lunedì 21 marzo 2016

IL POTERE DI TASSARE È DISTRUTTIVO





Il principio di fondo è questo. Non bisogna riporre alcuna speranza di miglioramento nel cambiare partito o i leader che ne stanno alla guida, poiché fintanto che i governanti disporranno del potere di tassazione, essi potranno avvalersi di un meccanismo diabolico a discapito dei governati. Il potere di tassare dà impulso al serpente dello Stato che può avvinghiare le sue vittime, ovvero noi. Le tasse nutrono il mostro la cui crescita sparge veleno ovunque. Le tassazione, non importa se con o senza rappresentanza, costituisce il male, in quanto produce invariabilmente danni e distruzione. Se fossimo saggi, affameremmo la bestia assestando un colpo letale al suo potere di imposta.

Poiché costoro seminano vento, e mieteranno tempesta. Osea 8: 7


Dove vi è Stato, si riscontra invariabilmente il potere di tassare; perché il ceto politico-burocratico non può governare senza avvalersi della tassazione. Come ha scritto Ludwig von Mises: <> [1]; o, per dirla con le parole di Murray Rothbard, << … tutti le misure poste in essere dallo Stato sono imperniate sull’imprescindibile interventismo binario tipico del fenomeno impositivo …>>[2].

Dove vi è Stato, si riscontra altresì la sua inarrestabile espansione. Ma perché il campo d’azione dello Stato cresce a dismisura? Una teoria vuole che i gruppi di interesse siano spinti ad impiegare il potere coercitivo di tassazione dello Stato a proprio vantaggio. Come ha puntualizzato Richard Ebeling: <>> [3].

Questo articolo mi suggerisce di elaborare una teoria complementare. Quando ai governanti è conferito il potere di tassare, vengono necessariamente altresì veicolati una serie di incentivi perversi. Questi incoraggiano i governanti ad espandere oltremodo i loro esiziali interventi.

INCENTIVI

L’azione finalizzata ad uno scopo comporta la scelta tra alternative. Le scelte incorporano degli incentivi (premi) e dei disincentivi (costi), entrambi i quali possono essere sia di natura monetaria, che non monetaria. Si consideri, ad esempio, la somministrazione della giustizia, da parte della Corona, nell’Inghilterra medievale. I condannati venivano generalmente impiccati e i loro beni confiscati dalla Corona, sebbene il re potesse graziare un criminale che avesse accettato di servire nell’esercito reale. Questa struttura di incentivi motivava la Corona a condannare i delinquenti, in quanto da ogni condanna scaturiva o l’incameramento delle proprietà da questi detenute, ovvero il loro impiego in seno all’esercito (gli incentivi). La Corona si trovava altresì nella condizione di fronteggiare una serie di disincentivi, integrati non solo da costi di natura monetaria, bensì dalla slealtà, dalla disaffezione, dalla perdita di reputazione e dal risentimento, qualora avesse ingiustamente condannato delle persone innocenti.




In costanza di questa struttura di incentivi, la Corona probabilmente mostra uno spiccato entusiasmo per gli arresti e la condanna dei criminali (e forse anche di taluni soggetti che criminali non sono) [4]. La struttura di incentivi la induce altresì a cambiare l’impianto legislativo, sì da ricomprendere un maggior numero di crimini come reati [5 ]. Se questa dinamica vi sembra molto simile a quella riscontrabile presso le forze dell’ordine e le municipalità degli Stati Uniti, le quali beneficiano dei sequestri e delle confische dei beni, nonché della conseguente espansione dei crimini passibili di sequestro e confisca, è semplicemente perché … le cose stanno effettivamente così! [6].

GLI INCENTIVI PERVERSI DEL POTERE IMPOSITIVO

I governanti, che alla fine sono dei comuni esseri umani, hanno dei desideri che intendono soddisfare, come ad esempio compiere delle opere di bene (in base alla loro personale visione), conseguire il potere, la gloria, la ricchezza, l’auto-compiacimento, l’orgoglio, il rispetto, l’adulazione, il consolidamento della propria posizione, ovvero proporsi altri obiettivi quali l’aiuto ai poveri o ai ricchi, contrastare il capitalismo o esportare la democrazia, e così via. Cionondimeno, quello che desiderano i governanti non coincide sempre con quello che vogliono i governati. Gli individui concepiscono le idee più disparate ed eterogene in ordine a ciò che sia auspicabile perseguire, come testimoniano i loro molteplici stili di vita. Ovviamente, i governanti non sono assolutamente in grado di scegliere le azioni passibili di soddisfare le preferenze individuali di ogni soggetto, anche se ne dovessero avere un conoscenza diretta; ma i reggitori non possono nemmeno sapere quello che i diretti interessati desiderano in questo momento, o che vorranno tra dieci minuti. Atteso che i governanti assorbono le risorse dei contribuenti e le destinano a progetti che non sono in grado di soddisfare le preferenze individuali di questi ultimi, ne consegue che i governanti compromettono la felicità dei soggetti fiscalmente incisi.

Quando sono costretti ad impiegare le loro risorse personali, i governanti mostrano una forte riluttanza a spendere. Il potere di esigere le imposte rimuove quel freno, ovvero fornisce loro l’incentivo a perseguire i propri obiettivi. Di conseguenza, essi sono incoraggiati ad intraprendere delle guerre per porre fine ad altri conflitti o per esportare la democrazia, a realizzare dei “grandi balzi in avanti”, a promuovere lotte senza quartiere contro la povertà, la droga e il terrorismo, a sostenere genocidi, programmi devastanti, espansioni territoriali, ad istituire sussidi e garanzie, a favoreggiare feste sontuose, divertimenti, aerei e limousine, a fissare quote che uccidono i mercati, e così via.

Mentre alcuni “soggetti” hanno tutto da guadagnare da questo processo di spoliazione e non per nulla ne sono i primi patrocinatori, entrando a far parte della classe dominante, per la maggior parte delle persone le cose stanno diversamente. Possono solo votare, lagnarsi o formalizzare il proprio dissenso, tutti mezzi altamente imperfetti per influenzare le azioni di governo. I voti vanno ai rappresentanti, non ai progetti; ed oltretutto le votazioni si tengono solo a intervalli irregolari durante i quali i governanti hanno modo di creare i “fatti compiuti”. Nessun elettore può unilateralmente recedere dal sostegno alla guerra contro la droga o il terrorismo, così come di far mancare il proprio appoggio al programma di assistenza sociale, o a qualsivoglia altro programma statale.

Seguire la loro strada non è che il primo degli incentivi perversi che accompagnano il potere impositivo dei governanti.

Il secondo è quello di aumentare il gravame fiscale, il che è del tutto indesiderabile perché supporta gli interventi più incauti dei reggitori. L’innalzamento delle tasse è prevedibile perché chi sta al potere ha tutto da guadagnare da questa situazione, almeno nella misura in cui lo scotto da pagarsi in termini di voti persi non risulti eccessivo. La struttura degli incentivi inerenti al potere impositivo è incredibilmente perfida perché sono gli stessi governanti che controllano la quantità dell’incentivo! Essi possono aumentare le tasse ad libitum, soggetti come sono solo ad eventuali e potenziali perdite di voti, e disponendo di molteplici stratagemmi per prevenire tale eventualità.

In terzo luogo, la tassazione fornisce un potente incentivo per incamerare risorse attraverso i prestiti. In assenza di tasse ed imposte con le quali pagare interessi e restituire il capitale, uno Stato non potrebbe emettere grandi stock di debito [7]. Grazie a quel potere, lo Stato può invece indebitarsi ed espandere a dismisura la sua azione, ipotecando così le risorse dei contribuenti futuri. Le generazioni a venire dovranno pagare il debito erodendo i propri risparmi, e ciò le pregiudicherà sicuramente. Inoltre, avendo emesso tutto quel debito, lo Stato ha un innegabile incentivo a saldarlo con una moneta svalutata. Il potere di tassazione conduce lo Stato a rimpiazzare la moneta privata con la propria, avente corso forzoso, e da ciò scaturiscono una serie di conseguenze negative connesse all’inflazione di quella moneta fiat.

In quarto luogo, il potere di tassare fornisce ai governanti l’incentivo per istituire programmi che redistribuiscono ricchezza e creano una consequenziale dipendenza. Questi schemi di allocazione politicizzata delle risorse sono cresciuti enormemente negli Stati Uniti solo dopo che lo Stato ha conseguito il potere di esigere le imposte sui redditi. Questi esiziali programmi in realtà beneficiano i governanti che li promuovono. Sollecitano un supporto all’attività statale da parte di quei soggetti che temono di perdere le sovvenzioni, e un tale supporto complica notevolmente ogni sforzo per ridurre il potere dello Stato.

In quinto luogo, il potere di tassare implica anche il potere di garantire o di attribuire sgravi fiscali in cambio di favori o di prebende, nonché il potere di estorcere denaro in modo da evitare di imporre determinati gravami. Si fomenta in tal modo la corruzione dei funzionari pubblici. Inoltre, queste attività creano sperequazioni nella struttura impositiva, da sommarsi a delle dispendiose inefficienze economiche.

Come ulteriore punto, i governanti dispongono di un incentivo a camuffare la natura delle imposizioni e la loro effettiva incidenza, in modo che i soggetti incisi non sappiano nemmeno l’entità del sacrificio a cui vanno incontro. Essi cercano di propagare il più ampiamente possibile il peso fiscale, sì che possa apparire più sopportabile. Questo è il motivo per cui il ceto politico-burocratico al comando si avvale di sistemi [capziosi e deliberatamente ingannevoli, ndt] quali le ritenute fiscali alla fonte, i contributi previdenziali, le accise sui carburanti, le imposte sui salari, le imposte sulle vendite, le imposte sul valore aggiunto, etc. Inoltre, la volontà è quella di rendere la normativa fiscale così incredibilmente complessa e farraginosa, tale da essere imperscrutabile per gli stessi addetti esattori. Dopo un determinato periodo, l’attenzione del pubblico si catalizza sulla complessità del codice tributario, piuttosto che sulla pressione fiscale che grava sui contribuenti. Coloro che dibattono sulla necessità di una semplificazione della normativa fiscale, affermano che le loro proposte necessariamente condurranno ad una riduzione del gravame. Forse un giorno riusciranno nell’impresa, così come i maiali potrebbero un domani colonizzare Marte; ma i governanti non dispongono del benché minimo incentivo a prodigarsi per realizzare una semplificazione fiscale, a meno che non si aspettino in contropartita un guadagno – sotto forma di rendite, di potere o di qualsiasi altro privilegio [8].

In settimo luogo, al fine di persuadere i contribuenti che le risorse raccolte tramite la tassazione vengono impiegate in programmi del tutto virtuosi, i governanti sono incentivati a mentire sugli effettivi costi e sui benefici dei loro progetti e a presentarli in maniera del tutto distorta e confusa. Se si intraprende una guerra, nessuno sarà in grado di accertare il suo costo senza approntare una tesi di dottorato sull’argomento. Alla NASA asseriranno che i benefici del programma ‘Space Shuttle’ “si possono rinvenire praticamente ovunque!” , oppure che “…esso continua a conferire al popolo americano un valore incalcolabile rispetto alle imposte pagate”, evitando accuratamente di menzionare i 173 miliardi dollari stimati quali costo del programma [9]. La verità è la prima vittima del potere impositivo.

In ottavo luogo, il potere di tassazione incoraggia i governanti ad adottare misure che non funzionano affatto bene. In altre parole, hanno un incentivo limitato ad impiegare in maniera sana e prudente le risorse esatte con la contribuzione forzosa, posto che essi non sono personalmente responsabili dei costi imputabili ai loro errori. Al limite, possono sempre rimediare inasprendo ancor di più la pressione fiscale. Pertanto, tutti i programmi finanziati con le tasse saranno sicuramente gestiti in maniera meno efficiente se comparati ad una fornitura di omologhi servizi nell’ambito del settore privato. [10]

Da ultimo, i governanti hanno un ulteriore incentivo, che è quello di conservare indefinitamente il potere impositivo. Con il risultato che si materializzeranno almeno tre attività dalla portata devastante.

La prima concerne una indefessa produzione di propaganda funzionale a legittimare la tassazione. I reggitori sono sempre intenti a lanciare alti lai e a paventare pericoli imminenti e problemi a non finire. Essi ostentano “bisogni” primari e ineludibili, essenziali per la stessa sopravvivenza: programmi contro la povertà per scongiurare la disgregazione sociale, sommosse o reati; la proibizione delle droghe per prevenire minacce alla salute dell’intera popolazione; sussidi e sovvenzioni per evitare il fallimento della filiera produttiva che ci garantisce gli approvvigionamenti o la perdita del lavoro delle famiglie di agricoltori, i quali costituiscono la spina dorsale della nazione; l’intervento delle banche centrali per sventare catastrofici fallimenti bancari. In buona sostanza, gli Stati si appellano alle paure e alle insicurezze dei loro sottoposti, e fanno leva sui loro sentimenti di carattere nazionalistico, patriottico o religioso – o di altra natura – per legittimare [pretestuosamente, ndt] le loro azioni.

Come secondo punto, i governanti ingaggiano una pletora di propagandisti, da insediarsi sia in seno al governo che fuori dallo stesso, che supportano in tutto e per tutto la linea del partito, e in cambio ricevono denaro, favori, entrature particolari o prebende di altra natura, incluso il potere e l’attribuzione di una qual certa autorità. La conseguenza perversa è la corruzione dei processi informativi che si sviluppano nell’ambito della società.

Un terzo mezzo per mantenere e consolidare il potere impositivo è silenziare, o quanto meno limitare, la portata delle critiche nei confronti dei governanti. Laddove delle voci sovversive e fortemente dissidenti rispetto alla politica fiscale facessero breccia nell’opinione pubblica, le cose comincerebbero a mettesi male per il ceto politico-burocratico al comando. Di conseguenza, essi cercano di bloccare e di reprimere sul nascere tali critiche [11]. Purtroppo, la libertà di pensiero e il potere di tassare sono per loro natura incompatibili, e i governanti tenderanno a limitare la libertà di parola, ove possibile ed impiegando qualsiasi accorgimento specioso che essi sono in grado di escogitare.


SINTESI E CONCLUSIONI




La scelta finalizzata ad un obiettivo, nel regno del volontarismo tra la gente comune, tende a migliorare la vita.

La scelta finalizzata ad un obiettivo perseguita dai governanti tende invece a distruggere la vita, perché costoro agiscono in funzione dei propri bisogni, e non certo di quelli dei contribuenti.
John Marshall nel 1819 scrisse che ”Il potere di tassare postula il potere di distruggere”.

Anche se ignorassimo l’argomentazione morale per cui le tasse sono un furto, ovvero anche se non prendessimo in considerazione gli argomenti deduttivi in base ai quali le imposte ostacolano la ricerca della felicità e compromettono il livello di efficienza economica, il potere di tassare reca con sé una molteplicità di incentivi dannosi suscettibili di promuovere la distruzione in svariati modi.

Il principio di fondo è questo. Non bisogna riporre alcuna speranza di miglioramento nel cambiare partito o i leader che ne stanno alla guida, poiché fintanto che i governanti disporranno del potere di tassazione, essi potranno avvalersi di un meccanismo diabolico a discapito dei governati. Il potere di tassare dà impulso al serpente dello Stato che può avvinghiare le sue vittime, ovvero noi. Le tasse nutrono il mostro la cui crescita sparge veleno ovunque. Le tassazione, non importa se con o senza rappresentanza, costituisce il male, in quanto produce invariabilmente danni e distruzione. Se fossimo saggi, affameremmo la bestia assestando un colpo letale al suo potere di imposta.

Saggio di Michael S. Rozeff su Mises.org

Traduzione di Cristian Merlo


Note

[1] Ludwig von Mises, Human Action, 4th rev. ed. (Irvington-on-Hudson, N.Y.: Foundation for Economic Education, 1996), p. 719.

[2] Murray Rothbard, Man, Economy, and State, second edition, Scholar’s Edition (Auburn, AL: Ludwig von Mises Institute, 2004), pp. 980-981.

[3] Richard Ebeling, The Freeman: Ideas in Liberty, January/February (Irvington-on-Hudson, N.Y.: Foundation for Economic Education, 2005), p. 11.

[4] Un caso similare si verificò negli Stati Uniti. <un grande stimolo alla vigilanza
, per altri invece ciò costituiva un male, che induceva a mettere in atto ogni sforzo pur di giungere alla condanna dell’imputato, ovvero ad accettare compensi dai convenuti al fine di favorirli”>>. Cfr. Samuel Walker, Popular Justice A History of American Criminal Justice,(Oxford University Press, N.Y., 1980), p. 112.

[5] <<… soprattutto nel corso del XVIII secolo, il Parlamento moltiplicò notevolmente il numero di reati contro la proprietà per i quali veniva comminata l’impiccagione, il totale dei quali alla fine giunse a superare il numero di trecento …>>. Cfr. Roger Lane, Murder in America: A History (Ohio State University Press , Columbus, 1997), p. 55.

[6] <>: passaggio estrapolato dalla Annual Report of the Department of Justice Asset Forfeiture Program 1990.
Le confische annuali sono cresciute da 313,2 milioni dollari nel 1985 ad almeno 5.500 milioni nel 2003, che equivale ad un tasso di incremento del 15,9% annuo. Questi numeri non includono i circa 1,7 miliardi di dollari di asset iracheni sequestrati in costanza del Patriot Act, che autorizza il Presidente a mettere in atto delle misure di sequestro sui beni sovrani.

[7] Il debito può essere emesso se lo Stato dispone di risorse che possono essere alienate oppure se permangono le prospettive di ricorrere alla predazione sistematica, ma è indubbio che il potere impositivo, ed in particolare quello esercitato sul reddito, fornisce un più ingente e sicuro flusso di entrate al servizio del debito. Tra il 1913 (anno in cui il Sedicesimo Emendamento autorizzò l’imposta sul reddito) e il 2003, il debito degli Stati Uniti è passato da 2,92 miliardi dollari a 6.783 miliardi, con un tasso di crescita del 7,8% annuo. Il debito nazionale, invece, tra il 1791 e il 1913 è cresciuto ad un tasso del 3% annuo.

[8] Le misure della “Supply-Side Economics” sono spesso propagandate come misure passibili di aumentare le entrate fiscali dello Stato. Esse tendono, di fatto, a crescere il debito pubblico a spesa pubblica invariata, così da differire semplicemente l’esazione di imposte nel futuro.

[9] Cfr. http://techtran.msfc.nasa.gov/at_home.html e http://www.house.gov/science/oswald_3-13.html for NASA-speak. Roger Pielke, Jr., Direttore del Center for Science and Technology Policy Research presso l’Università del Colorado scrive che <>. Cfr.

[10] Per esempio, <<… è diventato chiaro che la maggior parte delle strutture del Department of Veterans Affairs (Vas) deteneva tassi di mortalità significativamente più elevati rispetto agli ospedali privati, anche quando il rischio viene calibrato rimarcando sostanziali differenze nei pazienti>>. Cfr. http://www.findarticles.com/p/articles/mi_qa3720/is_200301/ai_n9227675

[11] La repressione in molti Stati significa brutalità fisica, intimidazioni, ricatti, etc.



Fonte: srs di  di Michael S. Rozeff, traduzione di Cristian Merlo, da http://libertycorner.eu/ del 4 dicembre 2015



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