte più recente e superficiale era composta da una materia ormai rovinata, senza alcuna parte figurativa». L'intervento è stato ben ponderato e autorizzato dopo alcuni sondaggi da cui emergevano piccoli particolari. «La strada era quella giusta, grazie all'intuizione e supervisione dell'ispettrice Malavolta», continua la restauratrice. «In ogni caso la prima stratificazione sarà conservata all'interno della chiesa con una targa che ne ricordi la provenienza e l'originaria collocazione».

I colori superstiti dell'affresco sono molto tenui. Indefinita una figura a destra. Forse un fedele o un offerente, un mecenate di mille anni fa, come quelli che oggi hanno finanziato il restauro: il Club artigiani Villa Gritti, con sede a Villabella di San Bonifacio, e la famiglia del fondatore, Franco Conforti. L'associazione raggruppa una quarantina di professionisti, creativi che adoperano ferro, legno, oro o vetro per opere d'arte artigiane, ma che da 15 anni raccolgono anche risorse a favore di recuperi artistici. «La tutela dei beni artistici si può esprimere in vari modi», commenta Anna Malavolta. «Il contributo e la sensibilità dei privati sono preziosi e decisivi in momenti come questi, in cui i fondi statali calano a dismisura e ci attendono ristrettezze sempre più marcate». Aggiunge Daniela Campagnola: «Questo restauro nasce da una sinergia di forze e da un'intensa collaborazione per la salvaguardia dei beni sul territorio».

Fonte: srs di  Camilla Madinelli;  da l’Arena di Verona  di Venerdì 14 Ottobre 2011, CULTURA, pagina 49.
Link: http://www.larena.it/


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