sabato 7 dicembre 2013

DALLA PERDITA DELLA SOVRANITA’ ALIMENTARE ALLA SCHIAVITU’



Quattrocento anni fa, gli esseri umani, prima dell’avvento del capitalismo, si nutrivano con più di 500 specie diverse di piante.
Cento anni fa, con l’egemonia della rivoluzione industriale, si sono ridotte a 100 le specie diverse di cibo, che dopo l’aratura passavano ai processi industriali.
Da trent’anni, dopo l’egemonia del capitale finanziario, la base di tutta l’alimentazione dell’umanità è rappresentata per l’80% da soia, mais, riso, fagioli, orzo e manioca. Il mondo è diventato un grande supermercato, unico. Le persone, indipendentemente da dove vivono, si nutrono della stessa dieta di base, fornita dalle stesse imprese, come se fossimo i maiali di una grande porcilaia che aspettano, passivi e dominati, la distribuzione della stessa razione giornaliera.


C’è stata una enorme concentrazione della proprietà della terra, dei beni della natura e del cibo. Qual è la soluzione?


In primo luogo abbiamo bisogno di rinegoziare in tutto il pianeta il principio che il cibo non può essere una merce. Il cibo è l’energia della natura (sole più terra, più acqua, più vento) che muove gli esseri umani, prodotti in armonia e collaborazione con gli altri esseri viventi che formano l’immensa biodiversità. Tutti dipendiamo da tutti, in questa sinergia collettiva di sopravvivenza e di riproduzione. Il cibo è un diritto di sopravvivenza. E quindi, ogni individuo della terra dovrebbe avere accesso a questa energia per riprodursi, in maniera egualitaria e senza alcun vincolo.


Noi sosteniamo il concetto di sovranità alimentare, che è il bisogno e il diritto che in ogni territorio, ci sia un villaggio, una tribù, un insediamento, una città, uno stato e anche un paese, ogni popolo abbia il diritto e il dovere di produrre il proprio cibo.
(João Pedro Stédile)


L’inquinamento prodotto dal capital/liberismo ha fatto tabula rasa di ogni forma di vita. Così non c’è più niente da pescare, da cacciare, un orto da coltivare, e più in breve, la possibilità procurarsi quel cibo, al fine di soddisfare i bisogni primari della gente. Ci è stato impedito di seminare, costringendoci ad acquistare al Mercato del Grande Malfattore, sementi geneticamente modificate, ortaggi e animali da cortile, clonati e pompati, e quella lunga lista di sostanze chimiche cancerogene che devastano i corpi dei nostri figli, dispensando dolore e paura fra la cittadinanza. L’obiettivo di tutto questo è di controllare la catena alimentare globale per renderci schiavi, e dipendenti dalla loro insanguinata mercanzia – non che sterco del diavolo.


Questo non ha niente a che vedere con l’idea di alimentare il mondo. Il vero scopo è di aumentare gli introiti delle grandi (1)  corporation dell’industria chimica, e cancellare ogni nostra risorsa, capacità, e residua volontà – Renderci inoffensivi, insomma, per poi schiacciarci come un pugno di mosche, ronzanti e fastidiose. Noi, le inconsapevoli cavie di laboratorio, di un progetto di sperimentazione di stampo nazista, di dimensioni planetarie, che terminerà con “la soluzione finale”. Uno sterminio, questo, scientificamente programmato, che rientra in un progetto di sfruttamento integrale di ogni risorsa energetica e degli individui, asserviti e resi schiavi in ragione della loro (presunta) inferiorità, incapacità e inutilità. Esseri non uomini, né animali, che non appartengono ad alcuna razza, specie, e forma di vita, ma meri ingranaggi di un Sistema necrofilo, e clienti classificabili esclusivamente sulla base del loro potere d’acquisto.


Io, da questo preciso momento, impugno contro lo Stato, il mio diritto di nascita – naturale, inderogabile e inalienabile – in virtù del quale a ogni uomo spetta un pezzo di terra da coltivare, l’accesso all’acqua, e un riparo. Inoltre chiedo e pretendo il risarcimento di tutti danni procurati all’ambiente (non che la sua immediata bonifica), e causa i quali, si è determinato un livello di contaminazione tale, da avere resa impossibile qualsiasi condizione di autonomia e di autosufficienza, che dall’alba dei tempi era alla base di ogni società che si definisca “civile” e libera.


Così, ci è stata sottratta ogni sovranità, e calpestato il più naturale fra tutti i diritti dell’uomo: il diritto alla felicità.


Ma io non ci sto!!! Noi non ci stiamo!!! Da questo preciso momento, si è resa necessaria, e prioritaria a tutto il resto, una dichiarazione di guerra contro tutti quegli stati che non intendono rispettare i diritti naturali, intangibili e irrinunciabili dell’individuo, dal giorno del suo concepimento su questa terra.


E quando presto la disoccupazione raggiungerà livelli inimmaginabili, e la qualità della vita a caduta libera costringerà centinaia di milioni di individui del mondo occidentale all’accattonaggio e a ogni sorta di aberrazione, allora, e solo allora, comprenderemo il valore incommensurabile della Madre Terra e del suo infinito potere – La Terra, il solo padrone al quale avremmo dovuto sottometterci, sottostare e ubbidire, rispettandone le sue regole ancestrali, senza diventarne schiavi e servi, ma attraverso Lei, ritrovare l’autentico e primigenio significato di libertà. E quando tutto sarà palese e noi, volenti o nolenti, ignoranti e intelligenti, dovremo per forza e necessità prendere atto di quali erano le reali finalità del Sistema Bestia e del suo piano diabolico di omologazione, a quel punto, saremo già tutti schiavi.

A ogni essere umano, ripeto, spetta un pezzo di terra, l’accesso all’acqua, una dimora, e la possibilità inderogabile di potere soddisfare i suoi bisogni primari con la sola forza delle sue braccia, e attraverso quella passione vivifica e salvifica, che nasce da quel rapporto simbiotico di mutuo scambio che da sempre si era stabilito fra uomo e natura. Ma oggi questo diritto è stato calpestato e reso ridicolo.


Da qui, nasce la necessità di assegnare i beni della natura (terra, acqua, energia) ripartiti fra tutti gli individui della terra.


Fino al momento in cui non saranno ripristinati tali diritti e le condizioni necessarie atte all’epocale e radicale cambiamento di riconversione, i governi delle nazioni tutte si dovranno nel frattempo accollare l’onere e l’obbligo di provvedere alla sussistenza dei cittadini (reddito di cittadinanza), in virtù di una somma congrua mensile per ciascuno di loro. In seconda battuta, va messo in campo un piano di esproprio, a danno dei grandi proprietari terrieri, grandi detentori di patrimoni, latifondisti, multinazionali dell’agroalimentare, e dell’industria chimica, per dare inizio ad un’equa distribuzione del suolo, sull’onda di una nuova e luminosa rinascita.


Le società si potranno definire democratiche e civili, solo a patto di garantire ai cittadini il diritto alla sopravvivenza e all’autonomia, avendo accesso al cibo-energia necessario.

G. Tirelli

1) Monsanto, Syngenta, DuPont, Dow, Bayer e Basf –


Fonte: visto su STAMPA LIBERA del 5 dicembre 2013




PRODURSI IL CIBO UN ATTO CRIMINALE? COME LA TECNOCRAZIA INTENDE AFFAMARE IL POPOLO




Chi controlla il petrolio controlla il Paese; chi controlla il cibo, controlla la popolazione.
Who controls the oil controls the country, if you control food, you control the population.

 Henry kissinger


- Oggi, lo stato di indigenza, di povertà e di dipendenza dai bisogni primari, è tale, da indurre i soggetti più deboli della società al suicidio, e altri, i più resistenti che, a breve, saranno costretti ad abbandonare i centri urbani per riparare nelle campagne, e prodursi autonomamente il cibo necessario per sopravvivere.


Parallelamente, l’Unione Europea, emana leggi che vietano la coltivazione privata di orti e ortaggi e l’allevamento di animali da cortile. La tecnocrazia vuole affamare il popolo, dopo averlo ridotto in schiavitù.

Quando ti tolgono il lavoro e ti ammazzano di tasse, l’ultima speranza rimane quella di tornare alla terra per auto produrre il sostentamento necessario alla vita di tutti i giorni. Tanto è vero che la fortissima crisi economica ha favorito la nascita di migliaia di nuovi agricoltori, anche in Italia, ognuno con il proprio orticello.  Ma ecco arrivare la proposta di legge UE – totalmente folle – che vuole mettere al bando i piccoli orti e vietare l’autoproduzione di cibo.  A questo punto, e se dovesse andare in porto, cosa resterà se non la rivolta sociale contro il regime tecnocratico?

Una nuova legge proposta dalla Commissione Europea renderebbe illegale “coltivare, riprodurre o commerciare” i semi di ortaggi che non sono stati “analizzati, approvati e accettati” da una nuova burocrazia europea denominata “Agenzia delle Varietà Vegetali europee”.  Si chiama “Plant Reproductive Material Law”, e tenta di far gestire al governo la regolamentazione di quasi tutte le piante e i semi. Se un contadino della domenica coltiverà nel suo giardino piante con semi non regolamentari, in base a questa legge, potrebbe essere condannato come criminale.


Questa legge protesta, intende stroncare i produttori di varietà regionali, i coltivatori biologici e gli agricoltori che operano su piccola scala. «Come qualcuno potrà sospettare questa mossa è la “soluzione finale” della Monsanto, della DuPont e delle altre multinazionali dei semi, che da tempo hanno tra i loro obiettivi il dominio completo di tutti i semi e di tutte le coltivazioni sul pianeta».

Criminalizzando i piccoli coltivatori di verdure, qualificandoli come potenziali criminali i burocrati europei possono finalmente consegnare il pieno controllo della catena alimentare nelle mani di corporazioni potenti come la Monsanto. I piccoli coltivatori hanno esigenze molto diverse dalle multinazionali – per esempio, coltivano senza usare macchine e non vogliono utilizzare spray chimici potenti. Per cui, non c’è modo di registrare quali sono le varietà adatte per un piccolo campo, perché non rispondono ai severi criteri della “Plant Variety Agency”, che si occupa solo dell’approvazione dei tipi di sementi che utilizzano gli agricoltori industriali. In pratica, d’ora in poi, tutte le piante, i semi, gli ortaggi e i giardinieri dovranno essere registrati.


Tutti i governi sono, ovviamente, entusiasti dell’idea di registrare tutto e tutti. Tanto più che i piccoli coltivatori dovranno anche pagare una tassa per la burocrazia europea per registrare i semi. Gestione delle richieste, esami formali, analisi tecniche, controlli, denominazioni delle varietà: tutte le spese saranno addebitate ai micro-produttori, di fatto scoraggiandoli.
 Anche se questa legge verrà inizialmente indirizzata solo ai contadini commerciali si sta stabilendo comunque un precedente che, prima o poi, arriverà a chiedere anche ai piccoli coltivatori di rispettare le stesse folli regole.


Un tecno-governo impazzito!!! Questo è un esempio di burocrazia fuori controllo. Tutto quello che produce questa legge è la creazione di una nuova serie di funzionari dell’Ue, pagati per spostare montagne di carte ogni giorno, mentre la stessa legge sta uccidendo la coltura da sementi prodotti da agricoltori nei loro piccoli appezzamenti e interferisce con il loro diritto di contadini a coltivare ciò che vogliono».  Inoltre è molto preoccupante che si siano dati poteri di regolamentare licenze per tutte le specie di piante di qualsiasi tipo e per sempre – non solo di piante dell’orto, ma anche di erbe, muschi, fiori, qualsiasi cosa – senza la necessità di sottoporre queste rigide restrizioni al voto del Consiglio.

Come sempre, il diavolo si nasconde nei dettagli. Il problema di questa legge è sempre stato il sottotitolo, che dice un sacco di balle, come sul mantenimento della biodiversità e sulla semplificazione della legislazione, come se il nuovo dispositivo rendesse finalmente le cose più facili, ma negli articoli della legge c’è scritto tutto il contrario.  Esempio dove si spiega come “semplificare” le procedure per le varietà amatoriali, non si fa nessun accenno alle accurate classificazioni già elaborate dal Defra, il dipartimento britannico per l’agricoltura impegnato a preservare le varietà amatoriali. Di fatto, la maggior parte delle sementi tradizionali saranno fuorilegge, ai sensi della nuova normativa comunitaria. Questo significa che l’abitudine di conservare i semi di un raccolto per la successiva semina – pietra miliare per una vita sostenibile – diventerà un atto criminale.  Inoltre, questa legge uccide completamente qualsiasi sviluppo degli orti nel giardino di casa in tutta la comunità europea, avvantaggiando così i grandi monopoli sementieri.


E’ quello che stanno facendo i governi: stanno prendendo il controllo, un settore alla volta, anno dopo anno, fino a non lasciare più nessuna libertà, al punto di ridurre le popolazioni alla schiavitù in un regime dittatoriale globale.

Si avvera così la “profezia” formulata da Adams nel libro “Freedom Chronicles 2026” (gratuito, scaricabile online), nel quale un “contrabbandiere di semi” vive in un tempo in cui le sementi sono ormai divenute illegali e c’è gente che, per lavoro, ne fa contrabbando, aggirando le leggi orwelliane imposte della Monsanto. L’incubo pare destinato a trasformarsi in realtà: «I semi stanno per diventare prodotti di contrabbando», afferma Mike Adams. «Chiunque voglia prodursi il suo proprio cibo sta per essere considerato un criminale».  Questo, conclude Adams, è il dominio totale sulla catena alimentare. «Tutti i governi cercano un controllo totale sulla vita dei cittadini». Per questo, oggi «cospirano con le multinazionali come la Monsanto», ben decisi a confiscare la libertà più elementare, cioè il diritto all’alimentazione. «Non vogliono che nessun individuo sia più in grado di coltivare il proprio cibo».

FATE AZIONI D’AMORE PARTENDO DA UN SEME


Fate una bomba di semi da gettare ovunque e in ogni luogo! Mettete fiori nei cannoni: era un detto degli anni ’70, della Flower Power Generation.  Oggi i figli dei fiori si sono trasformati in molteplici manifestazioni umane, come i guerriglieri del Guerrilla Gardening.
Gli attivisti della semina selvaggia se ne vanno, a volto coperto nella notte, a seminare fiori e ortaggi nelle zone degradate della città, creano delle aiuole stupende e coloratissime, preparano bombe di terra e semi e le gettano dove ci sia un lenzuolo di terreno disponibile. Fanno cultura, celebrano la vita oltre la specie, credono in un’idea, sono pacifisti.
Seminano Amore attraverso dei piccoli semini.
Tutti noi possiamo fare la guerriglia dei semi, uscire alla sera o anche al mattino con un cestino pieno di bombe di semi e spargere la vita sulla terra.

Gianni Tirelli – con l’ausilio della Rete

Fonte: visto su STAMPA LIBERA del  22 maggio 2013
Link: http://www.stampalibera.com/?p=63140





L’ARCA DI NOE’ DELLE SEMENTI AL POLO NORD: PERCHE'?





di  Cristina Bassi


Globalreasearch.ca nel dicembre 2007 pubblicava un articolo incredibilmente shockante, che anche chi si appassiona agli slogan siano essi ecologisti, maltusiani o tecnicisti, dovrebbe leggere ( Nella versione inglese del sito). 
Lo sintetizzo in italiano nel seguito.
Si trattava di questo: tra i ghiacci dell’isola di Spitsbergen, remoto arcipelago delle Svalbard (mare di Barents, a ca 1000 km dal Polo Nord) era in via di completamento una superbanca delle sementi, destinata a contenere i semi di qualche milione di varietà di piante di tutto il mondo. Una «banca» scavata nel granito, chiusa da due portelloni a prova di bomba con sensori rivelatori di movimento (facilmente controllabile cosi quello umano visto il territorio desolato), speciali bocche di areazione, muraglie di cemento armato spesse un metro.

Dopo qualche anno, possiamo ben notare come la “profezia” orwelliana sia sempre più davanti  ai nostri occhi . Sarebbe una offesa alla nostra intelligenza umana, nonchè coscienza , non volerne prendere atto. Questo non significa restare incollati alla oscurità che avanza, al disfattismo e alla impotenza, anche se è altrettanto evidente che sono sentimenti che ci stanno attraversando.

Per alcuni di noi (realisticamente pochi, anzi –issimi)  le cose si chiariscono sempre più oltre le faziosità ideologiche, le proiezioni emozionali e le tifoserie da stadio e resta il pugno allo stomaco del “che fare?” . Non penso che questa risposta debba essere affrontata seriamente e direttamente su questo sito, men che mai su un “social network”… (indovinate un po’, a caso,...quale). Ma certo nei singoli queste osservazione e pensieri stanno girando.  
La via della pratica spirituale, del collegamento costante con la Fonte, del Ringraziamento, restano per me l’ancora di salvezza, mentre non lo sono la fuga in vaghi universi di “amore”, ini narcisismo spirituale, o in negazionismo per paura: ora più che mai la vera protagonista in tutti i campi.




Ma torniamo ai ghiacci delle Svalbard e all’articolo ottimo di cui sopra, di William Engdahl.
Il governo norvegese, titolare dell’arcipelago, rendeva noto che il “caveau” aveva come scopo quello di  «conservare per il futuro la biodiversità agricola».
Inevitabile che emozionalmente ci si chieda se non sia una specie di “arca di Noè” per una Apocalisse prossima ventura…

Andiamo per gradi: chi finanzia questo avveniristico progetto? La Fondazione Rockefeller, insieme a Monsanto e Syngenta, anzi la Fondazione Syngenta (azienda svizzera maggior produttrice di semi OGM e agrochimici) e la Pioneer Hi-Bred che studia OGM per la multinazionale chimica DuPont.

Un gruppo certamente interessante a cui... non poteva mancare anche Bill Gates, attraverso la sua fondazione senza scopo di lucro, Bill & Melinda Gates Foundation. Questa dà al progetto 30 milioni di dollari l’anno.

L’acuto Endegahl si chiede: queste persone non buttano soldi in pure utopie umanitarie. Quale è dunque  il futuro che prevedono, per creare una simile banca semi?

La Rockefeller Foundation - ricorda Engdahl-  è quella che negli anni ‘70 finanziò con 100 milioni di dollari la prima idea di «rivoluzione agricola genetica». Un’”opera” che cominciò con la creazione dell’Agricolture Development Council (emanazione della Rockefeller Foundation), e poi dell’International Rice Research Institute (IRRI) nelle Filippine (cui partecipò la Fondazione Ford).

Nel 1991 questo centro di studi sul riso si unì al messicano (ma sempre dei Rockefeller) International Maize and Wheat Improvement Center, poi con un centro analogo per l’agricoltura tropicale (IITA, sede in Nigeria, finanziamento Rockefeller). Questi infine formarono il CGIAR, Consultative Group on International Agricolture Research.

In varie riunioni internazionali di esperti e politici, tenuti nel centro conferenze della Rockefeller Foundation a Bellagio-Como,  il CGIAR fece in modo di convogliare a sé la FAO (l’ente ONU per cibo e agricoltura), la Banca Mondiale (allora capeggiata da Robert McNamara) e il Development Program (ONU).

La CGIAR invitò, ospitò e istruì generazioni di scienziati agricoli, soprattutto del Terzo Mondo, sulla “grandezza” dell’  agribusiness, nonchè sulla nascente industria dei semi geneticamente modificati. Tornati alle loro patrie, questi signori  costituirono una notevole rete di influenza perché la Monsanto entrasse sul mercato con il suo agribusiness.
«Con un oculato effetto-leva dei fondi inizialmente investiti», scrive Engdahl, «negli anni ‘70 la Rockefeller Foundation si mise nella posizione di plasmare la politica agricola mondiale. E l’ha plasmata».

Tutto sotto la bandiera della scienza umanitaria, alias “la fame nel mondo” e di una nuova agricoltura, perfetta per il mercato libero globale.

La genetica, apprendiamo dall’articolo, è una vecchia passione dei Rockefeller: fin dagli anni ‘30, quando si chiamava «eugenetica», ed era studiata molto nei laboratori tedeschi come ricerca sulla purezza razziale.

A questo punto con una breve digressione ma pertintente, segnalo un ottimo film-documento ENDGAME;  sottotitolato in ITA lo trovate su youtube: http://www.youtube.com/watch?v=G7J5AqdoCY0 (14 sezioni che trovate indicate al link). Avviso che lo stomaco avrà le sue difficoltà di digestione insieme al resto del sistema corpo-mente-spirito. Ciononostante merita la conoscenza per la nota equazione spirituale: “ La verità vi renderà liberi”.

Tornato al diletto genetista della Rockefeller Foundation, essa finanziò generosamente  molti scienziati, che dopo la caduta di Hitler furono portati in USA dove continuarono a studiare e sperimentare.

 Nel 1946, Nelson Rockefeller lanciò la «Rivoluzione Verde» dal Messico, in compagnia di Henry Wallace, che era stato ministro dell’Agricoltura sotto Roosevelt, e si preparava a fondare la già citata Pioneer Hi-Bred Seed Company. Norman Borlaug, l’agro-scienziato acclamato padre della Rivoluzione Verde con un Nobel per la pace, lavorava per i Rockefeller. La finalità proclamata era quella di vincere la fame del mondo, in India, in Messico.

Rileggendo la frase pronunciata da Henry Kissinger negli anni ‘70, mentre nasceva la CGIAR, ovvero: «Chi controlla il petrolio controlla il Paese; chi controlla il cibo, controlla la popolazione», viene qualche dubbio legittimo se di umanitarismo si fosse trattato. Per inciso: il petrolio, i Rockefeller lo controllavano già con la Standard Oil, guida del cartello petrolifero mondiale.

Oggi pare proprio che la Rivoluzione Verde fosse una specie di pubblicità per gli OGM; il suo vero esito è stato quello di accaparrarsi la produzione agricola familiare ed assoggettare i contadini, specie del Terzo Mondo, agli interessi di tre o quattro colossi dell’agribusiness euro-americano, cosa che fu resa possibile attraverso la raccomandazione e diffusione di nuovi «ibridi-miracolo» che davano raccolti «fantastici», preparati nei laboratori delle big multinazionali.

Tali semi ibridi sono un bel business, poichè non si riproducono o si riproducono poco ed obbligano quindi i contadini a comprare ogni anno nuove sementi, anziché usare (come in uso da millenni) parte del loro raccolto per la nuova semina. Stiamo parlando di semi brevettati, che ovviamente costavano parecchio e che praticamente sono un monopolio della Dekalb (Monsanto) e della Pioneer Hi-Bred (DuPont)

Ai semi ibridi seguirono ovviamente “indispensabili fertilizzanti chimici Monsanto e DuPont” e con l’arrivo degli OGM, gli assolutamente necessari anti-parassitari e diserbanti studiati apposti per quello specifico seme OGM. Tutto brevettato, tutto a grandi costi.

I contadini che per secoli avevano coltivato per l’autoconsumo e il mercato locale,  non avevano tanto denaro ma... no problem, ecco la soluzione: buttarsi a produrre derrate non da consumo ma da vendita sul mercato globale, cash-crop come si suol dire, ovvero raccolti per fare cassa.

Illusione pensare che in questo i contadini fossero autonomi: potevano vendere sì all’estero ma sotto controllo degli intermediari globali, come la Cargill, la Bunge Y Born, la Louis Dreyfus…

La Banca Mondiale di McNamara, forniva ai Paesi sottosviluppati dei prestiti per creare canali d’irrigazione moderni e dighe; poiché però i contadini non producevano mai abbastanza, la Chase Manhattan Bank dei Rockefeller si offriva di ripagare i debiti contratti per comprare pesticidi, OGM e sementi ibride brevettati, creando cosi un indebitamento da parte dei contadini, con regime privatistico. Così i tassi d’interesse inghiottirono il “fantastico raccolto” e a molti anche la terra. I contadini, soprattutto in India, dovettero lavorare una terra non più loro, per pagare i debiti.

La stessa rivoluzione sta prendendo piede in Africa, con le estese monoculture di cotone geneticamente modificato, ovvero sementi sterili da comprare ogni anno.

Dal 2007 la Monsanto, insieme al governo USA, ha brevettato su scala mondiale sementi «Terminator», ovvero sementi che si suicidano dopo il raccolto, secondo la  «Genetic Use Restriction Technology», ossia volta a ridurre l’uso di sementi non brevettate.

La estensione di sementi geneticamente modificate (= di cloni con identico corredo genetico) è ovviamente un pericolo incombente per la nutrizione di noi tutti: se una malattia distrugge tutti i cloni, la carestia incombe.

Ed ecco che qui forse comincia ad apparire chiaro, ci ricorda Engdahl, il perché si stesse costruendo quest’Arca di Noè delle sementi alle Svalbard: quando arriva la catastrofe, le sementi naturali dovranno essere controllate dal gruppo dell’agribusiness, e da nessun altro.

Le banche di sementi, secondo la FAO, sono 1.400, già per la maggior parte negli Stati Uniti. Le più grandi sono usate e possedute da Monsanto, Syngenta, Dow Chemical, DuPont; le altre banche sono in Cina, Giappone, Corea del sud, Germania, Canada, forse non tutte sotto il controllo diretto dei grandi gruppi.

 Engdahl ricorda anche le parole del professor Francis Boyle, lo scienziato che stilò la prima bozza delle legge americana contro il terrorismo biologico (Biological Weapons anti-Terrorism Act), approvata dal Congresso nel 1989. Francis Boyle sostiene che «il Pentagono sta attrezzandosi per combattere e vincere la guerra biologica», e che Bush ha a questo scopo emanato due direttive nel 2002, adottate «senza conoscenza del pubblico». Per Boyle, nel biennio 2002-2004, il governo USA ha già speso 14,5 miliardi di dollari per le ricerche sulla guerra biologica. Il National Institute of Health (ente governativo) ha connesso 497 borse di studio per ricerche su germi infettivi con possibilità militari. La bio-ingegneria è ovviamente lo strumento principale in queste ricerche.



Ma non è tutto, Engdahl continua: nel 2001, una piccola ditta di ingegneria genetica californiana, la Epicyte, annunciava di aver prodotto un mais geneticamente modificato contenente uno spermicida: i maschi che se ne nutrivano diventavano sterili. Epicyte aveva creato questa semente miracolo con fondi del Dipartimento dell’Agricoltura USA (USDA), il ministero che condivide con Monsanto i brevetti del Terminator.

A quel tempo, la ditta era in una joint-venture con DuPont e Syngenta. Ancor prima, anni ‘90, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, ossia l’ONU) lanciò una vasta campagna per vaccinare contro il tetano le donne delle Filippine, Messico e Nicaragua, fra i 15 e i 45 anni. Strano… solo le donne, forse che “gli uomini, nei Paesi poveri, sono esenti da tetano, e non si feriscono mai con ferri sporchi e arruginiti”?

 Questa domanda se la fece anche il Comite pro Vida, l’organizzazione cattolica messicana che fece cosi esaminare il vaccino fornito dall’OMS gratuitamente e abbondantemente alle donne di età fertile: scoprì che esso conteneva gonadotropina corionica umana, un ormone naturale che, attivato dal germe attenuato del tetano contenuto nel vaccino, stimolava speciali anticorpi che avrebbero impedito alle donne di portare a termine la gravidanza.

Risultò che questo vaccino-miracolo era il risultato di 20 anni di ricerche finanziate dalla Rockefeller Foundation, dal Population Council (dei Rockefeller), dalla CGIAR (Rockefeller), dal National Institute of Health (governo USA)… e anche la Norvegia aveva contribuito con 41 milioni di dollari al vaccino antitetanico-abortivo.

Si la Norvegia…lo stesso Stato partecipante “al gruppo dell'Arca di Noè”  che la sorveglierà nelle sue Svalbard.

Tutto ciò Engdahl lo ricollega alla “passione” antica dei Rockefeller per l’eugenetica del Reich; a ciò che si chiamava «eugenetica negativa» e perseguiva l’estinzione sistematica delle razze indesiderate e dei loro corredi genetici.

Del resto, ci ricorda, Margaret Sanger, che fondò (con patrocinio Rockefeller) il Planned Parenthood International, (una sorta di Ente Internazionale per i genitori e per il controllo delle nascite) lanciò un programma sociale nel 1939, chiamato «The Negro Project». Come scrisse in una lettera ad un amico fidato: «Vogliamo eliminare la popolazione negra».

Riportando il calendario alla data odierna (25 marzo 2010) e restando a quelle latitudini: pochi giorni fa (il 21 marzo 2010) un vulcano dormente nel sud dell’Islanda ha rumorosamente ricordato di esistere, eruttando sui ghiacci dopo 200 anni. Chissà che non sia un commento severo ma chiaro della Natura vicina.


Fonte: visto su helivingspirits.net




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