giovedì 24 marzo 2016

MA QUALE EVASIONE? PERSECUZIONE DELLE PMI E GIGANTESCA ESTORSIONE



di LUCIANO DISSEGNA

La lotta “all’evasione fiscale”, ricetta per coprire tutte le magagne governative, nonché per addossare la colpa a qualche capro espiatorio del tutto inventato, merita qualche considerazione. Vediamo di seguito:

1) I crediti inesigibili Equitalia (organo di riscossione dell’Agenzia Entrate) sono passati dai 545 miliardi dei primi mesi 2014[1] ai 601,5 degli ultimi mesi 2015[2].  Da notare che la stampa (da noi citata in quanto apparentemente – e rispettivamente – contro e pro il Governo) che ha pubblicato tale (sconvolgente) notizia si è ben guardata (per i motivi illustrati al successivo punto 6?) dal rivelarne le vere cause;

2) L’enorme cifra (poco meno di 1/3 dell’intero debito pubblico!), di cui trattasi, è in gran parte frutto di liquidazioni e di accertamenti dell’Agenzia Entrate[3]. Questi ultimi vengono notificati nel 90% dei casi[4] ai piccoli imprenditori (pilastro dell’economia e dell’occupazione) e alle loro famiglie;

3) Le mastodontiche cifre non riscosse (e non riscuotibili) derivanti, ogni anno, dagli accertamenti di cui sopra, costituiscono la prova (comprensibile anche da parte di uno studente di prima ragioneria) che le imprese in libero mercato sono impossibilitate a guadagnare (e quindi evadere) più di tanto a causa della concorrenza. La “lotta all’evasione” è, pertanto, in evidente contrasto con le più elementari logiche economiche (e costituzionali);

4) Oltre a provocare il trasferimento di ingenti risorse dall’economia reale a quella virtuale (mondo professionale) e la fuga degli imprenditori (e dei giovani potenzialmente tali!) dall’impresa e dal paese, tale politica “regala” a una ristretta cerchia di persone il potere di gestire, trattare, modificare, confermare, annullare, decidere, in modo discrezionale e spesso arbitrario, decine di miliardi l’anno;

5) Al rischio di corruzione, di cui sopra, si aggiunge la corruzione, vera e propria, e il debito pubblico causati dalla “maggiorazione” degli appalti e dei servizi pubblici per pagare tangenti.  Lavori totalmente inutili verrebbero commissionati solo a tale scopo. I ritardi nelle consegne deriverebbero spesso dalla difficoltà di accordarsi sulle relative spartizioni. Gli imprenditori con meno scrupoli ne approfitterebbero per quadruplicare i prezzi.  Per evitare le imposte (del 65%! – Sole 20/11/2015) sul “netto” di cui trattasi i fornitori di beni e servizi delle pubbliche amministrazioni e delle società “pubbliche” devono necessariamente utilizzare fatture e altri stratagemmi contabili per operazioni inesistenti;

6) I grossi gruppi proprietari della stampa (non a caso restia a pubblicare queste clamorose notizie) paiono interessati sia a impadronirsi delle fette di mercato lasciate libere dai piccoli uccisi dal fisco, sia a favorire il regime nella riduzione del numero di coloro che, non dipendendo economicamente da nessuno (“Primum vivere, deinde philosophari”), sono più di ogni altro in grado di pensare (ed esprimersi) con la propria testa. Non è un caso che la Borsa di Milano (che rivela le performances dei grossi gruppi) abbia ottenuto risultati migliori rispetto alle altre[5];

7) L’Agenzia Entrate e la Guardia di Finanza hanno (volendo) a disposizione oltre centomila preparatissimi (e integerrimi) funzionari in grado di scoprire i trucchi di cui sopra;

8) I comuni traggono benefici dalla lotta all’evasione ai sensi dell’art.44 Dpr 600/73 e segg.

TANTO PREMESSO allo scopo di ridurre corruzione e debito pubblico, salvare l’economia, sostenere il proprio comune, SI SOLLECITA la trasmissione all’Agenzia Entrate o alla Guardia dei nominativi dei fornitori dell’ente (e/o di coloro che percepiscono denaro o incarichi pubblici) con la richiesta che vengano controllati i loro costi e le loro operazioni straordinarie (anziché i ricavi delle imprese in libero mercato). Nel caso di azienda pubblica si invitano i predetti organi di controllo a “valutare” la “congruità” e/o l’“inerenza” e/o la maggiore o minore “economicità” e/o “necessità” dei compensi degli amministratori e/o dei collaboratori esterni dell’azienda stessa (soprattutto se quest’ultima, come spesso accade, è in perdita).







Documento redatto Gennaio 2016 (Vi)


ESPOSTO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA (RACCOMANDATA N. 145734371684),AL GOVERNO (R.145734370876), ALLA CORTE DEI CONTI (R.145734370888)E ALL’AUTORITÀ ANTICORRUZIONE (R.145734370899)

Premesso che una rondine non fa primavera, che l’eccezione conferma la regola e che l’evasione fiscale, come qualsiasi altro problema economico e sociale va affrontato non in base al caso particolare ma ai grandi numeri, siamo in grado di dimostrare (con dati ufficiali) che, purtroppo[1] in buona fede, l’Agenzia delle Entrate perseguita le piccole e medie imprese in violazione di numerose disposizioni costituzionali e ordinarie.

E la Storia (vedasi le conseguenze, nel secolo scorso, delle leggi razziali) insegna che quando lo Stato viola i principi le conseguenze possono essere devastanti.

Di più. Considerato che l’Agenzia non è né meglio né peggio di altre amministrazioni e che il problema è dato essenzialmente dal fatto che, gestendo gran parte delle imposte che assorbono quasi tutta l’economia (“pressione fiscale”) è diventata potentissima (forse ancora di più della Magistratura che, per fortuna autonoma, non ha lo stesso potere “centralistico”) le presenti vicende possono far capire quanti danni sia in grado di arrecare un’amministrazione, soprattutto se potente, al paese. “Oportet ut scandala eveniant” (è necessario che gli scandali accadano): le drammatiche circostanze di seguito esposte potrebbero aiutare a risvegliare le coscienze.

1) PERSECUZIONE PMI – VIOLAZIONE PRINCIPIO UGUAGLIANZA

Quasi tutta l’attività di accertamento dell’Agenzia (90%[2] di centinaia di migliaia di avvisi pari, ogni anno, a circa 50 miliardi tra maggiori imposte, sanzioni, interessi e aggi)[3] raggiunge, molto spesso (come nel caso dei meccanici emiliani e dei baristi bolognesi) “a tappeto”[4], i piccoli imprenditori e i loro familiari nonostante categorie, come i medici specialisti, incassino in un’ora, spesso in nero, quello che un artigiano guadagna in una settimana.  E non si dica che ciò dipende dal “numero” dei (tantissimi) piccoli imprenditori!

Il paese pullula di dipendenti privati e pubblici percipienti fuori-busta o “doppio-lavoristi”, ovviamente in nero (La Repubblica 12/7/2014) senza che nessuno si sogni (giustamente!) di controllarli. Alla stregua dei piccoli imprenditori la loro capacità contributiva (art. 53 Cost.) non è certamente tale da giustificare massicci accertamenti nei loro confronti. Non bisogna dimenticare, infatti (art. 36 Cost.), che il “lavoratore” (dipendente o autonomo) ha “diritto” a una “retribuzione” (bianca e/o nera) proporzionata alla quantità e qualità (comprensiva dei rischi) del suo lavoro.

Non bisogna dimenticare, neppure, che i piccoli e medi imprenditori lavorano molto di più e si assentano (per ferie, malattia, maternità, assistenza familiari ecc. ecc.) molto di meno rispetto alle altre categorie.

In realtà il fisco accerta le imprese perché facilmente controllabili in base ai costi (quando gli accertamenti devono essere non più “facili” ma più giusti). Con la conseguenza che le imprese vengono doppiamente colpite: dai costi (orami insopportabili, a fronte di ricavi aleatori e schiacciati dalla concorrenza) e dagli accertamenti fiscali.

L’Agenzia si guarda bene, invece, dall’accertare “a tappeto” imprese e professionisti aggiudicatarie (chissà come) di gare e lavori pubblici interessate a registrare fatture per operazioni inesistenti, facilissime (lo ricordiamo ai verificatori!) da controllare per pagare tangenti. O dal recuperare gli “anti-economici” (e non inerenti), faraonici, compensi erogati, dalle “aziende” pubbliche (costantemente in perdita),[5] all’esercito di amministratori, dirigenti e consulenti raccomandati e/o imposti dalla politica. Se lo avesse fatto avrebbe contribuito a ridurre sensibilmente corruzione e debito pubblico, mali endemici del nostro Paese; ma tant’è.

2) VIOLAZIONE PRINCIPIO CAPACITÀ CONTRIBUTIVA (ART. 53 COST.)

Dotata dal legislatore di formidabili strumenti (banche-dati, indagini finanziarie, misure cautelari ecc.) per recuperare fino all’ultimo euro, grazie alla giurisprudenza della Cassazione l’Agenzia delle Entrate si è “auto-dotata” della possibilità di recuperare dai soci le somme accertate a carico delle società a “ristretta base” (quasi tutte le società del nostro paese).

Nessuno si è finora accorto che in Italia è stata abolita di fatto la responsabilità limitata[6], uno dei pilastri dell’economia mondiale! Pazienza. “Mal che si vuole non duole”.

Nonostante tali mezzi, l’Agenzia incassa (tra l’altro, come si vedrà più oltre, in modo a dir poco discutibile) a malapena 7-8 miliardi[7]; infatti Equitalia, suo organo di riscossione, ha oltre 600 miliardi di insoluti [8]: “prova provata” che la “capacità contributiva” emersa dai maggiori imponibili accertati non esiste!

Diversamente, infatti, si sarebbe trasformata in beni mobili e immobili venendo facilmente individuata e bloccata grazie ai potenti mezzi di cui si è detto. Poche persone (tra l’altro con gli attuali, demenziali, limiti al contante) possono, infatti, permettersi il lusso di portare i soldi all’estero o di nasconderli sotto il materasso!

È, in altre parole, la prova che l’Agenzia delle Entrate viola sistematicamente lo stesso principio di “capacità contributiva” (che dovrebbe costituire principale fondamento del suo operato [Cass. 17576/2002]).

Non ci voleva molto a capire che, a differenza di altri soggetti, gli imprenditori evadono soprattutto per far quadrare i conti, retribuire i dipendenti, acquistare macchinari ecc. E che è impossibile rubare utili o ricchezze inesistenti.

L’Agenzia non può fingere di non sapere che gran parte dei maggiori imponibili, come nel caso da noi denunciato al Sole 24 Ore[9] del reddito professionale di oltre 20 milioni in due anni accertato a carico di un anziano e malato commercialista[10], sono falsi.  Oltreché violazione del principio di “indisponibilità dell’obbligazione tributaria” ciò costituisce falso in atto pubblico.

3) DANNI DEL CONTEZIOSO FISCALE

Quasi tutti gli accertamenti (eminentemente presuntivi) vengono ovviamente contestati[11] davanti ai giudici tributari competenti che ne annullano circa la metà[12] pur avendo interesse morale, come servitori dello Stato, e materiale, come beneficiari delle pubbliche entrate, a confermarli.

L’Agenzia delle Entrate punta invece al 60% di vittorie[13] (come se un’azienda, cui si vanta di assomigliare[14], puntasse a sbagliare “solo” il 40% dei propri prodotti!) senza rendersi conto che il 50% di vittorie o di sconfitte è un’inevitabile conseguenza statistica del fatto che gli accertamenti (discutibili, opinabili e presuntivi) sono troppi.

Per difendersi, i contribuenti incontrano costi pari al 20% del valore delle cause[15]; nell’interessato silenzio del mondo accademico su quanto sta accadendo. Tra parcelle, giornate di lavoro “buttate”, stress, malattie, perfino suicidi, il costo, per la collettività, degli accertamenti (e delle migliaia di legali dell’Agenzia addetti al contenzioso!) è di gran lunga superiore ai risultati della lotta all’evasione!

È in corso il trasferimento di gigantesche risorse dall’economia reale (impresa) a quella virtuale (mondo professionale); dai beni strumentali e dall’occupazione ai “Rolex d’oro”!

4) AFFOSSAMENTO DELLA GIUSTIZIA

In Cassazione, dal paese tra i più litigiosi d’Europa[16], con più avvocati al mondo e con intere regioni in mano alla criminalità, arriva una valanga di ricorsi sulle questioni più varie: rapine, violenze, omicidi (più o meno colposi o tentati), minacce, lesioni, incidenti stradali e non, furti, truffe, corruzioni, ingiurie, diffamazioni, razzismo, inquinamento, liti tra imprese, vicini e condomini, contro le pubbliche amministrazioni, cause di lavoro (ben 25% del totale!) ecc.

Verrebbe da pensare che le liti fiscali, almeno quelle su iniziativa di un’amministrazione tenuta, a differenza dei cittadini, al principio di “Buon andamento” arrivino, a malapena, al 2-3%.

Orbene, i ricorsi fiscali in Cassazione (prevalentemente a cura dell’Agenzia delle Entrate che si vanta, infatti, di vincere di più in tale sede[17]) arrivano a ben il 40% del totale[18]!

Poco meno della metà di un organo teoricamente impegnato a dirimere i mali e le ingiustizie del Paese…perderebbe dunque il proprio tempo a “correre dietro” a piccoli e medi imprenditori che stentano ad arrivare a fine mese e pagare i dipendenti!  

Ferme restando, sul punto, le responsabilità della stessa Cassazione[19], oltre all’economia, l’Agenzia delle Entrate starebbe quindi contribuendo ad affossare anche la giustizia.

5) GIGANTESCA (ANCORCHÉ INVOLONTARIA) ESTORSIONE IN CORSO

Ben ¾ degli incassi di 7-8 miliardi[20] (secondo Dirpubblica molto gonfiati[21]) della lotta all’evasione sono frutto di pagamenti a fronte di richieste a volte molto più alte.  

Come i 5 milioni (forse non dovuti), a fronte dei 30 (sicuramente non dovuti) richiesti a una ditta di Treviso; oppure i 6 contro i 65 richiesti a una di Belluno (delle quali ci riserviamo di fare i nomi).

A parte la tangente variabile dal 5 al 10% sul “risparmiato”[22] che i professionisti sono soliti pretendere dai malcapitati contribuenti e a parte la buona fede dei funzionari (dei quali, invece, non dubitiamo) si tratta di una vera e propria, gigantesca (ancorché involontaria) estorsione![23]  

Tra l’altro le “definizioni” vengono effettuate, molto spesso, a cura…degli stessi funzionari che hanno eseguito l’accertamento[24]! Senza contare gli “avvertimenti” (di cui abbiamo prova) che, “non aderendo”, i contribuenti rischiano “altri controlli” (anche sui familiari); o le “promesse” che, in caso contrario, potrebbero stare “tranquilli per qualche anno” …[25].

A conferma della gravità della situazione, secondo la stessa Agenzia tali comportamenti rientrano… nella “normale dialettica fisco-contribuente”![26] Solo recentemente, del resto, ha raccomandato ai dipendenti[27] di evitare “atteggiamenti intimidatori” (cioè estorsivi) nei confronti dei contribuenti.

Come se si trattasse, appunto, di un comportamento normale.

6) INCENTIVO ALLA CORRUZIONE

Totalmente incurante del fatto che “l’occasione fa l’uomo ladro”, l’Agenzia Entrate regalerebbe, quindi, ogni anno, a migliaia di pubblici ufficiali, il potere di iniziare, gestire, ridurre, annullare, decidere accertamenti per decine di miliardi in gran parte discrezionali e spesso arbitrari!

Vorremmo ricordare, a tal proposito, che il personale dell’Agenzia è diviso in dipendenti di “serie A” (controllo) e di “serie B” (servizi al contribuente) nonostante, tra l’altro, lo stesso Statuto dell’ente metta in primo piano quest’ultima “missione”.

7) TENTATIVI (INUTILI) DI CAMBIARE

La situazione non è certo migliorata con l’introduzione, nel 2004-2005, dei famigerati “obiettivi monetari”[28] in violazione dell’obbligo di astensione previsto dal Codice di comportamento dei dipendenti pubblici[29] (oltreché dell’art. 97 della Costituzione) contro cui ci siamo battuti, prima da soli nel 2007[30], poi con il sostegno indiretto dei Commercialisti di Milano nel 2010[31] e infine con quello del sottosegretario Zanetti.

È come se i giudici venissero retribuiti in base agli anni inflitti; o i Carabinieri premiati in base ai proiettili sparati o ai “malviventi” feriti: le aziende vengono pur ferite e spesso uccise da accertamenti infondati!

Per limitare i danni basterebbe che l’Agenzia applicasse il principio “In dubio pro reo” rettificando gli imponibili solo con la sicurezza al 100% delle proprie ragioni[32].

Lo abbiamo proposto, per anni (inutilmente), in base al D.Lgs 80/98[33] che prevede, quale compito principale dei dirigenti pubblici non l’organizzazione degli uffici (che, ridotti come sono, vanno avanti da soli) ma “la formulazione di proposte” in favore dell’ente.

Il paese si sta impoverendo; la fame (di giustizia) aguzza l’ingegno; i cambiamenti partono dal basso (principio democratico); tale disposizione avrebbe rivoluzionato una pubblica amministrazione notoriamente ostile ai cambiamenti (vedasi altro articolo interessante in calce)[34].

Come volevasi dimostrare non è mai stata applicata; men che meno dall’Agenzia che, presa da “obiettivi” di ogni genere[35] (alcuni, come quello di indurre i contribuenti a versare denaro a enti di beneficenza[36], perfino illegali), non ha mai assegnato ai dirigenti il principale compito previsto dalla legge! Peggio, lo ha relegato in secondo piano nel proprio Statuto[37]!

8) FUGA DEGLI IMPRENDITORI DA IMPRESA E PAESE

Non bastasse, l’Agenzia tratta i piccoli e medi imprenditori cui capita di non rilasciare qualche ricevuta o scontrino, cioè quasi tutti, da “vermi intestinali” e “parassiti”[38] (esattamente come gli ebrei nella seconda guerra mondiale[39]).

I quali si rivelano invece particolari animali in grado di fiutare il rischio (di essere distrutti da un accertamento sbagliato) a chilometri di distanza. È normale che siano indotti a lasciare l’impresa o il paese; e che quest’ultimo vada in rovina.   Al Sud l’economia non è mai esistita a causa della criminalità e dell’estorsione; al Nord potrebbe succedere la stessa cosa ANCHE a causa dell’Agenzia delle Entrate.

Romano d’Ezzelino (Vi) Agosto-Settembre 2015

Luciano Dissegna

 (Autore della proposta di tassare i redditi in misura inversamente proporzionali al rischio di restarne senza semplicemente calcolabile in base all’uscita dalle singole di lavoratori o imprese per motivi diversi dalla morte o la fine del mandato politico amministrativo – Tributarista – Arbitro Consob – ex dirigente AE – l.dissegna@gmail.com – cell.3476974562).

 P.S. per capire la lontananza dell’Agenzia dalla comprensione di ciò che sta accadendo, vedasi Repubblica 25/10/2015). [40]

NOTE

[1] In malafede, infatti, eviterebbero di segare di segare il ramo su cui sono essi stessi seduti.

[2] Dati confermati da: esperienza come dirigente di uffici Agenzia; l’Agenzia retribuisce di più i dirigenti “di” numerose ditte anziché, come sarebbe da attendersi, di numerosi dipendenti; è notoriamente più facile controllare i bilanci in base ai costi; per accertamenti a carico di imprese, soci e familiari ci riferiamo anche ai redditometri a carico degli imprenditori e loro famiglie; Miguel Martina – Gabbia-la7 http://www.la7.it/ricerca?query=miguel+martina&op=Cerca  – recentemente confermato da Unimprese: http://www.unimpresa.it/fisco-unimpresa-controlli-a-senso-unico-90-su-micro-piccole-imprese-e-partite-iva/11061

[3] Dati desunti dal sito dell’Agenzia (http://www.agenziaentrate.gov.it/wps/content/nsilib /nsi/documentazione/archivio/normativa+prassi+archivio+documentazione/archivio+recupero+evasione+-+risultati). Fino al 2012 (“Stranamente” gli anni successivi non sono stati pubblicati) venivano accertati 25-30 miliardi (da raddoppiare tenendo conto di sanzioni, interessi e aggi) e riscossi 6-7 miliardi (8 nel 2014) ma secondo Dirpubblica http://www.dirpubblica.it/contents.aspx?id=1509 molto di meno. Vedasi anno 2015 www.ilsole24ore.com/pdf2010/Editrice/ILSOLE24ORE/ILSOLE24ORE/Online/ Oggetti_Correlati/Documenti /Norme%20e%20Tributi/2015/03/ Risultati-2015-1.pdfSignificativo che un sottosegretario dell’Economia non riesca ad ottenere i dati sulla lotta all’evasione (www.comune.anzoladellemilia.bo.it/var/comune_anzola/storage/rassegnastampa/20150605.pdf – pag. 10)

[4] Abbiamo documenti che comprovano tale ottica (“a tappeto”, “massiccia”, vera e propria “campagna” ecc.


[6] Emblematica, a tale riguardo, la lettera di Rosario (Roy) a https://www.facebook.com/o.lucianodissegna/?fref=ts: “Gentile dott. Dissegna, ho letto la sua intervista su “Il Giornale”. Mi ha messo in allarme la sua frase sulla fine della responsabilità limitata nelle Srl in caso di evasione fiscale. Vorrei comprare una quota, per 2.000 (duemila) euro, di una Srl di ormai prossima costituzione che si occupa di produrre e commercializzare un prodotto brevettato per la conservazione dei cibi. Avevo chiesto ad alcuni legali e commercialisti di mia conoscenza e mi avevano detto che sul piano della responsabilità, non essendo io amministratore, ma socio (molto) marginale (direi simbolico), il mio rischio avrebbe potuto riguardare al massimo la perdita della sola quota conferita. Adesso, leggendo la sua intervista, comincio ad aver paura dell’acquisto della quota, orientandomi ad evitarlo. Io non conosco l’amministratore della futura società o non mi intendo di bilanci. Sono solo legato da un rapporto di conoscenza all’autore del brevetto, socio di maggioranza della Srl. Grazie di cuore per avermi aperto alla riflessione su un rischio di cui non sapevo. Mi dispiacerebbe, però, privarmi di una opportunità che potrebbe darmi qualche sicurezza in più per il futuro. Sono confuso. Buona giornata”.

[7]Vedasi dati Agenzia e Sole 24 Ore in nota 3. Secondo (http://www.dirpubblica.it/contents.aspx?id=1509) gli incassi sono molto inferiori,

[8]Sole 24 Ore 4 dicembre 2015 (dato aggiornato)

[10]Ciò accade confondendo, anche con l’avallo della Cassazione, norme strumentali e sostanziali.

[11] http://www.finanze.it/export/finanze/Per_conoscere_il_fisco/Dati_statistiche_contenzioso_tributario/index.html da cui risulta che negli ultimi anni il “valore delle cause” (sola imposta), prevalentemente accertamenti Agenzia Entrate era di circa 20 miliardi annui


[14] Controllo gestione amministrazione finanziaria – Esperienza Agenzia Entrate – Ed. Rubettino

[15] http://www.newsletter.ilsole24ore.com/Amex/2013-11-06/9_A.php?uuid=620ddbe0-3bfe-11e3-8ca4-ec03b8f2c5a0&DocRulesView=Libero – Lite valore 30 mila euro (magg. imposta) di fronte  Ctr.- “studio” 1.955 euro – Fase introd. 1.010 –   decisoria 1.350 – Tot. Ctr 4.314 – Ctp (-  20%) tot. 26,36% (netto di rimborsi spese)




[19] Riteniamo che la Corte di Cassazione sia troppo indulgente, in materia di presunzioni (artt. 2727-2729 CC) nel permettere agli uffici di passare dal “fatto noto” a quello “ignorato”

[20] Vedasi link Agenzia in nota 3. “Versamenti diretti” (“spontanei”)


[22] A Cesare De Stefani (“Osteria senz’Oste”) è stato chiesto “solo” il 7% su 2,3 milioni di euro…

[23]Non foss’altro in base al principio (universale) di prevalenza della sostanza (estorsione) sulla forma (“adesione”).  Che le adesioni configurino “ricatti” lo dice persino Vincenzo Visco (Federico Fubini – La Repubblica http://www.repubblica.it/economia/2014/07/29/news/agenzia_entrate_sotto_accusa_i_bonus_offerti_ai_funzionari_favorisconol_aggressione_fiscale-92681635/

[24] A conferma della sistematica violazione del principio di “Indisponibilità dell’obbligazione tributaria”.



[28] Introdotti nel 2004-2005, in base ai quali vengono valutati i dirigenti del settore controllo dell’Agenzia


[30] http://www.corriere.it/romano/07-10-15/04.spm – Vedasi anche nostro intervento Sole 24 Ore: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-09-21/lettere-082952.shtml?uuid=AbruVCZI


[32] O almeno al 99% (1% dovrebbe essere l’eccezione che conferma la regola). Si tratta della funzione “giustiziale” degli uffici (Allorio – anni 60 –www.opentech.it/1/upload/atti2009.pdf).












Fonte: da Miglioverde  del febbraio  2016


Nessun commento: