giovedì 5 gennaio 2012

DOSSO FOLESANI DI SAN MAURO DI SALINE: IL VILLAGGIO PREISTORICOD ELL’ETÀ DEL BRONZO DEGLI “ARTIGIANI DELLA SELCE”

Lo scavo archeologico al Dosso Folesani


SAN MAURO DI SALINE E VELO. I ritrovamenti di Dosso Folesani in tre scavi tra il 2005 ed il 2009, rivisitati di recente. Abitato tra 1800 e 1500 a.C. Tra i vari reperti esposti al museo di Camposilvano c'è anche una «tavoletta enigmatica»

Resta misterioso il significato della tavoletta enigmatica con cinque cerchi che a loro volta ne contengono altri concentrici, esposta da domenica (10 luglio 2011) in una vetrina del museo geopaleontologico di Camposilvano e trovata nel villaggio preistorico di Dosso Folesani a San Mauro di Saline. 
È meno misterioso invece il sito dove la tavoletta fu rinvenuta, scoperto da Germano Piccoli nel 2003 in seguito allo scavo per la costruzione di un´abitazione e per il quale fu subito avvertita la Soprintendenza ai beni archeologici.
Gli scavi eseguiti in tre campagne, dal 2005 al 2009, e che sono stati rivisitati negli ultimi mesi, hanno già definito i contorni di quello che pare essere un villaggio di artigiani della selce, abitato fra il 1800 e il 1500 avanti Cristo nell´età riconducibile archeologicamente tra quella del Bronzo Antico e Medio.

«Raccogliendo quello che era emerso dalla terra di risulta e che il proprietario aveva conservato per destinarla all´orto, ho trovato un museo», ha raccontato Piccoli, rifacendo la storia della scoperta, «e dopo la conferma ricevuta dall´amico Gianluigi Corrent che quello che sospettavo era davvero un sito di importanza straordinaria, la Soprintendenza ha avviato tre successive campagne di scavo.

Già nella prima, di appena 15 metri quadrati, in uno strato di indagine sottile, appena sotto il cotico erboso, sono affiorati 120 pezzi da museo, buche di pali di una capanna, un muro di crollo con parecchi cocci. In quella successiva del 2007 è emerso un muro a secco ancora ben conservato e nell´ultima campagna del 2009 sono venuti alla luce reperti alla rinfusa, probabilmente frutto di un riempimento effettuato in epoche successive.
Quello che stupisce, tuttavia», conclude Piccoli, «è che si tratta di oggetti di straordinaria bellezza. Sembrano lavorati da un orefice della selce».

Elisa Ginoli, che ha svolto sul sito la sua tesi di laurea, ha confermato che il villaggio era probabilmente un´officina di lavorazione della selce che affiora in abbondanza nei dintorni di San Mauro.
I muri rimasti evidenziano, come ben ha disegnato l´archeologo Alberto Zardini, un villaggio recintato con muri a secco o a sacco (con intercapedine di riempimento) e la base di una struttura massiccia identificata con un possibile podio sacrificale, anche con funzione di torre di osservazione vista la collocazione strategica su uno sperone di collina sopra il Vajo di Mezzane.  Un frammento di colino, usato forse per la lavorazione del latte, è tra i reperti più importanti «ma tutto il sito ha estremo valore perché ci consegna dati fondamentali per conoscere meglio l´età del Bronzo e perché aiuta a inquadrare cronologicamente e culturalmente l´industria litica di tutta l´area della Lessinia», ha concluso la studiosa.


Candida Sidoli, che collabora con la cattedra di protostoria dell´università di Milano ed è fra le studiose più accreditate per le tavolette enigmatiche, ha passato in rassegna le varie tipologie, tutte comprese fra 3 e 12 centimetri, di forma ellissoidale o rettangolare, suddivise da linee orizzontali con dei segni.
«Capire che cosa siano è l´ultimo dei problemi che hanno gli archeologi», ha ammesso,«piuttosto interessa la diffusione», e su una cartina ha mostrato la concentrazione di ritrovamenti nell´area padana attorno al lago di Garda, nell´area danubiana e nei Carpazi. Sul modello di quella trovata a San Mauro ne esistono in Europa 300 esemplari, con la caratteristica che si collocano tutti nell´arco temporale di 700 anni e per questo sono abbastanza rari.

Sulla loro funzione ci sono diverse ipotesi: da oggetto di scambio commerciale, a strumento sacrale detenuto da persona di alto rango, a oggetto ornamentale, come risulta da resti di cinture femminili o dalle decorazioni sulla veste di un idoletto trovato in Romania. Con tecniche di archeologia sperimentale, la studiosa ha documentato fotograficamente la realizzazione di una copia di tavoletta enigmatica in terracotta con i disegni realizzati grazie a stampini ricavati da una ghianda di cerro o da semi di papavero.


LA LAVORAZIONE DELLA SELCE NON SI È ESAURITA CON L´ETÀ DEL RAME MA È PROSEGUITA ANCHE NEGLI ANNI SUCCESSIVI. ORA VA RISCRITTA LA STORIA DEL «BRONZO» IN LESSINIA



La  tavoletta enigmatica  del Dosso Folesani      
    
L´ANALISI. L´ultima campagna di scavo conclusasi alla fine di agosto, in cui per conto della Soprintendenza archeologica per il Veneto hanno lavorato l´archeologo Alberto Zardini e la sua collaboratrice Laura Busato, ha confermato la straordinarietà della scoperta del villaggio preistorico di San Mauro sul Dosso Folesani. 

Nei circa 28 metri quadrati di area indagata in poco meno di un mese è venuto alla luce un muro di crollo di un torrione o podio quello di cui gli archeologi presupponevano l´esistenza ma dalla forma ancora incomprensibile: saranno necessari ulteriori ampliamenti dello scavo per tratteggiarne meglio i contorni. Si presuppone, comunque, che abbia la forma di un rettangolo e i resti di mura indicano chiaramente che la cinta continua comprendendo per circa 150 metri la casa di nuova costruzione e tornando poi sul poggio, lo sperone che si affaccia sulla Valle di Mezzane.
È venuta alla luce una gran quantità di ceramiche, molte selci lavorate, raschiatoi, elementi di falcetto, punteruoli in osso, frammenti di pugnale, ossa varie di animali.
Impossibile per ora dare un´interpretazione del torrione se costruito a difesa del villaggio e quindi con funzione militare o di culto.
Le otto casse di reperti venuti alla luce in uno spazio così limitato e future campagne di scavo permetteranno di chiarire la funzione del villaggio e della torre che per ora restano misteriosi come la tavoletta enigmatica che hanno lasciato trapelare fra le proprie reliquie archeologiche.

Ma una cosa è certa e la rivela Luciano Salzani direttore archeologo del Nucleo operativo di Verona della Soprintendenza: «Un eminente studioso», ricorda, «in una interessante sintesi pubblicata anni fa aveva dato per certo che la Lessinia fino alla media età del Bronzo fosse disabitata: qui abbiamo la dimostrazione che non era così con l´esistenza di un villaggio stabile e fortificato. Non solo. La lavorazione della selce, che si pensava si fosse esaurita con l´età del Rame», prosegue l´esperto, «dimostra invece di essere un´industria ancora molto importante nel Bronzo Medio, come si evidenzia dalle lavorazioni e dai reperti usciti dal villaggio di Dosso Folesani». 

Poi, la dichiarazione che suona come una sorta di appello: «Ci piacerebbe poter continuare gli scavi e gli studi», conclude amaramente Salzani, «ma quello che finora è stato possibile fare è grazie a dei residui di finanziamenti dello scorso anno, il 2010, perché da quest´anno la Regione Veneto non ha più erogato nulla per la ricerca archeologica ed è presumibile, purtroppo, che sarà così ancora per anni». (V.Z.)


MUSEO GEOPALEONTOLOGICO DI CAMPOSILVANO DI VELO VERONESE: TRA I PEZZI IN MOSTRA FRAMMENTI DI CERAMICHE, FALCETTI E RASCHIATOI

La nuova vetrina inaugurata al museo di Campofontana

La vetrina inaugurata il 10 luglio 2011 al Museo geopaleontologico di Camposilvano contiene decine di reperti emersi dagli scavi di Dosso Folesani tra i quali la «Tavoletta enigmatica», ma ci sono anche frammenti di ceramiche cotte in letto di braci, con la tecnica antica in ossido riduzione, riprodotta dallo scultore Arsenio De Bortoli con alcune ceramiche esemplificative, arnesi in selce, dal nodulo appena scheggiato per saggiarne la qualità a falcetti, raschiatoi per legno e pelli, lisciatoi, macina in porfido con bacinelle, probabilmente originaria del Trentino o del fondovalle, fusaiole per telaio, un solo frammento di osso levigato, forse parte di uno spillone.

Il presidente di Comunità montana e Parco Claudio Melotti ha assicurato l´aiuto «a quanti dedicano tempo e fatiche in queste ricerche che dimostrano come la Lessinia, fin dall´antichità fosse legata al resto d´Europa: sosterremo sempre l´attività di ricerca e studio». 

«Mi fa piacere che dopo il ritorno dell´orma di dinosauro e dello scheletro di orso delle caverne sistemati nel museo lo scorso anno, la struttura resti viva e attiva», ha commentato il sindaco di Velo Emiliano Ferrari e il collega di San Mauro di Saline Italo Bonomi ha espresso «grande soddisfazione per il ritrovamento che dà ulteriore lustro al mio paese e arricchisce la sua storia di nuovi capitoli». 

Infine il direttore del Parco Diego Lonardoni ha ringraziato gli Amici del Museo di Camposilvano per la passione con cui coltivano e vivacizzano la struttura e indicato in questa collocazione «un simbolo dell´unione territoriale e amministrativa, ma anche storica e culturale tra i paesi dove i reperti sono stati trovati e dove sono con cura custoditi»

Fonte: srs di  Vittorio Zambaldo, da L’arena di Verona di venerdì 30 dicembre 2011, Provincia pag. 22




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