mercoledì 12 dicembre 2012

EURO ED EUROPA, SI RIPETONO GLI ERRORI FATTI CON L’UNITÀ D’ITALIA




di GIOVANNI MARINI

Ho scritto spesso dell’Euro e della sua pericolosità; del fatto che sia una moneta garantita dai patrimoni privati e pubblici degli Stati che ne fanno uso, lasciando che le altre nazioni possano venderci cianfrusaglie d’ogni tipo facendo perdere l’utilità della manifattura indigena poiché ogni acquisto va in conto debito svuotando la ricchezza del continente senza che nessuno possa farci nulla, anestetizzati dal passivo che si accumula in silenzio. È come quando gli europei cominciarono a penetrare le Americhe impossessandosi dei migliori tesori in cambio di perline di vetro colorato, lasciando delle civiltà precolombiane, preziose e stupefacenti, solo il folclore di genti divenute povere d’ogni cosa.

Non metto neppure in dubbio la buona fede di chi ha costruito la definizione dell’Euro poiché l’inesperienza fa sbagliare pur convinti del successo dell’innovazione introdotta. Ogni errore dovrebbe avere la capacità di trasformarsi nella cosa giusta a merito della reazione che comporta. Quando non succede, la buona fede si trasforma in criminale incapacità. In Europa il connubio tra banchieri furbi e politici sprovveduti è micidiale perché porterà ad un periodo di profondi e brutali cambiamenti. Brutalità che accetteremo come unica possibilità di riscatto da un futuro altrimenti buio come è buia l’inutilità del vivere per i troppi divieti.

Si ripete in Europa lo stesso errore fatto con l’unità d’Italia: il voler fare di popoli preziosi un’unica entità anonima, disomogenea e confusa. Con la crisi monetaria ogni territorio tende a chiudersi per difendere i propri interessi lasciando agli altri il compito di rimediare agli inganni. Si ripropone una sorta di neo feudalesimo che conterrà la conservazione delle aspettative di ogni popolazione e del loro modo di realizzarle.

All’origine delle scelte sbagliate dell’UE c’è l’interpretazione internazionalista socialista, mostruosa fabbrica di conflitti sociali in opposizione alla globalizzazione della comunicazione, che fa dell’uomo l’esecutore di una volontà collettiva anziché l’utilizzatore di competenze cognitive che ne amplificano la libertà individuale sollevandolo dalla meschinità della contingenza del sopravvivere. La peggiore delle piaghe che questa maledizione divina voluta dall’elefantiaco apparato burocratico dell’Unione è la speranza che le soluzioni si realizzino per via democratica con lo strumento della politica nel rispetto delle regole europee.

In realtà non ci sono soluzioni legali, cioè collettive, cioè politiche alla disgregazione della civiltà europea così come i burocrati l’hanno realizzata. Un’Europa inclusiva di ogni istanza che umilia la natura di ogni territorio e della popolazione che ci abita in simbiosi, costringendole a vivere vite disordinate.

Fonte: srs di di GIOVANNI MARINI. Da L’indipendenza del 9 dicembre 2012


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