venerdì 24 gennaio 2014

IL RITMO PIPINIANO

Tracce  di un affresco raffigurante l’immagine della Iconografia Rateriana della citta di Verona.  Via Leoni 19,   negozio Basesi.


EPOCA  II – CAPO   II

SOMMARIO. - Prime pubblicazioni - I codici di Lobbes e di Rimini - Edizioni recenti - Autore - Epoca - Partizione del Ritmo - Sua importanza - Testo dei «Versus de Verona ».


Per la storia della chiesa veronese è di sommo interesse un carme latino della fine del secolo VIII; o del principio del secolo IX, detto Ritmo Pipiniano, in alcuni codici Versus de Verona, in altri De laudibus Veronae.  Una parte di esso fu pubblicato sulla fine del secolo XVI dal nostro storico Dalla Corte(1);  più tardi fu pubblicato intiero, ma molto scorretto da Mabillon (2), indi da Muratori (3). Ma erano pubblicazioni molto imperfette: il merito d'averci procurato una pubblicazione abbastanza esatta fu del nostro Scipione Maffei.

Quando il nostro vescovo Raterio dal vescovado di Verona si ritirò nel monastero di  Lobbes nel Belgio, portò con sè alcuni manoscritti preziosi per la storia della nostra chiesa; tra questi un codice contenente il carme in lode di Verona col titolo Versus de Verona.  Il nostro Maffei nel 1736 si recò a Lobbes per aver notizie di Raterio e dei codici rateriani (4); ma non vi trovò l'abate Teodolfo: lo trovò più tardi a Bruxelles, e per mezzo di lui, oltre molti aneddoti veronesi, potè aver una copia del codice dei Versus de Verona accertata per conforme all'originale con postilla dello stesso abate Teodolfo.  Questa copia apparve ben presto ancor più preziosa, quando per la soppressione di quel monastero nel 1793 andò smarrito il codice originale. Secondo quella copia, che ora si trova nella nostra biblioteca Capitolare (5), il Maffei pubblicò il carme (6); e quella pubblicazione die' tosto causa ad alcune dispute tra gli eruditi.

Più tardi il carme fu nuovamente pubblicato da Biancolini dietro un codice che si trovava presso ai Celestini di Rimini e fu scritto da Peregrinus De Peregrinis  sulla fine del secolo XV (7): una copia di esso, come accennava il Biancolini, si trovava presso il canonico Muselli arciprete della cattedrale. Anche questo codice dei Celestini differisce non poco da quelli pubblicati antecedentemente:  noi non tenteremo di cercare qual codice meglio corrisponda all'originale; questione di poca utilità ed insolubile: soltanto accenneremo ad alcune varianti di maggior rilievo storico. Recentemente dietro ispezione di altri codici, con nuove varianti e secondo diversi principi di apprezzamento fu pubblicato da due eruditi tedeschi, Dümmler (8) e Traube (9).

Nel secolo XVIII si disputò molto fra i nostri sull'autore del ritmo. Alcuni vollero fosse un veronese: forse quel Gaidhaldus rector, ossia parroco di qualche chiesa veronese, al quale si attribuisce un ritmo acrostico « Gracia excelsa »(10). Secondo il Cenci sarebbe quell'Adaelardus monaco di Corbeja, che da Carlo Magno fu assegnato quale consigliere al figlio Pipino, quando questi risiedeva in Verona (11). Qualcuno stette per il monaco Alcuino; qualche altro per un anonimo autore eziandio del ritmo De Mediolano civitate (12). Questa pure è una questione insolubile (13).

Quanto all'epoca, questa in generale è segnata dallo stesso autore « Magnus in te habitat Pipinus piissimus »: ora Pipino regnò dall'anno 781 all'anno 810. Entro questi limiti, parrebbe  il Ritmo anteriore alla traslazione del Corpo di s. Zeno (807), che non vi è accennata. Qualcuno lo ritiene di poco posteriore al vescovo Annone: anzi qualcuno attribuisce all'epoca annoniana, e forse allo stesso Annone, la massima parte sino al verso « ab Austriae finibus »: l'ultimo tratto agli ultimi anni di Pipino.

Per il suo contenuto il ritmo si può dividere in tre parti.

La prima (terz. 1-8) dà la topografia profana di Verona, quale essa era all' epoca romana.

La seconda (terz, 8-18), dopo aver detto di Gesù Cristo sino alla sua ascensione, dà il catalogo dei vescovi di Verona da sant'Euprepio a S. Zeno: di questo santo racconta la predicazione ed alcuni miracoli: elogia particolarmente i tre vescovi Euprepio, Procolo e Cricino.
Questa parte è assai importante per la storia di Verona; ed era importantissima verso la metà del secolo XVIII, quando non si conosceva ancora il Velo di Classe: fu essa, che indusse il Maffei ed altri con lui a correggere la serie dei nostri primi otto vescovi data dall'Ughelli (14); e la tesi del Maffei, dapprima poco gradita agli eruditi veronesi, ebbe poi una conferma decisiva nel Velo di Classe.

La terza parte (terz. 19-31) dà la topografia sacra di Verona, meglio, del contorno di Verona: designa la posizione delle sue chiese, a mattina, a mezzogiorno, a sera. Si diffonde molto intorno a sant'Annone ed ai santi martiri Fermo e Rustico, alla ricuperazione delle loro reliquie ed alla decorosa reposizione delle stesse nella nuova chiesa a loro dedicata nella parte meridionale di Verona: nominando poi le singole chiese, oltre il santo titolare, indica alcuni santi, dei quali si conservano in ciascuna chiesa alcune reliquie.

Da questa terza parte sappiamo di alcune chiese esistenti nel contorno di Verona verso la fine del secolo VIII. Ad oriente erano:
S. Stefano ricco di reliquie di santi vescovi e martiri, S. Pietro in Castello, S. Giovanni in Valle, S. Faustino, S. Nazaro, S. Maria fuori porta Organa (15),  S. Vitale.  Verso il mezzogiorno il nostro autore non indica che la chiesa dei SS. Fermo e Rustico, la quale dà a lui occasione opportuna per diffondersi nelle notizie dei loro corpi, dell'urna preziosa in cui furono riposti dal vescovo sant'Annone. Verso occidente nota le chiese di S. Lorenzo, SS. Apostoli, S. Martino in Aquario. L'autore tace delle chiese, che erano nel centro della città,  e  di quelle che ne erano molto discoste: era suo scopo dire di quelle che la circondavano per difenderla dall'oste maligno: « O felicem te, Verona, sic ditata et inclita - qualis es circumvallata custodibus sanctissimis - qui te defendant et expugnent ab hoste nequissimo ».

Termina con alcuni elogi al re Pipino, che allora dimorava in Verona, e chiude con questa doxologia: « Gloriam canamus Deo regi invisibili - qui talibus adornavit  te  floribus mysticis - in quantis et resplendes sicut sol irradians ».

Il canonico Dionisi opinava che la Verona descritta nel ritmo fosse quella figurata nella iconografia rateriana (16): ma il Cipolla pensa che questa sia posteriore al ritmo, e forse di circa un secolo (17).

Noi diamo il ritmo, quale esso è nell'edizione Diimmler; in calce noteremo solo quelle varianti, che possono aver qualche interesse nel campo della storia.


VERSUS DE VERONA


1. Magna et praeclara pollet urbs haec in Italia
in partibus Venetiarum, ut docet Isidorus (18),
que Verona vocitatur olim ab antiquitus.

2. Per quadrum est compaginata, murificata firmiter:
quadraginta et octo turres fulgent per circuitum,
ex quibus octo sunt excelsae (19), quae eminent omnibus.

3. Habet altum laberintum magnum per circuitum,
in quo nescius ingressus non valet egredere,
nisi igne cum lucerne, vel a filo glomere.

4. Foro lato spatioso sternuto lapidibus,
ubi quattuor in cantos magni instant fornices;
plateae mirae sternutae de sectis silicibus.

5. Fana et tempIa constructa ad deorum nomina,
Lunis, Martis et Minervis, Iovis atque Veneris,
et Saturni sive Solis, qui prefulget omnibus.

6. Et dicere lingua non valet hujus urbis scemata:
intus nitet, foris candet circumsepta laminis,
in aere pondos deauratos, metalla  haud communia.

7. Castro magno et excelso, et firma pugnacula,
pontes lapideos firmatos super flumen Atesis (20),
quorum capita pertingunt in orbem ad oppidum.

8. Ecce, quam bene est fundata a malis hominibus,
qui nesciebant legem dei nostri atque vetera
simulacra venerabant lignea, lapidea.

9. Sed postquam venit ergo sacer plenitudo temporum,
incarnavit  deitatem nascendo ex virgine,
exinanivit semet ipsum,  ascendit  patibulum:

10. Inde depositus ad plebem Iudaeorum pessimam,
in monumento conlocatus, ibi mansit triduo,
inde resurgens cum triumpho, sedit patris dextera.

11. Gentilitas hoc dum cognovit, festinavit credere,
quia vere deus caeli ipse terrae conditor,
qui apparuit in mundo per Mariae uterum.

12. Ex qua stirpe processerunt martyres, apostoli,
confessores et doctores et vates sanctissimi,
qui concordaverunt mundum ad fidem catholicam.

13. Sic factus et adimpletus est sermo Daviticus,
quod coeli clariter enarrant gloriam altissimi,
a summo caelorum usque ad terrae terminum.

14. Primum Veronae praedicavit Euprepus episcopus,
secundus Dimidrianus, tertius Simplicius,
quartus Proculus confessor pastor et egregius.

15. Quintus fuit Saturninus et sextus Lucilius,
septimus fuit Gricinus doctor et episcopus,
octavus pastor et confessor  Zeno martyr inclitus.

16. Qui Veronam predicando reduxit ad baptismum,
a malo spiritu sanavit Galieni (21) filiam,
boves cum homine mergentes reduxit a pelago.

17. Et quidem multos liberavit ab hoste pestifero,
et mortuum resuscitavit ereptum e fluvio,
idola multa destruxit per crebra ieiunia.

18. Non  queo  multa narrare hujus  sancti  opera,
quae a Syria veniendo usque in Italiam,
per  ipsum  omnipotens  deus  ostendit  mirabilia.

19.  O felicem te, Verona, sic ditata et inclita,
qualis es circumvallata custodibus sanctissimis,
qui te defendant et propugnent ab hoste iniquissimo.

20. Ab oriente habes primum protomartyrem Stephanum,
Florentium, Vindemialem et Maurum episcopum, Mammam, Andronieum et Probum
cum quadraginta martyribus

21. Deinde Petrum et Paulum et Iacobum apostolum,
precursorem baptistam Iohannem, et martyrem
Nazarium una cum Celso, Vietore, Ambrosio (22),

22.  Inclitos martyres Christi Gervasium et Protasium,
Faustinum atque Iovitam, Eupolum, Calocerum
Domini matrem Mariam, Vitalem, Agricolam;

23.  In partibus meridianis Firmum et Rustieum,
qui olim in te susceperunt coronas  martyrii,
quorum corpora ablata sunt in maris insulis.

24. Quando complacuit deo regi invisibili.
in te sunt facta renovata per Annonem presulem
temporibus principum regum Desiderii et Adelchis,

25. Qui diu moraverunt sancti non (23) reversi sunt,
-          -          -          -          -          -          -          -         
-          -          -          -          -          -          -          -         

26. Quorum corpora et insimul condidit  episcopus,
aromata, galbanum, stacten et argoido,
mirra et gutta et cassia et tus lucidissimum.

27. Tumulum aureum coopertum, circundat centonibus (24),
color interstinctus mire mulcet sensus hominum,
modo albus, modo niger inter duos purpureos (25).

28. Haec, ut valuit, paravit Anno praesul inclitus,
proba cuius fama claret de bonis operibus
ab Austriae finibus terrae usque Neustriae terminos.

29. Ab occidente custodit Syxtus et Laurentius,
Ypolitus, Apollinaris, duodecim apostoli
Domini, magnus confessor Martinus sanctissimus.

30. Iam laudanda non est tibi urbs in Ausonia
splendens, pollens et redolens a sanctorum corpore,
opulenta inter centum sola in Italia.

31. Nam te conlaudat Aquilegia, te conlaudant Mantua,
Brixia, Papia, Roma, simul et Ravenna:
per te portus est undique in fines Liguriae.

32. Magnus habitat in te rex Pipinus piissimus,
non oblitus pietatem aut rectum iudicium,
qui bonis agens semper cunctis facit prospera.

33. Gloriam canamus deo, regi invisibili,
qui talibus adornavit te floribus mysticis,
in quantis et resplendes, sicut sol irradians (26).

Nel codice di Lobbes segue qui un'invocazione: « Sancte Zeno ora pro me et cunctis hominibus »,  Prova evidente dell'origine veronese di quel codice (a).


NOTE

1 - DALLA CORTE, Istoria di Verona I. pag. 52 (Verona 1596).

2 - MABILLON,  Analecta vetera I.  371 (Ed. l, 1675).

3 - MURATORI, Rerum Italic.  Scriptores II. P. II. Pag. 1095.

4 - Vedi BALLERINI,  Ratherii opera pag. XII, seq. (Verona 1765); SPAGNOLO, Scip. Maffei e il suo viaggio all'estero pag. 33 (Verona 1903).

5 - Cod. CXVI. (106). - L'antichissimo codice zenoniano, dal quale s'eran fatte le edizioni precedenti, perì nell'incendio di quel monastero l'anno 1775.

6 - MAFFEI, Istoria diplomo pag. 178, Verona illustr. I, 369, Ist. Teolog. Append.  De priscis Veronce episcopis pag. 237.

7 - BIANCOLINI, Chiese di Verona I. 160, Diss. sui Vesc. II.  Docum. I  pag. 115.  Egli usò pare il codice di Lobbes.

8 - DUEMMLER, Poëtae latini cevi Carolini I. pag. 118·121, tra i Monum. Germ. (Berolini 1880).

9 - TRAUBE, Karolingische Forschungen pag. 114, seg.  (Berlin 1888).

10 - Codice Capito XC (85) della fine del secolo IX. MURATORI, Antiqu. Ital.  III. 677.
11 - CENCI, Dissert... intorno all'epoca dei santi Euprepio, ... pag. 185·198.  Vedi anche DIONISI, Il ritmo dell'anonimo pipiniano volgarizzato ... (Verona 1773).  

12 - Si trova presso DUEMMLER, op. cit. pag. 24.

13 - Vedi BRUNATI, Vite dei santi veronesi pag. 52. Ms. della Comunale.

14 - MAPFEI, Istoria teologica Append. Pag. 239, seg.

15 – MAPPEI  Verona illust. Storia, Lib. XI, e CIPOLLA, L'ant, iconogr. di Verona, pag.  14, vorrebbero veder qui indicata la chiesa di Santa Maria Mater Domini: ma è troppo chiaro che ben altra è la località indicata dal ritmo.

16 - DIONISI, Il ritmo ecc.

17 - CIPOLLA, Op. cito pag. 10-14.

18 - "De Verona nihil  habet Isidorus », DUMMLER. pag. 119.

19 - DIONISI, Il ritmo pipiniano ... , vorrebbe che le quarantotto torri fossero i quarantotto vescovi, e per ciò preferisce la voce « excelsi » data da qualche codice. La variante « excelsi » è pure accettata da Traube.

20 -  Di un ponte « ingens marmoreus miri operis mireeque magnitudinis » ci attesta anche LIUTPRANDUS, Antop .. Lib. II. cap. 40, presso PERTZ III. 295.

21 - Dei codici, alcuni hanno «Galli »; qualche altro «Aeliani ».

22 - In qualche codice questi due versi sono: « Precursorem baptistam Joannem et martyrem Nazarium - una cum Celso Victore, Ambrosio et Blasio ». Ma probabilmente il nome « Blasio » fu un'aggiunta posteriore.

23 - Il codice di Rimini omette « non »; omissione di massima importanza nella questione agitatasi nel secolo XVIII tra veronesi e bergamaschi. Vedi BIANCOLINI, Chiese di Verona II. 775, segg.

24 - Il codice di Lobbes ha « preconibus », Il Maffei un po' arbitrariamente vi ha sostituito « centonibus »; nella quale voce egli e poi Biancolini « intendevano tre pezzi di drappo d'oro, ornati a ricamo colle immagini e coi nomi dei diversi vescovi veronesi... lavorati per ornamento dell'altare o del sepolcro dei santi Fermo e Rustico nella nostra chiesa di S. Fermo Maggiore », Così DUMMLER, Op. cit. pag. H9. Però vedi CIPOLLA, II Velo di Classe pag. 56 in calce.

25 - LUD. TR.4.UBE da altri codici così riferisce questa terzina:
Tumuli aureum coperclum circumdat preconibus;
color serici distinctus mulcet sensus hominum,
modo albus, modo niger, inter duos purpureus.

26 - Altri codici hanno: « sicut solis radiis ».


ANNOTAZIONI AGGIUNTE AL CAP. II (a cura di A. Orlandì)


(a) Pag. 171. - Dopo il tempo in cui scrisse mons. Pighi, il celebre «Ritmo pipinìano » fu studiato e integralmente o parzialmente pubblicato più volte. Vale la pena di riportare qui la bibliografia utile a lettori e studiosi:
SIMEONI, Luigi - Veronae rythmica descriptio, in « Rerum Italicarum Scriptores » - Nuova edizione riveduta e corretta con la direzione di Giosuè Carducci e Vittorio Fiorini. Bologna, 1920, Tomo II, parte I.
De Laudibus Veronae - Il ritmo pipiniano. A cura di E. Rossini, Verona, Vita Veronese, 1956, pp. 71 (Collana « Lo Scrigno, 16 »). Utile per una rapida lettura del testo e informazioni essenziali.
G. B. PIGHI, Versus de Verona. Versus de Mediolano civitate.  Bologna, Zanichelli, 1960, pp. 153. (Studi pubblicati dall'Istituto di Filologia Classica, VII). Questa è l'ultima autorevole edizione critica della celebre composizione.
Per completezza diamo anche altre pubblicazioni in cui si trova stampato o si parla del ritmo: G. B. PIGHI,  Verona nell'VIII secolo. Testi raccolti ed illustrati. Verona, Valdonega, 1963, pp. 60; M. CARRARA, Verona medioevale. Gli scrittori latini, in « Verona e il suo territorio ». II, Verona, 1964, pp. 351-420.



Fonte:  srs di Giovanni Battista Pighi, da CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE, volume I


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