mercoledì 25 febbraio 2015

SUL "MASSONE" ANNIBALE BUGNINI

Annibale  Bugnini




di Francesco Colafemmina


La notizia della certa affiliazione di Bugnini alla Massoneria, emersa da Inside the Vatican, sta suscitando nella rete diffidenze e interrogativi. Anzitutto quelli di persone esperte che non hanno mancato di evidenziare la "debolezza" della "tesi della valigetta". Sono in molti infatti a domandarsi come fosse possibile che dei monsignori affermati se ne andassero in giro per il Vaticano con delle lettere firmate dal Gran Maestro della Massoneria Italiana.
Ebbene qui si rendono necessarie due precisazioni.

Anzitutto sul caso Bugnini ed il suo esilio in Iran. La tesi di "Via col vento in Vaticano" pare sia la più probabile e documentata:

All'epoca postconciliare del Vaticano II, molti indagarono a fondo per appurare da dove potesse provenire l'ordine di sconquassare le antichissime tradizioni liturgiche, patrimonio intoccabile della Chiesa, le cui radici secolari prendevano origine fin dai tempi apostolici e questi dall'Antico Testamento del popolo eletto. Seguirono le mosse dell'artefice principale di gran parte delle rimanipolazioni liturgiche, l'arcivescovo Annibale Bugnini, segretario del Dipartimento pontificio per il culto divino.

Dopo lunghi pedinamenti e appostamenti, le tracce portavano nei pressi del Gianicolo verso la sede massonica del Grande Oriente d'Italia a palazzo Il Vascello.
Risultò che l'Annibale s'era messo a disposizione del gran maestro, che gli passava un assegno mensile molto sostanzioso; uno di questi assegni fu fotografato e pubblicato su una nota rivista nell'estate del 1975.

Nell'ottobre seguente, trafiletti di stampa avvertivano che Bugnini era scomparso dalla scena di curia e nessuno sapeva dove s'era andato a rintanare. La speditezza con cui monsignor Bugnini era stato dalla sera alla mattina defenestrato dal suo incarico, voleva essere una lezione di cinismo diplomatico e anche un esempio di nevrosi politica.

I prelati massoni della curia tenevano i due congregati Bugnini e Baggio (quest'ultimo allora prefetto del dicastero dei vescovi) al riparo dall'ira di Paolo VI, informato dai servizi segreti di massima sicurezza al comando del generale dell'Arma Enrico Mino, circa un complotto ai suoi danni. Sbollita l'ira montiniana, il 4 gennaio dell'anno appresso Bugnini si ritrovò spedito nunzio in Iran, dove rimase fino a luglio 1982, quando morì di morte naturale procurata.

Monsignor Bugnini aveva espletato alla perfezione il compito affidatogli dal grande architetto dell'universo massonico, satana, sulla deflorazione della sacra liturgia. Uscito ormai allo scoperto, il prolungamento della sua esistenza sarebbe stato d'impiccio e d'impaccio a sè e all'ordine, che in circostanze del genere ha facoltà di decidere al riguardo, stando al giuramento che ogni apprendista massone fa quando entra nel primo grado della 'luce' iniziatica."(pp.210-211).


Ecco spiegata la storia! Nell'estate 1975 la rivista dell'affiliato alla P2, Mino Pecorelli, OP (Osservatorio Politico), pubblica la foto di un assegno del gran maestro Salvini a Bugnini, con tanto di matrice. Non è così difficile riscontrarne l'autenticità. D'altra parte per "convertire" un arcivescovo alla massoneria servono delle buone ragioni e il denaro è un'ottima ragione!

Così la questione delle lettere potremmo definirla un corollario, delle prove suppletive a conferma di un fatto ormai assodato. D'altra parte che quelle lettere siano in fotocopia non vuol dir nulla. Stando a chi le ha viste in quelle occasioni esse provenivano direttamente da una "Loggia Massonica", erano più probabilmente lettere d'archivio del GOI (Grande Oriente d'Italia). Perché scrivere delle lettere del genere? La ragione è logica.

Se voi foste il gran maestro del GOI e riusciste a far affiliare un importante vescovo, vorreste prima di tutto renderlo vostro complice. Avreste la necessità di legarlo a voi in maniera esplicita e palese. Quelle lettere servivano a ciò. Ed infatti sono state la concausa della naturale "epurazione" di Bugnini.
Ma per restare ai nostri giorni anche nel caso Wielgus è emersa una simile attitudine della Polizia Segreta che dopo aver adescato il sacerdote mantenne un canale di scambio di informazioni scritte e firmate da lui, all'origine delle sue dimissioni.
Notate poi quanto afferma Mons. Marinelli (il ghost writer di Via col vento...): Bugnini sarebbe morto di "morte naturale procurata", ovvero sarebbe stato assassinato dai suoi "fratelli" per evitare che una sua "conversione" o un suo "pentimento" lo rendessero in grado di spiattellare l'incredibile architettura della riforma liturgica.

A margine di questa vicenda francamente mi stupisce come ancora oggi fatti di una tale evidenza possano esser messi in discussione o accantonati con sarcastico scetticismo. Nè d'altra parte è accettabile pensare che le infiltrazioni allogene di questo stampo non possano mai intaccare la Chiesa - tanto c'è il buon Gesù! -.
Gesù non ci ha fatti incapaci di discernere il grano da loglio, non ha parlato a dei minus habentes, ma a uomini di retta coscienza e retta distinzione del bene dal male, quindi ha parlato a uomini che hanno responsabilità.
E la rinuncia dell'uomo alla responsabilità di creare chiese che in realtà sono templi massonici o riti impastati con materiale allogeno, comporta una colpa nei confronti di Cristo, una colpa collettiva!

Credo inoltre che dopo 40 anni i danni ci siano eccome e sono danni materiali e spirituali sotto gli occhi di tutti. Chiudersi nel pietismo caritatevole e monotono del "tutto va bene, madama la marchesa" lo reputo un modo un po' cinico di allontanare dalla propria considerazione episodi che meriterebbero la massima attenzione e che rischiano ancora - se esaminati correttamente - di assumere proporzioni colossali in ambito liturgico, dottrinale ed ecclesiale.



Fonte: visto su FIDES ET  FORMA del  24 luglio 2009



ALCUNI COMMENTI


Francesco Colafemmina ha detto... (7/24/2009)
D'altra parte, chiedo scusa se aggiungo questa postilla, ma lei conferma che nessuno l'ha visto morire, ma è stato trovato morto.

Anonimo ha detto... (7/24/2009)
Mi permetto di intervenire ancora sul tono generale di questo post. Il titolo "Sul Massone Bugnini" sembra indicare che il Vostro blog accoglie ormai come prova provata che Bugnini era massone. Anch'io, nel mio blog ("liturgia opus trinitatis") parlo di questa vicenda, ma in forma interrogativa, e indico alcuni aspetti che non sono chiari. Vi consiglio di leggere anche il primo intervento che tale notizia ha provocato nel blog "Papa Ratzingerblog [2]", che si esprime in questi termini: "Quando il Sommo Pontefice Paolo VI approvò la riforma liturgica, si dovette scontrare anche con diversi esponenti del mondo della cultura laica massonica che consideravano la liturgia cattolica come un'opera d'arte. Questa gente considerava la liturgia cosa da museo e non accettavano il fatto che il popolo di Dio potesse entrare nel Santuario di Dio con una partecipazione più consapevole e attiva. Bugnini era una persona integerrima. Non si può accanirsi contro una persona con fatti non provato e evanescenti. Non è civile, non è cristiano!" (firmato da una tale Fabio). Queste affermazioni non sono campate per aria; hanno un riscontro nella letteratura di quel tempo in cui, personaggi di cultura che non si dichiaravano cattolici, criticavano la riforma liturgica proprio partendo dai concetti indicati da Fabio.
Matias Augé


Francesco Colafemmina ha detto...( 7/24/2009 )
Caro Padre,
grazie, ho aggiunto le virgolette. Tuttavia le faccio notare che l'autorevole Inside the Vatican dà come certa l'affiliazione massonica di Bugnini. Capisco che questa vicenda sia discriminante in merito alla questione liturgica, ma non può essere ricacciata via come una fandonia o una calunnia.
Ci sono delle vecchie prove, ci sono testimonianze di sacerdoti e monsignori. Allora la domanda da porsi è: possibile che tutti costoro siano affetti da una forma di allucinazione collettiva o dal vizio del dileggio calunnioso?
E comunque il punto non a caso è sempre quello annoso della riforma liturgica. Anche chi non crede nella affiliazione di Bugnini (veda Tornielli sul suo blog) non esita ad affermare che nella Chiesa è "entrato un certo pensiero massonico" e che alcuni membri della curia di Paolo VI fossero chiaramente massoni.
Concordo comunque con lei sul fatto che l'accusa nominatim non sia sufficiente o utile.
La questione è più ampia. E forse sarebbe bello e costruttivo aiutare a comprendere come il "pensiero massonico" possa infiltrarsi nella Chiesa, quali istanze possano essere ad esso confacenti, perchè questa accusa a Bugnini è in piedi da trent'anni!
Allora, liquidare gli amanti del rito antico come degli "esteti" atei mi sembra altrettanto grossolano del puntare il dito sul "massone" per screditare la riforma.
Nel nostro blog ci sono dettagliate spiegazioni di come la Massoneria tenti di infiltrare il cattolicesimo (si veda ad esempio il caso San Giovanni Rotondo). Non credo siano divagazioni oziose, ma utili strumenti alla conoscenza dell'"inimica vis" di leoniana memoria.
Altrettanto andrebbe fatto in merito al caso Bugnini. Andrebbero cioè analizzate le ragioni di questo accostamento alla Massoneria con equanime senso storico e spirituale devozione.
Personalmente cercherò di portare qualche contributo se possibile, dal mio modesto angolo di informazione.
Quanto a quello che afferma Fabio su paparatzinger blog si commenta da sè, visto che tenta di attribuire al significato di "fumo di satana" quello di ribellione dei tradizionalisti con l'anello al naso, ancorati ad un estetismo devoto e despiritualizzato.


Max ha detto... (7/24/2009)
Che la massoneria fosse di casa in Vaticano, ai tempi di Paolo VI, è una cosa assodata. Come ha testimoniato don Luigi Villa, lo stesso Paolo VI era molto vicino ai massoni, ed era influenzato dalle loro idee. Quindi io sono convinto, che mons. Bugnini appartenesse alla massoneria e, che perseguì il piano massonico, che era quello di distruggere la Chiesa. E il modo migliore per distruggere la Chiesa, era quello di fare a pezzi il vecchio rito e, farne uno completamente nuovo, possibilmente simile a quello dei luterani, come infatti avvenne.


Paolo Gori ha detto... (7/24/2009) 1
Mi permetto un'altra considerazione, al di là della reale o presunta affiliazione del Bugnini alla Massoneria e dell'influenza di quest'ultima sulla Riforma della Liturgia. La storia della Chiesa ci insegna che alla base dei grandi eventi che l'hanno caratterizzata in questi 2000 anni ci sono sempre stati dei "grandi santi". Figure bellissime che con la loro "opera" e "ispirazione" hanno permesso che l'azione dello Spirito Santo si attuasse, modellando quegli eventi, rendendoli veicoli della Verità ed inserendoli nel solco della Santa Tradizione della Chiesa. Se alla base dell’ultima riforma liturgica le “figure” invece che bellissime sono oscure e tetre e rispondono ai nomi di Bugnini, Baggio e Villot, io penso che il male che essa ha generato nella Chiesa sia immenso e quel male è sotto gli occhi di tutti. Si dice che l’albero si riconosce dai frutti ma siccome l’albero produce i frutti grazie alle radici è a quelle che dovremmo andare a vedere, ad esaminarle a capire le ragioni e le cause del perché i frutti prodotti siano tutti avvelenati.


by Tripudio ha detto... (7/24/2009)
Conosco personalmente qualcuno (vivente), a suo tempo alquanto legato a Bugnini, che sebbene abbia perplessità su certe affermazioni assolute (incluso il cosiddetto esilio di Bugnini in terra infidelium), non ha argomenti solidi per negare quel filo di ambiguità di quei personaggi e di quegli ambienti.
"Bugnini massone" è un'affermazione assoluta che può ispirare perplessità ai cosiddetti moderati ed a coloro che non hanno abbastanza chiari i termini della questione; ma "Bugnini in qualche modo stipendiato dalla massoneria" pare proprio un'ipotesi difficile da respingere. Anche perché l'esistenza di quinte colonne massoniche in Vaticano risale almeno ai tempi del Sillabo (di cui la versione fatta firmare dal Papa - contenente espliciti condanne alla massoneria - non fu poi quella fatta pubblicare).
Su queste faccende si discorre ormai da diversi decenni e quindi è dubbio che possa magicamente venir fuori all'improvviso la soluzione definitiva all'enigma. Ma mi se proprio qualcuno ci vuol convincere di un Bugnini "santo subito", non dovrebbe usare gli argomenti dei detrattori dell'antica liturgia...


Orsobruno ha detto... 7/25/2009 9:30 AM
Caro Francesco,
pur non essendo giovanissimo (47 anni) non ho alcun ricordo delle liturgie passate; quelle attuali non mi sembra mortifichino la Presenza del Signore nel Santissimo Sacramento dell'Altare ma, ripeto, non so cosa ci fosse prima.
Quello che invece vedo bene è lo sfacelo a livello di architettura.
Se la mia sensazione è corretta (e se non lo è, fammelo pure presente) perchè le liturgie eucaristiche sembrano, tutto sommato, essersela cavata, mentre l'architettura, la scultura, la pittura, la musica, sono precipitate nel baratro?
Con stima
Aurelio


Francesco Colafemmina ha detto.. (7/25/2009)
Carissimo Aurelio,
condivido quello che dici, sebbene in parte. Personalmente ritengo, infatti, che sia un fatto incontrovertibile la netta dipendenza fra riforma liturgica e degrado artistico-architettonico.
Basta leggere l'incipit di questa pregevole tesi di laurea sull'argomento:
e rileggere le norme per l'adeguamento liturgico cei
Chiaramente non si vuole intaccare il novus ordo, ma è innegabile che vi sia una diretta connessione fra la sua promulgazione ed il decadimento artistico ed architettonico delle chiese.
Lo spazio di una chiesa è infatti specchio del rito che si celebra al suo interno.
Se partiamo da questa consonanza fra liturgia e spazio sacro, è ovvio che gli elementi di discrimine fra un rito e l'altro, per quanto fondamentalmente poco incidenti sulla vita religiosa del fedele (la Santa Messa è infatti in entrambe le forme un unico rito ai fini della salvezza), incidono profondamente sulla trasformazione del contesto nel quale esso prende forma. Un rito appunto "prende forma" si esprime in gesti, in spazi, musica, attraverso forme espressive umane.
Perciò la questione Bugnini sebbene sia un fatto di "cronaca" che mi interessa particolarmente e che ho voluto render noto ai lettori nei suoi dettagli, credo sia comunque collegata a tutto il resto.
E pur non mettendo in discussione il rito nella forma ordinaria (il Novus Ordo), mette in discussione i criteri applicativi di quel rito.
Sappiamo benissimo che il nuovo rito ha infatti anzitutto la necessità di un altare orientato verso il popolo.
Che non deve esistere una barriera fra popolo e presbiterio, che l'ambone deve avere ruolo preminente.
Così cominciamo a togliere il limes tra spazio propriamente sacrale (il presbiterio - sancta sanctorum) e spazio per l'assemblea.
Demoliamo le balaustre, uniamo la chiesa in una forma più consona all'unione fra celebrante e fedeli.
Quindi facciamo chiese circolari o quadrate o ovoidali, con l'altare al centro.
Demoliamo poi anche l'altare maggiore, perchè lì deve andarci la sede del celebrante. Mettiamo così un trono dietro l'altare e vari tronetti per i concelebranti.
La custodia eucaristica va spostata in un altro spazio, quindi costruiamo una cappelletta laterale e mettiamola lì.
Chi entra in chiesa non si inchina più dinanzi al centro, ma dinanzi all'altare e al trono del sacerdote.
Poi eliminiamo troppe opere d'arte e altari devozionali, la chiesa deve essere spoglia e sobria (SC cap. VII).
E visto che non c'è più la custodia eucaristica, eliminiamo gli inginocchiatoi (come se nella messa non ci fosse la Presenza Reale).
Avrai notato infatti che molte chiese hanno gli inginocchiatoi dinanzi alla cappella eucaristica, ma non nell'aula liturgica. Una schizofrenia notevole!
Eliminiamo poi il latino. Passiamo alle lingue volgari, il canto gregoriano lo mettiamo in soffitta, cancelliamo secoli e secoli di musica sacra da Palestrina a Mozart a Bruckner etc. Passiamo ai canti di Kiko Arguello...
Credo quindi che ci sia una profonda consequenzialità nell'attività demolitrice che nasce in quei tempi.
Ciò non toglie però e mi corregga chi non la pensa come me, che il rito nuovo possa essere celebrato mantenendo alcune caratteristiche formali tipiche di quello antico. In fondo sono o non sono due forme dello stesso rito?



Fonte: visto su FIDES ET  FORMA del  24 luglio 2009




Nessun commento: