venerdì 10 aprile 2015

CRESCERE IN UNA COPPIA GAY MI HA ROVINATO LA VITA

Questi sono stralci dalla drammatica testimonianza dell’attrice inglese Hetty Baynes Russel, il primo caso di figlia cresciuta in una coppia omosessuale, due lesbiche, senza padre.

La donna ha voluto dire la sua, dopo le polemiche degli ultimi tempi sulle adozioni gay:


Hetty Baynes Russel



Durante la mia infanzia era un rituale mattutino. Il risveglio, andare in camera da letto dei miei genitori e saltare sul letto tra le lenzuola per una tazza di tè e alcune coccole.

Sono stata fortunata a conoscere tanto affetto. Mentre alcuni dei miei amici avevano difficoltà a creare un legame con le loro famiglie, per me questa intimità era scontata. Per me era un comportamento del tutto normale.
Poi, un giorno, sul letto dalla mia bella mamma non c’era più mio padre, ma Maria, l’amante lesbica di mia madre – una figura formidabile e spesso spaventosa che era il ‘padrone di casa’.
Era il 1950, allora era una situazione scandalosa. Oggi la presenza dell’omosessualità è accettata, e io ho amici omosessuali, per me non è un problema.
Ma altra cosa è crescere senza padre (o madre). Lungi dall’essere un sano stato di cose, sono stata attirata in una distruttiva battaglia per l’affetto di mia madre con un’altra donna, mentre ero costretta a guardare impotente mentre mio padre veniva ‘evirato’ ed eliminato dalla nostra vita – era contemporaneamente dannoso e confuso.
È per questo che, quando prendo in mano i giornali per leggere di coppie gay, e leggo che la maternità “è migliore con due madri o due padri” il mio cuore affonda. Queste parole avrebbero potuto uscire dalle bocche di una delle mie “due madri.
Adoravo mio padre, lo aspettavo sulla porta ogni venerdì, anelando per il suono della sua auto. Poi è sparito dalla mia vita, sostituito. Mi hanno portata via da lui a nove anni.
Maria, l’altra mia ‘madre’ ci descriveva come ‘noi tre’. Si tenevano per mano, si baciavano sulle labbra e si comportavano proprio come marito e moglie. Quando, confusa, ho chiesto da dove ero venuta, mia madre mi ha detto: ‘Dio e mamma ti hanno fatta’. 
Papà è stato eliminato dalla storia, in questo come in tutte le questioni. Gli uomini, in generale, mi venivano descritti come inutili, specialmente nel contesto familiare.
Se tu mi avessi chiesto durante la mia adolescenza che cosa pensavo della cosa, non avrei obiettato. Me lo facevano sembrare normale.
Solo ora so che non lo era.
Il danno che avevo subito si è manifestato quando avevo 15 anni e ho sviluppato la depressione clinica e anoressia. Da allora in poi, è stato un lento processo di venire a patti con il dolore che avevo sepolto nel profondo dentro la mia anima tormentata. Agivo in modo autodistruttivo.
A vent’anni, per ‘compensare’, ho coltivato un’immagine esageratamente eterosessuale, formando una serie di relazioni inappropriate con gli uomini. In tutti cercavo mio padre. Erano tutte figure paterne.
Poi ho fatto la scoperta più sconvolgente di tutte. In una seduta con il mio terapista abbiamo recuperato la mia memoria repressa, che avrebbe spiegato tanto del mio turbamento emotivo: avevo assistito a qualcosa all’età di quattro, mi sono imbattuto in mia madre e Maria che facevano sesso.
Non posso entrare nei dettagli – è troppo sconvolgente – ma posso vividamente ricordare loro sedersi con me e dirmi quanto fosse importante che io non parlassi di quello che avevo visto a nessuno.


Non servono commenti.


Fonte: da VOXNEWS  del 2 aprile  2015



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