martedì 22 ottobre 2013

LA TRISTE PARABOLA DEL MASSONE REAZIONARIO MONTI, AGUZZINO PER BENE




La parabola di Mario Monti finisce in farsa. Arrivato al potere in Italia per grazia ricevuta, tra gli squilli di tromba di una stampa servile e senza un briciolo di dignità, il professorino di Varese ha collezionato in poco tempo una serie di autogol da far impallidire Niccolai.

Nonostante i disastri combinati, Monti continuerà a fare la bella vita passeggiando tra i corridoi di Palazzo Madama a spese dei contribuenti per sempre. Grazie alla indiscussa lungimiranza di Giorgio Napolitano, (“il piccolo padre”) infatti, l’esimio bocconiano ha acquisito lo status di senatore a vita per meriti futuribili.
L’ennesimo scempio commesso da un Presidente della Repubblica che in meno di dieci anni è riuscito a dilapidare secoli di conquiste civili e democratiche.

Come ebbi modo di dirvi fin dall’inizio, Monti fu imposto al potere in Italia dal primo cerchio della massoneria reazionaria che governa l’Ue per accelerare il processo di dolosa de-industrializzazione in corso da anni (clicca per leggere). Un compito che Monti ha assolto con scrupolo e fredda cattiveria. Insensibile al dramma degli esodati, dei disoccupati e dei sottosalariati, a Monti va comunque riconosciuta una dose di coerenza che lo rende in fin dei conti un demone rispettabile.

A differenza dei vari Casini, Mauro, Alfano, Bersani e compagnia, mezze calzette disposte a dire e fare qualsiasi cosa pur di ricavarne un vantaggio personale in termini di denaro e potere, Monti palesa una volontà infernale più profonda che lo porta ad anteporre il desiderio di spargere dolore, miseria e morte perfino rispetto al soddisfacimento di obiettivi di natura più egoistica e contingente. Insomma, mentre Casini può lodare indifferentemente Berlusconi o Bersani, recitando tutte le parti in commedia al fine di strappare cariche, poltrone e prebende per sé e per i suoi cari, Monti mantiene comunque un profilo di rigorosa e incrollabile perfidia. E’ questa la differenza principale che permette a qualunque attento osservatore di separare i burattini dai burattinai.

Monti, massone reazionario e contro-iniziato, è strumento secolare di un processo spirituale che vuole cambiare la società in senso oligarchico costi quel costi. E’ un angelo del male, lautamente retribuito dai soliti colossi finanziari che provvedono ad assumerne la prole, uscito allo scoperto nel tentativo di imporre a viso aperto una visione perversa del mondo, indifferente rispetto agli umori e alle mode del momento.

Monti, al pari di Draghi, Schauble e compagnia, è un burattinaio. Questo non significa che non sbagli mai. Anzi. Di errori il nostro incappucciato di ispirazione neonazista ne ha commessi a iosa. Alcuni dei quali, tra l’altro, segnalatigli per tempo  proprio sulle pagine del blog de “Il Moralista” (clicca per leggere).

Durante la recente crisi minacciata da Berlusconi, Monti prese parola in aula per condannare l’atteggiamento irresponsabile di quei partiti che operano in virtù della ricerca del consenso (clicca per ascoltare). Come se il consenso espresso dai cittadini nelle urne  non costituisse l’unico strumento in grado di separare l’esercizio di un potere democratico e legittimo dalle diverse forme di oppressione, più o meno mascherate, che endemicamente refluiscono dagli anfratti più bui della storia dell’Uomo.

Monti odia la democrazia e non fa nulla per nasconderlo. Considera la sovranità popolare un inutile orpello, riconoscendo ai sudditi l’esclusivo diritto di uniformarsi al volere degli sfuggenti “mercati” (che hanno sostituito le vecchie divinità oramai vintage). Casini, Mauro, Alfano e gli altri, al contrario, sono solo dei poveri mendicanti, perennemente in ginocchio di fronte ai cangianti padroni nell’attesa di ricevere il giusto compenso frutto della più ignobile e ipocrita prostituzione intellettuale.

Monti, come Hitler, trionferà definitivamente o finirà i suoi  giorni all’interno del suo personalissimo bunker.
Gli altri, vale a dire i politicanti etero-diretti dalla massoneria reazionaria sopramenzionati, potranno invece serenamente morire a cent’anni nel proprio letto sull’esempio dell’appena deceduto capitano nazista Erich Priebke. Potranno sempre dire, in fin dei conti, di avere soltanto “eseguito gli ordini”.

Francesco Maria Toscano
19/10/2013
Fonte Visto su IL MORALISTA del  19 ottobre 2013-10-21


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