lunedì 26 dicembre 2016

IMMAGINE DEL CRISTO DI SAN GIORGIO IN BRAIDA


NOTIZIE STORICHE DELLA IMMAGINE DEL CRISTO CHE SI VENERA NELLA CHIESA DI  S. GIORGIO IN BRAIDA

Il Cristo Benedicente della Chiesa di San Giorgio in Braida


Questa narrazione è tratta da un antiche originali testimonianze risalenti alla fine del 1800. Ora l’immagine di Cristo si trova nella chiesa di San Giorgio. I prodigi compiuti dal Cristo Crucifero sono ricordati da 140 tavolette, dovute alla devozione popolare Le stesse sono state recentemente restaurate e collocate in opportune bacheche. Per numero di pezzi la collezione di S. Giorgio è seconda solo a quella della Madonna della Corona.


"Alla infinita Sapienza e bontà di Dio piacque fin dal principio del mondo manifestarsi all’uomo per mezzo dei miracoli, affinché lo avesse con più viva fede a riconoscere e confessare per suo Creatore. Ora siccome tra i prodigi da Dio operati nella sua Chiesa, ve n’ha un gran numero che si attiene al culto delle sante Immagini, ragion vuole che dove alcuna di coteste Immagini sia per tal modo venuta in grande  venerazione, non se ne lasci perire col tempo la memoria, ma se ne tramandino alla posterità. Tale si è la miracolosa Immagine del CRISTO, di cui s’intende ora a tessere un succinto ragguaglio. 


Il Cristo prima del restauro in una fotografia del marzo 2012


Nella storia di Verona si legge che verso l’anno 1445, un soldato della Repubblica Veneta dipinse sulle mura della città sopra l’intonaco di un baluardo, di facciata alla Chiesa di S. Giorgio in Braida, l’immagine di Gesù Cristo in atto di portar la sua croce. La santa Effigie è tutta a color verde, giacché a condurla non altro che semplice erba ebbe alla mano quel pio soldato, avvezzo a trattare la spada forse più che il pennello. Or questi, com’ebbe condotto a termine il suo lavoro, prese ad onorare il Divin Salvatore. 


Il Cristo "restaurato" in una fotografia del dicembre 2016


Continuossi in questa divota pratica fino a tanto che infermandosi fu raccolto all’Ospitale della Misericordia.  Quivi l’infermo, ragionava sovente del suo Gesù da sè dipinto sul baluardo di S. Giorgio e narrava i celestiali favori da Lui ricevuti: sicché mise quella santa Effige in grandissima estimazione.  Finalmente consumato dagli anni più che dalle malattie il buon vecchio chiuse quivi in pace i suoi giorni.
 Ad esempio di quel pio soldato alcune donnicciuole del vicinato si recavano anch’esse sul terminar del giorno in quel solitario luogo ad orare. Ora avvenne, che ad una di coteste donne cadesse malato un suo tenero figlioletto e poichè per nessun rimedio umano potea recuperarlo, piena di fede e colle lagrime agli occhi si prostrò dinanzi a questa Santa Immagine e fece a Gesù la sua orazione; e Gesù rimandolla consolata della grazia perché ritornata a casa trovò il suo figliolino rifatto, allegro, e quasi istantaneamente guarito.
Si sparse per la città la notizia del prodigioso risanamento e tosto crebbe il  concorso, la divozione e la fede dei supplichevoli; e Gesù onorato in quella sua Immagine incominciò a dispensare largamente nuove grazie e ad operar meraviglie.
Non molto dopo con elemosine raccolte dalla pietà dei divoti si potè chiudere il baluardo in forma di cappellina a volta massiccia e adornarlo di dentro di lampade, che di notte ardevano dinanzi alla prodigiosa immagine.


L'oratorio del Cristo in una  fotografia del febbraio 2016


Dal 1445 al 1583 tante furono le grazie ed i miracoli ottenuti, che le pareti d’intorno erano tutte coperte a ribocco di tavolette votive ossia quadretti dipinti ed appesi a perpetua memoria dei ricevuti favori e quasi tutti per essere stati liberati da malattie incurabili e mortali. Intorno a questo tempo i fedeli cominciarono ad accorrere a schiere dai vicini paesi e ad onorare con divote processioni, con voti ed offerte la sacra Immagine di Gesù portante la Croce e ciò per implorare or la pioggia ed ora la serenità.



Dall’anno 1668, S. Giorgio in Braida fu convertito in Parrocchia In sull’entrare del nostro secolo, disceso Napoleone dalle Alpi e impadronitosi dell’alta Italia, permise Iddio, a punizione dei nostri peccati, che fossero soppressi i Conventi, gli oratori e molte Chiese: l’oratorio del CRISTO, dove la sacra Effige era stata incorporata, venne anch’essa in poter del demanio il quale ne fece mercato, come soleva di tutti i beni tolti alla Chiesa, rilasciandolo al maggior offerente. Ciò avvenne l’anno 1810 e diciotto anni dopo, cioè nel 1828, fu interamente atterrato e distrutto.
 Ma la miracolosa Immagine del CRISTO rimase, come per miracolo, intatta anzi sempre ben conservata e custodita.
Correva l’anno 1836 quando per la costruzione dei nuovi forti in Verona dominata dagli Austriaci doveansi demolire alcune vecchie mura della città, nonchè il baluardo di San Giorgio. Sotto quei rottami adunque, tra quelle macerie dovea anche restare avvolta e sepolta l’antica e miracolosa Immagine. Ma Gesù benedetto non lo permise e fu salva. Adunque si chiese primieramente il permesso di trasportarla nel Santuario e il Maggiore del Genio militare vi acconsentì di buon grado. 
Quindi fu commessa l’impresa ad un vecchio capo-mastro veronese. Quel muro era un ammasso irregolare di minuti rottami mescolati con assai grosse pietre legate da un cemento si gracile, che sgretolava tutto da sè per modo che levando un sasso, precipitavano gli altri.  Bello era vedere la moltitudine del popolo, che attonito e silenzioso stava a mirare il felice procedimento dell’opera.  
Finalmente, era la santa Immagine al suono di tutte le campane, condotta come in trionfo dentro il grandioso Tempio di San Giorgio, preceduta e seguita con festa dal divoto popolo. Quivi esposta nel mezzo alla pubblica venerazione, rimasevi per lo spazio di circa sei anni, cioè fino a tanto che nel 1842 al 26 Ottobre fu di là trasportata nel luogo dove al presente si trova e questo è quel medesimo Oratorio dove anticamente era stata posta.

Quella croce che Gesù reca sulle spalle e con tanto amore porta, c’invita alla pazienza; quella destra sollevata a benedirci ci conforta a speranza.



L'oratorio del Cristo in una fotografia del dicembre 2016


Il Santuario è sempre aperto, non solamente nei dì festivi, ma in ogni altro giorno, così la mattina come la sera. Vi si accede per una porta laterale all’altare di S. Giuseppe. Grazie alle offerte generose dei parrocchiani il predetto Santuario, correndo l’anno 1886, fu tutto rimesso a nuovo.

(La storia del Cristo è una libera versione dello scritto di un ignoto; editore G.Zannoni 1895)


Fonte: da  BORGOTRENTO  VERONA del  2 luglio 2010


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