sabato 8 novembre 2014

COME INIZIARE UNA GUERRA E PERDERE UN IMPERO





DI DMITRY ORLOV


Un anno e mezzo fa scrissi un saggio  su come gli Stati Uniti vorrebbero vedere la Russia, intitolato L’immagine del nemico. Vivevo in Russia, al momento, e, dopo aver osservato la retorica anti-russa americana e la reazione russa, ho fatto qualche considerazione che, allora, mi sembrava importante. Si scopre adesso che ero riuscito a individuare una tendenza importante, ma dato le cose hanno cominciato a correre ad un ritmo vertiginoso, quelle considerazioni sono ormai tristemente già fuori moda, ma ecco un aggiornamento.

A quel tempo, la posta in gioco non era ancora molto alta, ma c’era molto rumore intorno a un tizio che si chiamava Magnitsky, un avvocato chi si occupava di truffe alle aziende, fu incarcerato e morì in attesa di giudizio. Quest’uomo aveva lavorato per alcuni dei maggiori truffatori occidentali che, naturalmente, non sono mai stati arrestati. Gli americani scelsero di trattare questa storia come una violazione dei diritti umani e infatti approvarono il cosiddetto “Magnitsky Act” che puniva certi individui russi, etichettandoli come violatori dei diritti umani. Allora i russi risposero con una loro legge la “Dima Yakovlev Bill“, dal nome di un orfano russo che era stato adottato da una coppia di americani, che lo lasciarono morire chiuso in una macchina per nove ore. Questo disegno di legge vietava a quei demoni di americani-che-ammazzavano-gli-orfani di adottare altri orfani russi.

Tutto sembrava ridursi ad un melodramma piuttosto scialbo.

Ma che differenza oggi da quello che era il mondo un anno e mezzo fa!
L’Ucraina, che era a quel tempo al collasso, più o meno allo stesso livello di come era sempre stata fin dalla sua indipendenza di due decenni fa, adesso è invece veramente ridotta in fin di vita, con una economia in caduta libera, una regione andata e altre due in aperta ribellione, gran parte del paese è terrorizzato dagli squadroni della morte pagati da un oligarca e da una serie di pupazzi messi lì dagli americani, nominalmente in carica ma in bilico sui loro tacchi e sul punto di cadere ad ogni momento.

Siria e Iraq, che allora stavano cuocendosi ancora a fuoco lento, adesso hanno visto scoppiare una guerra in piena regola, con ampie parti dei paesi sotto il controllo del Califfato islamico, che è stato costituito con l’aiuto degli Stati Uniti e armato con armi USA mandate agli iracheni. Il Post-Gheddafi in Libia sembra funzionare con la creazione di un califfato islamico anche lì.
In questo contesto di un profondo fallimento di tutta la politica estera statunitense, gli Stati Uniti recentemente hanno creduto opportuno accusare la Russia di avere delle proprie truppe “alle porte della NATO”, come se questo non avesse niente a che fare con il fatto che la NATO si è ampiamente estesa verso est, fino ai confini della Russia. Non sorprende quindi che le relazioni USA-Russia abbiano ormai raggiunto un punto in cui i russi abbiano creduto opportuno dare un avvertimento: qualsiasi altro tentativo occidentale di ricatto potrebbe portare ad un confronto nucleare.


Il comportamento americano in tutta questa successione di disfatte è stato molto coerente, con un elemento costante che è rappresentato dal netto rifiuto di affrontare la realtà in qualsiasi modo e in qualsiasi forma.
Proprio come avevano fatto in altre occasioni, gli americani in Siria continuano nella loro ricerca di islamici-moderati, pro-occidentali, disposti a fare tutto quello che vogliono gli americani (rovesciare il governo di Bashar al Assad), anche se poi sarà difficile fermarli quando cominceranno a distruggere tutti gli infedeli sui quali riescono a mettere le mani. Il fatto che questi islamici-moderati-filo-occidentali non esistano, non influisce assolutamente sulla strategia americana nella regione.

Allo stesso modo, in Ucraina, il fatto che il pesante investimento americano fatto per “libertà e democrazia”, o per una “società aperta” – o come vogliamo chiamarlo – abbia prodotto un governo dominato dai fascisti e una guerra civile è, secondo gli americani, solo frutto della propaganda russa. Il fatto che ci siano delle divisioni ucraine che sfilano con la bandiera delle SS di Hitler, con la benedizione dei loro collaboratori nazisti, che li considerano eroi nazionali, non è ancora abbastanza convincente.

Che cosa devono fare ancora questi nazisti per dimostrare che sono nazisti, devono costruire i forni e bruciare qualche ebreo? Il fatto che abbiano massacrato la gente dando fuoco a un palazzo – come hanno fatto a Odessa – o che abbiano sparato alla schiena di civili disarmati e che li abbiano gettati in fosse comuni – come hanno fatto a Donetsk –  non sembra bastare per convincerli.
Il fatto che ci sia un sacco di gente che si è rifiutata di accettare di essere governata da gruppo di delinquenti nazisti e che è riuscita a resistere con successo ha solo fatto in modo che gli americani li etichettassero come “separatisti filo-russi.” Questo, a sua volta, è stato il pretesto buono per dare tutta la colpa dei problemi in Ucraina alla Russia, e per imporre le sanzioni. Sanzioni che potrebbero essere ritirate se la Russia dovesse ritirare le proprie truppe dalla Ucraina. Il problema è che non ci sono truppe russe in Ucraina.

Si noti che questo tipo di comportamento non è una novità.
Gli americani invasero l’Afghanistan, perché i talebani non volevano cedere Osama Bin Laden (che era un agente della CIA) nemmeno dopo che gli americani mostrarono le prove di un suo coinvolgimento nell’ 11/9, prove che non erano vere.
Gli Americani invasero l’Iraq perché Saddam Hussein non avrebbe consegnato le sue armi di distruzione di massa, che non esistevano.
Invasero la Libia perché Muammar Gheddafi non voleva cambiare la sua posizione-ufficiale, che non aveva.
Erano pronti ad invadere la Siria perché Bashar al Assad aveva usato armi chimiche contro il suo popolo- cosa che non ha fatto.

E ora hanno imposto sanzioni contro la Russia, perché la Russia ha destabilizzato e invaso l’Ucraina, cosa che neanche la Russia ha fatto. (contrariamente agli Stati Uniti, che invece l’ hanno fatto.)

Le sanzioni contro la Russia hanno in sé una sorta di irreale, perché provocano un effetto “boomerang” e tornano indietro per colpire l’Occidente dando al governo russo l’impulso per fare quello che avrebbe voluto fare da sempre.
Le sanzioni hanno violato i diritti di un certo numero di uomini d’affari e di operatori russi, che prontamente hanno ritirato i loro soldi dalle banche occidentali, hanno ritirato i figli dalle scuole occidentali e delle università, e hanno fatto tutto quello che potevano immaginare di fare pur di dimostrare di essere dei buoni patrioti russi e non lacchè degli americani.
Le sanzioni hanno colpito anche un certo numero di aziende dell’Energia russe, bloccando qualsiasi assistenza tecnologica e finanziaria occidentale, ma questo comportamento riuscirà principalmente a colpire i guadagni delle compagnie occidentali e a favorire i loro concorrenti cinesi.
Si era sentito parlare anche di minacce di tagliare la Russia fuori dal sistema SWIFT, per rendere più difficile trasferire fondi tra Russia e Occidente, ma tutto quello che hanno prodotto queste minacce è stato di far trovare alla Russia l’impulso di creare un proprio sistema RUS-SWIFT, che comprenderà anche l’Iran, neutralizzando tutti i futuri sforzi americani di imporre altre restrizioni finanziarie.

Le sanzioni non erano destinate a causare danni economici, ma nessuno degli sforzi occidentali per infliggere un danno economico a breve termine alla Russia sta funzionando. Insieme alle sanzioni economiche è arrivato anche un calo significativo del prezzo del petrolio, tutto questo doveva colpire la Russia fiscalmente, ma dal momento che le sanzioni hanno causato un ribasso del Rublo, il risultato netto sulle finanze statali russe è in pareggio.

I prezzi del petrolio sono più bassi, ma poi, grazie anche alle sanzioni, si è abbassato anche il valore del Rublo, e dal momento che i proventi del petrolio sono ancora in gran parte in dollari, questo significa che le entrate fiscali della Russia sono più o meno allo stesso livello di prima. E dal momento che le compagnie petrolifere russe guadagnano dollari all’estero, ma spendono rubli nazionali, i loro budget di produzione rimangono inalterati.

Anche i russi hanno risposto mettendo delle contro-sanzioni, e decidendo delle mosse rapide per neutralizzare l’effetto delle sanzioni.
La Russia ha vietato l’importazione di prodotti provenienti dell’Unione Europea – orrore di tutti i contadini russi. Le sanzioni fanno male per lo più a tutti quei paesi della UE che sono particolarmente anti-russi: gli Stati baltici, che in poco tempo hanno perso un gran pezzo del loro PIL  ed alla Polonia.
Eccezione è stata la Serbia, che ha rifiutato di applicare le sanzioni. Qui, il messaggio è semplice: le amicizie che durano da molti secoli contano qualcosa; quello che vogliono gli americani non è quello che gli americani possono ottenere e la UE è solo un pezzo di carta.
Così, le contro-sanzioni si sono insinuate tra gli Stati Uniti e l’UE e, all’interno della UE, tra l’Europa orientale (che sta sopportando il costo maggiore delle sanzioni) e l’Europa occidentale e, soprattutto, stanno facendo passare un semplice messaggio: gli Stati Uniti non sono un amico per l’ Europa.

C’è qualcos’altro che sta diventando più importante nel lungo periodo: la Russia ha capito il suggerimento e si sta allontanando dall’Occidente per andare verso l’Oriente.
E’ una specie di aperta sfida ai tentativi americani di dominare il mondo per mezzo dei rapporti commerciali, ma gran parte del mondo è malata e stanca di pagare un tributo a Washington.
La Russia sta giocando un ruolo chiave nel mettere insieme un sistema bancario internazionale capace di aggirare il dollaro statunitense e la Federal Reserve USA. In questi sforzi, il territorio e la popolazione di più della metà del mondo sta esattamente dalla parte della Russia e fa il tifo ad alta voce.
Per questo lo sforzo di isolare la Russia dal resto del mondo ha prodotto l’opposto del risultato desiderato: è l’Ovest che si sta isolando dal resto del mondo.


Per altri versi, le sanzioni sono risultate effettivamente utili.
Il divieto di importare prodotti alimentari provenienti dalla UE è un vantaggio, positivo per l’agricoltura nazionale perché spiega alla popolazione un punto di vista politico importante: “non accettare di mangiare dalla mano che ti morde”.
La Russia è già uno dei più grandi esportatori mondiali di grano, e non c’è nessun motivo per cui non possa diventare completamente autosufficiente per l’alimentazione.
L’impulso a riarmarsi per far fronte a una potenziale invasione NATO sulle frontiere russe (ora ci sono truppe americane di stanza in Estonia, a breve distanza da San Pietroburgo, la seconda città più grande della Russia) sta dando gli stimoli necessari per una riqualificazione industriale. Questo round di spese militari è un programma un po’ più intelligente di quelli dei giorni sovietici, e prevede una eventuale riconversione civile come parte del piano iniziale. Così, insieme con i migliori caccia del mondo, la Russia rischia di iniziare a costruire aerei civili per l’esportazione e in competizione con Airbus e Boeing.

Ma questo è solo l’inizio.
Sembra che i russi finalmente abbiamo compreso quanto il campo in cui stanno giocando penda a loro sfavore. Sono stati costretti a giocare secondo le regole di Washington in due modi principali: piegandosi alla volontà di Washington pur di mantenere alto il rating stabilito da tre agenzie di rating occidentali per potersi garantire l’accesso al credito occidentale; accettando il libro delle regole occidentali che, quando concedono il credito obbligano a mantenere i tassi di interesse interni artificialmente alti.

Il risultato a cui portano queste regole è sempre a favore delle imprese americane che possono finanziare le loro operazioni più a buon mercato, artificiosamente, per farle essere più competitive. Ma ora, la Russia ha cominciato a lavorare rapidamente per uscire dal giogo del dollaro USA, cambiando le regole  con accordi bilaterali di valuta (che con una certa garanzia in oro dovrebbe provocare meno squilibri commerciali) e contemporaneamente sta anche cercando di trarre un proprio profitto da questa nuova operazione.

Ad oggi, il dictat di Washington è stato: Noi possiamo stampare tutto il denaro che ci piace e voi non dovete farlo, se non vi sta bene vi distruggeremo .
Ma questa minaccia sta rimbombando sempre più a vuoto, e la Russia non dovrà più usare le sue riserve in dollari per comprare il debito USA.
Una delle proposte attualmente sul tavolo è che sarà impossibile pagare le esportazioni petrolifere russe con qualcosa di diverso dai rubli, creando due broker petroliferi, uno a San Pietroburgo e  l’altro, a sette fusi orari di distanza, a Vladivostok. I compratori stranieri di petrolio poi dovrebbero trovare i loro petro-rubli attraverso un onesto commercio bilaterale o, se non fosse possibile trovare abbastanza merce che i russi vogliono importare, si potrebbe pagare il petrolio in oro (fino ad esaurimento scorte).
Oppure i russi potrebbero semplicemente stampare rubli e, per assicurarsi che questa stampa non causi inflazione interna, potrebbero esportare un pò di inflazione, giocando con il rubinetto del petrolio e con le tariffe di esportazione del petrolio. E se artisti del calibro di George Soros decidessero di attaccare il rublo nel tentativo di farlo svalutare, la Russia potrebbe difendere la propria moneta semplicemente stampando meno rubli, perché non avrà più bisogno di accumulare riserve in dollari.

Finora, tutta questa storia sembra una tipica guerra economica: gli americani possono avere tutto quello che vogliono stampando denaro oppure bombardando per sottomettere o sanzionare chi osa disobbedire, mentre il resto del mondo tenta di resistere.
Ma all’inizio de 2014 la situazione è cambiata.
C’è stato un colpo di stato istigato dagli USA a Kiev, e invece di combattere contro un nemico morto, come avrebbe dovuto essere, i russi hanno montato una campagna veloce e brillante che è riuscita a riconquistare la Crimea, poi hanno dato scacco, con successo, alla giunta di Kiev, impedendole di consolidare il controllo sul restante territorio ex ucraino facendo entrare volontari, armi, attrezzature e aiuti umanitari e permettendo l’uscita di centinaia di migliaia di rifugiati, attraverso un confine russo-ucraino strettamente figurativo, e riuscendo anche contemporaneamente a evitare un qualsiasi confronto militare diretto con la NATO.

Vedendo tutto questo al telegiornale della sera la popolazione russa si è svegliata dal suo torpore politico, facendole capire meglio tanto da mandare segnali di gradimento a Putin.

L’ “ottica” di tutto questo, come amano dire alla Casa Bianca, è piuttosto inquietante.
Stiamo arrivando al 70° anniversario della vittoria nella Seconda Guerra Mondiale, un evento importante per i russi, che si vantano di aver sconfitto Hitler quasi da soli.
Allo stesso tempo, gli Stati Uniti (auto-nominatosi arci-nemici della Russia) hanno colto questa opportunità per risvegliare e nutrire il mostro del nazismo,proprio sul confine della Russia (dentro i confini della Russia, direbbero certi russi-ucraini). Questo, a sua volta, fa ricordare ai russi che sono l’unico paese al mondo che abbia avuto una missione storica:  contrastare i tentativi di tutte le altre nazioni a dominare il mondo, sia la Francia di Napoleone o la Germania di Hitler Germania o l’Obamaniaca-America di oggi.
Ogni secolo più o meno c’è qualche nazione che dimentica le sue lezioni di storia e attacca la Russia. Il risultato è sempre lo stesso: cumuli di cadaveri sotto una tempesta di neve e poi la cavalleria russa al galoppo fino a Parigi, o i carri armati russi a Berlino. Chissà come andrà a finire questa volta? Forse porterà dei gentiluomini bene armati, in elegante uniforme verde senza insegne a pattugliare le strade di Bruxelles e di Washington, DC. Chissà, sarà il tempo a dircelo.

Si potrebbe pensare che Obama abbia già calcato troppo la mano, e dovrebbe prenderne atto, visto che la sua popolarità in patria è più o meno l’inverso di Putin, che è come dire che Obama è ancora più popolare di Ebola, ma non di molto. Non riesce più a raggiungere nessun risultato per quanto possa essere inutile o futile, e i suoi sforzi fino ad oggi, sia in patria che all’estero, sono stati praticamente sempre un disastro.
E allora che cosa ha deciso di fare questo questo assistente sociale che è diventato una mascotte? Beh, per come la vedono i russi, sembra che abbia deciso di dichiarare guerra alla Russia! Nel caso ve lo siete perso, riguardatevi il discorso davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. E’ sul sito web della Casa Bianca e ha messo la Russia direttamente con  Ebola e ISIS tra le tre minacce più pericolose che il mondo deve afrontare. A guardarlo con gli occhi di un russo, quel discorso si legge come una dichiarazione di guerra.

Si tratta di una nuova modalità mista di guerra. Non è una guerra totale fino alla morte, anche se gli Stati Uniti si sono sempre mostrati piuttosto incauti, fin dai tempi della vecchia Guerra Fredda, nell’evitare uno scontro nucleare.
Si tratta di una guerra dell’informazione, basata su menzogne e ingiuste diffamazioni; si tratta di una guerra finanziaria ed economica basata sulle sanzioni; si tratta di una guerra con una politica violenta che rovescia i governi e appoggia regimi ostili, che sono stati eletti in paesi ai confini della Russia. Ed è una guerra di mosse militari inutili ma comunque offensive, come far stazionare un pugno di soldati americani in Estonia.
E gli obiettivi di questa guerra sono chiari: minare economicamente la Russia, distruggerla politicamente, smembrarla geograficamente, e trasformarla in uno stato vassallo e flessibile che rifornisca di risorse naturali l’ Occidente praticamente gratis (con qualche elemosina regalata ad una manciata di oligarchi russi e di teppisti criminali che giocano a palla). Ma sembra che non stia accadendo niente di tutto questo, perché – vedete – un sacco di russi ha capito il gioco, e sceglierà dei propri leader che non vinceranno nessun concorso di popolarità in Occidente, ma che li porteranno alla vittoria.

Una volta che si è capito che USA e Russia –  piaccia o no – sono in uno stato di guerra, non importa se opaco o confuso, i russi stanno cercando di metterne a fuoco il perché ed il significato.
Ovviamente, gli Stati Uniti guardano alla Russia come un nemico dal tempo della Rivoluzione del 1917, se non da prima.
Ad esempio, è noto che dopo la fine della seconda guerra i militari americani che stavano ridisegnando la carta del mondo avevano pensato di lanciare un attacco nucleare contro l’URSS, e l’unica cosa che li trattenne fu il fatto che non avevano ancora abbastanza bombe, il che significa che la Russia avrebbe potuto occupare tutta l’Europa, prima che gli effetti dei bombardamenti nucleari avrebbero potuto dissuaderli dal farlo (la Russia non aveva armi nucleari, al momento, ma aveva molte forze convenzionali nel cuore dell’Europa).

Ma perché la guerra è stata dichiarata adesso e perché è stata dichiarata da questa specie di assistente sociale che è diventato un leader-nazionale-maldestro?
Alcuni attenti osservatori nel ricordare il suo slogan “l’audacia della speranza” si sono avventurati a intuire che questa storia dell’ “audacia” (che in russo somiglia molto alla parola “follia”), potrebbe essere una parte fondamentale del suo carattere, che stimola la voglia di diventare il capo dell’universo, come Napoleone o come Hitler.
 Altri nel guardare l’incomprensibile campagna elettorale della sua prima elezione presidenziale (che poi ha prodotto il licenziamento di un sacco di stupidi giovani americani) hanno scoperto che aveva belle cose da dire su parecchi fatti della guerra fredda.
Pensate che Obama potrebbe forse essere uno studioso di storia e un accorto geopolitico? (A questa domanda di solito segue una risatina, perché la maggior parte delle persone sa che è solo un altoparlante che ripete tutto quello che i suoi consiglieri gli dicono di dire.) Hugo Chavez, una volta lo definì “un ostaggio alla Casa Bianca”, e non ci è andato troppo lontano.

 Allora, perché i suoi consiglieri sono così ansiosi di entrare in guerra con la Russia, adesso, quest’anno?

Forse perché gli Stati Uniti stanno sgretolandosi più velocemente di quanto la gente possa immaginare?
La linea di questo ragionamento è così: il sistema americano di dominare il mondo attraverso una aggressione militare e stampando una quantità illimitata di denaro sta fallendo sotto gli occhi di tutti. Il pubblico non ha più nessun interesse nel vedere altri “stivali mandati a combattere” e le campagne di bombardamenti non servono a niente per far vincere quei militanti che gli americani stessi hanno aiutato ad organizzarsi e ad attrezzarsi. L’egemonia del dollaro sta scivolando via ogni giorno che passa, e la Federal Reserve ha finito le pallottole, così adesso deve fare una scelta tra un crash del mercato azionario e uno del mercato obbligazionario.
Per cercare di fermare, o almeno di prevenire questo slittamento dell’economia verso un oblio finanziario-politico, gli USA devono muoversi rapidamente per minare qualsiasi altra economia che possa competere con la la loro, usando qualsiasi mezzo esistente, sia una campagna di bombardamenti, una rivoluzione o una pandemia (anche se quest’ultima può essere un po’ difficile da tenere sotto controllo).
La Russia è un obiettivo ovvio, perché è l’unico paese al mondo che ha avuto il buon senso di mostrare realmente una leadership internazionale capace di affrontare gli Stati Uniti e la sua lotta verso la distruzione di tutto; di conseguenza, la Russia deve essere punita in primo luogo, per dare un esempio.
Non sono in disaccordo con questo tipo di ragionamento, ma vorrei aggiungere ancora qualcosa.

In primo luogo, l’offensiva americana contro la Russia, fatta insieme alla maggior parte del resto del mondo, è basata su cose che gli americani amano chiamare “fatti sul terreno” e per creare queste condizioni ci vuole tempo.
Il mondo non è stato fatto in un giorno solo, e non si può distruggere tutto in un giorno solo (a meno che non si ricorra alle armi nucleari, ma poi non vince nessuno, nemmeno gli USA). Ma tutto il castello finanziario di carta potrebbe cadere piuttosto rapidamente, e in questo caso la Russia può ottenere molto rischiando poco.


Finanziariamente, la posizione della Russia è tanto solida che nemmeno le tre agenzie di rating occidentali hanno il coraggio di declassare il suo rating, neanche dopo le sanzioni.
Questo è un paese che sta aggressivamente pagando il proprio debito estero e sta gestendo un avanzo di bilancio record, ha un saldo positivo nei pagamenti, sta accumulando riserve di oro fisico, e non passa mese che non firmi un importante contratto di commercio internazionale (che non userà il dollaro USA per i pagamenti).

In confronto, gli Stati Uniti sono un morto che cammina: a meno che non riesca a continuare a rotolare sulle migliaia di miliardi di dollari di debito a breve termine che ogni mese deve pagare a tassi di interesse ai minimi storici, fino a quando non sarà in grado di pagare gli interessi sul debito o le fatture. Addio, stato sociale, ecco i disordini. Addio appaltatori di servizi militari e  leggi federali, ecco caos e frontiere aperte. Ora, per cambiare i “fatti sul terreno” ci vogliono azioni fisiche, mentre per provocare una fuga precipitosa dalla finanza ci vuole solo qualcuno che urli “Boo!” Forte e abbastanza e spaventato.

In secondo luogo, si deve capire che a questo punto la classe dirigente americana è quasi interamente vecchia. I più anziani sembrano effettivamente vecchi in senso medico.
Prendete Leon Panetta, l’ex Segretario alla Difesa: continua a fustigare anche sul suo nuovo libro, e continua ancora a dare la colpa alla Siria di Bashar al Assad per aver gasato la sua gente! Ormai tutti sanno che si è trattato di un “false flag” messo in giro da ribelli siriani incompetenti, aiutati dai sauditi, per essere usato come scusa degli USA per bombardare di nuovo la Siria – un non-sense come le vecchie “armi di distruzione di massa” . (A proposito, questo tipo di insensata, ripetitiva insistenza su una logica finta sembra un segno di sicura senilità.) Questo piano non ha funzionato perché Putin e Lavrov sono intervenuti e hanno rapidamente convinto Assad a rinunciare al suo inutile arsenale di armi chimiche.
Gli americani sono diventati lividi: tutti conoscono questa storia, tranne Panetta.
Quando gli americano cominciano a  mentire, poi non sanno più come smettere. La storia inizia sempre con una menzogna, e, se emergono fatti che la contraddicono, semplicemente,  vengono ignorati.

Questo per quanto riguarda la senilità della vecchia guardia, ma per quanto riguarda i loro sostituti?
Bene, il ragazzo-copertina dei più giovani è Hunter Biden, figlio del VP, che la scorsa estate è andato in visita alle prostitute-ucraine e inavvertitamente si è seduto nel consiglio di amministrazione della più grande società di gas naturale in Ucraina (per quel che è rimasto). Ha appena detto di essere anche un demonio con la coca.
Ma altre ai tanti pre-destinati, come il figlio del VP, ci sono anche molti ovili pieni di entusiasti-belanti-laureati alla  Ivy League preparati per lavori di alto concetto, sono  le “Excellent-sheep” del Prof. Deresiewicz

Non è molto  quello che questi giovani o questi vecchi possano fare per rispondere.
Imbarazzo internazionale, sconfitte militari, catastrofi umanitarie  tutte queste cose semplicemente rimbalzano su questa gente e vanno a sbattere contro la gente, che si sente bastonata per averli fatti sedere a quei posti dove hanno una visione rosea delle cose intorno a loro. L’unica cosa che potrebbe effettivamente colpirli è un colpo al loro portafogli.
Il che ci riporta all’inizio della strada fino al mio primo punto: “Boo”

Dmitry Orlov


21.10.2014


Fonte: visto su COME DON CHISCIOTTE  del 24 ottobre 2014



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