martedì 17 aprile 2012

LA CASA È UN DIRITTO NON UNA TASSA


SE ADESSO CI ESPROPRIANO ANCHE LA NOSTRA CASA

L’Imu rischia di rendere gli italiani dei "nobili decaduti". A fine giugno i proprietari di casa inizieranno a pagare anche sulla prima casa

Ancora non ce ne accorgiamo. Ma tra pochi mesi, a fine giugno, i proprietari di casa inizieranno a pagare anche sulla prima casa. Non si tratta di una novità. È la diretta erede dell’Ici, partorita in tempi di emergenza dal governo Amato e abolita da quello Berlusconi.  E per amore di verità proprio l’esecutivo del Cavaliere, immaginandola in un processo federalista, l’ha rimessa in gioco.

Ora ci siamo. Il governo Monti ha premuto il grilletto dell’arma carica. E lo ha fatto mirando al centro della testa. La base imponibile è stata aumentata (il che vuol dire che si applica su un gruzzolo più ampio) e l’aliquota pure.  Ma perché rischiamo la decadenza? Per il semplice motivo che la tassa ha un’anima espropriativa.

Si paga per il solo fatto di avere in proprietà una casa. Un migliaio di euro l’anno per un immobile che sulla carta vale meno di 300mila euro è roba forte. È come se lo Stato ci dicesse: o continuate a produrre reddito per pagare le tasse sulla casa oppure prima o poi la dovete vendere.

Pensateci bene non è un’esagerazione. Le tasse sul reddito, e ovviamente quelle sui consumi, sono parametrate su flussi di ricchezza. Toccare lo stock accumulato è un grande rischio. Per due motivi fondamentali. Il primo è che non è detto che tutti siano in grado di «permettersi» il pagamento: e ciò non è peccato, posto che la presunta ricchezza deriva da quanto già accumulato grazie al reddito realizzato nel passato e dunque già tassato.
Inoltre una tassa siffatta produce un effetto povertà, che in un momento di crisi abbatte propensione al consumo e al risparmio. Non c’è una tassa perfetta. Esse sono tutte brutte. Ma quelle che ci colpiscono fermi con le spalle al muro sono le peggiori.

Fonte:   srs di Nicola Porro – dal Il giornale it, del 09 marzo 2012, 11:10


IMU: LA TASSA CHE "COSTRINGE" AL SISTEMA

Nella foto: rivolte contro la tassa sulla casa in California.
Foto – Flickr

La nuova IMU è l'unica tassa che non dipende da redditi o consumi. E' una tassa contro l'autosufficienza, che costringe a restare nel sistema anche chi non può o non vuole più.

Qualcuno segnala una breve riflessione di Nicola Porro sul Giornale, riguardante l'IMU sulla prima casa. Se avete orrore a cliccare, eccone l'estratto più significativo:
Si paga per il solo fatto di avere in proprietà una casa. Un migliaio di euro l'anno per un immobile che sulla carta vale meno di 300mila euro è roba forte. È come se lo Stato ci dicesse: o continuate a produrre reddito per pagare le tasse sulla casa oppure prima o poi la dovete vendere.

Se ci pensate, qualunque tassa è legata a quel che si guadagna, o a quel che si acquista. Le imposte sono quindi strettamente correlate al nostro inserimento nel sistema economico: si lavora, si spende, si partecipa insomma. E in un certo senso, più partecipi a tutto il balletto più paghi.
In un momento di crisi, molti restano senza lavoro. Molti altri, per obbligo o per scelta, optano per uno stile di vita frugale. Nell'ipotesi più estrema, tutt'altro che fantascienza visto quel che succede in Grecia e persino in Giappone, si finisce totalmente fuori dal sistema economico: niente servizi, niente energia, cibo autoprodotto o dalle mense pubbliche, scambio, baratto o riciclaggio di beni con altre persone nelle medesime condizioni. Si vive comunque, così, si tira avanti.

Ma la tassa sulla prima casa lo impedisce: dovete comunque mettere insieme quei mille euro l'anno in più, altrimenti finite senzatetto. Siete quindi costretti a trovare un lavoro qualsiasi, sicuramente sfruttato, al nero, pagato una miseria, per restare almeno proprietari di casa vostra.
Un paradosso? A qualcuno sembrerà che chi ha una casa è già "fortunato" o "ricco" di suo. Beh, è esattamente quel che pensa il governo: se avete una casa siete ricchi, quindi cacciate il quattrino.
Peccato che questa sia una limitazione alla libertà. Se uno, restando disoccupato, decidesse di scaldarsi a legna, vivere di orto, scambiare oggetti o abiti con altri, non potrebbe farlo: dovrebbe comunque trovarsi un padrone per continuare ad possedere la sua casa.
Dovrebbe restare nel sistema economico, continuare a disperarsi ed a pregare, continuare a piegare la schiena, insomma tutta la trafila prevista per il disoccupato durante la crisi. Questa tassa, in un Paese dove l'80% dei cittadini è proprietario di casa, sembra fatta apposta per mantenerti nel tritacarne anche qualora decidessi di mandare tutto al diavolo e renderti autosufficiente.
Non credo siano così astuti, proprio no, però il dubbio un po' viene.

Fonte:  da crisis.blogosfere.it/ del 9 marzo 2012


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