venerdì 7 settembre 2012

LA STORIA DEL SIGNORAGGIO: OVVERO COME LE BANCHE SONO DIVENTATE PADRONE DEL MONDO




Tutto é iniziato in Italia, nel “1200”. Abbiamo il triste merito di aver inventato una cosa che ci distruggerà tutti. E non mi riferisco alla bomba nucleare, nata dalle intuizioni dell’italianissimo Enrico Fermi, ma di qualcosa di più letale: le banche.
Il sistema bancario mondiale, così come lo conosciamo oggi é nato all’epoca delle Repubbliche Marinare. Precisamente é nato a Genova e Venezia. Terre di grandi mercanti e navigatori. Per loro, ogni grande viaggio era un enorme rischio. Oggi ci sono solo i pirati solo in Somalia, nel “1200” c’erano pirati ovunque.

Viaggiavano sempre con tante merci per massimizzare i costi. Viaggiare con la nave semivuota era solo un inutile costo. La merce veniva scambiata con altra merce o scambiata con gettoni d’oro. I gettoni d’oro dovevano coprire totalmente l’intero valore della merce. Se una giara di vino costava 2 monete d’oro, significava che l’oro di cui erano realmente e materialmente composte quelle 2 monete, valeva quanto quella giara di vino. Non come oggi che una bottiglia di vino viene acquistata con una banconota, ad esempio da 10€, che in realtà, per il materiale di cui é composta, varrebbe solo 0,30 cent. Ma vediamo di andare in ordine. Siamo rimasti al rischio dei mercanti veneziani e genovesi.

Nei loro viaggi, non solo avevano molta merce in stiva, ma anche molto oro. Se ad esempio trasportavano 10000 giare di vino, una volta raggiunto il porto in cui andavano vendute, ad avvenuta compravendita di tutta la merce, dovevano avere sulla nave 2 monete d’oro per ognuna delle giare di vino vendute. I briganti non aspettavano altro.
Ecco che veneziani e i genovesi, ebbero una geniale intuizione. Perché invece che trasportate ogni volta l’oro, non mettiamo in ogni porto un deposito per il metallo prezioso, custodito in una cassaforte e da guardie armate, mentre a viaggiare su e giù per tutto il mediterraneo ci mettiamo solo dei pezzi di carta numerati e protocollati, pagabili a vista soltanto al portatore?
Quel pezzo di carta avrebbe avuto così valore soltanto nelle mani dei mercanti, mentre se rubato da qualche pirata, sarebbero diventato solo carta straccia. Ve lo vedete uno con un pappagallo sulla spalla, una benda sull’occhio e una gamba di legno esigere ad uno sportello del denaro, con in mano un titolo al portatore con sopra il nome di qualcun’altro? Erano nate le prime banche. E così come funzionavano una volta potevano anche andarci bene.

In realtà era nato soltanto il servizio di deposito bancario, non proprio le prime banche. Una nuova evoluzione verso l’impero bancario odierno si ebbe quando sparì il nome del portatore dal “titolo bancario” che veniva trasportato. Ciò avvenne quando i mercanti, giunti in un nuovo porto, invece che andare a ritirare il proprio oro, facevano subito un nuovo scambio, cedendo al venditore i titoli bancari che avevano in mano. Ciò iniziò ad essere possibile solo quando il sistema del deposito bancario veneziano e genovese divenne ufficialmente accettato in tutto il mediterraneo. I titoli ormai avevano ottenuto così tanta fiducia che ormai solo in pochi scambiavano i propri titoli con l’oro dei caveau, ma iniziarono a compravendere beni scambiandosi, molto più comodamente, soltanto i titoli.
In questa fase i caveau delle banche erano stracolmi di oro, ad ogni singolo titolo in circolazione, corrispondeva una piccola e reale quantità di monete d’oro conservate in una cassaforte di qualche banca. Fino a questo punto, tutto ok. Nulla da obbiettare. Il sistema é solido, riconosciuto da tutti. i pagamenti sono diventati sicuri ed efficienti e l’intera economia europea ne stava giovando.

Un bel giorno però, nella mente di qualche malefico bancario, balzò alla mente una domanda. Un interrogativo tanto lecito quanto pericoloso: “Ma non é un peccato tenere fermo nei depositi tutto questo oro?”. Per la mente orientata all’avido accumulo di denaro di un bancario qualunque la risposta risultò imminentemente scontata: “eh si, é proprio un peccato!”.
L’avido bancario si mise d’impegno, strizzava le sue meningi mentre fissava l’inutilizzato mucchio d’oro che scintillava davanti ai suoi occhi pallati. Lo fece per ore ed ore, per giorni e giorni, quando, ad un certo punto, spiccando un veemente balzo a mani levate, a mo’ di esultanza, urlò “Evvai! Dai cazzo!”. Quell’avido bancario aveva appena trovato il modo di incularci tutti. Stava per diventare l’uomo più ricco del mondo, con i nostri soldi.

Il brillante ragionamento che lo fece imprecare di gioia era semplice e diabolico: osservò che non tutte le persone andavano a ritirare contemporaneamente l’oro. Notò che soltanto il 5% di tutto quel l’oro veniva riscosso, movimentato, scambiato. Il 95% stava in deposito perennemente. E allora perché non farlo fruttare? Perché non utilizzarlo? E noi, in qualità di ipotetici interlocutori gli avremmo risposto: forse forse perché non é tuo? Noi purtroppo però, quando venne inventato il concetto di “riserva frazionaria” non eravamo lì.
L’avido bancario si approfittò di tutti coloro che gli diedero il proprio oro da custodire. Iniziò a prestare quell’oro, che ripeto per l’ennesima volta non era suo, applicando tassi di interesse sui presti. Tutti introiti netti e puliti dato che, come vi ho già detto, ma che preferisco rimarcare, l’oro che prestava non era il suo.
Il tetto della riserva frazionaria verrà fissata al 20%. nel deposito cioè doveva rimanere sempre e costantemente almeno il 20% del deposito originario. Con questo compromesso si potè far fronte anche ai più imponenti picchi di richiesta di cambio oro/titolo e al contempo fare soldi a vagonate. Ve l’ho già detto che questo giochetto é basato sull’assunto che l’avido bancario ha iniziato a prestare soldi non suoi? non vorrei essere troppo ridondante, ma ci tengo particolarmente a questo concetto.
I mercanti e i risparmiatori che utilizzavano le banche non avrebbero mai accettato che i banchieri potessero arricchirsi usando subdolamente i loro soldi. Nacquero quindi clausole nascoste, contratti poco trasparenti e accordi falsati che le banche s’affannarono a far firmare ai poveri risparmiatori. Questo enorme sistema di menzogne fece ben presto diventare L’avido banchiere l’uomo più ricco del mondo.
Per incentivare i depositi poi, ci si inventò il tasso di interesse sui depositi. É qui che i risparmiatori dovevano mangiare la foglia, dovevano comprendere l’intera macchinosa truffa montata alle loro spalle. Però, per continuare sulla linea dei detti popolari, l’occasione fa l’uomo ladro. I risparmiatori preferirono non indagare e mettersi in tasca zitti zitti i tassi di interesse sulle somme che depositavano in banca.

Questo sistema, tutto sommato ancora abbastanza solido, iniziò ad arrancare quando, con l’avvento della rivoluzione industriale la ricchezza prodotta dal sistema economico occidentale diventò talmente spropositata da risultare incompatibile con il sistema monetario ideato dall’avido banchiere. Quel sistema subdolo, basato sulla menzogna che l’80% del denaro prestato dalle banche in realtà non é di loro proprietà, nonostante moltiplicasse esponenzialmente la ricchezza nominale messa in circolazione dalle banche in rapporto alla reale quantità di oro depositata, non bastava più.
Da qui l’ennesimo azzardato giro di vite: depositi ridotti all’1% della ricchezza realmente depositata dai correntisti e poi libera e selvaggia speculazione moltiplicatrice del restante 99% dell’oro. Ciò poteva far crollare da un momento all’altro l’intero sistema bancario.

L’avido bancario del dopoguerra viveva nel terrore che più di 2 correntisti su 100 si presentassero allo sportello per ritirare i propri soldi. Doveva trovare un’altra brillante idea per continuare a fare i suoi porci comodi con i soldi degli altri, senza però vivere nel costante terrore che i propri correntisti ritirassero simultaneamente ciò che spettava loro di diritto, ovvero il loro denaro. Ma come si permettevano questi correntisti di voler riprendersi da un momento all’altro ciò che era loro di diritto? Come poteva il povero piccolo avido bancario arricchirsi con i soldi degli altri, quando da un momento all’altro i reali proprietari potevano presentarsi per riprenderseli? La soluzione non fu tanto brillante e neppure molto geniale, ma funzionò: mise in piedi un imponente sponsorizzazione di prodotti finanziari, cercando di pubblicizzare al massimo quanto fosse sbagliato prelevare i propri soldi dalla banca e quanto invece fosse giusto, depositare soldi in fondi obbligazionari di 2-3-5 anni. Tutto qui, tanto scialbo quanto efficiente. Da allora il sistema bancario non smise più di accumulare soldi su soldi.
Il sistema così creato era però troppo fragile. Gli Stati introdussero perciò la Banca Centrale, la madre di tutte le banche, un organismo con il compito di vegliare su tutto il sistema monetario gestito dalle banche, reale solo all’1% del proprio essere.
L’immettere costantemente sul mercato moneta non reale, creata ad hoc dalle banche, aveva fatto impennare l’inflazione. Il reale prezzo dei beni era conseguentemente aumentato. Prezzi più alti significano potere d’acquisto minore. Era il momento di fare un passo indietro.
La giostra impazzita andava fermata. Le redini del purosangue imbizzarrito dovevano essere riprese. Lo sciacquone doveva essere tirato prima che il cesso si intasasse. A quel punto, presi dalla logica dell’ “ormai abbiamo fatto 30, facciamo pure 31″ i governi decisero che non era il caso di fermarsi a riflettere e riparare saggiamente a tutti i danni che si stavano facendo ma presero la più azzardata delle decisioni, optarono per la più ponziopilatica lavata di mano della storia, forse seconda solo a quella che portò alla crocifissione di Gesù Cristo: diedero tutti in mano ai privati: delegarono ad essi il compito di monitorare l’inflazione e, udite udite, il compito di stampare moneta.

Non vi sembra forse un gesto un pò sconsiderato? Non é forse equivalente a gettare un cucciolo di gnù in uno stagno di alligatori affamati? Non è forse come infilare nel letto di Rocco Siffredi quindici ninfomani nude e sperare che la serata si concluda in una piacevole chiacchierata, sorseggiando tè e giocando a briscola chiamata?
L’avido bancario privato non volle credere ai propri occhi, era un sogno. Gli stavano per consegnare le chiavi del mondo. Si fece carico dell’emissione delle banconote e del controllo dell’inflazione. Non contento ebbe il coraggio di chiedere un guadagno provigionale del 3% su ogni banconota stampata.
E veniamo ai giorni d’oggi. L’avido bancario che ci ha accompagnato in tutti questi anni di arricchimento alle spalle dei correntisti, ora, nel nostro specifico caso, lavora alla BCE, la banca centrale privata dell’intera Unione Europea che si acchiappa 3 € per ogni banconota da 100 che stampa. Viene quasi difficile immaginare quanti soldi si stia facendo, considerando le centinaia di migliaia di miliardi di Euro che sono stati stampati da 10 anni a questa parte.
Alla fin della fiera sorgono spontanee alcune fastidiose domande: ma non é forse un enorme conflitto di interessi dare alla BCE il compito di stampare moneta, quando il farlo gli comporta un guadagno netto del 3%? Se foste voi la BCE non stampereste soldi su soldi per diventare sempre più ricchi? Capito perché l’inflazione non si é quasi mai arrestata da quando é entrato in vigore l’Euro? Ma soprattutto, le riserve auree che fine hanno fatto? Semplicemente non ci sono più. Il valore della moneta si é completamente perso. L’avido banchiere della BCE si ritrova per le mani un potere talmente sconfinato che neanche la spada laser di un Jedi potrebbe dargli: ha il potere di trasformare un pezzo di carta straccia in una banconota del valore che vuole: Benvenuti nell’era del Signoraggio, l’era in cui il nostro avido bancario regna sovrano sul mondo intero.
Non male per un povero mercante puzzone che duecento anni fa passava la vita sulle navi, portando in giro per tutto il Mediterraneo il morbo della peste, annidiato tra i sudici peli dei ratti che dimoravano nella stiva della sua nave.


Fonte: Da Il Corrosivo Quotidiano del 17 gennaio 2012-09-04

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