sabato 15 settembre 2012

LA STORIA DI SHARBAT GULA, LA RAGAZZA AFGANA DAGLI OCCHI VERDE GHIACCIO


Sharbat Gula,  12 anni  - 1985

LA RAGAZZA AFGHANA FOTOFRAFATA DA MCCURRY..


Quella di Sharbat Gula è forse la foto più riconosciuta e riconoscibile della storia del National Geographic. 
Grazie a questa fotografia, la storia della ragazza qui ritratta sembra incredibile, ma non è probabilmente così inusuale per i tempi in cui è stata scattata. Dopo un attacco che uccise i suoi genitori, Sharbat Gula, di etnia Pashtun, fu costretta a scalare le montagne fino ad arrivare al campo rifugiati di Nasir Bagh, nel vicino Pakistan, con i fratelli e la nonna. Fu lì che il fotografo Steve McCurry scattò questa ora famosissima fotografia.

Il suo volto divenne il simbolo del conflitto afgano degli anni ottanta, e della situazione dei rifugiati in tutto il mondo.
Quando questa immagine comparve per la prima volta nella rivista, il suo nome era sconosciuto e venne soprannominata semplicemente “ragazza afgana”.
Sharbat, a quei tempi, aveva circa dodici anni. La fotografia è stata spesso accostata alla Monnalisa di Leonardo da Vinci, al punto di venire spesso soprannominata, appunto, “la Monnalisa afgana”.

Per più di diciassette anni, il suo nome e la sua identità sono rimasti un mistero, fino a quando McCurry, insieme ad altri del National Geographic, non sono tornati in Afghanistan nel 2002 per cercare di rintracciarla.
Dopo molti falsi avvistamenti finalmente la trovarono attraverso il fratello, che aveva occhi altrettanto verdi, in una delle regioni più remote del paese. Era una donna di circa trent’anni, sposata e madre di tre figlie. Quando a McCurry venne concesso il permesso di incontrarla di nuovo, le disse che la sua immagine era diventata famosa. Sharbat non era particolarmente interessata alla sua personale fama, ma fu felice di sapere di essere diventata un simbolo della dignità e della forza della sua gente. Quando al fratello venne chiesto come fosse la vita della sorella, rispose: cucina, pulisce, lava i panni. Cura i suoi figli; sono il centro della sua vita. Robina ha tredici anni, Zahida ne ha tre e Alia, la più piccola, uno. Una quarta figlia è morta nella prima infanzia.
Sharbat non ha mai vissuto un giorno felice, se non forse quello del suo matrimonio, avvenuto alla fine degli anni ottanta, prima del suo ritorno in Afghanistan, con Rahmat Gul. Shabat non aveva mai visto il suo famoso ritratto fino a quando, allora, non le venne mostrato. Accettò di farsi ritrarre per la secondo volta nella sua vita.
Eccola:

Sharbat Gula - 2002

Fatto interessante: il National Geographic fondò un’organizzazione di beneficenza chiamata Afghan Girls Fund, con l’obiettivo di educare le ragazze e le giovani donne afgane. Poi, nel 2008, il fondo venne esteso per includere anche i ragazzi e il nome venne cambiato in Afghan Children’s Fund.


Fonte: da Archivio Caltari  del  4 agosto 2011









Questo volto è parte del patrimonio di immagini con cui siamo cresciuti, che apparve sul National Geographic nel giugno del 1985 e divenne un pò la Monnalisa del nostro secolo.
L'abbiamo chiamata la ragazza afgana, la ragazza dagli occhi verdi. Steve McCurry l'aveva scovata in Pakistan in un campo di rifugiati sotto un tendone che fungeva da scuola. Era una bambina di dodici anni in quella famosissima foto. Si chiama Sharbat ed è scappata dall'Afghanistan a sei anni con la nonna e il fratello più piccolo dopo che entrambi i suoi genitori erano morti sotto le bombe degli invasori sovietici. Accettò di posare per McCurry a condizione che non le venisse chiesto di sorridere perché, secondo le regole della sua tribù, una femmina che concede confidenze agli sconosciuti deve essere punita quindi lei rimase seria.

Grazie a questo scatto, Sharbat realizzò il sogno di tantissime adolescenti: diventare famosa in tutto il mondo, ma con un piccolo particolare: che lei ignorava di esserlo perché nel suo campo profughi ovviamente non c'erano i media occidentali.
Vent'anni dopo il grande fotografo ritorna a Peshawar con un obbiettivo, quello di ritrovare la sua modella più famosa. Non sapeva neanche come si chiamasse ma, facendo vedere la foto, lo portano finalmente in un campo profughi dove la ritrova. La riconosce dagli occhi e dalle labbra. Per tutto il resto purtroppo era passata una vita piuttosto dura. Sono passati altri dodici anni dalla seconda foto.






Adesso Sharbat ha superato i quaranta e pochi giorni fa in una bacheca di Peshawar, è apparsa una sua terza immagine. È una foto segnaletica della polizia pakistana che ha denunciato l'ex ragazza afgana per avere falsificato i documenti suoi e dei suoi figli nel tentativo disperato di ottenere finalmente, dopo quarant'anni, la cittadinanza pakistana che le consentirebbe di avere diritto ad una casa e ad aprire un conto in banca, abbandonando la baracca in cui vive da sempre.





Ha detto: "Non ho trascorso un solo giorno della mia vita, a parte forse quello del mio matrimonio, in cui mi sia sentita felice e al sicuro". 



E qui mi domando sommessamente se qualche istituzione internazionale non sia in grado di offrire a questa icona del nostro tempo, alla Monnalisa del 2000, un rifugio dignitoso ai suoi figli e, se mi permettete, anche per i suoi occhi.


Massimo Gramellini




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