domenica 15 gennaio 2012

IL CONTROLLO MENTALE E LAVAGGIO DEL CERVELLO: DEFINIZIONE E CONTROVERSIE


"Lavaggio del cervello" e "controllo mentale" sono espressioni popolari usate spesso quando si parla di riforma del pensiero e di persuasione coercitiva. Questi termini vennero usati per la prima volta dai ricercatori [196] per descrivere il programma di riforma del pensiero dei comunisti cinesi. All'epoca quelle tecniche venivano utilizzate nelle università, nei programmi educativi, nelle carceri per modificare la visione politica dell'individuo.

Le tecniche di controllo mentale attirarono l'attenzione del pubblico quando i prigionieri americani concessero la loro fedeltà al Partito Comunista dopo essere stati incarcerati nelle prigioni cinesi. Gli studi [197] rivelarono che il cambiamento di pensiero dei prigionieri americani era associato a tecniche specifiche di manipolazione usate dalle guardie carcerarie cinesi.

Robert J. Lifton studiò il sistema di manipolazione utilizzato nelle carceri cinesi, e dalla fine degli anni '70 i risultati del suo studio sono stati usati per comprendere le esperienze di membri di "setta" [198].

Nel suo libro del 1961, "Thought Reform and the Psychology of Totalism" [Riforma del pensiero e la psicologia del totalismo], Lifton descrive il processo con cui un gruppo usa tecniche specifiche per rimodellare la personalità del membro. Al fine di trasformarne la personalità, l'individuo deve innanzitutto partecipare alla vita del gruppo che pratica una filosofia totalizzante. Tale tipo di gruppo ha i seguenti principi guida:

Unità di gruppo;
La credenza che i membri del gruppo siano i soli membri della società a possedere la verità;
Integrazione nella vita quotidiana degli specifici valori del gruppo, e adozione di comportamenti specifici;
Abbandono della propria individualità all'interno del gruppo.
L'ideologia totalizzante crea condizioni ideali per l'uso di tecniche coercitive di persuasione al fine di modellare la personalità individuale. Queste tecniche vengono descritte a seguire.


CONTROLLO DEL MILIEU

Queste tecniche implicano il controllare l'ambiente quotidiano dell'individuo:

- Tutte le informazioni a disposizione dell'individuo sono controllate;
- L'individuo non determina da sé che cosa è bene e che cosa è male, poiché il gruppo sa che cosa è bene e cosa no per lui. Tra le altre cose il gruppo fornisce ai membri dettagli su quali pensieri, azioni, luoghi e abiti siano accettabili;
- L'individuo non deve trattenere nulla al leader o agli altri membri. Tutte le informazioni inerenti la sua vita passata, le attività quotidiane e la storia personale vengono rivelate ai leader e, in alcuni casi, a tutti i membri [199].

L'isolamento geografico può facilitare il controllo sull'ambiente individuale [200]. Sedute di formazione e internati per le reclute vengono condotti in aree isolate in modo che non possano lasciare la località dell'addestramento senza informarne un altro membro del  gruppo.

MANIPOLAZIONE MISTICA

La manipolazione mistica implica:

- Persuadere i membri dei poteri mistici del leader. Essi accondiscendono volentieri alle pretese del leader, a volte senza alcuna esitazione. I poteri sovrannaturali o l'eccezionale conoscenza che il leader sostiene di possedere legittima le sue pretese agli occhi dei membri [201].
- Questa tecnica permette al leader di imporre le proprie scelte sui membri [202].

RICHIESTA DI PUREZZA

In ambiente totalizzante il mondo è diviso in due blocchi:
PURO: Bene Assoluto
IMPURO:  Male Assoluto

Questa divisione del mondo influenza il giudizio del gruppo. In tale ambiente il leader definisce che cosa sia puro, e che cosa sia impuro. La divisione categorica del mondo è chiaramente o bianca o nera, senza alcuna zona grigia che permetta forme di compromesso [203].

Questa visione del mondo influenza:

- Le scelte;
- Il processo decisionale;
- I comportamenti;
- La percezione degli altri.

I gruppi che idealizzano la purezza usano spesso varie forme di privazione per raggiungere la loro visione utopica. I tipi di privazione, che destabilizzano gli individui e li spogliano delle loro difese possono includere una mancanza di [204]:

- Sonno;
- Cibo;
- Riposo (attraverso intense sessioni di preghiera, sportive o di altre attività che durano ore, al fine di purificare corpo e mente).

Questi gruppi considerano la purezza come lo stato definitivo che i membri devono lottare per raggiungere. Con questo obiettivo in mente, tutte le azioni commesse nel nome della purezza o contro l'impurità vengono giustificate e considerate moralmente sane. La vigilanza di alcuni membri che tengono controllato qualsiasi comportamento impuro da parte degli altri membri può essere un'importante fonte di conflitto.

Questa ideologia cerca di creare sensi di colpa tra chi si trovi nell'incapacità di migliorare la propria condizione impura o imperfetta. In questo contesto il leader è spesso l'unico arbitro che giudica comportamento e atteggiamento dei membri. Quando un membro devia o sbaglia, il leader può avere il potere di umiliarlo, punirlo o istillargli sensi di colpa [205].

IL CULTO DELLA CONFESSIONE

I membri di un gruppo totalizzante sono spesso costretti a confessare pensieri e comportamenti impuri o cattivi. Solitamente queste confessioni vengono condotte di fronte agli altri membri, nel tentativo di [206]:

- Abolire la privacy e rendere pubblico il personale;
- Rendere impossibile la segretezza;
- Rafforzare il senso di colpa.

LA "SCIENZA SACRA"

In un gruppo totalizzante una particolare dottrina viene presentata come la verità, che non può e non deve essere contestata o messa in dubbio dai membri [207].

Tale dottrina diviene pertanto il solo punto di riferimento in base al quale i membri devono adattare la propria vita quotidiana. Ogni membro deve basare le sue scelte, decisioni e comportamenti su quella verità.

In questo contesto, i leader o guru giustificano le loro pretese dicendo ai membri di basarsi sulla verità. Appartenere a un gruppo che possiede la verità può fare in modo che gli individui:

- Si sentano confortati o rassicurati poiché credono di avere scoperto le risposte alle loro domande;
- Si sentano più in pace poiché la vita viene definita in termini assoluti;
- Limitino il pensiero critico poiché ora è la verità a prevalere, ed esiste un modello per determinare ciò che è buono e ciò che è cattivo.

LINGUAGGIO CARICATO

All'interno dei gruppi totalizzanti viene insegnato un linguaggio alternativo, che diviene il linguaggio comune e ha l'effetto di [208]:

- Creare un senso di unità e di identità condivisa;
- Creare una distanza con i non membri.

Aggiungere nuove parole e significati al vocabolario personale standard può isolare i membri dai non membri, poiché solo i membri del gruppo possono capire le dissertazioni dei compagni [209]. I membri possono perciò incontrare difficoltà di comunicazione con i non membri.

Portata all'estremo, la comunicazione tra membri può diventare così rigida che il gruppo detta una serie di regole comunicative che governano le interazioni.

LA DOTTRINA È PIÙ IMPORTANTE DELLA PERSONA

La dottrina di un gruppo totalizzante sostituisce tutte le credenze e i valori personali. Di deve adottare come unico punto di riferimento la filosofia di vita del gruppo e la sua missione. Qualsiasi forma di valore o opinione personale può perciò venire considerata egocentrica o malsana [210].

DISPENSARE L'ESISTENZA

Individui o gruppi con una visiona totalistica dell'esistenza umana definiscono la comunità secondo due categorie di persone: chi condivide la loro ideologia e tutti gli altri. Questa visione dell'umanità modella inoltre le relazioni interpersonali tra i membri del gruppo. Come conseguenza di questo impianto mentale, in cui i non membri vengono descritti come diversi e perciò il "male", i membri di gruppi totalizzanti minimizzano o troncano i rapporti con i non membri [211].

I membri di gruppi totalizzanti condividono la convinzione che il loro sia l'unico cammino possibile. Questa nozione di realtà può creare paura tra chi volesse abbandonare il gruppo, poiché vivere al suo esterno diventa sinonimo di morte.

Portati all'estremo, i membri di gruppi totalizzanti possono essere indotti a credere che solo chi condivide la verità ha il diritto di vivere. Spinti un gradino oltre potrebbero addirittura credere di avere il potere di decidere chi ha il diritto di vivere e chi invece deve morire tra i non membri e i non credenti.

In conclusione, chi partecipa alla vita di un gruppo che sottoscrive questa forma di controllo si sottopone a una trasformazione completa del proprio stile di vita. Il gruppo provoca una crisi di identità tra i membri spingendoli a contestare il loro stile di vita precedente, alla luce dei valori trasmessi dal gruppo a cui ora appartengono.

Gradualmente la persona reagisce alle pressioni ambientali adottando la personalità modellata e pretesa dal gruppo. I suoi precedenti atteggiamenti, espressioni e abitudini vendono inibiti a favore di quelli valorizzati dal gruppo, in modo che la conseguenza è la perdita della propria identità. Ogni nuovo membro diventa una copia carbone degli altri membri.

ALCUNE CRITICHE

L'utilizzo di tecniche di controllo mentale viene usato per spiegare il grado di dedizione di certi membri al loro gruppo. Questa spiegazione è però stata oggetto di critiche.

La disputa maggiore è che la teoria del controllo mentale dovrebbe essere considerata come ipotesi di lavoro. Poiché non esiste ricerca che provi l'esistenza o l'uso di tecniche di controllo mentale da parte del leader o dei membri del gruppo, non è legittimo applicare questa teoria al suo funzionamento.

Le critiche vedono spesso le tecniche di controllo mentale come intercambiabili con il "lavaggio del cervello", un processo che implica il cambiamento di personalità che avviene solo in situazioni in cui gli individui vengono trattenuti contro la loro volontà, spesso sotto minaccia di tortura [212].

In realtà molti autori considerano inadeguata la nozione di "lavaggio del cervello" o di controllo mentale [213] poiché ritengono che l'ingresso nel gruppo avvenga per libera scelta. Dal loro punto di vista, è più appropriato il concetto di influenza sociale che quello di persuasione coercitiva o controllo mentale. Tuttavia, durante il processo di integrazione nel gruppo si può essere persuasi a prendere certe decisioni o modificare aspetti del proprio comportamento al fine di adeguarsi al modo di vita del gruppo.

PROCESSI DI INFLUENZA

Nelle nostre interazioni quotidiane siamo tutti influenzati da certi comportamenti e atteggiamenti adottati da chi ci circonda. Quelli che seguono sono alcuni dei processi di influenza esaminati nel campo delle scienze sociali.

CONFORMISMO

Il conformismo si basa sul principio che ogni individuo, in una data situazione sociale, si conforma all'opinione del gruppo in modo ragionato, formato da ragionamento obiettivo [214].

Alcune delle tecniche usate nell'interazione sociale possono tuttavia influenzare scelte, decisioni e comportamenti altrui. Nell'ambiente del gruppo è più probabile che si accettino dichiarazioni espresse dalla maggioranza e ci si conformi, poiché l'assunto è che un gruppo di persone deve avere migliore capacità di giudizio di un singolo. Nonostante il fatto che alcuni ritengano corrette le loro idee, essi possono tuttavia conformarsi a ciò che pensano gli altri semplicemente perché non vogliono distinguersi.

Anche un gruppo di minoranza o una minoranza di persone può avere influenza sul comportamento di una maggioranza [215], in particolare quando:

- Il gruppo di minoranza sottoscrive una realtà o filosofia sposata dalla società di massa;
- Il gruppo ha minato le credenze e convinzioni condivise dalla maggioranza;
- La maggioranza ammira il coraggio della minoranza nella difesa delle sue convinzioni.

Accettare l'opinione di una minoranza può suscitare domande tra chi sottoscrive la visione della maggioranza [216], portandolo a mettere in dubbio i propri valori e quelli della minoranza.

Quando si accetta e ci si conforma alla visione condivisa dalla minoranza, si possono incontrare resistenze a tali cambiamenti. Amici e familiari che non hanno cambiato atteggiamento spesso mettono pressione su chi ha adottato una visione nuova.

Una minoranza che presenti idee ed azioni logiche e flessibili ha maggior possibilità di cambiare il comportamento e le opinioni della maggioranza, senza innescare una reazione sociale forte [217].

ACQUIESCENZA, O COME OTTENERE CONSENSO

Per influenzare il comportamento altrui ed ottenere il suo consenso possono essere usati diversi meccanismi. In realtà chi usa queste tecniche può a volte convincere gli altri a soddisfare le sue richieste. Alcuni autori [218] hanno definito la natura di queste tecniche di influenza sociale. Le principali sono:

- Reciprocità;
- Impegno e coerenza;
- Riprova sociale;
- Piacere, attrazione;
- Autorità;
- Scarsità.

Quando non vengono fatte richieste estreme queste tecniche possono essere innocue. In alcuni casi però l'uso di tali tecniche può provocare un danno. La sezione a seguire fornisce una breve spiegazione di ognuna di queste tecniche di influenza sociale.

RECIPROCITÀ [219]

La reciprocità può essere definita come la regola esistente tra due persone, basata su un accordo implicito che la persona che fa qualcosa per l'altra si aspetta qualcosa in cambio. Basandosi su questa regola, una persona può deliberatamente decidere di fare qualcosa per l'altra con l'intenzione di chiedere poi un favore in futuro. Questo obbligo futuro, implicito in molte delle regole sociali che compongono le nostre interazioni, rende possibile lo sviluppo di uno scambio di favori.

La reciprocità può essere anche usata per fare accettare una richiesta. Una volta che si è fatto qualcosa per un altro, probabilmente lo si farà di nuovo. Questa tecnica, conosciuta come tecnica del "piede nella porta", consiste nel chiedere molto poco all'inizio per poi aumentare le richieste.

IMPEGNO E COERENZA [220]

Le persone desiderano essere percepite come coerenti, capaci di mantenere coerenza tra parole e azioni. Basandosi su questa premessa, si può convincere l'altro ad agire in un certo modo se gli si può mostrare che il comportamento desiderato è logico agli occhi di chi chiede conformità.

RIPROVA SOCIALE [221]

Nelle nostre interazioni sociali cerchiamo di capire i pensieri e le azioni che gli altri ritengono appropriati. Spesso si percepisce come appropriato, normale e corretto un particolare comportamento se viene adottato da molti individui.

Il principio di convalida sociale consiste nel convincere l'altro ad accettare una richiesta spiegandogli che molti altri hanno adottato in passato lo stesso comportamento. Quando affrontano una situazione poco familiare, gli esseri umani sono inclini ad osservare gli altri e ad accettare il loro comportamento come risposta adeguata.

PIACERE, ATTRAZIONE [222]

Spesso siamo disposti ad accettare proposte fatte da persone che conosciamo e rispettiamo.
Anche l'attrazione fisica può essere usata per convincere qualcun altro ad accettare una richiesta. Saremo più propensi ad accettare richieste da persone che troviamo attraenti o affascinanti piuttosto che da chi non consideriamo interessanti o piacevoli.

AUTORITÀ [223]

Nella nostra società gli individui sono più propensi ad accettare richieste provenienti da una figura autorevole. Ad esempio, fin dall'infanzia siamo abituati a rispettare l'autorità dei più anziani e degli insegnanti, e ad accettare sia i loro suggerimenti che le loro richieste. Similmente i leader dei gruppi utilizzano il rispetto per le figure autorevoli come tecnica per far sì che i membri accettino certi comportamenti.

SCARSITÀ [224]

Secondo il principio della scarsità, la gente dà grande valore alle opportunità rare. Ad esempio, le inserzioni pubblicitarie avvertono spesso sulle "quantità limitate" di un dato prodotto per aggiungere un plus valore alle loro merci.

Il gruppo potrebbe quindi dire che solo un limitato numero di persone si conquisterà l'accesso al paradiso, e che solo chi è in grado di accettare la verità sposata dal leader sarà ammesso. Questa scarsità rende l'appartenenza al gruppo ancora più attraente. Assicurarsi una posizione dove i posti sono limitati fa sentire speciali, poiché ci si sente selezionati tra un grande numero di candidati [225].


Note:

196) . E. Hunter, Brainwashing in Red China (New York, Vanguard Press, 1951);
R.J. Lifton, Thought Reform and the Psychology of Totalism (New England: University of North Carolina Press, 1961);
W.W. Sargant, Battle for the Mind: A Philosophy of Conversion and Brain-Washing (Cambridge, MA.: Malor Books, 1957);
E.H. Schein, "The Chinese Indoctrination Program for Prisoner of War", Psychiatry, vol. 19 (1956), pp. 149-172;
E.H. Schein, Coercive Persuasion (New York: Norton and Co. 1961);
P.A. Verdier, op. cit.

197.)  F. Conway e J. Siegelman, Snapping: America's Epidemic of Sudden Personality Change (New York: Delta Books 1976);
T.W. Keiser, J.L. Keiser, The Anatomy of Illusion: Religious Cults and Destructive Persuasion, (Springfield, IL.: Thomas, 1987);
M.D. Langone, Recovery From Cults (New York, W.W. Norton and Co., 1993);
J. Rudin, M. Rubin, Prison or Paradise? The New Religious Cults (Philadelphia: Fortress Press, 1980);
M.T. Singer, J. Lalich, op. cit;

198.) S. Hassan, Combatting Cult Mind Control (Rochester, VT.: Park Street Press);
J. Lalich (1996)
M.T. Singer e Marsha E. Addis (1992) "Cults, coercion and contumely" in A. Kales et al. (ed.), The Mosaic of Contemporary Psychiatry in Perspective, Zurich: Springer Verlag; pp. 130-142;
M.T. Singer, "Thought Reform Today" in C.B. Strozier e M. Flynn (ed.) Trauma and Self (Savage, Maryland: Rowman and Littlefield Publishers, 1996), pp. 69-79.

199.)  R.J. Lifton (1961), op. cit.

200.)  R.J. Lifton, "Beyond Armageddon: New Patterns of Ultimate Violence", Modern Psychoanalysis, vol. 22(1) (1997), pp. 17-29.

201.)  R.J. Lifton (1961), op. cit.

202.)  Ibid.;
J. Lalich (1996), op. cit.

203.)  R.J. Lifton (1961), op. cit.

204. J.L. Valatx, "Sleep Deprivation", Cultic Studies Journal vol. 11(2) (1994), pp. 211-216;
M.T. Singer, J. Lalich (1995), op. cit.

205.)  R.J. Lifton (1961), op. cit.

206.)  Ibid.

207.)  Ibid.

208.)  Ibid.

209.)  M. Bouderlique, Secte: les manipulations mentales (Lyon: Chronique sociale, 1994).

210.)  M.T. Singer, L. Lalich (1995), op. cit.

211.)  R.J. Lifton (1961), op. cit.

212.)  D. Anthony, "Religious Movements and Brainwashing Litigation: Evaluation Key Testimony" in T. Robbins e D. Anthony (ed), In God we Trust (New Brunswick, N.J.: Transaction Books, 1990), pp. 295-344.

213.)  M. Introvigne, "La notion de manipulation mentale", presentazione al simposio del CESNUR tenuto a Parigi nel 1997;
J.G. Melton (1995), "The changing scene of new religious movements: observation from a generation of research", Social Compass, 42(2), pp. 265-276;
A.D. Shupe e D.G. Bromley, The Modern Anti-Cult Movement 1971-1991: A Twenty Year Retrospective (1994), pp. 3-31.

214.)  S.E. Asch, "Studies of Independence and Conformity: A Minority of One Against a Unanimous Majority", Psychological Monographs, 70(9 e 16) (1956);
S. Moscovici, "Social Influence I: Conformity and Social Control" in C. Nemeth (ed.) Social Psychology: Classic and Contemporary Integrations (Chicago: Rand McNally, 1974), pp. 179-216;
S. Moscovici e C. Nemeth, "Social Influence II: Minority Influence" in C. Nemeth (ed.) Social Psychology: Classic and Contemporary Integrations (Chicago: Rand McNally, 1974), pp. 217-249;
S. Moscovici, "Toward a Social Psychology of Science", Journal for the Theory of Social Behaviour, 23(4), pp. 343-374.

215.)  S. Moscovici, Social Influence and Social Change (London: Academic Press, 1979).

216.)  Ibid.

217.)  S. Moscovici, Psychologie sociale des relations à autrui (Paris: Nathan, 1994).

218.)  R.B. Cialdini, Influence: Science and Practice (New York: Harper Collins, 1993);
R.B. Cialdini, "Interpersonal Influence", in S. Shavitt e T.C. Brooks (ed.) Persuasion (Boston: Allyn and Bacon, 1994), pp. 195-217;
R.V. Joule e J.L. Beauvois, Petite traité de manipulation à l'usage des honnêtes gens (Grenoble: Presses universitaires de Grenoble, 1987);
R.V. Joule r J.L. Beauvois, La soumission librement consentie (Paris, PUF, 1998).

219.)  R.B. Cialdini (1993), op. cit.;
R.V. Joule (1998), op. cit.

220.)  R.B. Cialdini (1993), op. cit.;
R.V. Joule (1998), op. cit.

221.)  R.B. Cialdini (1993), op. cit.

222.)  Ibid.

223.)  Ibid.

224.)  Ibid.

225.) Ibid.


Fonte: srs di Mike Kropveld e Marie-Andrée Pelland, - Il fenomeno settario: funzionamento dei gruppi; Traduzione a cura di Martini

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