domenica 18 novembre 2012

TERRE DI STELLE – I MAESTRI VASAI, FABIO DALLA ROSA E BERNARDETTE HOPPE




LA NATURA CHE DÀ ISPIRAZIONE

MARONI DI VERONA
Mastri vasai si diventa, con tenacia e applicazione. Lo dimostra l’esperienza di Fabio Dalla Rosa e Bernardette Hoppe che dal 2003, in una casa-laboratorio immersa tra le colline di Santa Maria in Stelle, si dedicano all’artigianato artistico, non è proprio montagna montagna, però...


Tazze e recipienti dalle varie forme, piatti e piattini, cioto- le e pentole: oggetti belli da vedere, ma soprattutto pratici da utilizzare, tutti i giorni, tra i fornelli della cucina o sulla propria tavola.
Vengono prodotti e decorati a mano in località Maroni, frazione immersa tra le colline che sovrastano Santa Maria in Stelle, dove è la natura a regalare ispirazione ai mastri vasai Fabio Dalla Rosa e Bernardette Hoppe, compagni nella vita e nel lavoro.
Dalla campagna di Povegliano, dove vivevano fino al 2003, hanno scelto la Valpantena per trasferirsi con abitazione e bottega, aprendo il laboratorio artistico-artigianale “Terre di stelle”. Una scelta di vita precisa, a vantaggio della creatività.

Il maestro vasaio Fabio Della Rosa

Risale agli anni Ottanta l’inizio di questa esperienza di produzione di oggettistica in argilla, unica nel territorio della Lessinia e poco diffusa nel veronese. «Non avevo nemmeno vent’anni e cercavo un lavoro che fosse di tipo manuale, ma anche creativo» racconta Fabio. «Durante un viaggio a Gubbio, sono rimasto affascinato nel vedere un artigiano lavorare al tornio del vasaio e ho deciso di imparare».


Al rientro a Verona, fortuito è stato conoscere un ceramista di Bassano del Grappa che era alla ricerca di un aiutante. «Mi ha tenuto a bottega e, a tempo perso, mi dava delle lezioni perché potessi apprendere le basi del mestiere». Un inizio casuale, per certi versi da autodidatta, al quale ha fatto seguito un lungo percorso di apprendimento durante il quale ha conosciuto la compagna Bernardette, di origini tedesche. Incontro che ha favorito il contatto con la dimensione europea: «Insieme abbiamo frequentato le botteghe di altri artigiani-artisti. Siamo stati in Inghilterra e Germania. In Francia, a Le Borne, centro di ceramisti come Cristine Pedley, Raoul Faretto e Sen Ho Yang dai quali abbiamo appreso la tecnica del gres».


L’impasto che dà origine agli oggetti è una miscela di quattro diverse argille, pregiate in qualità, che vengono mescolate all’acqua con un’impastatrice da panettieri. Quanto ottenuto, prima di essere modellato, viene lasciato “riposare” in cantina almeno 5-6 mesi per la maturazione. A pezzi, il composto morbido viene messo sul tornio e lavorato perché possa prendere la forma desiderata, aggiungendo in diverse fasi dettagli come piedini, manici e pomelli; decorazioni impresse, piegature, forature e incisioni sono eseguite a mano. Una prima cottura in forno a gas, per circa 8 ore fino a 1000 gradi, serve a far vetrificare l’argilla. Alla fase della smaltatura, che conferisce lucidità e colore, segue una seconda cottura a 1300 gradi che favorisce invece la trasformazione in gres.
Nelle dosi, nulla è affidato al caso, anzi. È frutto di meticolose ricerche che hanno impegnato a lungo i due vasai della Valpantena: nella selezione dell’argilla, nella formulazione e produzione degli smalti (completamente atossici, ndr) miscelando differenti tipi di minerali macinati per elaborare una tavolozza di colori tutta personale.
Poi c’è la creatività: «Giochiamo con sovrapposizioni di smalti che, in cottura, fondono e creano effetti cromatici e screziature, ampliando la varietà di superfici e cromie a disposizione» scende nei dettagli.

Come arrivarci

Nascono così originali piatti, ciotole, teiere, tazze, insalatiere, oliere, barattoli, vasi d’arredamento, centrotavola; e ancora vasi da giardino, piastre, mattonelle e specchi. Pezzi unici, o prodotti in piccola serie, dove la natura è onnipresente in decori a foglie, piante e fiori.
«Particolari sono le nostre pentole» prosegue Fabio. «Sono utilizzabili per cucinare pietanze nel forno, sul fornello o nel microonde. Sformati, sughi, risotti, zuppe, arrosti, polenta e addirittura la pearà... cotti in tegami di gres acquistano sapore particolare e intenso» assicura. La gradevolezza dell’aspetto si unisce, insomma, alla praticità.
«Questa tecnica crea oggetti unici», conclude il mastro vasaio, complici le conoscenze del mestiere che la compagna Bernardette illustra nei corsi di ceramica che tiene a Santa Lucia in collaborazione con la Circoscrizione 4. «Le mescolanze chimiche dei minerali che compongono gli smalti, in combinazione con il fuoco della cottura, sono spesso imprevedibili e irripetibili, a conferma che la grande bellezza può essere creata quando l’abilità umana e la forza della natura si incontrano».


Fonte: srs di Marta Bicego, da giornale-Pantheon:  anno 5, numero 5, giugno 2012, pag.42-43.



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