venerdì 31 ottobre 2014

SCUOLA AUSTRIACA, CERTO CHE PARLARE È DAVVERO FACILE




DI ROBERTO GORINI

Parlare (e scrivere) non costa nulla. È quello che ho pensato quando ho letto l’articolo del professore di economia Michele Boldrin sulla cosiddetta “Teoria Austriaca”. Questo. Indicatomi dall’amico Leonardo Facco. Eroico e indomito ricercatore di verità.

Raramente mi cimento in dibattiti sulle varie teorie economiche li considero sterili, inconcludenti e spesso talmente teorici dall’essere completamente avulsi dalla realtà. Perditempo. Da appassionato studioso di economia, preferisco applicare le teorie al business.
Tra le varie, non è un mistero che io simpatizzi per quella “austriaca”. La stessa per cui Boldrin non ha particolare stima. Peccato che la sua critica sia così piena di contraddizioni ed errori da essere (appunto) sterile e inconcludente. Mi limiterò ad elencare solo alcuni dei motivi.

-  Sostiene la sciocchezza che esista una sola teoria economica, “unica” come la chiama lui. Leggere per credere. Una teoria che ha inglobato ciò che di buono in passato è stato detto, e che ha escluso il resto. E sarebbe questo il motivo per cui la Scuola Austriaca non esiste, come se le diverse correnti di pensiero fossero un problema temporale e non ideologico. Se così fosse, la teoria unica del Boldrin sarebbe ben poca cosa: il pensiero unico per definizione è pensiero debole. Ogni forza ha bisogno sempre di una resistenza per essere misurata, ma in definitiva per esistere.

-  Non ha studiato (o non ha capito) la Teoria Austriaca. E non perché “Hermando” De Soto, come lo chiama lui, non esiste ! Ma perché, per esempio, trova risibile, l’affermazione per cui ogni spiegazione dei fenomeni sociali debba basarsi sull’azione umana. La trova ovvia. Giusto. Peccato però che finisca per sostenere una “teoria unica” basata su assurde formule matematiche. Quella teoria che ritroviamo nelle scelte dei governi e delle banche centrali.

-  Non sa spiegare perché siamo in crisi. Nell’occasione mi sono guardato un po’ dei suoi interventi e Boldrin non spiega il perché i paesi ogni tanto vadano in crisi. Facile sparare a zero su chi ha una teoria, senza sostenere la propria. E se dovessimo dare per scontato che la sua posizione sia quella della Teoria Dominante (quella unica a dir suo), dovremmo parlare di “trappola della liquidità” e di “improvvisi attacchi di panico dei consumatori”. Boiate pazzesche.

-  Commenta il nulla. Non riflette sulla Scuola Austriaca in generale, ma su singole parole come “razionalismo”, “prasseologia” o “storia”. Ma che senso ha ? Ed in effetti se ne accorge, tanto che a un certo punto scrive “se solo uno riflette un attimo sulla sequenza di parole che sto commentando si rende conto che non vogliono dire assolutamente nulla”, ed in effetti un approccio di questo tipo, da “atomista logico”, è solo una perdita di tempo.

-  Scrive male, ed è tutto tranne che un divulgatore. Le prime righe dell’articolo dimostrano che avrebbe la capacità di scrivere, ma poi si perde in una compiaciuta dimostrazione della sua “conoscenza”. Tutta intrisa di criptiche citazioni, discorsi sospesi e riferimenti personali. È evidente come il fine non sia “insegnare agli altri”, ma dimostrare “quanta ne sa”. E per un professore questo è un peccato imperdonabile.

Ora però veniamo al succo della questione. Io non ho la pretesa di essere un economista e neppure un professore di economia. Sono un imprenditore con la passione per lo studio dell’economia e della divulgazione. Ma il mio lavoro è “fare business”.
Sono vent’anni che faccio impresa, in vari settori, e con profitto. Non sono un sostenitore aprioristicamente schierato della Teoria Austriaca (a cui cambierei  nome perché fuorviante). E non penso neanche che sia perfetta. Ma il punto è questo: molti dei principi di questa scuola funzionano e servono per far soldi. Capire per esempio i cicli economici di “boom e bust” serve per calibrare gli investimenti. Per sapere quando entrare in un settore o in un paese e quando uscirne. Intuire come la massa monetaria in circolo condiziona la formazione dei prezzi, aiuta a sviluppare dei business plan più affidabili. Sapere che l’immissione di nuovo denaro fiat da parte delle banche (attività socialmente utile come sostiene Boldrin) dia un grande privilegio a qualcuno e grande maleficio ad altri è fondamentale per mettersi “dalla parte giusta”. E questo lo spiega la scuola austriaca (o il mio libro Matrix Economy), non certo Boldrin. Se avessi operato nel business in base ai contenuti della cosiddetta Teoria Dominante, sarei sul lastrico.

Talk is cheap, ovvero parlare è facile, “fare” lo è un po’ meno. Nessuno chiede a un professore di economia la prova della sua capacità di far soldi. Se così fosse la maggior parte di loro non verrebbero neanche assunti. Ed in effetti dalle università di economia, non escono bravi imprenditori o persone in grado di produrre ricchezza. Sembra strano, ma la Teoria Austriaca spiega anche il perché di questa apparente contraddizione. 
Dispiace che Boldrin contribuisca, con la sua divulgazione, a confondere le idee, già poco chiare, di tanti ignari cittadini e studenti. Ignari lavoratori (attuali e futuri) intenti a correre come criceti in gabbia. Colpa dei cattivi maestri, di cui il nostro fa senz’altro parte.


Fonte: visto su MOVIMENTO LIBERTARIO del 19 ottobre 2014



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