martedì 24 febbraio 2015

ANNIBALE BUGNINI: "LA RIFORMA LITURGICA, C'EST MOI!"

Annibale Bugnini: "La riforma liturgica, c'est moi!"



Rorate caeli  ha pubblicato un estratto di un recente libro di  P. Anscar Chupungco OSB, ex Presidente del Pontificio Istituto liturgico in Roma, liturgista vecchio stile, quindi, critico fervente di Liturgiam Authenticam (il documento pontificio che ha tentato, con poco successo, di riportare ordine nel novus ordo) e ancor più del motu proprio Summorum Pontificum, nonché indiscusso guru della camarilla liturgistica nelle Filippine (eh sì, ogni paese ne ha una, così come ogni paese ha la propria delinquenza, le proprie calamità naturali, i propri alcoolisti).  In questo testo, intitolato What, Then, Is Liturgy?  Musings and Memoir, l’unica parte degna di menzione (il resto pare essere la solita risciacquatura di piatti di idee vecchie spacciate per ‘aggiornamento’ ad un mondo che nel frattempo è cambiato) è quella contenente indiscrezioni sul dietro le quinte della riforma liturgica sotto Paolo VI e Giovanni Paolo II, come pure estese riflessioni sulla liturgia mescolata con critiche delle politiche dell'attuale pontificato.  Il libro contiene anche proposte di Chupungco per demolire quel che resta del rito romano, onde continuare ciò che egli considera come il programma incompiuto della riforma liturgica post-conciliare. Ecco un estratto dalle pagine 3-4 del testo, edito dalle pubblicazioni claretiane (Padre Augé potrà essere fiero dei suoi confratelli filippini…). Nel leggere di Bugnini, non dimentichiamo che la superbia è il peccato più inviso a Dio e gradito al demonio.


Dopo diversi decenni dalla riforma liturgica ci sono ancora contrastanti opinioni su ciò che il Concilio aveva veramente intenzione di realizzare. Ho avuto l'occasione di chiedere al padre Cipriano Vagaggini, un altro dei miei mentori e uno degli artefici della Costituzione liturgica, che cosa significasse "sostanziale unità del rito romano". La frase è oscura, e tuttavia cruciale per l’inculturazione. La sua risposta è stata assai rivelatrice: "Ho posto la stessa domanda quando stavamo stendendo la Costituzione, ma nessuno in commissione aveva una risposta!" Strane invero sono le vie dello Spirito durante il Concilio e sicuramente dopo il Concilio. Ma a cercar proprio una consolazione, la tensione può essere considerata un segno incoraggiante che l'interesse per la liturgia non è diminuito nel corso degli anni. Quando Gut Benno, Abate Primate della Confederazione Benedettina, fondò il Pontificio Istituto liturgico a Roma nel 1962, i professori di teologia, come profeti di sventura, lo avvisarono che la liturgia era una moda che non avrebbe superato la durata della loro vita.

Nel suo libro postumo, La riforma della liturgia, 1948-1975 Annibale Bugnini descrive la grande opposizione alla riforma conciliare e postconconciliare. Tra i gruppi più antagonistici che egli ha identificato, i seguenti chiaramente affiggono una mentalità di controcultura. Il primo è Una Voce, un gruppo internazionale, per la difesa del latino, del canto gregoriano e della polifonia sacra contro la musica moderna e in vernacolo. I secondi sono gruppi indipendenti che spesso erano ostili ai cambiamenti liturgici avanzati dalla Santa sede. Tra loro Bugnini nomina l'American Catholic Traditionalist Movement, e individui come il giornalista italiano Tito Casino [sic], che nel suo libro la tunica stracciata attaccò aciamente l'uso del vernacolo; il Cardinale Alfredo Ottaviani e il Cardinale Antonio Bacci, che hanno sostenuto strenuamente l’opposizione contro il nuovo Messale a causa dei suoi elementi asseritamente "eretici", "psicologicamente distruttivi" e "protestanti"; e il francese abbé Georges de Nantes, che chiese l'estromissione di Papa Paolo VI, accusato di eresia, di scisma e di scandalo. Anche alcuni dei fedeli devoti che frequentavano la Messa erano contrari all'uso del vernacolo. Nella Chiesa di Sant'Anselmo, un'anziana signora mi corresse mentre le stavo offrendo la comunione: "non dicitur ' Il corpo di Cristo,' sed 'Corpus Christi'!" (In latino perfetto lei mi esortò a dire "Il corpo di Cristo" in latino, non in italiano.)

Bugnini stesso, allora Segretario della Congregazione del culto divino, non è stato risparmiato. Era una persona sistematica che ha programmato la riforma liturgica e ha coraggiosamente spinto la sua attuazione contro tutte le opposizioni. Ricordo che in una delle sue visite al Pontificio Istituto liturgico ha dichiarato, "Io sono la riforma liturgica!" In più di un modo la sua autovalutazione era corretta. La riforma postconciliare non avrebbe progredito con passi da gigante se non fosse stato per il suo spirito intrepido e la sua tenacia. A coronamento delle sue realizzazioni liturgiche il Vaticano lo promosse al rango di delegato papale in Iran, dove divenne famoso nel mondo secolare per aver negoziato con successo il rilascio degli ostaggi americani.

L’autore spaccia come un'effettiva promozione al merito la cacciata a Teheran, che l’interessato stesso, ossia l’arcivescovo Bugnini, considerò nelle sue Memorie come un esilio dovuto al fatto che Paolo VI si era convinto della sua affiliazione massonica. Questo Ciupaciup filippino si spinge talmente nell’agiografia di sant’Annibale da oltrepassare ogni soglia del ridicolo e, soprattutto, della buona fede: è credibile che non abbia letto le Memorie del suo Maestro? Quanto al ruolo del pro-nunzio nel condurre quelle trattative con Komeini, la cosa ci giunge affatto nuova.
Comunque, una cosa da meditare che traspare da questo pur breve estratto è che la riforma liturgica fu l'opera di una ristrettissima minoranza, agguerrita e organizzata, sulle spalle dell'ecumene cristiana (il liturgista filippino non a caso menziona l'opposizione nelle parrocchie, o il ruolo decisivo dell'interventismo di Bugnini; e non dimentichiamo che la cosiddetta messa normativa, ossia il primo tentativo di nuova messa sottoposto al giudizio dei padri conciliari, a concilio finito, fu respinta, per poi entrare in vigore tal quale). La storia è mossa dalle minoranze: in questo, il marxismo-leninismo ha visto giusto. E allora, tradizionalisti di tutto il mondo, unitevi; e, per parodiare il Manifesto del partito comunista, aggiungiamo pure che uno spettro si aggira per l'Europa, quello del ritorno alla Liturgia di Sempre. E tutte le potenze ecclesiali della Vecchia Europa (e non solo) si sono coalizzate in una santa caccia alle streghe contro questo spettro...

Enrico



ALCUNI COMMENTI



LDCaterina63 (16 ottobre 2010)

Purtroppo non si finirà mai di girare il coltello in questa piaga, difficilmente estirpabile se non dall'Alto, dal momento che dal Concilio si decise che fosse giunta l'ERA DELLA MISERICORDIA DI DIO e della tolleranza del peccato....come se Dio in questi Duemila anni avesse usato la Chiesa esclusivamente per condannare....e come se la Liturgia della Chiesa fosse stato così e da sempre il CAPRO ESPIATORIO di tutte le inquietudini umane da scagliarsi contro quella Chiesa "Maestra" di vita e di costumi....
A quanto detto sopra è bene menzionare un altro sacerdote,  padre Josè-Apeles Santolaria de Puey y Cruells  (Barcellona 1966).
Sacerdote, avvocato e giornalista è laureato in Giurisprudenza e Diritto Canonico e presso la Scuola Diplomatica spagnola si è diplomato in Studi Internazionali.
E' inoltre Cappellano dell'Ordine di Malta ed è collaboratore di Radio Vaticana ed è inoltre autore di notevoli studi e articoli sulla storia della Chiesa e sulla storia dei Pontefici.

Che ha scritto il libro: "Papi in libertà"  dove possiamo leggere questo passo:

In verità, come è facilmente dimostrabile, Paolo VI non era di queste intenzioni, eppure lasciò fare e finì egli stesso per adeguarsi alle iniziative di Bugnini....

E' scandaloso apprendere che nel 1967 il Concilium che stava ancora lavorando, diede alla luce un formulario che chiamò "Missae normativa", elaborato con la collaborazione di ben sei protestanti, e che fu portato ai vescovi per l'approvazione....
Il bello è che i vescovi infatti NON accettarono questo formulario e che anzi, scatenò come era giusto che fosse, molte reazioni contrarie che alla fine esso venne ritirato ma non gettato, bensì tenuto nel cassetto in attesa di "tempi migliori"...
Con astuzia luceferina il testo venne ritoccato qua e là senza modificare la sostanza che aveva invece ottenuto la negazione dei Padri, e portato davanti a Paolo VI il quale, incredibilmente, lo approvò con il nome di "Novus Ordo Missae"...
Era il trionfo dell'ala progressista-modernista, ce l'avevano fatta, avevano vinto la loro battaglia!
Di conseguenza nella Nuova Messa abbiamo il contributo dei protestanti che guarda il caso NON credono nella Presenza Reale!
La nascita di questa Riforma resterà inspiegabile ed incomprensibile nella storia della Chiesa.


don Camillo16 ottobre 2010
Per la precisione "la Messa Normativa" 1965 era la Messa di San Pio V senza l'Introibo e il Vangelo di San Giovanni con le orazioni maggiori (colletta, secrete, post communio) e letture recitate in italiano ma la "parte sacrificale" in latino... con qualche piccolo ritocco nel
E poi la riforma di Bugnini incomiciò con al nefasta riforma della Settimana Santa di Pio XII che neanche Giovannone utilizzo a san Pietro, dove il Sacerdote PER LA PRIMA volta incominciò a dare, in alcuni momenti liturgici, le spalle al Santissimo Sacramento; e con la ritraduzione dei salmi detti di BEA del breviario. 




LDCaterina6316 ottobre 2010
 Scriveva così Tito Casini:
I protestanti, ho detto (dimenticando che dovevo dire i «fratelli separati», e di quale fraternità si tratti è palese presentemente in Irlanda), per dire appunto i padri e maestri di questi nostri riformatori da cui essi, come il paggio Fernando della famosa partita, si riconoscono di gran lunga superati, e ricordare ciò che il santo pontefice pur ora citato diceva e prediceva, in quella sua prima enciclica alle soglie del secolo: «L'errore dei protestanti diè il primo passo su questo sentiero; il secondo è del modernismo; a breve distanza dovrà seguire l'ateismo».

Siamo prossimi a questo, all'ultimo stadio, la «morte di Dio», e la Riforma, la «nostra», n'è la propellente: il principio protestante, cuius regio illius et religio, ogni regione la sua religione, ha nel «pluralismo liturgico» - nella legge del culto autonoma, regionale, lingua e riti, rispetto a quella del Credo - il suo equivalente, con la conseguenza che la religione, la vera, la buona, langue in ogni regione, che il pluralismo si risolve in nullismo, avverandosi in tutte, anche in quelle dove il volgare è meno volgare, meno barbaro, ciò che il Marshall scriveva, per i cattolici riformisti, dell'Inghilterra riformata: «Non c'illudiamo: non sarà la liturgia in volgare a far venire gl'invitati al festino di nozze. La Chiesa anglicana canta il più bell'inglese davanti ai banchi più vuoti, mentre il (cattolico) più ignorante in latino intende benissimo ciò che fanno i monaci di Solesmes».

e ancora scriveva profeticamente negli anni '70:

Risorgerà, vi dicevo... [la Santa Messa Tridentina] risorgerà, come rispondo ai tanti che vengono da me a sfogarsi (e lo fanno, a volte, piangendo), e a chi mi chiede com'è che io ne sono certo, rispondo (da «poeta», se volete) conducendolo sulla mia terrazza e indicandogli il sole... Sarà magari sera avanzata e là nella chiesa di San Domenico i frati, a Vespro, canteranno: Iam sol recedit igneus; ma tra qualche ora gli stessi domenicani miei amici canteranno, a Prima: Iam lucis orto sidere e così sarà tutti i giorni.



Areki16 ottobre 2010
La riforma di Bugnini è un "vulnus" nella Chiesa attuale, una sorta di "peccato originale" che inficia ed ottenebra tutta la dimensione del culto e anche della fede...... non ci sarà niente da fare finchè non si riconoscerà ufficialmente il male immenso che è stato fatto e non si cercherà di porvi rimedio con tempo e determinazione.
Ancora oggi nei paesi dell'Est usciti dal comunismo si osservano le conseguenze velenose di quella rivoluzione satanica che fu il comunismo.
Il "Summorum Pontificum" è stato un primo coraggioso passo, ma bisogna avere il coraggio di aprire gli armadi che nascondono tanti scheletri e fare veramente pulizia.
Anche se venisse un angelo dal cielo a dirmi che la riforma di Paolo VI è buona, non è possibile credere, la mia coscienza si sentirebbe violentata come mi sento violentato da quelli che dicono che il divorzio e l'aborto sono "diritti civili"......
don Bernardo
Solo la Madonna Immacolata potrà risolvere questo pasticcio



Cantore16 ottobre 2010
La riforma liturgica fu l'opera di una ristrettissima minoranza, agguerrita e organizzata, sulle spalle dell'ecumene cristianaLa storia è mossa dalle minoranze: in questo, il marxismo-leninismo ha visto giusto.

I comunisti sono abituati a fare le cose in questo modo; non rassegnandosi al fatto che nemmeno la maggioranza dà ragione a loro, ma bramando di comandare, agiscono da dittatori spacciandosi da democratici. Ecco perché la "Chiesa parlamentare" del post Concilio è in realtà molto più totalitaria di quella pre-Concilio.




don gianluigi16 ottobre 2010
Ciò che mi sconvolge è l'ignoranza di mons. Bugnini che mette mano al cuore della liturgia, la consacrazione, con le seguenti motivazioni: (“La Riforma Liturgica” C.L.V. Ed. Liturgiche, 1997, pp.447-448)

«Questi cambiamenti sono dovuti essenzialmente a ragioni di completezza e di chiarezza pastorale. La cosa si spiegava così:
1° nella Scrittura non vi è un’unica formula, ma ve ne sono quattro….
2° Nella liturgia bisogna dunque o scegliere uno di questi testi a preferenza degli altri, o fare delle formule composte. …. (e chi l’ha detto? Forse che l’eucarestia non è stata celebrata prima della redazione dei Vangeli?)
3° La formula del canone romano per la consacrazione del pane (Hoc est corpus meum), accettata anche dal canone ambrosiano del giovedì santo:… È per se stessa notevolmente incompleta dal punto di vista della teologia della messa. (!!!!)
4° L’aggiunta “Mysterium fidei” nella formula del canone romano per la consacrazione del vino: non è biblica, si trova solo nel canone romano, è di origine e di significato incerti…. (!!!!!)»
Capito il Nostro liturgo per eccellenza quale finezza aveva nei confronti del canone romano. Egli, Bugnini, è il vero metro di discernimento della vera liturgia, altro che il Canone di Roma, egli sedet super Canonem. Che tristezza di riforma ci siamo dovuti sorbire.




Francesco B.16 ottobre 2010
Buon Enrico, nel 1967 la grande maggioranza dei vescovi e dei sacerdoti cattolici era contraria alla messa nuova, in quanto rivoluzionaria e simil-protestante, appartenente ad un'altra e diversa religione. Ma quarant'anni dopo, grazie al lavaggio del cervello perpetrato proprio dalla messa nuova nei cuori dei cattolici, la situazione si è totalmente ribaltata e oggi quasi più nessun vescovo e sacerdote rinuncerebbe alla comoda messa di Bugnini per tornare indietro. Il progetto demoniaco e satanico di cambiare la religione cattolica in qualcos'altro si è ormai silenziosamente compiuto e siamo diventati protestanti senza manco essercene accorti. E' troppo tardi, ormai, per recuperare ciò che andato perduto. I buoi sono usciti dalla stalla e non basterà un semplice motu proprio per modificare sostanzialmente le cose. Il bilancio del Summorum Pontificum, a distanza di tre anni, può ritenersi fallimentare: qualche Messa tradizionale in più rispetto a prima non ha cambiato assolutamente nulla. Per il 99 per cento dei sacerdoti e dei vescovi cattolici niente è cambiato rispetto a prima e la messa di Bugnini continua a regnare sovrana e incontrastata nel 99,9 per cento delle chiese. Anzi, dopo un iniziale entusiasmo da parte dei tradizionalisti prima oppressi, la situazione si è ormai stabilizzata e non dobbiamo più aspettarci balzi clamorosi in avanti: il numero delle Messe antiche resterà più o meno stabile, purtroppo. Se a ciò aggiungiamo le deludentissime nomine episcopali che Benedetto XVI dispone (vedi quel pover'uomo di Nosiglia a Torino), già si può prevedere che neanche i nuovi cardinali residenziali promuoveranno mai la Messa tradizionale, anzi, la ostacoleranno. E, dopo Benedetto XVI, chi raccoglierà la sua eredità? Quale Papa avremo? Betori, Nosiglia, Romeo, Ravasi, Rylko, Marx? Cari amici della tradizione, l'illusione della rinascita cattolica può dirsi già definitivamente esaurita. Prepariamoci ad una nuova riforma luterana dentro la Chiesa, ad un concilio vaticano III, ad un papa Paolo VII, o Giovanni XXIV, o Giovanni Paolo III. Vogliamo scommettere che il prossimo pontefice prenderà uno di questi tre nomi? Potrei giurarlo! Vedrete se avrò avuto ragione! Quanto a Palombella, non fasciamoci la testa: le cose non muteranno sostanzialmente rispetto ad ora e non sarebbero cambiate di molto neanche se, al suo posto, fosse stato nominato un maestro eccelso della scuola romana. La situazione generale della Chiesa è mediocre, se non pessima, e papa Benedetto dimostra di adagiarsi comodamente sullo status quo.



Anonimo26 settembre 2011
"La Costituzione sulla liturgia rende evidente il passaggio dello Spirito Santo sulla Sua Chiesa in questo tempo benedetto del Concilio":




Fonte: da MESSA IN LATINO.IT del 16 ottobre 2010




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