lunedì 20 aprile 2015

L’AUTODEMOLIZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA: 8. LITURGIA, SPECCHIO DELLA CRISI






Introduzione


Quando si tratta di liturgia si intende primariamente la S. Messa.

Ora, la Messa è sempre stata il centro e il vertice del culto Cristiano. Tutto ruota intorno ad essa perché necessariamente tutto ruota e deve ruotare intorno alla Persona di Gesù Cristo, il quale ha voluto che la sua opera di Redenzione fosse perpetuata, facendosi presente in forma mistica ma reale nell’Eucarestia per accompagnare gli uomini fino al consumarsi dei tempi. Non c’è niente al mondo di più sacro, di più alto, di più prezioso che la S. Messa, dove viene rinnovato, in modo incruento, l’unico  sacrificio della Croce; Gesù che diviene vittima ed offerente al Padre in riparazione dei nostri peccati per la salvezza nostra e del mondo intero. È Gesù stesso infine che si fa alimento per le nostre anime, quotidianamente; che si fa medico per guarire le nostre piaghe, che ci da forza per vincere le nostre battaglie spirituali. Nella Messa c’è tutto il nostro credo, la nostra fede, il nostro amore e la nostra speranza.

La Messa è tutto questo: un dono immenso davanti al quale dobbiamo inchinarci, o meglio inginocchiarci e adorare.

Per assicurare maggiormente al popolo cristiano l’abbondante tesoro di grazia che la sacra Liturgia racchiude, la Santa Madre Chiesa desidera fare un’accurata riforma generale della liturgia. Questa infatti consta di una parte immutabile, perché di istituzione divina, e di parti suscettibili di cambiamento, che nel corso dei tempi possono o anche devono variare, qualora in esse si fossero insinuati elementi meno rispondenti alla intima natura della stessa Liturgia, o si fossero resi meno opportuni. In tale riforma l’ordinamento dei testi e dei riti deve essere condotto in modo che le sante realtà da essi significate, siano espresse più chiaramente, il popolo cristiano possa capirne più facilmente il senso, e possa parteciparvi con una celebrazione piena, attiva, comunitaria”. (Concilio Vaticano II: Sacrosanctum Concilium, cap.I, III – 21).

Questo dunque sarebbe il motivo che ha dato il via alle riforme; motivo encomiabile, se non fosse per l’atto d’accusa nei riguardi della Messa Tridentina, di poca chiarezza (causa la lingua latina? O come esprime i concetti teologici riguardanti il rito?), e il poco riguardo verso il popolo considerato di poca sensibilità comunitaria.

Non possiamo non chiederci come mai d’improvviso qualcuno ha deciso che la veneranda Messa, che con l’attuale impianto si celebrava da molti e molti secoli senza che mai nessuno si fosse sognato di cambiarvi una virgola, oggi sarebbe insufficiente, e la vita spirituale dei fedeli cattolici richiederebbe una radicale revisione.

Secondo alcuni essa richiedeva un salto di qualità che avrebbe consentito un generale avanzamento in estensione e profondità della vita della Chiesa. Questa era certamente l’idea dei Padri Conciliari i quali però non avevano messo in conto a chi andava in mano poi il compito di tradurre in pratica le loro intenzioni.

Una volta messa in moto la macchina, nessuno è stato più in grado di governarla per il fatto che alla guida si erano installati dei piloti senza bussola.

Nessuno oltretutto, nemmeno il popolo, sentiva la necessità di cambiare alcunché nella Liturgia: è stata una operazione di vertice, e vertice pilotato!

Mi rode il dubbio che costoro avessero veramente a cuore il bene della Chiesa Cattolica, dal momento che tutte le riforme sono state fatte al ribasso; verso il lassismo, non verso la severità; verso il meno, non verso il più; verso la comodità, non verso il sacrificio. Così anche la Messa è decaduta a livello di banalità e di irriverenza inaudite dopo aver subìto mutamenti sostanziali che lasciano dubbiosi e interdetti coloro che hanno ancora il gusto della bellezza e della serietà, e hanno modo di capire le gravi carenze del nuovo rito. È sotto gli occhi di tutti come sia venuto meno il senso del sacro nella Messa, e non solo in essa, ma pure in tutte le cerimonie liturgiche.

   LA MESSA NON POTEVA E NON DOVEVA ESSERE TOCCATA: ERA PERFETTAMENTE INTELLEGIBILE E NON AVEVA BISOGNO DI ALCUN ADATTAMENTO.

 a) La Santa Messa – Sacrificio di Cristo

Il motivo per cui Gesù è venuto sulla terra, è quello di voler riscattarci dal peccato, e per ottenere ciò ha accettato di morire sulla croce: “Tu ad liberandum scusepturus hominem, non horruisti Virginis uterum. Tu devicto mortis aculeo, aperuisti credentibus regna coelorum”

Il fine principale ed essenziale della Santa Messa è il Sacrificio  propiziatorio. Sacrificio, perché è Cristo che misteriosamente si immola sull’altare, e noi lo crediamo per le Sue parole “Questo è il mio Corpo – Questo è il mio Sangue, che sarà sparso per voi…Fate questo in mia memoria”. Sacrificio che sostituisce i sacrifici antichi e che ha valore universale, unico ed eterno. Espiatorio perché finalizzato in primis alla espiazione dei peccati degli uomini.

L’uomo cacciato dal paradiso terrestre portò con sé il fardello del peccato. Gesù con la Sua morte ci riscattò aprendoci le porte della salvezza. Questo è il sacrificio del Calvario e questa è sostanzialmente la Santa Messa: Sacrificio, incruento, di adorazione ed espiazione..

“ Nel Nuovo Testamento il Sangue dell’Agnello divino sostituirà quello di tante vittime, che scorreva dall’origine del mondo, e questo Sangue non purificherà soltanto l’esterno, ma il fondo dell’anima”. (cfr Malachia 1,10,11; I Corinti 11,26; Ebrei 9,11-12; 12,18-24). (Dal “Manuale biblico” di Vigouroux e Bacuez. Vol.III,p.572). Tip. Salesiana, San Pier d’Arena -1895-

“Sacrificio, è la pubblica offerta a Dio, di una cosa che si distrugge per riconoscere il supremo dominio di Dio su tutte le cose create. E’ essenzialmente un’espressione esterna e visibile della suprema adorazione che è dovuta a Dio.” (cfr A.Carboni “Le grandi verità” Ed. Minerva, 1963 p.461).

  Ora, la religione cristiana, essendo perfetta sotto tutti gli aspetti, deve avere un culto esterno ugualmente perfetto, cioè il SACRIFICIO, senza il quale non si innalzerebbe neppure a quella perfezione che la natura razionale richiede nella religione”. (c.s.)

San Paolo insegna che Gesù Cristo offrì se stesso come sacrifizio sulla croce, quando, riferendosi allo spargimento del Suo Sangue dice che ‘Egli offrì se stesso immacolato sacrifizio a Dio’ (Ebrei,9,14). L’Apostolo inoltre, continua dicendo che il sacrifizio di Cristo ha sostituito i numerosi sacrifizi della vecchia legge, dei quali Dio non prendeva più alcun compiacimento: e conclude:’ (Cristo) offerta per sempre una sola ostia per i peccati, siede alla destra di Dio” (Ebr.10,12). (c.s.).

“Dalla natura della morte di Gesù Cristo sulla croce risulta che essa fu un vero sacrifizio. Poiché Gesù Cristo, come Sommo Sacerdote, morendo sulla croce per sua propria libera volontà (Giov.10,18) offerse la vita e il sangue come un dono visibile al Padre. Egli perciò offrì se stesso, rendendo omaggio alla infinita maestà di Dio, e, nel far ciò, Egli adempì a tutte le condizioni essenziali per un sacrifizio.” (Angelo Carboni: Le grandi verità – 1963) (c.s.).

Il Concilio di Trento, che fa testo, definisce così la Santa Messa:
“Nell’ultima cena, la notte in cui fu tradito, volle lasciare alla Chiesa, sua sposa amatissima, un sacrificio visibile, come richiede la natura umana, in cui fosse rappresentato il sacrificio cruento che si sarebbe compiuto una sola volta sulla croce, il cui ricordo si sarebbe perpetuato fino alla fine dei secoli (I Cor.11-23 seg.) e la cui virtù salutare si sarebbe applicata alla redenzione dei peccati che noi commettiamo ogni giorno.
 Dichiarando che era costituito ‘Sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec per l’eternità’ (Sal.110,4), egli offrì a Dio suo Padre, il Suo Corpo ed il Suo Sangue sotto le specie del pane e del vino e, sotto i medesimi segni, li distribuì da mangiare ai suoi Apostoli che costituiva allora sacerdoti del Nuovo Testamento; ad essi e ai loro successori nel sacerdozio, diede l’ordine di offrirli con queste parole: ‘Fate questo in memoria di me’ (Lc,22-19), come la Chiesa Cattolica ha sempre compreso ed insegnato”.


   “Perciò in questo divin Sacrificio, che si compie nella Messa, è contenuto e si immola incruentemente quello stesso Cristo che si offrì cruentemente una sola volta sull’altare della Croce. Una sola e la stessa è la vittima; chi ora si offre per mezzo dei sacerdoti è il medesimo che si offrì allora sulla Croce; diverso solamente è il modo dell’offerta” (Concilio di Trento, sessione XXII Cap.2)

E’ importante notare che il Concilio di Trento ribadisce che il suo insegnamento non si scosta da quanto “la Chiesa Cattolica ha sempre compreso e insegnato”.  La sua dottrina, e la Santa Messa, sono quelle partite dal Cenacolo e dai primi gruppi di cristiani guidati dagli Apostoli. La dottrina sulla Messa quindi non è cambiata nemmeno nei secoli successivi al Concilio Tridentino, anzi è stata un baluardo contro Lutero e contro ogni altra eresia, e nessuno si è preso la licenza di manomettere alcunché.

Traggo da “Orazioni cristiane” di Giovanni Croiset, edito nel 1744, un mirabile ‘ristretto’ che fa ben capire l’essenza della Santa Messa:

   “Se si avesse una giusta idea dell’eccellenza, della santità, del valore e del merito del Divino Sacrificio della Messa non vi sarebbe fedele che non vorrebbe assistervi ogni giorno; non vi sarebbe chi non credesse aver fatta una gran perdita, col non aver udita la Santa Messa, avendo potuto ogni giorno ascoltarla.

   La Messa è la più grande, la più augusta, e la più sacra delle cerimonie di nostra religione: Iddio stesso nulla può fare di più venerabile, di più eccellente, di più divino che il Santo Sacrificio della Messa.

   Istituzione tutta divina, oblazione santa, vittima di un merito e di un valore infinito; SACRIFICIO DEL CORPO E DEL SANGUE ADORABILE di un UOMO DIO, pontefice, allo stesso Dio in tutto uguale; si può immaginarsi  cosa alcuna più santa, più sopra le nostre idee più degna del nostro culto e d’ogni nostra venerazione? Il SACRIFICIO DELLA MESSA non è solo l’atto di nostra religione più perfetto; è anche il miracolo più eccellente della stessa religione; e in ristretto, per dir così di tutta la nostra religione: con qual rispetto, con qual premura, con qual divozione si deve assistere al DIVIN SACRIFICIO della MESSA!

   Tutti quei SACRIFICI sì augusti dell’antica Legge che Iddio aveva istituiti, e dei quali aveva Egli stesso regolate persino le più piccole cerimonie:

1)         SACRIFICIO di OLOCAUSTO per onorare Dio e per riconoscere la Sua suprema grandezza colla sacrificazione della vittima;

2)         SACRIFICIO di PROPIZIAZIONE per l’espiazione dei peccati;

3)         SACRIFICIO d’IMPETRAZIONE offerto a Dio per ottenere gli aiuti spirituali e temporali, e tutte le grazie necessarie;

4)         SACRIFICIO di RENDIMENTO di GRAZIE, per ringraziare Dio di tutti i benefici che si hanno ricevuti.

   Tutti questi SACRIFICI, dico, dell’antica Legge, per quanto fossero santi, non erano che ombre molto deboli, e figure molto imperfette dell’eccellenza, della maestà, della santità del DIVIN SACRIFICIO della nuova. La Messa è il più grande e il più santo di tutti gli atti di religione; con qual decenza, con qual divozione, con qual premura, con qual rispetto non si deve udire la Messa!

   Vi sono molti metodi e molte istruzioni per udire santamente la Messa: tutte sono maniere eccellenti, ed ognuno deve scegliere quella nella quale ritrova maggior divozione. L’intenzione della Chiesa e quella di Gesù Cristo è che noi offriamo il DIVIN SACRIFICIO per i quattro fini per i quali è istituito: cioè:

1)        Per onorare sommamente Dio, offrendogli il Suo Figliolo Gesù Cristo  nel DIVIN SACRIFICIO;

2)         Per ottenere per i meriti della DIVINA VITTIMA, il perdono di tutti i nostri peccati: non vi è cosa più efficace per ottenere misericordia;

3)         Per ottenere da Dio gli aiuti e le grazie necessarie;

4)         Per ringraziarlo coll’OBLAZIONE di  UNA VITTIMA che gli è infinitamente grata, ed è d’un merito e di un valore infinito, di tutte le grazie che ci ha fatte, e di tutti i benefici onde ci ha ricolmati.

   Questo modo è eccellente”.

Chiaro anche il catechismo scritto secondo i decreti del Concilio di Trento:
“E però un istesso SACRIFIZIO confessiamo essere (e così si dee tenere) il SACRIFIZIO della Messa e quello che fu offerto in  Croce, siccome una medesima Ostia è Cristo Signor Nostro, il quale una volta sola Sé stesso sacrificò cruento sopra l’altare della Croce;  perché l’Ostia cruenta e l’Ostia incruenta non sono due Ostie, ma una sola”.

Il catechismo di San Pio X sintetizza in modo esemplare ciò che riguarda la Santa Messa, e quindi val la pena trascriverne qui i punti principali:

   “La Santa Messa è il SACRIFICIO del Corpo e del Sangue di Gesù che, sotto le specie del pane e del vino, si offre dal sacerdote a Dio sull’altare in memoria e rinnovazione del SACRIFICIO della Croce.

   Il primo e principale offerente del SACRIFICIO della Santa Messa è Gesù Cristo stesso, mentre il sacerdote è il ministro che offre all’Eterno Padre lo stesso SACRIFICIO in nome di Gesù.

   Il SACRIFICIO è la pubblica offerta a Dio d’una cosa che si distrugge per professare che Egli è il Creatore e Padrone supremo, al quale tutto è interamente dovuto.

   Il SACRIFICIO della Messa è il SACRIFICIO stesso della Croce: c’è differenza solo nel modo di compierlo.

   Il SACRIFICIO della Croce è l’unico SACRIFICIO del Nuovo Testamento, perché con esso il Signore Gesù placò la divina Giustizia, acquistò tutti i meriti necessari a salvarci e compì da parte sua la nostra redenzione. Egli però ci applica questi meriti con i mezzi da Lui istituiti nella Sua Chiesa, tra i quali è il Santo SACRIFICIO della Messa.

   Il SACRIFICIO della Santa Messa lo istituì Gesù Cristo stesso quando istituì il Sacramento dell’Eucaristia e stabilì che si facesse in memoria della Sua Passione.

   Tra il SACRIFICIO della Croce e quello della Messa c’è questa differenza: Gesù Cristo sulla Croce si sacrificò (dando volontariamente il proprio Sangue) e meritò ogni grazia per noi; sull’altare invece Egli (senza spargere Sangue) si sacrifica e si annienta misticamente (per il ministero del suo sacerdote) e ci applica i meriti del SACRIFICIO della Croce.

   Un’altra relazione del SACRIFICIO della Messa con quello della Croce è che il SACRIFICIO della Messa rappresenta in modo sensibile lo spargimento del Sangue che fuoruscì (e quindi si separò) dal Corpo di Cristo sulla Croce, infatti in virtù delle parole della consacrazione si rende presente sotto la specie del pane il solo Corpo e sotto le specie del vino il solo Sangue del nostro Salvatore, Corpo e Sangue separati l’uno dall’altro (come sul Calvario) sebbene per naturale concomitanza e per l’unione ipostatica sia presente sotto ciascuna delle specie interamente tutto Gesù Cristo vivo e vero.

La Messa si offre a Dio per renderGli il culto supremo di latria o adorazione, per ringraziarlo dei suoi benefici, per placarlo e darGli soddisfazione dei nostri peccati e per ottenere grazie a vantaggio dei fedeli vivi e defunti” (s.Pio X: Catechismo medio).

Pio XII in quella meravigliosa enciclica che è la “Mediator Dei” emanata il 20 novembre 1947, non fa che ribadire la sentenza del Concilio di Trento:
L’augusto SACRIFICIO dell’altare non è dunque, una pura e semplice commemorazione della Passione e Morte di Gesù Cristo, ma è un VERO E PROPRIO SACRIFICIO, nel quale, immolandosi incruentemente, il Sommo Sacerdote fa ciò che fece una volta sulla Croce offrendo al Padre tutto Sé stesso, vittima graditissima, ‘Una…e identica è la vittima; quello stesso che adesso offre per ministero dei sacerdoti, si offrì allora sulla Croce; è diverso soltanto il modo di fare l’offerta” (cit .Concilio di Trento, Sess.XXII c.2)’.

E’ quantomeno sorprendente, alla luce del poi, che il Concilio Vaticano II nella Costituzione “Sacrosanctum Concilium” trattando della Santa Messa, questa la faccia precedere sempre dalla parola SACRIFICIO. Veramente la sorpresa non viene dal Concilio, bensì da chi in seguito avrebbe forse distortamente interpretato e attuato le indicazioni dello stesso. Il capitolo II di detta Costituzione inizia con la definizione della Messa:
“Il nostro Salvatore nell’ultima cena, la notte in cui fu tradito, istituì il SACRIFICIO Eucaristico del Suo Corpo e del Suo Sangue, onde perpetuare nei secoli, fino al Suo ritorno, il SACRIFICIO della Croce, e per affidare così alla Sua diletta sposa, la Chiesa, il memoriale della Sua Morte e della Sua Resurrezione: Sacramento di pietà, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l’anima viene ricolma di grazia e ci è dato il pegno della gloria futura”.

E ancora più chiaramente al capitolo I n °32 viene detto: “Ogni volta che il SACRIFICIO della Croce col quale Cristo nostro Agnello pasquale è stato immolato, viene celebrato sull’altare, si rinnova l’opera della nostra redenzione”.

Sembra dunque che i Padri conciliari abbiano voluto rimanere nel solco della tradizione. Il compendio del catechismo della Chiesa Cattolica emanato nel 2005, sintetizza così:
“Il SACRIFICIO della Croce e il SACRIFICIO dell’Eucaristia sono un’unico SACRIFICIO. Identici sono la vittima e l’offerente, diverso è soltanto il modo di offrirsi: cruento sulla Croce, incruento nell’Eucaristia” (C.C.C.280).

Mentre il catechismo di s.Pio X formula le domande usando costantemente le parole Santo sacrificio della Messa oppure “ Santo sacrificio della Croce”, il catechismo recente usa solo la parola Eucaristia o Sacramento dell’Eucaristia.
Che sia il Sacramento dell’Eucaristia è fuori dubbio, come è pure Cena del Signore, o Frazione del pane, come lo chiamavano i primi cristiani. Si nota però che l’aspetto sacrificale espiatorio sostenuto dal Concilio di Trento (Concilio De Fide), oggi ha perso la sua importanza primaria se al n° 281 il  Catechismo attuale dice: “L’Eucaristia viene ANCHE offerta per tutti i fedeli vivi e defunti in riparazione dei peccati di tutti gli uomini (…)”. Quell’ANCHE toglie peso al Sacrificio di Cristo, che è morto proprio per riscattarci tutti dal peccato, quindi al valore espiatorio del rito. Queste ambiguità sono comuni nella nuova liturgia, specie nella nuova Messa.

Ma ben più solida è la Messa cattolica, frutto del riordino effettuato in conformità alle disposizioni del Concilio di Trento (sec.XVI) proprio per elevare un baluardo  contro chi, come Lutero, aveva alterato se non distrutto  quella Messa che aveva ed avrebbe alimentato la spiritualità di generazioni e generazioni di martiri e di santi fino ai nostri padri e fino a noi che sentiamo ancora vivo il ricordo di quell’azione mistica e sublime. Su questa Messa il grande e santo Papa Pio V ha voluto porre il sigillo definitivo e perpetuo in modo che nessuno più in avvenire si azzardasse a toccarla, comminando l’anatema a chi avesse tanto ardire:

DALLA BOLLA “QUO PRIMUM TEMPORE” di PAPA PIO V del 14 luglio 1570 –

VI – (…), mentre CON LA PRESENTE NOSTRA COSTITUZIONE, DA VALERE IN PERPETUO, priviamo tutte le summenzionate chiese dell’uso dei loro messali, che ripudiamo in modo totale e assoluto, stabiliamo e comandiamo, sotto la pena della nostra indignazione, CHE A QUESTO NOSTRO MESSALE, RECENTEMENTE PUBBLICATO, NULLA MAI POSSA VENIRE AGGIUNTO, DETRATTO, CAMBIATO. (…) Pertanto NON ABBIANO L’AUDACIA DI AGGIUNGERE ALTRE CERIMONIE O RECITARE ALTRE PREGHIERE CHE QUELLE CONTENUTE IN QUESTO MESSALE.

VII – Anzi, in virtù dell’Autorità Apostolica, noi concediamo a tutti i sacerdoti, a tenore della presente, l’indulto perpetuo di poter seguire, in modo generale, in qualunque chiesa, senza scrupolo veruno di coscienza o pericolo di incorrere in alcuna pena, giudizio o censura, questo stesso messale, di cui avranno la piena facoltà di servirsi liberamente e lecitamente, così che Prelati, Amministratori, Canonici, Cappellani e tutti gli altri sacerdoti secolari, qualunque sia il loro grado, o i regolari a qualunque Ordine appartengano, non siano tenuti a celebrare la Messa in maniera differente da quella che Noi abbiamo prescritta, né d’altra parte, possano venir costretti e spinti da alcuno a cambiare questo messale.

VIII – Similmente DECRETIAMO E DICHIARIAMO CHE LE PRESENTI LETTERE IN NESSUN TEMPO POTRANNO VENIR REVOCATE O DIMINUITE, MA STABILI SEMPRE E VALIDE DOVRANNO PERSEVERARE NEL LORO VIGORE.

XI – NESSUNO DUNQUE, E IN NESSUN MODO, SI PERMETTA CON TEMERARIO ARDIMENTO DI VIOLARE E TRASGREDIRE QUESTO NOSTRO DOCUMENTO: FACOLTA’, STATUTO, ORDINAMENTO, MANDATO, PRECETTO, CONCESSIONE, INDULTO, DICHIARAZIONE, VOLONTA’, DECRETO E INIBIZIONE. CHE SE QUALCUNO AVRA’ L’AUDACIA DI ATTENTARVI, SAPPIA CHE INCORRERA’ NELL’INDIGNAZIONE DI DIO ONNIPOTENTE E DEI SUOI BEATI APOSTOLI PIETRO E PAOLO.

……

Per meglio capire la serietà con cui il Concilio di Trento ha trattato la Santa Messa, e la severità che ha usato verso chi si sarebbe preso licenza di alterare alcunché di ciò che era stato stabilito, ripropongo di seguito alcuni canoni scritti in forma di condanna della dottrina contraria a quella sempre creduta dalla Chiesa:

CANONE 1 - “Se qualcuno dirà che nella Messa non si offre a Dio un vero  e proprio SACRIFICIO, e che essere offerto significa semplicemente che Cristo ci viene dato in CIBO: sia anatema”.

CANONE 3“Se qualcuno dirà che il SACRIFICIO della Messa è solo un sacrificio di lode e di ringraziamento, o una semplice commemorazione del sacrificio offerto sulla Croce, e non un SACRIFICIO PROPIZIATORIO; o che giova solo a chi la riceve; e che non deve essere offerto per i vivi e per i morti, per i peccati, le pene, le soddisfazioni e altre necessità: sia anatema”.

CANONE 6“Se qualcuno dirà che il canone della Messa contiene degli errori, e che quindi bisogna abolirli: sia anatema”.

CANONE 9“Se qualcuno dirà che il rito della Chiesa Romana, secondo il quale parte del canone e le parole della consacrazione si profferiscono a bassa voce è da condannarsi; o che nell’offrire il calice, l’acqua non deve essere mischiata col vino, perché ciò sarebbe contro l’istituzione di Cristo: sia anatema”.

   Ciò che in questa materia ha stabilito il Concilio di Trento, non è passibile né di modifica né di sostituzione. Ciononostante si è osato, incorrendo nell’anatema, metter mano alla Messa, privandola di elementi molto importanti che da sempre la caratterizzavano.


 a)    S. MESSA, IL CONCETTO PREVALENTE: LA CENA.


Chi di una certa età, abbia praticato e amato la Santa Messa tradizionale, ha percepito chiaramente che nella liturgia vi è stata una svolta radicale. Molti con riluttanza hanno dovuto accettare ciò che passava il convento; altri hanno accolto quel nuovo modo gioioso di celebrare, con entusiasmo, felici che il prete sia sceso tra il popolo e che finalmente si preghi con un linguaggio comprensibile, anche se qualcuno rimpiange il latino, nobile lingua usata sempre dalla Chiesa, e la fastosità del cerimoniale. La massa dei fedeli ha accolto le novità forse con stupore, ma certamente in buona fede, ossequienti a ciò che la Chiesa ha proposto. Pochi, ma veramente molto pochi hanno capito che in un certo qual modo sono stati costretti a passare un valico che doveva invece essere un confine. Qualcuno si rende conto che è cambiata la Messa perché è cambiata la dottrina, e che la rivoluzione liturgica  è la conseguenza della rivoluzione dottrinale e teologica sorta durante e dopo il Concilio Vaticano II.

Nel giro di pochi anni ci hanno fatto ingoiare una Messa quasi irriconoscibile, un rito lontano dalle nostre tradizioni e dal nostro modo di sentire. Lo dico per me e per i delusi e impotenti. Ci hanno vietato il culto dei nostri padri: uno scippo.

Quanto ci è mancata la nostra Messa, che ci era entrata nelle viscere e nel cuore in modo indelebile formandoci, plasmandoci, irrobustendoci, giorno dopo giorno. A (quella) Messa io devo tutto; il Cristo nascosto in quel disco bianco mi ha accompagnato per tutta la vita ed ora per quel che mi rimane cerco di rimanervi aggrappato fino all’ultimo respiro.

Perché dunque ce l’hanno sottratta? Dicono che è sempre Cristo che scende sull’altare (o sulla tavola), che c’è una continuità essenziale, che è sempre il rito romano, se pur allietato dalle chitarre. Ma allora, se è sempre la stessa Messa perché non avete lasciata quella che già c’era e che andava egregiamente, tant’è vero che nessuno del ‘popolo di Dio’ aveva chiesto modifiche o aggiornamenti. Nessuno aveva chiesto di cambiare le preghiere, di togliere il latino, e nessuno si era mai lamentato perché il prete gli voltava le spalle oppure che ci si comunicava prendendo l’Ostia sulla lingua. Io ricordo ancora l’emozione che provavo man mano che scoprivo dalla traduzione, la bellezza delle preghiere. Poi, certe frasi, certe parole che si ripetevano anche in latino, restavano impresse per tutta la vita ed erano come fari posti lungo la strada.

Nostalgia, voi dite, cosa che non ha nulla a che vedere con la fede. Nostalgia, si, di cose preziose perdute, tristezza di aver perso un tesoro. Perché dunque avete sfigurato la Messa?
Ve lo chiede un povero cristiano che un tempo, disorientato e amareggiato si poneva domande senza trovare risposte, perché il rullo compressore della riforma avanzava inesorabile distruggendo e pure irridendo. Mentre tutti erano presi dalla frenesia di distruzione del vecchio per promuovere il nuovo (identificando il vecchio per cattivo e il nuovo per buono), nessuno ha avuto una parola, un’attenzione per noi che ci siamo sentiti defraudati e abbandonati.
Ma cosa ha portato il nuovo?
Quella speranza di una ventata di primavera, vaticinata da qualche zucchetto rosso come si è risolta?
Credo che chiunque non sia in malafede e abbia gli occhi aperti sappia dare una risposta.



Fonte: da Radio Spada




Nessun commento: