sabato 15 ottobre 2016

IL PESCE IN LAGUNA VENETA: PICCOLO DIZIONARIO PER I FORESTIERI




Il mercato veneziano su pesci, crostacei e molluschi è certo il riferimento più celebrativo e rappresentativo del pesce veneto, appena seguito da quello di Chioggia che per altro ha sue espressioni tipiche.

Qui di seguito elenchiamo alcuni nomi in gran parte ripresi da una  pubblicazione degli anni ’20 e, per quanto tempo sia passato, ancora oggi attualissima rispetto a nomi e riferimenti rimasti intatti soprattutto tra i pescatori della Laguna veneta.






Il mercato veneziano su pesci, crostacei e molluschi è certo il riferimento più celebrativo e rappresentativo del pesce veneto, appena seguito da quello di Chioggia che per altro ha sue espressioni tipiche.

Qui di seguito elenchiamo alcuni nomi in gran parte ripresi da una  pubblicazione degli anni ’20 e, per quanto tempo sia passato, ancora oggi attualissima rispetto a nomi e riferimenti rimasti intatti soprattutto tra i pescatori della Laguna veneta.




Espressioni, specie:

Anguela, il latterino, quel piccolo pesciolino comunissimo in Laguna che si mangia fritto con la polenta.

Astese, l’astice che, un tempo, si ritrovava lungo i murazzi e le dighe del porto.

Bacalà, il famoso merluzzo norvegese (non di rado confuso con lo stoccafisso) da cui piatti e ricette della cucina popolare come il batacin (baccalà fritto), il bacalà mantecato (quello battuto) e quello conso per non riferirsi ad altre zone limitrofe.

Barbon, la triglia minore che come vuole il proverbio si mangia dall’estate in poi perché “el barbon va col melon”.

Bisato, la diffusissima anguilla di Laguna e valli nelle due versioni bisato marin sessualmente non maturata e che rimane nelle acque interne e il bisato femenal che tende a raggiungere il mare ormai dal colore bianco argentato e matura per le sue nozze.

Branzin, la famosa spigola natalizia i cui piccoli sono chiamati baicoli da cui il nome del famoso biscotto veneziano.

Canocia, la cicala del mare che secondo la tradizione popolare “da S. Caterina (25 aprile) val più una canocia che una gaina”.

Caparozzolo, la vongola, memorabile nelle storie tra frodo e pesca autorizzata così come negli scontri tra marinanti veneziano e chioggiotti per la conquista del territorio.
Capa santa, solo marina e da sempre simbolo d’una delle potenti sette sorelle petrolifere.

Cievoli, i cefali che vanno pescati di notte, da bon e non da rio, con lo scuro della luna e senza la pancia piena di pastume.

Folpo, il polipo che da piccolo è chiamato moscardin per i famosi cicchetti in osteria.

Granzo, il granchio che al momento della muta della sua vecchia crosta è per alcune ore particolarmente molle per divenire la famosa moleca per squisite fritture.

Moéca è il nome dato al granchio verde della specie Carcinus moenas, quando arriva al culmine della fase di muta, con la perdita della sua corazza e prima che, in poche ore, a contatto con l’acqua salmastra o salata, se la ricostruisca, ed in queste poche diventa una preziosa leccornia (maśenéte invece se femmine).

Ostrega, la squisita ostrica de mar, de sasso, de paluo e de canal, a seconda di dove vive ma oggi molto più pericolosa se non se ne conosce in modo garantito origine e provenienza.

Rospo, l’ottima per quanto brutta rana pescatrice nota come coa de rospo perché arriva sul mercato senza testa.

Sardela, la sardina che piccolissima entra in Laguna e che si raffina nella “luna settembrina” come vuole la tradizione popolare.

Schila, un piccolo gamberetto grigio sempre più ricercato per fritture o bollito.

Sepa, la grande seppia a cui i veneziani preferiscono però le piccole sepoline fritte od alla griglia.

Sfogio, la sogliola che quando è di Laguna è più scura e che si cucinava per tradizione in saor per il giorno di S. Marta (29 luglio).

Zotolo, un piccolo mollusco dall’aspetto così sgradevole e floscio che un tempo chi si vestiva male veniva nominato come un “bruto zotolo”.


fonte: bloggante.altervista.org
Fonte: Raixe Venete





Nessun commento: