mercoledì 25 gennaio 2012

CHIESA DI SAN GIACOMO DEL GRIGLIANO: LE VICENDE DI FILIPPO DA LAVAGNO

San Giacomo; affresco inizio XV,   Martino da Verona


Cap. IV

LE VICENDE DI FILIPPO DA LAVAGNO

Prima di continuare la narrazione degli eventi successivi all'arrivo dei Monaci Benedettini sul colle del Grigliano, ritorniamo indietro nel tempo e prendiamo in considerazione, brevemente, i fatti legati a Filippo da Lavagno, lo scopritore delle reliquie, avvenuti tra la fine del 1396 e la metà del 1397.

In seguito alla fortunata scoperta delle spoglie del Santo, che come si ricorda avvenne il 24 maggio del 1395, Filippo fu soprannominato Felice e fu oggetto di stima e di venerazione da parte di tutti(1), ma poco dopo la sorte del contadino mutò. Infatti, a causa di un omicidio e del tentato furto delle reliquie, fu arrestato ed impiccato dal Podestà di Verona. Vediamo ora, con l'ausilio delle testimonianze fornite da alcuni storici veronesi, lo svolgimento dei fatti.

Dopo il famoso rinvenimento, l'urna con le reliquie preziose dell'Apostolo, fu affidata alla custodia del contadino Filippo e di un certo Carlo Garello(2), Ma Filippo, successivamente, considerò che se avesse rubato i resti del Santo, per portarli in altro luogo(3), ne avrebbe ricavato molti guadagni, e così si confidò con Garello.  Ma questi non acconsenti e, inutilmente, cercò di dissuadere il compagno dal suo malvagio proposito. Filippo, infatti, deciso di portare a compimento l'impresa, riuscì a convincere un altro e, presentatasi l'occasione favorevole, fece uccidere Garello(4), perché temeva che lo denunciasse.

La notte successiva i due malfattori levarono le reliquie dall'urna, presero le offerte e gli oggetti preziosi donati dai fedeli e si accinsero ad uscire dalla chiesa, ma non vi riuscirono, perché un orribile uragano di «venti, tuoni, saette, e pioggia mescolata con tempesta »(5), li respinse indietro(6).

Alcuni storici riferiscono un' altra versione dell' accaduto, secondo cui i due ladri, mentre si apprestarono a fuggire con le reliquie, perdettero la luce degli occhi e non riuscirono a trovare la porta(7).

Nel frattempo, per lo strepito della bufera si svegliarono gli altri guardiani e si recarono in chiesa a pregare e in tal modo colsero i ladri sul fatto(8), ma questi abbandonarono le reliquie e fuggirono(9).

Nell'Historia del Moscardo si legge un racconto diverso da quello riportato dal Dalla Corte. «Altro miracolo accorse nel medesimo anno (1396) addì 9 di decembre, imperciò che quello, che haveva avuto gratia di ritrovare quelle sante ossa, vedendo la gran quantità d'elemosine che ogni giorno abbondavano la chiesa, persuaso dal Diavolo e consigliatosi con due altri scelerati della medesima villa di Lavagno, deliberarono rubbare le offerte, con il corpo Santo, che perciò una notte ammazzarono Carlo Garello che n'haveva la cura, e pigliati i denari e gli argenti, e la cassa dove era posto il Santo corpo, in tempo oscuro partirono, ma non appena usciti dalla chiesa si levò grandissimo vento, e pioggia accompagnata da terribile tempesta, in modo che, non poterono andar troppo avanti, e qui lasciarono la cassa con il corpo e fuggirono con il furto delli denari, et argenti e, doppo, quelli che hebbero la cassa sopra le spalle divennero ricchi »(10). Anche questo racconto, dunque, pur essendo meno ricco di particolari, è degno di considerazione.

Se lo svolgimento dei fondamentali fatti narrati è in alcune parti incerto e differenziato, l'avvenimento del tentato furto delle spoglie del Santo è collocato, dalla maggioranza degli storici, al 10  dicembre del 1396(11).

Filippo non molto tempo dopo, « non essendosi punto emendato dalla sua mala vita, anzi facendo ogni giorno peggio, fu per volontà divina, che non lascia mai alcun fallo impunito, preso per altri delitti, insieme con due altri suoi simili» alla Cucca(12), attuale Veronella, da Ziletto da Milano, capitano degli Ungari(13).  Portato a Verona, fu sottoposto a tortura e qui dichiarò di aver ucciso Carlo Garello, narrò ogni particolare del sacrilegio e confessò che le ossa che egli aveva scoperto sul Grigliano erano veramente di S. Giacomo(14). Dopodiché per ordine del Podestà Spineta de Spinolis, fu  trascinato a coda di cavallo, insieme coi compagni, fino a Tomba e qui fu impiccato da Ugolotto Erculeo(15).

Se per la data del tentato furto delle reliquie gli storici sono sostanzialmente d'accordo nel fissare il 10 dicembre 1396, per la data della cattura e dell'impiccagione di Filippo vi sono, invece, delle disparità di opinione, in particolare a proposito dell'anno.

Secondo il testo latino di Paride da Cerea, Filippo fu catturato il 3 giugno del 1400 e la vigilia di S. Antonio di Padova, cioè il 12 giugno, fu giustiziato a Tomba(16);  si discosta per l'anno lo storico anonimo del 1500, ammettendo, sia per la cattura che per la morte di Filippo, il 1397(17).  Nella Cronaca di Pier Zagata(18)  e così pure nella storia del Moscardo(19) e del Dalla Corte(20),  si indica il 3 e il 12 giugno 1397, rispettivamente, per l'arresto e l'uccisione del contadino. È difficile risolvere la questione: 1397 o 1400?  Ma se ci riferiamo alla podestaria del tempo, « è naturale supporre che la cattura e la condanna di Filippo abbiano avuto luogo nel 1397, che fu il primo anno della podestaria dello Spinola, ricordato dalla Cronaca Parisiana »(21).
Dopo breve tempo, come ricordano il Bagata e l'Ughelli(22), le reliquie dell' Apostolo furono portate a Verona, essendo scoppiata una guerra, ma una volta sedata ritornarono solennemente sul Monte Grigliano.

NOTE

1)  Il Maestro Marzagaia lo pose perfino tra i Beati del Paradiso: «Dignus qui clara num forte divina expergisceretur voce ut ad assignatam altitudinem terram foderet... Tantum autem Philippo divini cultus delatum est ut Felicis cognomem caperet... » (M° MARZAGAIA, De Modernis Gestis ... , pagg. 26-27).

2)  Il nome Carlo è precisato solo dal Bagata e dal Moscardo, dagli altri storici è considerato solamente il cognome, che assume svariate forme: nella Cronaca Parisiana si parla di Garelum (P. DA CEREA, ms. cit. f. 22 r.), invece, nel ms. 2897, si fa il nome di Galero (ANONIMO, ms. cit. f. 42 r.).  Il Tondi cita Golero (B. TONDI, L'Oliveto delucidato ... , pag. 177). Gli studiosi più recenti parlano di Garello.

3)  Il Bagata e il Tondi ritengono che il contadino intendesse raggiungere Mantova (R. BAGATA, Antiqua Monumenta ... pag. 24;  B. TONDI, L'Oliveto delucidato ... , pag. 177).

4)  P. ZAGATA, Cronica ... , pag. 18.

5)  G. DALLA CORTE, Dell'Istorie ... , pag. 323.

6) Il Bagata sostiene che essi nella fuga siano riusciti ad arrivare « ad medium montem » (allude al Grigliano) e riprende la tesi del ms. 2897 cit. di autore anonimo (R. BAGATA, Antiqua Monumenta ... , pag. 24).

7)  Nel ms. 2897 si dice che « perdé la luse » solo chi portava il corpo del Santo e così si racconta anche nel ms. 896; « il sacrilego usurpatore carico di quelle spoglie fu naturalmente il contadino Filippo » (B. TONDI, L'Oliveto delucidato ... , pag. 177).

8)  G. DALLA CORTE, Dell'Istorie ... , pag. 323.

9)  Il Tonti  asserisce che: «quei sacrileghi, riposte l'ossa sacre nell' Arca, se ne vanno via con l'usurpato peculio» (B. TONDI, L'Oliveto delucidato ... , pag. 177), così come viene riferito dal Moscardo. Pier Zagara, invece, sostiene che abbiano portato via «la roba »  (P. ZAGATA, Cronica ... , pag. 18).

10) L. MOSCARDO, Historia ... , pag. 254.

11)  Su questa data concordano: il ms. 896 cit. , il ms. 2897 (cit.) e il Bagata.

12)  G. DALLA CORTE, Dell'Istorie ... , pag. 324.

13)  P. DA CEREA, ms. 896 cit. f. 22 r.

14)  ANONIMO, ms, 2897 cit. f. 42 r.;  P. DA CEREA, ms. cit.; P. DA CEREA, Chronica Veronensis (1117-1446) ms. 885, f. 24  r. Biblioteca Civica di Verona;  R. BAGATA, Antiqua Monumenta ... , pag. 24;  G. DALLA CORTE, Dell'Istorie ... , pag. 324; G. TRECCA, Appunti ... , pag. 8; V. BERTOLINI, Alcune note ... , pag.  10.

15)  Il Marzagaia asserisce che Filippo sia stato ucciso ingiustamente ed esprime odio e disprezzo verso il condottiero visconteo, considerato soldato feroce e tirannico capitano (M° MARZAGAIA, De Modernis Gestis..., pag. 122, 234, 240).  Il Moscardo racconta che il Commissario in Verona di Gian Galeazzo Visconti aveva scritto in molti luoghi per avere nelle mani i sacrileghi, che una volta presi furono «posti sopra le forche» (L. MOSCARDO, Historia ... , pag. 254).

16)  P. DA CEREA, ms. 896 f. 22 r., ms. 885 f. 24 r. citt.

17) ANONIMO, ms. 2897 f. 42 r. cit.

18)  P. ZAGATA, Cronica ... , pagg. 18, 23.

19)  L. MOSCARDO, Historia ... , pag. 254.

20)  G. DALLA CORTE, Dell'Istorie ... , pag. 324.

21) C. CIPOLLA, Le reliquie ... f. 15.

22) R. BAGATA, Antiqua Monumenta ... , pag. 24. ;  F. UGHELLI, Italia Sacra ... col. 901.




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