lunedì 27 giugno 2016

STUDIO: PIÙ UNA ZONA È MULTIETNICA, PIÙ I RESIDENTI SONO INFELICI



Chiamatela l’infelicità dell’immigrazione. 

Uno studio ha scoperto che un aumento della “diversità” rende i residenti di una zona più infelici e più socialmente isolati, mentre quelli che si trasferiscono in zone più omogenee popolate dal proprio gruppo etnico sono più felici.

Il che apre scenari inquietanti e descrive l’immigrazione come ennesimo fattore di diseguaglianza sociale: gli immigrati tendono a trasferirsi nei quartieri poveri o comunque non ricchi, il che significa che l’impatto dell’infelicità da loro portata colpisce solo i cittadini che già vivono nel disagio, così ampliando la forbice della diseguaglianza sociale.

 Non è il primo e non sarà l’ultimo studio a scoprire l’acqua calda: più un quartiere si ‘diversifica’ etnicamente, più il tessuto sociale si disgrega.

Fino ad ora, questo genere di studi era ‘americano’, la società multietnica per eccellenza, ma con la ‘diversificazione’ all’opera anche in Europa, gli scienziati hanno l’occasione di replicare i loro studi qui. Con una differenza: negli Usa ci sono spazi sconfinati, è semplice abbandonare un quartiere e ‘riaggregarsi’ più in là, ritrovando la felicità perduta, in Europa, a casa nostra, questo non è possibile. Ci sono soltanto due alternative: vivere infelici o una guerra di liberazione.

Lo studio sociologico su larga scala , intrapreso dalla Cathie Marsh Institute for Social Research at the University di Manchester, ha analizzato in un arco di tempo di 18 anni più di 10.000 persone.

“Con l’immigrazione a livelli storicamente elevati in molti paesi europei, la ricerca che suggerisce che diversità etnica influisce negativamente sulla coesione sociale genera allarme”. Inizia in modo schietto lo studio.

Il sociologo James Laurence, co-autore dello studio, ha dichiarato:
“Ci sono state diverse ‘ipotesi’sul fatto che la crescente diversità etnica in una zona mina la coesione sociale dei residenti. Il nostro studio lo conferma, le persone riferiscono di sentirsi più felici quando si spostano dalle zone ‘etnicamente diverse’ in quartieri dove vivono persone come loro”.

Il che non è strano, il simile ama il simile, come disse Platone. E non si capisce perché negare un’evidenza tale o considerarla negativa e da ‘correggere’: che male c’è a volere vivere con i propri simili? Nessuno.

Anzi, il problema nasce per il fanatismo di chi vuole imporre la diversità, perché questo genera disordine e scontro. E alla fine ottieni la Jugoslavia.


Fonte: da Identità.com del 22 febbraio 2016

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