martedì 28 giugno 2016

ANCHE IL SONNO È RAZZISTA: BIANCHI E NERI SOGNANO IN MODO DIVERSO




Lo rivela uno studio condotto dall’University of California di San Diego.

Lo studio, durato cinque anni, ha analizzato il sonno di 164 soggetti umani con un polisonnografo, una macchina per polisonnografia che dispone di uno scanner per il cervello, sensori della respirazione e molto altro.

La polisonnografia è il termine usato per indicare una registrazione simultanea di più parametri fisiologici durante la notte, mediante un polisonnigrafo. Normalmente nel corso del test vengono registrati due o più canali EEG, vari canali elettromiografici, i movimenti di torace e addome, il flusso oronasale, la saturazione di ossigeno nel sangue.

Gli scienziati hanno scoperta un’ampia differenza a livello razziale tra partecipanti negri (negri è il termine corretto per i neri subsahariani) e bianchi partecipanti.

Gli individui delle due razze sperimentano il sonno in modo diverso. In poche parole, i soggetti dello studio bianchi raggiungono il sonno a onde lente (SWS nell’acronimo inglese) – che è di qualità superiore – circa il 20 per cento del tempo. I soggetti neri, invece, raggiungono questa qualità di sonno, solo il 15 per cento del tempo. Una differenza molto elevata che supera il 25 per cento. E che dipende esclusivamente dalla differente capacità cerebrale.

Il sonno SWS, detto anche ‘sonno profondo’, è fondamentale nello sviluppo della capacità cognitiva. E ne è anche espressione.

Ricerche hanno dimostrato che una persona si sentirà tipicamente più instupidita quando privata dal sonno profondo, test cognitivi somministrati dopo un risveglio anticipato, indicano che la performance mentale è in qualche modo menomata per periodi fino a 30 minuti circa, se confrontati con risvegli da altri stadi.

Immaginate individui che NORMALMENTE hanno un minore tasso di sonno profondo. Menomazione ‘normale’.

Le motivazioni sono, ovviamente, evolutive. Il cervello è la componente fisica umana più importante, e quella che più ha subito mutazioni dalla ‘pressione evolutiva’.

Un altro studio pubblicato nel mese di giugno in una rivista accademica chiamata SLEEP ha anche concluso che bianchi, neri e asiatici dormono in modo diverso. Perché hanno cervelli diversi.


Fonte: da idendita.com del  3 novembre 2015



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