giovedì 23 febbraio 2012

COSA CI HA GUADAGNATO LA GRECIA? (UN ESEMPIO PER TUTTI NOI)


“Non cambiamo posizione, i responsabili greci lo sappiano”, ha detto la Merkel. E’ la sua ultima parola. Se il governo greco non fa’ gli ultimi tagli – e non può farli, perchè ha tagliato la carne dei greci fino all’osso, e la rivolta travolge il governo stesso – la Grecia non avrà l’ultimo pacchetto di “salvataggio” europeo-Fmi, i 130 miliardi in sospeso. Ciò significa che il 20 marzo la Grecia farà bancarotta, non potendo rinnovare i 14,5 miliardi di Buoni del Tesoro in scadenza.
La durezza inflessibile  della Merkel ha un motivo:  il fallimento greco non è più una minaccia per la zona euro. I tre anni di negoziati e austerità devastanti che il governo greco ha concesso ai suoi creditori, nel vano tentativo di restare nell’euro, ha  regalato ai banchieri il tempo per liberarsi dei titoli del debito greco, e divincolarsi dalla stretta del debitore: le banche straniere, si calcola, hanno ridotto la loro esposizione del 60 per cento.  Per il resto, hanno già raggiunto un accordo di ristrutturazione tutto sommato a loro favorevole.
Lo ha spiegato al Telegraph William Buiter, capo-economista di Citigroup: “Ai primi di settembre ritenevamo che il costo dell’uscita della Grecia sarebbe stato molto alto per il resto del mondo; oggi pensiamo che il rischio sia molto minore perchè il contagio può essere contenuto”.   Anzi, per “il resto del mondo”, è diventato più alto il rischio nel salvare la Grecia: secondo il FMI, il paese avrebbe bisogno di iniezioni di 250 miliardi di dollari per i prossimi 10 anni. E  tutto questo, per un paese che rappresenta solo il 2,5% dell’economia dell’area euro.  Vale la pena? No, per i  banchieri globali.
Ciò significa che i governanti greci si sono privati da sè dell’unica arma (di ricatto) che avevano, ossia di trascinare con sè nella rovina gli altri membri dell’euro-zona.  E per nulla:  la bancarotta  era già nei fatti da tre anni. Basti dire che l’ultimo pacchetto di salvataggio offerto dai poteri forti, quei 130 miliardi, rappresentano il 56% del Pil greco, un Pil che sta collassando. Quando mai quei 130 miliardi (un prestito, mica un regalo) avrebbero potuto essere restituiti?
Adesso la Grecia viene comunque abbandonata a sè stessa e alla bancarotta in catastrofe. E ci arriva, tagli dopo tagli alla spesa pubblica, rigore dopo rigore, con un’economia distrutta, una produzione industriale che è collassata,  una popolazione ridotta alla miseria e senza paracadute sociali, una disoccupazione passata dal 18,2 per cento ad ottobre al 20,9 a novembre (un aumento del 14 per cento in un solo mese),  capitali fuggiti all’estero per 60 miliardi (il 20% del Pil), le sue banche svuotate dai depositi,  un’esazione fiscale atroce che però non riesce più a crescere  perchè non c’è più niente da tosare, una gioventù che fugge all’estero perchè il paese è senza prospettive, il caos sociale insieme al caos finanziario.
Conclusione: la Grecia avrebbe fatto meglio a fallire prima. Tre anni fa. Dare un calcio alla “Troika” e alle sue interessate terapie di “risanamento”, rifiutare gli “aiuti”  a caro interesse, e cessare i pagmenti alle banche tedesche e francesi – subito, quando ancora aveva un po’ di carne attaccata alle ossa. Avrebbe affrontato la bancarotta, e il ritorno alla dracma, con qualche energia in più da spendere nella stretta di cinghia che avrebbe preparato  il rilancio. Rilancio che sarebbe avvenuto sicuramente, dopo due o tre semestri, con la riacquistata competitività: basti pensare che il turismo, che conta per il 16% del Pil, avrebbe avuto una ripresa tumultuosa grazie alla dracma debole.  E così i noli navali,  l’altro cespite nazionale.
La lezione dovrebbe servire anche per l’Italia, come per Spagna, Portogallo e Irlanda. E’ inutile accettare rigori e austerità  per continuare a servire un debito impagabile. Il debito impagabile non va’ pagato. Meglio accettare l’austerità auto-imposta dal default sovrano, ugualmente trragica, ma che prepara al rilancio e alla crescita, che insistere con tagli, svendita (privatizzazioni)  e austerità che non danno prospettive, e pagare il prezzo della perdita di sovranità a vantaggio di un comitato di creditori e agenti pignoratori sovrannazionali.
Nel tenebroso caos che la Grecia deve adesso affrontare da sola, c’è un solo raggio di luce, ancorchè paradossale: ed è che la polizia greca sta facendo causa comune con i rivoltosi, la cui protesta è stata mandata a stroncare nella strade. Il maggior sindacato di polizia ha emesso il seguente comunicato: “Rifiutiamo di metterci contro i nostri genitori, fratelli , figli, contro i cittadini che chiedono un cambiamento”. 
Questo sì può cambiare le cose. Il popolo tosato e dissanguato, da solo, non ha potere di cambiare le cose. Per un semplice  fatto: non ha armi, ha abbandonato le armi al stato che ha il monopolio della violenza, ed è capaci di organizzarla contro i cittadini.  Ma pensate se la nostra polizia, pensate se i carabinieri rifiutassero di fare da scorta ai nostri politicanti avidissimi, i colpevoli del nostro immane debito pubblico, a questi parassiti che ci hanno portato alla rovina, e poi hanno ceduto la sovranità  che gli avevamo delegato ai “tecnici”, ossia ai maestri della tosatura e del salasso  per conto dei banchieri e della Kommissione. Pensateci:  chi ha le armi per cacciar via questi parassiti miliardari dal governo e dal sottogoverno, per allontanarli dai posti dove  continuano  ad intascarsi il maltolto e a succhiarci il sangue?  C’è da sognare.
La Grecia sta cominciando a diventare un esempio per noi, proprio adesso. 


Fonte:  srs di  Maurizio Blondet  da Rischio Calcolato

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