martedì 29 aprile 2014

VESTA DEI VENETI: CRONACA DI UNA FESTA SPIATA



Primi insidias icere- (“Per primi scopriamo le insidie” motto della DIGOS, la polizia politica italiana)


Quando ad un popolo appartengono uomini e donne disposti a provare l’umiliazione del carcere pur di difendere le proprie idee quel popolo ha già vinto.  Venerdì 25 aprile 2014 in piazza San Marco erano presenti anche questi uomini e queste donne ed intorno a loro vi era un popolo che nonostante le intimidazioni da parte di chi si professa servitore dello stato ma che di fatto sta servendo lo “status quo” di chi ci ha già rubato il futuro e non contento vuole mortificare la nostra dignità.
Queste intimidazioni sono cominciate prima dei festeggiamenti alimentando lo spauracchio con la dichiarazione della presenza di oltre 100 agenti in tenuta antisommossa, e  sono continuate dopo la festa fornendo fantomatiche dichiarazioni di valutazione di reato per aver portato la bandiera di San Marco in Piazza San Marco nei confronti di qualche migliaio di Veneti che con i loro figli hanno rivendicato pubblicamente la propria identità, senza bisogno di mettersi caschi neri bardature protezioni o scudi di plexiglass come fanno di solito dei civilissimi italiani quando manifestano nella loro capitale….non una carta di caramella era rimasta per terra dopo il passaggio di questi “barbari veneti”!
I pochi poliziotti in tenuta antisommossa presenti nella piazza erano visibilmente annoiati alla fine della giornata (neppure un rimprovero da poter fare, neppure una piccola sgridata contro questi veneti indemoniati che gridano continuamente il nome di un santo…solo un po’ di imbarazzo visto che la metà degli agenti era veneta come chi portava le bandiere).
In compenso vi era una miriade di quelle telecamerine grandi come una scatola di fiammiferi in dotazione a chi come riportato nel titolo “per primo scopre le insidie” le quali registravano audio e video dei discorsi delle mamme sovversive e dei loro figlioletti (“non si sa mai, se questi crescono così siamo fottuti meglio schedarli da piccoli” si saranno detti i “cameraman” dello stato), forte era la presenza anche di pattuglie di giovanotti in borghese di cui era evidente l’appartenenza già dalla postura, dall’abbronzatura e dal modo di portare i capelli “troppo perfettino” per essere quello di veneti abituati purtroppo a non avere molto tempo per queste cose.
Non di meno qualche servitore dello stato si era addirittura procurato un gonfalone di San Marco per poter meglio origliare discorsi “rivoluzionari” (tipo “Par Tera Par Mar San Marco”) e riferirli ai superiori.
Comprendo che tutte queste persone stavano semplicemente facendo il proprio lavoro e la maggior parte delle volte rendono un servizio ai cittadini per cui lungi da me voler essere offensivo nei loro confronti, ma fino a quando sarò a piede libero ritengo di poter esprimere ancora liberamente il mio dissenso verso i loro mandanti; loro fanno il proprio dovere sottopagati da uno stato in fallimento, io faccio il mio dovere nei confronti dei miei figli e del loro futuro, gratuitamente a viso scoperto, pacificamente e mettendo nome e cognome. Ma se le autorità e le istituzioni pretendono il rispetto da parte dei cittadini attuando minacce, i cittadini possono pretendere pacificamente il rispetto delle proprie idee e della propria cultura che in questo caso vorrei ricordare come millenaria.

Potrebbe aiutare a spiegare il concetto il fatto che i festeggiamenti di San Marco si tenevano ben prima dell’istituzione della questura di Venezia e della Digos o delle magistrature italiane e sappiamo benissimo tutti che “non sempre ciò che è giusto è legale e non sempre ciò che è legale è giusto”; regolamenti e leggi sono spesso promulgati da persone che non hanno la sensibilità per comprendere la gente ed i territori che le andranno a subire. Si perché noi veneti in fatto di subire siamo maestri da 150 anni.

Da qualche anno però è scattato qualcosa in noi, forse grazie al fatto di riscoprire una cultura ed una storia che ci sono state tenute nascoste, o grazie alla possibilità di poterci informare presso fonti alternative e libere, diverse da quotidiani prezzolati e lautamente finanziati dallo stato, (basti pensare al Gazzettino che ha etichettato per 2 settimane nei suoi titoloni come terroristi delle persone innocenti).

La libera circolazione delle  idee attraverso la rete sta cambiando gli assetti mondiali, così i veneti pur nella loro sonnolenza dovuta all’ubriacatura di un finto benessere ora terminato hanno cominciato a sviluppare un proprio “senso critico” che permette loro di discernere ciò che è giusto per loro da ciò che è giusto per lo stato italiano.

Pur augurando loro una lunga vita, fra qualche anno i questori ed i prefetti del veneto saranno tutti deceduti per vecchiaia, così come lo sarò io… ma i nostri figli e nipoti (quelli che sono stati spiati venerdì con le loro mamme) saranno ancora in piazza San Marco ogni 25 Aprile di ogni anno a festeggiare probabilmente con i figli e nipoti degli agenti che ci riprendevano con le telecamerine; i figli e i nipoti dei questori e prefetti italiani saranno i benvenuti come milioni di altri turisti stranieri.
Le differenze saranno però notevoli: avremo una Venezia Capitale completamente restaurata e splendente, ma soprattutto RISPETTATA, fuori da Palazzo Ducale sventolerà la bandiera Veneta insieme (forse) a quella europea e l’unico tricolore concesso sarà quello presente fuori dal consolato italiano. Le forze di polizia venete saranno presenti in piazza sorridenti nelle loro divise rosso “cremisi” ma saranno li solo per innalzare le bandiere venete su quelli che furono i pili dei tre regni di Candia, Cipro e Morea. La Repubblica Veneta non avrà bisogno di una polizia politica che “scopra le insidie” perché sarà finalmente una repubblica democratica dove saranno direttamente i cittadini a decidere sulle questioni fondamentali e non rappresentanti nominati da partiti.


Mi si obbietterà che sto farneticando e delirando di panorami impossibili; rispondo solo che quando lessi per la prima volta “La Repubblica del Leone” di Alvise Zorzi a 18 anni (circa 26 anni fa) e sognavo di come potesse essere una moderna Repubblica Veneta, non mi sarei mai aspettato di trovarmi il 25 Aprile del 2014 insieme ad altre migliaia di veneti a rivendicare il mio diritto di esistere come veneto.



Penso dunque che nel caso partisse nei miei confronti una denuncia per aver portato la bandiera di San Marco in Piazza San Marco il giorno di San Marco non arretrerei di un passo nelle mie idee e penso così sarebbe anche per gli altri veneti presenti in piazza il 25.
Ai solerti “scopritori di insidie” che ci stanno “vagliando” vorrei dire che l’unica insidia per la repubblica italiana sono coloro che li pagano per spiare dei pacifici cittadini “colpevoli” di amare e rivolere indietro la propria vera patria. Spererei altresì che i 100 poliziotti promessi dalla questura di Venezia per il 25 vengano utilizzati invece per ripulire una città violentata dalle centinaia di truffatori e venditori abusivi di merce contraffatta che scorrazzano impunemente fra ponti e calli, o le leggi italiane valgono solo per Veneti?

Piazza San Marco non appartiene ne al comune di Venezia ne allo stato italiano, appartiene ai VENETI ed è patrimonio dell’umanità!


Dunque a San Marco 2015.

M. Binotto


Fonte: visto su Raixe Venete del  28 aprile 2014-04-28


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