giovedì 6 aprile 2017

VANGELO DI NICODEMO DETTO ANCHE ATTI DI PILATO - PASSIONE E RISURREZIONE DI GESU'



Cristo e Nicodemo in un dipinto di Crijn Volmarijn



Memorie di Nicodemo


(data: IV secolo).  In varie versioni sia copte e
sirine.




Il Vangelo di Nicodemo è un vangelo apocrifo con attribuzione pseudoepigrafa a Nicodemo, discepolo di Gesù. Datato al II secolo, è scritto in greco. Similmente agli altri vangeli della passione (Vangelo di Gamaliele, Vangelo di Pietro) descrive la passione di Gesù discolpando Pilato.
Fa parte del cosiddetto Ciclo di Pilato, una serie di scritti apocrifi più o meno antichi centrati sulla figura di Pilato (primi 10 capitoli).
Il testo risulta composto da tre sezioni originariamente indipendenti:


Incomincia la narrazione di Nicodemo, e la storia della Passione del nostro Signore Iesù Cristo; cioè il Passio di Nicodemo.



TESTI 


VANGELO DI NICODEMO
DETTO ANCHE ATTI DI PILATO 


Recensione greca "A" **


PROLOGO


Io Anania, protettore (1), ufficiale pretoriano, versato nella legge, avvicinatomi con cuore fedele alle sacre Scritture riconobbi che Gesù Cristo è il nostro Signore, e fui riconosciuto degno del santo battesimo.

Indagando sulle memorie dei fatti accaduti in quel periodo a proposito del padrone nostro Gesù Cristo e su quanto fu divulgato per scritto dagli Ebrei su Ponzio Pilato, trovai queste memorie scritte in lingua ebraica e, per volontà di Dio, le tradussi in lingua greca affinché ne possano prendere conoscenza tutti coloro che invocano il nome di nostro Signore Gesù Cristo: era l'anno diciassettesimo del regno del signore nostro Flavio Teodosio e il quinto del nobilissimo Flavio Valentiniano, l'indizione nona (2).

Voi tutti dunque che leggete e copiate questo, in altri libri, pensate a me e pregate per me, affinché Dio abbia misericordia di me e perdoni i peccati che ho commesso contro di lui.

Pace ai lettori e salute a tutti quanti udranno e ai loro domestici: Amen.

Nell'anno quindicesimo del regno di Tiberio Cesare (3), imperatore dei Romani, l'anno diciannovesimo della dominazione di Erode, figlio di Erode, re della Galilea, nell'ottavo giorno (4) prima delle calende di aprile e cioè il venticinquesimo giorno del mese di marzo, sotto il consolato di Rufo e Rubellione, il quarto anno dell'olimpiade duecentodue, mentre era sommo sacerdote degli Ebrei Giuseppe, figlio di Caifa.

Quanto Nicodemo (5) scrisse e tramandò a proposito della croce e della passione del Signore nostro Gesù Cristo, Dio salvatore, e passò ai sommi sacerdoti e gli altri Ebrei - Nicodemo però scrisse in lingua ebraica - suona circa così:

[1, 1] Accuse delle autorità ebraiche. I sommi sacerdoti e scribi, Anna e Caifa, Seme, Datae e Gamaliele, Giuda, Levi e Neftali, Alessandro e Giairo e gli altri Ebrei tennero consiglio e andarono da Pilato ad accusare Gesù di molte azioni malvagie, dicendo: "Sappiamo che è figlio del falegname Giuseppe e di Maria, ma egli afferma di essere figlio di Dio e re; non solo, ma viola il sabato e dissolve la legge dei nostri padri".

Domandò Pilato: "Che cosa fa dunque, che cos'è che vuole distruggere?". Risposero gli Ebrei: "Noi abbiamo una legge che ci proibisce di guarire qualsiasi persona nel giorno di sabato. Ma costui ha guarito, maliziosamente, nel giorno di sabato, zoppi, sordi, impotenti, paralitici, ciechi, lebbrosi e indemoniati".

Pilato domandò: "In che modo, maliziosamente?". Essi gli risposero: "E' un mago, ed in nome di Beelzebub scaccia i demoni e gli sono soggette tutte le cose". Pilato disse loro: "Lo scacciare i demoni  non è un'azione di spirito immondo, ma della potenza del dio Esculapio".

[2] Gesù sul sudario del cursore. Gli Ebrei gli dissero: "Preghiamo la tua grandezza di ordinare che comparisca davanti al tuo tribunale". Ma Pilato li chiamò e disse loro: "Come posso, io che sono un governatore, esaminare un re?". Essi gli risposero: "Noi non diciamo che egli sia re, bensì è lui che lo afferma di se stesso".

Pilato allora chiamò un cursore e gli disse: "Mi sia condotto qui Gesù, ma con gentilezza!". Il cursore uscì fuori e quando riconobbe Gesù, l'adorò, stese a terra il sudario che aveva in mano, e gli disse: "Signore, cammina qui sopra e vieni, ché il governatore ti chiama". Gli Ebrei, vedendo ciò che faceva il cursore, mandarono alte grida e dissero a Pilato: "Perché non l'hai convocato per mezzo di un araldo, ma gli hai inviato un cursore? Il cursore, infatti, vedendolo l'adorò, distese a terra il suo sudario e ve lo fece camminare (sopra) come un re".

[3] Allora Pilato, chiamato a sé il cursore, gli domandò "Perché hai fatto questo: hai steso a terra il tuo sudario e hai fatto camminare sopra Gesù?". Il cursore gli rispose: "Signore governatore, allorché tu mi inviasti da Alessandro a Gerusalemme, lo vidi che sedeva sopra un asino e i fanciulli ebrei con delle frasche in mano gridavano, mentre altri stendevano i loro vestiti davanti a lui, dicendo: "Salva ora, tu che abiti nelle altezze! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!"".

[4] Gli Ebrei risposero al cursore gridando: "I fanciulli ebrei gridavano in ebraico, come fai tu a saperlo in greco?". Il cursore rispose loro: "Ho domandato a un Ebreo: "Che cosa gridano costoro in ebraico?"". Gli Ebrei gli risposero: "Osanna membrome baruchamma Adonai". Pilato domandò: "Che cosa significa "Osanna" e il resto?". Gli risposero: "Salva ora, tu che abiti nelle altezze! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!". Pilato allora disse: "Voi stessi dunque confermate che i fanciulli dicevano queste parole; in che cosa ha dunque mancato il cursore?". Ed essi tacquero.

Gesù e i vessilli romani. Il governatore disse al cursore: "Va' e introducilo nel modo che più ti aggrada". Il cursore uscì, fece come la prima volta e disse a Gesù: "Signore, entra! Il governatore ti chiama".

[5] Allorché Gesù entrò, le immagini che i vessilliferi portavano sulle insegne si inchinarono da sole e adorarono Gesù. Gli Ebrei, vedendo come le immagini si erano inchinate da sole adorando Gesù, gridarono al di là di ogni misura contro i vessilliferi. Ma Pilato disse agli Ebrei: "Non stupite che le immagini si siano piegate e abbiano adorato Gesù?". Gli Ebrei risposero: "Abbiamo visto che i vessilliferi le hanno fatte piegare ad adorarlo".

Il governatore chiamò allora i vessilliferi e disse loro: "Perché avete fatto così?". Risposero a Pilato: "Siamo Greci e adoriamo nei templi. Che motivo avevamo noi per adorarlo? Mentre noi tenevamo le insegne, esse si piegarono da sole e l'adorarono".

[6] Disse allora Pilato ai capi della sinagoga e agli anziani del popolo: "Scegliete voi stessi uomini forti e robusti e fate tenere loro le insegne e vedremo se si piegano da sole".

Gli anziani degli Ebrei presero dodici uomini forti e robusti e li posero, per sei, a tenere le insegne davanti al tribunale del governatore. Pilato disse al cursore: "Prendilo dal pretorio e introducilo nel modo che più ti aggrada". E Gesù uscì, con il cursore, dal pretorio. Pilato chiamò davanti a sé coloro che avevano tenuto le insegne prima, e disse loro: "Ho giurato, per la salute di Cesare, che se gli stendardi non si piegheranno quando entra Gesù, vi farò tagliare le mani". Il governatore ordinò che Gesù entrasse per la seconda volta. Il cursore fece come la prima volta e pregò molto Gesù affinché camminasse sul suo sudario; egli vi camminò sopra ed entrò. Or quando egli entrò gli stendardi si piegarono di nuovo e adorarono Gesù.

[2, 1] La moglie di Pilato. Vedendo questo, Pilato fu colto da spavento, e prese a levarsi dalla sua sedia curule. Quand'egli era in procinto di alzarsi, sua moglie gli mandò a dire: "Non avere nulla a che fare con  quest'uomo giusto, giacché questa notte ho sofferto molto a causa sua".

Pilato allora chiamò a sé tutti gli Ebrei e disse loro: "Sapete bene che mia moglie teme Dio ed è piuttosto favorevole agli usi ebraici". Essi gli risposero: "Sì, è vero". Pilato proseguì: "Ed ecco che mia moglie ha mandato a dirmi: "Non immischiarti nelle faccende di quest'uomo giusto, giacché questa notte ho sofferto molto a causa sua"". Ma gli Ebrei risposero a Pilato: "Non ti avevamo detto che è un mago? Ecco, infatti, che ha mandato, nel sogno, una visione a tua moglie".

[2] Accuse contro Gesù e la sua famiglia. Pilato chiamò a sé Gesù e gli domandò: "Che cos'è che costoro attestano contro di te? Non hai nulla da dire?". Gesù rispose: "Se non ne avessero il potere non direbbero nulla. Ogni uomo, infatti, ha il potere di dire, con la sua bocca, sia il bene sia il male. Se la vedranno loro!".

[3] Gli anziani degli Ebrei dissero a Gesù: "Che cosa vedremo? Anzitutto che sei nato da fornicazione; in secondo luogo che la tua nascita a Betlemme fu la causa di una strage di bambini; in terzo luogo che tuo padre Giuseppe e tua madre Maria fuggirono in Egitto perché non godevano della fiducia del popolo".

[4] La difesa. Alcuni Ebrei tra i presenti, meno cattivi degli altri, dissero: "Noi non diciamo che egli venga dalla fornicazione. Sappiamo che Giuseppe era sposato con Maria ed egli non nacque da fornicazione".

A quelli che avevano affermato che era nato da fornicazione, Pilato disse: "Questo vostro dire non è giusto. Ci sono stati gli sponsali, come attestano costoro che sono della vostra stessa nazione". Anna e Caifa dissero a Pilato: "Tutta una moltitudine grida che è nato da fornicazione, e noi non siamo credenti! Costoro sono proseliti e sono suoi discepoli".

Pilato chiamò a sé Anna e Caifa e disse loro: "Chi sono i proseliti?". Gli risposero: "Sono figli di Greci che si sono fatti Ebrei".

Poi coloro che avevano detto che egli non era nato da fornicazione, tra i quali c'erano Lazzaro, Asterio, Antonio, Giacomo, Amne, Zena, Samuele, Isacco, Finee, Crispo, Agrippa e Giuda, dissero: "Non siamo nati proseliti, ma siamo figli di Ebrei ed è vero quanto affermiamo. In verità, noi eravamo presenti agli sponsali di Giuseppe e Maria".

[5] Pilato chiamò a sé quei dodici uomini che avevano detto che non era nato da fornicazione e disse loro: "Vi scongiuro per la salute di Cesare! Sono vere queste cose che avete detto e cioè che non è nato da fornicazione?". Essi risposero a Pilato: "Abbiamo una legge che ci vieta di giurare, perché è peccato. Ordina a quelli là di giurare per la salute di Cesare che non è vero quanto noi abbiamo detto, e saremo rei di morte".

Pilato disse ad Anna e Caifa: "Non rispondete nulla a queste cose?". Anna e Caifa dissero a Pilato: "Si crede a questi dodici uomini che asseriscono che egli non è nato da fornicazione, ma tutta la nostra moltitudine grida che è nato da fornicazione, che è un mago e che egli disse di essere Figlio di Dio e re, e a noi non si crede".

[6] Perché si vuole uccidere Gesù. Pilato ordinò a tutta la moltitudine di andarsene, e tenendo solo i dodici uomini che avevano detto che non era nato da fornicazione, ordinò che Gesù fosse posto in disparte, e disse loro: "Per qual motivo quelli desiderano che sia messo a morte?". Risposero a Pilato: "Essi sono gelosi perché egli guarì di sabato". Rispose Pilato: "Desiderano metterlo a morte per un'opera buona?". Gli risposero: "Sì".

[3, 1] Indignato, Pilato uscì dal pretorio e disse agli Ebrei: "Chiamo il sole a testimonio! In quest'uomo non ho trovato alcuna colpa". Gli Ebrei risposero al governatore dicendo: "Se quest'uomo non fosse un malfattore, non te lo avremmo consegnato". Pilato disse: "Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge". Risposero gli Ebrei: "A noi non è lecito mettere qualcuno a morte". Pilato disse: "Forse che Dio l'ha proibito a voi, e l'ha permesso a me?".

[2] Il regno di Gesù. Pilato ritornò nel pretorio, chiamò Gesù in disparte e gli disse: "Sei tu il re degli Ebrei?". Gesù rispose a Pilato, dicendo: "Tu dici questa cosa da te, o te l'hanno detta altri di me?". Rispose Pilato: "Sono, forse, io un Ebreo? La tua nazione e i sacerdoti ti hanno consegnato a me, che hai fatto?".

Gesù rispose: "Il mio regno non è di questo mondo. Se, infatti, il mio regno fosse di questo mondo i miei servi avrebbero resistito ed io non sarei stato consegnato agli Ebrei. Ma il mio regno non è qui". Pilato gli domandò: "Allora, sei tu re?". Gesù gli rispose: "Tu dici che io sono re. Per questo sono nato e sono venuto, affinché chiunque è della verità ascolti la mia voce".

Pilato gli domandò: "Che cos'è la verità?". Gesù gli rispose: "La verità è dal cielo". Pilato disse: "Non c'è verità sulla terra?". Rispose Gesù: "Tu vedi come quelli che dicono la verità sono giudicati da coloro che hanno autorità sulla terra".

[4, 1] Pilato attesta l'innocenza di Gesù. Pilato, lasciato Gesù nel pretorio, uscì verso gli Ebrei e disse loro: "Non trovo in lui colpa alcuna". Gli Ebrei gli dissero: "Quest'uomo disse: "Posso distruggere questo tempio e ricostruirlo in tre giorni"". Pilato disse: "Che tempio?". Gli Ebrei risposero: "Quello che edificò Salomone in quarantasei anni, e costui disse che lo distruggerà e ricostruirà in tre giorni". Pilato disse loro: "Sono innocente del sangue di questo giusto! Vedetevela voi!".

Gli Ebrei dissero: "Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli!".

[2] Chiamati a sé gli anziani, i sacerdoti e i leviti, Pilato disse loro segretamente: "Non fate così! Non c'è infatti nulla reo di morte in ciò di cui l'accusate, la vostra accusa riguarda, infatti, le guarigioni e la profanazione del sabato".

Gli anziani, i sacerdoti e i leviti risposero: "Se uno bestemmia contro Cesare è o non è reo di morte?". "E' reo di morte", rispose Pilato. Gli Ebrei gli risposero: "Se è reo di morte chi bestemmia contro Cesare, quest'uomo ha bestemmiato contro Dio".

[3] Angoscia di Pilato. Allora il procuratore ordinò che tutti gli Ebrei uscissero dal pretorio, chiamò a sé Gesù e gli disse: "Che debbo fare io di te?". Gesù gli rispose: "Fa' come ti è stato dato!". Pilato gli rispose: "Come è stato dato?". "Mosè e i profeti predissero la mia morte e la mia risurrezione", disse Gesù.

Degli Ebrei che si erano nascosti, udirono e dissero a Pilato: "Hai bisogno ancora di udire un'altra bestemmia?". "Se questa parola è blasfema", disse Pilato, "prendetelo per questa sua bestemmia, portatelo nella vostra sinagoga e giudicatelo secondo la vostra legge". Gli Ebrei risposero a Pilato: "Nella nostra legge c'è che se uno pecca contro un altro uomo è reo di quaranta fustigate, meno una; ma se bestemmia contro Dio, deve essere ucciso con la lapidazione".

[4] Disse loro Pilato: "Prendetelo voi e punitelo a modo vostro!". "Vogliamo che sia crocifisso", dissero gli Ebrei. "Non è reo della morte in croce", disse Pilato.

[5] Gettando uno sguardo sulla moltitudine degli Ebrei che stavano là, il procuratore osservò che molti Ebrei piangevano, e disse: "Non è vero che tutta la moltitudine desidera che sia messo a morte". Gli anziani degli Ebrei dissero: "Noi e tutta la moltitudine siamo convenuti qui a questo fine, affinché cioè sia messo a morte". Pilato domandò agli Ebrei: "Per qual motivo dovrebbe morire?". Gli Ebrei risposero: "Perché egli si dice Figlio di Dio e re".

[5, 1] Intervento di Nicodemo. Ma un Ebreo di nome Nicodemo venne davanti al procuratore e gli disse:  "Ti prego, o pio, permettimi di dire poche parole". Pilato rispose: "Parla pure!".

"Io ho detto agli anziani, ai sacerdoti, ai leviti e a tutta la moltitudine degli Ebrei - affermò Nicodemo - nella sinagoga: "Che cosa avete voi contro quest'uomo? Egli ha compiuto molti e meravigliosi segni che mai alcun uomo ha fatto né farà. Lasciatelo solo e non accampate alcuna malignità contro di lui. Se i segni da lui compiuti provengono da Dio, resisteranno, ma se provengono dagli uomini, si elimineranno. Mosè quando fu mandato da Dio in Egitto fece molti segni che Dio gli aveva ordinato di compiere davanti al faraone, re d'Egitto; vi erano degli uomini servi del faraone, Jamne e Jambre, che fecero non pochi dei suoi segni operati sicché gli Egiziani ritennero Jamne e Jambre come dèi. Ma siccome i segni da essi compiuti non erano da Dio, essi perirono e così pure quanti credevano in loro. Ed ora, lasciate andare libero quest'uomo: egli, infatti, non è reo di morte"".

[2] Gli Ebrei dissero a Nicodemo: "Tu sei diventato suo discepolo, e perciò parli in suo favore". "Anche il procuratore, - rispose Nicodemo, - è diventato suo discepolo, per il fatto che parla in suo favore? Non è forse Cesare che l'ha posto nella sua dignità?".

Gli Ebrei diventarono furibondi e digrignavano i denti contro Nicodemo. "Perché siete furibondi e digrignate i denti contro di lui?", domandò Pilato, "perché avete udito la verità?".
Gli Ebrei dissero a Nicodemo: "Prenditi la sua verità ed entra nella sua sequela!". "Amen, Amen - rispose Nicodemo - mi avvenga ciò che voi avete detto!".

[6, 1] Testimonianza di un paralitico. Ed ecco che un altro Ebreo si fece avanti e domandò di poter dire una parola al procuratore. Il procuratore gli disse: "Se hai qualcosa da dire, parla!". L'Ebreo disse: "Io giacqui trentotto anni su di un letto in preda a sofferenze; e quando venne Gesù furono da lui guariti molti indemoniati e afflitti da diverse infermità; qualche giovane ebbe pietà anche di me, mi prese con il mio letto e mi portò da lui; quando Gesù mi vide ebbe compassione di me e mi disse una parola: "Prendi il tuo letto e cammina!". Ed io presi il mio letto e camminai". Gli Ebrei dissero a Pilato: "Domandagli in quale giorno fu guarito". Ed il guarito spiegò: "Nel giorno di sabato". Gli Ebrei risposero: "Non ti avevamo noi spiegato che egli guariva e scacciava demoni di sabato?".

[2] Altre testimonianze. Si fece avanti un altro Ebreo e disse: "Io nacqui cieco. Udivo le parole ma non potevo vedere faccia d'uomo; al transito di Gesù gridai a voce alta: "Abbi pietà di me, o figlio di David!". Egli ebbe pietà di me: pose le sue mani sui miei occhi ed immediatamente acquistai la vista".

Si fece avanti un altro Ebreo e disse: "Io ero gobbo ed egli mi drizzò con una parola". Ed un altro ancora disse: "Ero lebbroso ed egli mi guarì con una parola".

[7, 1] Ed una donna gridando da lontano disse: "Soffrivo di una perdita di sangue, toccai il lembo del suo manto e il flusso del mio sangue, del quale soffrivo da dodici anni, si arrestò".

Gli Ebrei dissero: "Secondo la nostra legge una donna non può testimoniare".

[8, 1] Ed altri ancora, una moltitudine di uomini e donne, gridarono ad alta voce, dicendo: "Quest'uomo è un profeta! Anche i demoni gli sono soggetti!".

A costoro che dissero che i demoni gli sono soggetti, Pilato disse: "Perché non gli sono soggetti anche i vostri maestri?". Risposero: "Non lo sappiamo".

Altri affermarono che egli aveva fatto risorgere dalla tomba Lazzaro morto da quattro giorni. Allora il procuratore cominciò ad avere paura e disse a tutta la folla degli Ebrei: "Per qual motivo volete voi versare sangue innocente?".

[9, 1] Ultimi tentativi di Pilato. Chiamati a sé Nicodemo e i dodici uomini che avevano affermato ch'egli  non era nato da fornicazione, disse loro: "Che debbo fare? Tra il popolo infatti scoppia una sommossa". Gli risposero: "Non sappiamo. Se la vedano loro".

Pilato chiamò di nuovo tutta la folla degli Ebrei e disse: "Voi sapete che c'è l'uso che io vi liberi un prigioniero nel giorno della festa del pane azzimo. Ora, in prigione, ho un condannato per omicidio, che si chiama Barabba, e questo Gesù che avete di fronte e nel quale non trovo colpa alcuna. Chi volete che vi liberi?". Ma gridarono: "Barabba!".

"Che devo fare allora di Gesù, detto Cristo?", domandò Pilato. Gli Ebrei risposero: "Deve essere crocifisso!". Ma alcuni Ebrei risposero: "Se lasci quest'uomo libero, tu non sei amico di Cesare!

Egli, infatti, si è detto Figlio di Dio e re: tu dunque vuoi questo re, e non Cesare".

[2] Pilato si stizzì e disse agli Ebrei: "Siete stati sempre un popolo sedizioso e vi siete sempre opposti ai vostri benefattori". "Quali benefattori?", domandarono gli Ebrei. "Da quanto ho sentito", disse Pilato, "il vostro Dio vi ha liberato dalla dura schiavitù dell'Egitto, e vi ha salvato attraverso il mare quasi fosse terra asciutta, nel deserto vi nutrì con la manna e vi diede le quaglie, dalla roccia vi diede acqua da bere e vi diede una legge. In tutto questo voi avete provocato l'ira del vostro Dio: volevate un vitello di metallo fuso, amareggiaste così il vostro Dio, il quale perciò voleva annientarvi. Ma Mosè supplicò per voi e così fuggiste alla morte. Ed ora voi mi accusate di odiare l'imperatore".

[3] S'alzò dalla sedia curule per uscire, ma gli Ebrei gridarono dicendo: "Noi riconosciamo Cesare qual re, e non questo Gesù! Certo, i magi gli portarono doni dall'Oriente come ad un re, e quando Erode seppe dai magi che era nato un re, cercò di ucciderlo; saputolo, suo padre Giuseppe lo prese con la madre e fuggirono in Egitto. Allorché Erode lo venne a sapere fece strage dei bambini ebrei che erano nati in Betlemme"

[4] Udite queste cose, Pilato ebbe paura. Alla folla che ancora gridava, ordinò di tacere e domandò: "Questo è dunque il ricercato da Erode?". Gli Ebrei risposero: "Sì, è proprio lui!".

Pilato allora prese dell'acqua, si lavò le mani davanti al sole, dicendo: "Sono innocente del sangue di quest'uomo giusto. Vedetevela voi!". Gli Ebrei gridarono nuovamente: "Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli!".

[5] La sentenza. Pilato allora ordinò che fosse tirato il velo davanti alla sedia curule, e disse a Gesù: "Il tuo popolo ti accusa di pretendere il titolo di re. Perciò ho decretato che, in ossequio alla legge dei pii imperatori, sia prima flagellato e poi sospeso sulla croce nel giardino dove tu sei stato preso. Disma e Gesta, ambedue malfattori, saranno crocifissi con te".

[10, 1] Gesù in croce tra i malfattori. Gesù uscì dal pretorio e con lui i due malfattori. Quando giunsero al luogo (stabilito), lo spogliarono dei suoi abiti, gli misero un perizoma di lino, e posero sul suo capo una corona di spine e lo crocifissero; appesero con lui anche i due malfattori.

Ma Gesù disse: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno". E i soldati divisero tra loro i suoi abiti.

Il popolo se ne stava a guardarlo; i sommi sacerdoti, e con essi i capi, lo deridevano dicendo: "Egli salvò altri, salvi se stesso. Se è Figlio di Dio discenda dalla croce".

Anche i soldati lo motteggiavano venendo a offrirgli aceto e fiele, e dicevano: "Se tu sei il re degli Ebrei, salvati!".

Dopo la sentenza, Pilato ordinò che l'accusa fosse scritta, qual "titolo", in lettere greche, latine ed  ebraiche, secondo l'accusa degli Ebrei, che cioè egli fosse il re degli Ebrei.

[2] Uno dei malfattori che erano appesi con lui, gli disse: "Se tu sei il Cristo, salva te e noi!". Ma Disma gli rispose rimproverandolo, dicendo: "Non temi Dio, proprio per nulla, vedendo che ti trovi nella sua stessa condanna? Noi, per la verità, riceviamo il compenso delle nostre azioni, ma quest'uomo non ha fatto nulla di male". E disse a Gesù: "Signore, ricordati di me, nel tuo regno!". Gesù gli rispose: "Amen, Amen, ti dico che oggi tu sarai con me in paradiso".

[11, 1] La morte. Verso l'ora settima, l'oscurità si estese sulla terra fino all'ora nona, perché il sole si era oscurato. Il velo del tempio si stracciò in due, e Gesù gridò a gran voce: "Padre, baddach efchid ruel, che significa: "Nelle tue mani io affido il mio spirito"". Ciò detto, spirò.

Quando il centurione vide l'accaduto, rese gloria a Dio, dicendo: "Quest'uomo era giusto!". E tutta la folla che era venuta per vedere, davanti all'accaduto batt‚ il proprio petto e se ne ritornò.

[2] Ma il centurione riferì al procuratore quanto era avvenuto. All'udire ciò, Pilato e sua moglie si rattristarono e non mangiarono né bevettero per tutto il giorno. Pilato mandò a dire agli Ebrei: "Avete visto quanto è avvenuto?". Ma essi risposero: "Ci fu una eclisse di sole, nel modo consueto".

[3] Lontano c'erano pure dei conoscenti e delle donne venute dalla Galilea, che osservavano questi eventi.

Un uomo di nome Giuseppe, consigliere della città di Arimatea, egli pure in attesa del regno di Dio, andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo tirò giù, l'avvolse in un panno di lino e lo depose in una tomba scavata nella roccia dove non era stato deposto ancora mai alcuno.

[12, 1] Le autorità contro Giuseppe e Nicodemo. Udito che Giuseppe aveva chiesto il corpo di Gesù, gli Ebrei lo cercarono e con lui le dodici persone che avevano detto che Gesù non era nato da fornicazione, Nicodemo e molti altri che si erano presentati a Pilato e avevano illustrato le sue buone azioni.

Ma tutti si erano nascosti, e non videro che Nicodemo, perché era un capo degli Ebrei. Disse loro Nicodemo: "Com'è che vi siete radunati nella sinagoga?". Gli Ebrei gli risposero: "Come hai fatto a entrare nella sinagoga? Tu sei infatti associato con lui e nella vita futura la sua parte sarà con te". Nicodemo rispose: "Amen, amen".

Così pure Giuseppe venne e disse loro: "Perché siete irritati verso di me per il fatto che ho chiesto il corpo di Gesù? Vedete l'ho posto nella mia tomba nuova, dopo averlo avvolto in un panno di lino, ed ho fatto rotolare la pietra all'ingresso della caverna. Voi non vi siete comportati bene verso il giusto, giacché non vi siete pentiti quando l'avete crocifisso, anzi lo avete ancora trapassato con una lancia".

[2] Ma gli Ebrei arrestarono Giuseppe e diedero ordine di mantenerlo sotto buona custodia fino al primo giorno della settimana; e gli dissero: "Sappi che l'ora non ci permette di agire contro di te, giacché sta spuntando il sabato, ma sappi che tu non avrai mai l'onore di una tomba: la tua carne, infatti, sarà gettata agli uccelli del cielo".

Rispose Giuseppe: "Questo parlare è simile a quello del superbo Golia che si erse contro il Dio vivente e il santo David. Giacché Dio disse, per mezzo del profeta: Mia è la vendetta, io ricompenserò, dice il Signore. Ed ecco ora, uno che era incirconciso, ma dal cuore circonciso, prese dell'acqua e si lavò le mani dicendo: "Sono innocente del sangue di questa persona giusta. Vedetevela voi!". Avete risposto a Pilato: "Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli". Ed ora io temo che l'ira di Dio venga su di voi e sui vostri figli, come avete detto".

Udite queste parole, gli Ebrei si infuriarono, gli posero le mani addosso, lo legarono e lo rinchiusero in una camera senza finestre e alla porta posero delle guardie; e apposero i sigilli alla porta del luogo ove  avevano rinchiuso Giuseppe.

[3] Nel sabato, i capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti, emanarono una ordinanza affinché, nel primo giorno della settimana, tutti gli uomini si radunassero nella sinagoga. E tutto il popolo, s'alzò di buon mattino e, nella sinagoga, tenne consiglio sul genere di morte da infliggergli. Allorché ebbe luogo il consiglio, ordinarono che egli fosse introdotto, con grande disonore. Aperta la porta non lo trovarono.

Tutto il popolo restò stupito, perché i sigilli erano intatti e la chiave l'aveva Caifa. E non osarono più mettere le mani su colui che, davanti a Pilato, aveva parlato in favore di Gesù.

[13, 1] Testimonianza delle guardie. Mentre ancora sedevano nella sinagoga, stupiti a motivo di Giuseppe, giunsero le guardie che gli Ebrei avevano chiesto a Pilato per custodire il sepolcro di Gesù affinché i suoi discepoli non andassero a rubarlo, ed annunziarono ai capi della sinagoga, sacerdoti e leviti, quanto era accaduto. Come fosse avvenuto un grande terremoto e: "Abbiamo visto un angelo discendere dal cielo, far rotolare la pietra dall'ingresso della tomba e sedere su di essa, ed era splendente come la neve e come il lampo. Noi tremammo dal grande spavento e restammo come morti. Udimmo la voce dell'angelo che parlava con le donne, che attendevano alla tomba, dicendo: "Non temete! So, infatti, che voi cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui! Risorse, come disse. Venite a vedere il luogo dove giaceva il Signore, e andate subito a dire ai suoi discepoli che egli risorse dai morti, ed è in Galilea"".

[2] Gli Ebrei domandarono: "Con quali donne parlò?". Le guardie risposero: "Non sappiamo chi erano". E gli Ebrei: "Che ora era?". "La mezzanotte", risposero le guardie.

Gli Ebrei domandarono: "E perché non avete preso le donne?". "A causa della paura, eravamo diventati come morti", risposero le guardie, "e pensavamo di non rivedere più la luce del giorno. E come avremmo potuto prenderle?". Gli Ebrei risposero: "Quant'è vero che il Signore vive, noi non vi crediamo".

Le guardie dissero agli Ebrei: "In quell'uomo avete visto così tanti segni e non credete; come dunque potreste credere a noi? Avete fatto proprio un giuramento vero "quant'è vero che il Signore vive", egli infatti vive veramente. Abbiamo udito - proseguirono le guardie - che avete rinchiuso quel tale che ha chiesto il corpo di Gesù, che avete apposto alla porta i sigilli e, quando l'avete riaperta, non l'avete trovato. Dateci dunque Giuseppe e noi vi daremo Gesù".

Gli Ebrei risposero: "Se n'è andato nella sua città". "Anche Gesù risorse", dissero le guardie, "come abbiamo udito dall'angelo, ed è in Galilea".

[3] All'udire queste parole, gli Ebrei temettero grandemente e dissero: "Che questo racconto non giunga alle orecchie del popolo e tutti si rivolgano a Gesù!".

Gli Ebrei allora tennero consiglio, ammassarono una grande somma di denaro e la diedero alle guardie, dicendo: "Dite che mentre voi dormivate, nella notte, vennero i suoi discepoli e lo rubarono. Qualora il procuratore udisse questo, gli parleremo noi affinché non abbiate da preoccuparvi". Ed essi preso (il denaro) fecero come erano stati istruiti.

[14, 1] Gesù sul monte Mamilch. Ma dalla Galilea vennero a Gerusalemme un sacerdote, Finee, uno scriba, Adas, un levita, Aggeo, ed annunziarono ai capi della sinagoga, sacerdoti e leviti: "Abbiamo visto Gesù che sedeva sul monte Mamilch con i suoi discepoli. Egli ordinò ai suoi discepoli: "Andate in tutto il mondo ed annunziate a tutta la creazione: chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. Questi sono i segni che accompagneranno i credenti: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti, se berranno una bevanda mortifera non farà loro alcun male, imporranno le mani sui malati e guariranno". E abbiamo visto che mentre Gesù parlava ancora ai suoi discepoli, fu preso in cielo".

[2] Dissero allora gli anziani, i sacerdoti e i leviti: "Date gloria al Dio di Israele e confessate davanti a lui  se veramente avete udito e visto queste cose, così come le avete presentate". Gli annunziatori risposero: "Quant'è vero che vive il Signore, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, noi abbiamo udito questo e abbiamo visto mentre era preso in cielo".

Gli anziani, i sacerdoti e i leviti, risposero: "Siete venuti ad annunziarci questa novella o siete venuti per presentare a Dio la vostra preghiera?". "Per presentare a Dio la nostra preghiera", risposero. Dissero allora gli anziani, i sacerdoti e i leviti: "Se siete venuti per presentare a Dio la vostra preghiera, a che scopo queste ciance davanti al popolo?".

Il sacerdote Finee, lo scriba Adas e il levita Aggeo risposero ai capi della sinagoga, ai sacerdoti e leviti: "Se le parole che abbiamo detto e quanto abbiamo visto sono peccato, eccoci davanti a voi! Fateci quanto è giusto ai vostri occhi".

Essi allora presero la legge e li scongiurarono di non ripetere mai più ad alcuno queste parole. Poi diedero loro da mangiare e da bere e li scacciarono dalla città dopo aver loro dato anche del denaro e tre uomini che li accompagnassero fino in Galilea. E se ne partirono in pace.

[3] Angoscia delle autorità ebraiche. Partiti questi uomini per la Galilea, si radunarono nella sinagoga i sommi sacerdoti, i capi della sinagoga e gli anziani, chiusero la porta ed elevarono una grande lamentazione dicendo: "Perché avvenne questo segno di Israele?". Ma Anna e Caifa dissero: "Di che vi turbate, che avete da piangere? Non sapete che i suoi discepoli diedero molto denaro ai custodi del sepolcro e li ammaestrarono a dire che discese un angelo dal cielo a far rotolare la pietra dall'ingresso della tomba?".

Ma i sacerdoti e gli anziani obiettarono: "Sia pure! I suoi discepoli rubarono il corpo. Ma come ha fatto la sua anima ad entrare nel suo corpo sicché ora egli si trova in Galilea?". Incapaci di rispondere a questo, alla fine con sforzo conclusero: "Noi non dobbiamo credere agli incirconcisi".

[15, 1] Alla ricerca di Gesù sui monti. S'alzò Nicodemo e stette in mezzo al sinedrio, dicendo: "Dite bene! Non ignorate, popolo del Signore, gli uomini che vennero dalla Galilea; temono Dio, sono uomini benestanti, odiano la cupidigia, sono uomini di pace. Sotto giuramento essi dissero: "Abbiamo visto Gesù sul monte Mamilch con i suoi discepoli" che insegnava quanto avete udito da loro, ed ancora: "Lo abbiamo visto mentre era preso in cielo". Nessuno ha domandato loro in che modo è stato preso. Come ci ha insegnato il libro delle sacre Scritture, anche Elia fu preso in cielo, Eliseo gridò a gran voce, Elia gettò il suo manto di montone sopra Eliseo, Eliseo gettò il suo manto di montone sul Giordano, gli passò sopra e andò a Gerico. I figli del profeta lo incontrarono e gli dissero: Eliseo, dov'è il tuo signore, Elia? Ed egli rispose che era stato preso in cielo. Essi domandarono ad Eliseo: Non l'ha rapito uno spirito e gettato su di una montagna? Prendiamo con noi i nostri ragazzi e cerchiamolo.

Persuasero così Eliseo: partirono con lui e andarono a cercarlo per tre giorni, ma non lo trovarono; capirono così che era stato preso. Ed ora ascoltatemi. Mandiamo su di ogni monte di Israele per vedere se il Cristo è stato rapito da uno spirito e posato su di una montagna".

Questo discorso piacque a tutti; mandarono su di ogni monte di Israele a cercare Gesù, ma non lo trovarono. Trovarono invece Giuseppe da Arimatea, ma nessuno osò afferrarlo.

[2] Missione a Giuseppe da Arimatea. Ed annunziarono agli anziani, ai sacerdoti e ai leviti: "Abbiamo percorso ogni montagna di Israele, e Gesù non lo abbiamo trovato. Abbiamo invece trovato Giuseppe in Arimatea". Udito ciò su Giuseppe, gioirono e glorificarono il Dio di Israele. I capi della sinagoga, sacerdoti e leviti, tennero consiglio sul come incontrarsi con Giuseppe; presero un rotolo di papiro e scrissero a Giuseppe così: Pace a te! Sappiamo di aver peccato contro Dio e contro te. Abbiamo pregato il Dio di Israele affinché ti fosse concesso di andare dai tuoi padri e dai tuoi figli, giacché tutti fummo rattristati allorché, aperta la porta, non ti abbiamo più trovato. Sappiamo di aver deliberato contro di te un  consiglio maligno, ma il Signore rese vano il nostro consiglio contro di te, onorevole padre Giuseppe.

[3] E da tutto Israele scelsero sette uomini amici di Giuseppe e che lo stesso Giuseppe riconosceva come amici; ad essi dissero i capi della sinagoga, sacerdoti e leviti: "Vedete! Se ricevuta la nostra lettera la leggerà, è segno che verrà da noi. Ma se non la leggerà è segno che è arrabbiato con noi: salutatelo in pace e ritornate da noi". Essi benedissero questi uomini e li mandarono.

Essi andarono da Giuseppe, lo riverirono e gli dissero: "Pace a te!". Egli rispose: "Pace a voi e a tutto il popolo di Israele". Gli diedero il rotolo della lettera; ricevutolo, Giuseppe lo lesse, baciò la lettera e benedisse Dio, dicendo: "Benedetto il Signore Dio che ha redento Israele, e li ha trattenuti dallo spargere sangue innocente! Benedetto il Signore che ha mandato il suo angelo e mi diede rifugio sotto le sue ali". Imbandì davanti a loro una tavola: essi mangiarono, bevettero e là si riposarono.

[4] Testimonianza di Giuseppe. Di buon mattino si alzarono e pregarono. Giuseppe sellò la sua asina, andò con essi e giunsero nella città santa, Gerusalemme. E tutto il popolo andò incontro a Giuseppe, gridando: "Pace a te, nel tuo ingresso!". Egli rispose a tutto il popolo: "Pace a voi!". E li baciò. Il popolo pregava con Giuseppe e alla sua vista restavano stupiti.

Nicodemo lo ricevette a casa sua; gli fece una grande festa e invitò Anna e Caifa, gli anziani, i sacerdoti e i leviti a casa sua, e mangiarono e bevettero allegri con Giuseppe. E inneggiando a Dio, ognuno se ne ritornò a casa sua. Giuseppe invece rimase in casa di Nicodemo.

[5] Il giorno dopo, era il giorno di preparazione, i capi della sinagoga, sacerdoti e leviti, s'alzarono di buon mattino e andarono a casa di Nicodemo. Nicodemo andò loro incontro dicendo: "Pace a voi!". Essi risposero: "Pace a te e a Giuseppe, a tutta la tua casa e a tutta la casa di Giuseppe!". E li introdusse in casa sua. Sedette tutto il sinedrio e Giuseppe sedette tra Anna e Caifa, ma nessuno osava rivolgergli la parola.

"Perché mi avete chiamato?", domandò Giuseppe. Essi fecero cenno a Nicodemo di parlare lui a Giuseppe. Allora Nicodemo aprì la bocca e disse a Giuseppe: "Padre, tu sai che i venerabili maestri, i sacerdoti e i leviti desiderano sapere da te una cosa". "Domandate", disse Giuseppe.

[6] Presa la legge, Anna e Caifa scongiurarono Giuseppe dicendo: "Da' gloria al Dio di Israele e fa' la tua confessione. Achar, infatti, scongiurato dal profeta Gesù non pronunciò un giuramento falso, ma gli annunziò ogni cosa e non gli nascose una sola parola. Anche tu dunque non nasconderci neppure una parola"

E Giuseppe: "Non vi nasconderò una sola parola". Allora gli dissero: "Siamo profondamente tristi perché hai chiesto il corpo di Gesù, lo hai avvolto in una sindone pura e lo hai posto in una tomba. E' per questo che ti avevamo messo in guardina in una camera senza finestre, la chiudemmo a chiave, apponemmo i sigilli alle porte e lasciammo delle guardie al luogo ove tu eri rinchiuso; al primo giorno della settimana, aprimmo, non ti trovammo e ne restammo profondamente tristi, e lo stupore colpì tutto il popolo di Dio fino a ieri. Or dunque annunziaci che cosa è avvenuto".

[7] Giuseppe rispose: "Nel giorno della preparazione, dalle ore dieci circa, quando mi avete chiuso, fino a tutto il sabato, io rimasi là. Nella mezzanotte, mentre stavo su e pregavo, la camera nella quale mi avete chiuso fu presa ai quattro angoli, sollevata in alto, ed io vidi con i miei occhi qualcosa come un lampo splendente. Pieno di paura, caddi a terra. Qualcuno mi afferrò per la mano sollevandomi dal luogo in cui ero caduto, mentre un umidore, come fosse acqua, mi scorse da capo a piedi ed un profumo di unguento venne alle mie narici. Egli asciugò il mio viso, mi baciò e disse: "Non temere, Giuseppe! Apri gli occhi e vedi chi è colui che parla con te". Alzai lo sguardo e vidi Gesù. Tremai e ritenevo che si trattasse di un fantasma. Allora recitai i comandamenti ed egli li recitò con me. Non ignorate che se un fantasma incontra qualcuno e ode i comandamenti scappa di corsa. Vedendo io che li recitava con me, gli dissi: "Rabbi Elia!". Ma quello mi rispose: "Non sono Elia". Gli domandai: "Chi sei dunque, signore?". Mi rispose: "Io sono Gesù, di cui tu hai chiesto il corpo da Pilato; mi hai avvolto in una sindone pura, hai  posto un sudario sul mio viso, mi hai messo nella tua tomba nuova e hai arrotolato una grande pietra alla porta della tomba".

[8] Dissi allora al mio interlocutore: "Indicami il luogo nel quale ti avevo messo". Egli mi trasportò e mi fece vedere il luogo nel quale l'avevo messo: là giacevano la sindone e il sudario che avevo posto sul suo viso. E riconobbi che era Gesù. Mi prese per mano e, a porte chiuse, mi pose in mezzo a casa mia, mi condusse al mio letto e mi disse: "Pace a te!". Poi mi baciò e disse: "Per quaranta giorni non uscire di casa tua. Ecco, infatti, ch'io vado in Galilea dai miei fratelli"".

[16, 1] All'udire queste parole di Giuseppe, i capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti, diventarono come morti, caddero a terra e digiunarono fino all'ora nona. Poi Nicodemo e Giuseppe confortarono Anna e Caifa, i sacerdoti e i leviti, dicendo: "Alzatevi, state ritti sui vostri piedi, assaggiate del pane e sostenete le anime vostre, giacché domani è il sabato del Signore". Essi si alzarono, pregarono Dio, mangiarono e bevettero ed ognuno se ne andò a casa sua.

[2] Testimonianza di Levi. Nel sabato, i nostri maestri, sacerdoti e leviti, sedettero indagando l'un l'altro, e dicendo: "Perché mai venne su di noi quest'ira? Conosciamo, infatti, suo padre e sua madre". Il maestro Levi, disse: "So che i suoi parenti temono Dio, adempiono i loro voti e pagano le decime tre volte all'anno. Quando nacque Gesù i suoi genitori lo portarono in questo luogo ed offrirono a Dio sacrifici ed olocausti. E quando il grande maestro Simeon lo prese sulle sue braccia, disse:
"Ora congedi il tuo servo, o padrone, in pace, conforme alla tua parola, poiché i miei occhi videro la tua salvezza, da te preparata al cospetto di tutti i popoli, luce per illuminare le nazioni  e gloria del tuo popolo Israele".

Simeon li benedisse e, rivolto a Maria, sua madre, disse: "Ti annunzio una lieta notizia a proposito di questo fanciullo!". Maria domandò: "Lieta, mio signore?". Simeon rispose: "Lieta! Ecco che costui è posto per la caduta e per la risurrezione di molti in Israele e per segno contraddetto, e a te stessa una spada trapasserà l'anima affinché siano svelati i pensieri di molti cuori".

[3] Domandarono al maestro Levi: "E tu come sai queste cose?". Levi rispose: "Non sapete ch'io ho imparato la legge da lui?". Il sinedrio gli disse: "Vogliamo vedere tuo padre". Mandarono a chiamare suo padre. Lo interrogarono ed egli rispose: "Perché non credete a mio figlio? Il beato e giusto Simeon lo istruì nella legge". Il sinedrio domandò a rabbi Levi: "E' vera la parola che hai detto?". Rispose: "E' vera!".

Testimonianza di Adas, Finee, Aggeo. Allora i capi della sinagoga, sacerdoti e leviti dissero tra sé: "Su, mandiamo nella Galilea dai tre uomini che erano venuti qui a parlarci della sua dottrina e della sua assunzione, e ci racconteranno come lo abbiano visto assunto".

Questo discorso fu gradito a tutti, e mandarono in Galilea i tre uomini che prima avevano accompagnato, dicendo loro: "Dite a rabbi Adas, a rabbi Finee e a rabbi Aggeo: "Pace a voi e a tutti coloro che sono con voi! Siccome nel sinedrio è sorta una grande diatriba, noi siamo stati mandati ad invitarvi in questo luogo santo, a Gerusalemme"".

[4] Gli uomini dunque partirono verso la Galilea; li trovarono seduti in meditazione della legge e li salutarono in pace. Gli uomini che erano in Galilea dissero a quelli che erano andati da loro: "Sia pace a tutto Israele!". E poi ancora dissero loro: "Perché siete venuti?". Gli inviati risposero: "Il sinedrio vi chiama nella città santa, Gerusalemme".

Udendo che erano ricercati dal sinedrio, gli uomini pregarono Dio e poi si posero a tavola con gli (altri) uomini: mangiarono, bevettero, si lavarono e partirono in pace per Gerusalemme.

[5] Nel giorno seguente, il sinedrio tenne una seduta nella sinagoga; e li interrogarono, dicendo: "Avete veramente visto Gesù sedere sul monte Mamilch, mentre ammaestrava i suoi undici apostoli? L'avete visto mentre era assunto?". Allora gli uomini risposero e dissero: "L'abbiamo visto mentre egli era assunto, già l'abbiamo riferito!".

[6] "Separateli l'un l'altro - disse Anna - e vediamo se il loro parlare concorda". E li divisero l'uno dall'altro.

Poi chiamarono prima Adas e gli dissero: "Come hai visto Gesù mentre era assunto?". "Mentre ancora sedeva sul monte Mamilch - rispose Adas - ed ammaestrava i suoi discepoli, abbiamo visto una nube che coprì con la sua ombra sia lui sia i suoi discepoli. Poi la nube lo trasportò su in cielo, mentre i suoi discepoli giacevano faccia a terra".

Poi chiamarono il sacerdote Finee ed interrogarono anche lui dicendo: "Come hai visto Gesù mentre era assunto?" Ed egli rispose nello stesso modo.

Interrogarono ancora Aggeo, e anch'egli rispose nello stesso modo.

[7] Testimonianze del sinedrio. Allora il sinedrio disse: "Nella legge di Mosè è detto: "Qualsiasi fatto sarà stabilito sulla parola di due testimoni o sulla parola di tre testimoni"".

Il maestro Abutem disse: "Sta scritto nella legge: "Ed Enoc camminò con Dio e non fu più, poiché Dio lo portò via"".

Il maestro Giairo disse: "Noi abbiamo udito della morte del santo Mosè, ma non l'abbiamo vista. Sta scritto infatti nella legge del Signore: "E Mosè morì dalla bocca del Signore, e fino al giorno d'oggi l'uomo non conosce il suo sepolcro"".

Rabbi Levi disse: "Che cosa significa quanto disse rabbi Simeon allorché vide Gesù: "Ecco, costui è posto per la caduta e per la risurrezione di molti in Israele e per segno contraddetto?"".

E rabbi Isaac disse: "Nella legge sta scritto: "Ecco ch'io mando il mio angelo davanti al tuo cospetto, egli camminerà davanti a te per custodirti su di ogni via buona, poiché su di lui fu invocato il mio nome"".

[8] Conclusione di Anna e Caifa. Allora Anna e Caifa dissero: "Avete riferito bene quanto è scritto nella legge di Mosè: "Nessuno vide la morte di' Enoc, e nessuno ha nominato la morte di Mosè".

Ma Gesù parlò con Pilato, l'abbiamo visto ricevere schiaffi e sputi sul suo volto, i soldati lo circondarono con una corona di spine, fu flagellato, ricevette la condanna da Pilato, fu crocifisso sul Cranio con due ladri, bevette aceto con fiele, il soldato Longino trafisse il suo costato con una lancia, il suo corpo fu chiesto dal venerato padre nostro Giuseppe e, secondo quanto egli afferma, risorse; e i tre maestri affermano: "Lo abbiamo visto mentre era assunto in cielo". Rabbi Levi testimoniò le cose dette da rabbi Simeon assicurando: "Ecco, costui è posto per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e per segno  contraddetto"".

Conclusione della sinagoga e del popolo. E tutti i maestri dissero all'intero popolo del Signore: "Se ciò è venuto da Dio ed è mirabile ai vostri occhi certamente saprete, o casa di Giacobbe, che sta scritto: "Maledetto chiunque è appeso ad un legno"; e un altro testo insegna: "Gli dèi che non hanno fatto il cielo e la terra, periranno"".

I sacerdoti e i leviti dissero l'un l'altro: "Se il suo ricordo (dura) fino al Sommo, detto Jobel, saprete che prevarrà in eterno e si susciterà un popolo nuovo".

Allora i capi della sinagoga, sacerdoti e leviti, ammonirono tutto Israele, dicendo: "Maledetta la persona che venera l'opera della mano di un uomo! Maledetta la persona che venera creature a lato del Creatore!". E tutto il popolo rispose: "Amen, Amen!".

[9] Tutto il popolo inneggiò al Signore, dicendo: "Benedetto il Signore che ha dato requie al popolo di Israele, in conformità di quanto aveva promesso. Non è caduta una sola delle buone parole che disse a Mosè, suo servo. Il Signore nostro Dio sia con noi come fu con i padri nostri. Non ci abbandoni e non permetta che noi cessiamo dal rivolgere a lui il nostro cuore, dal camminare in tutte le sue vie, dal custodire i suoi comandamenti e gli statuti che egli ha ordinato ai padri nostri. In quel giorno il Signore sarà re su tutta la terra. Uno sarà il Signore ed uno il suo nome: Re Signore nostro! Egli ci salverà. Nessuno è simile a te, Signore. Tu, Signore, sei grande e grande è il tuo nome.
Guarisci con la tua potenza, Signore, e saremo guariti. Salvaci, Signore, e saremo salvi. Noi, infatti, siamo tua parte ed eredità.
Il Signore non abbandonerà il suo popolo, per amore del suo grande nome; giacché il Signore ha iniziato a fare di noi il suo popolo".
E, inneggiando, se ne andarono ognuno a casa sua glorificando Dio. Poiché sua è la gloria per i secoli dei secoli. Amen.




VANGELO DI NICODEMO  (MEMORIE DI NICODEMO)




San Nicodemo protettore di Daffina'




 PAPIRO COPTO DI TORINO*

I

I MISTERI DEGLI ATTI DEL SALVATORE


Gli atti del Salvatore compiuti sotto il preside Ponzio Pilato


Io Ainia, protettore (1), ero ebreo e conoscitore della legge, ma fui afferrato dalla grazia del Signore e dal suo dono generoso.

Conobbi Gesù Cristo dalla sacra Scrittura e mi slanciai verso di lui, credetti in lui al fine di diventare degno del santo battesimo. Prima di tutto ho indagato per rintracciare gli atti che in quel tempo erano stati stesi su nostro Signore Gesù Cristo e pubblicati dagli Ebrei sotto Ponzio Pilato; e li ho rintracciati in certi scritti che, per volere del Signore Gesù Cristo, erano stati lasciati in ebraico. Io li ho tradotti nella lingua dei Greci, sotto il regno dei signori nostri Teodosio, l'anno 17 del suo consolato, e l'anno 5 di Valentiniano, durante la indizione nona.

Chiunque legge questo libro o lo trascrive in un altro libro preghi per me, per me piccolo Ainia, affinché Dio mi usi misericordia per i peccati da me commessi contro di lui. A coloro che leggeranno queste cose e a tutta la loro casa sia pace per sempre. Amen.

L'anno nono di Tiberio Cesare, re dei Romani, quando Erode era re della Galilea all'inizio del suo diciannovesimo anno, il venticinque di Paremhot del consolato di Rufo e di Rubellione, l'anno quarto della duecentoduesima olimpiade, sotto Giuseppe, detto pure Caifa, sommo sacerdote degli Ebrei, tutte queste cose avvennero sia a nostro Signore Gesù Cristo sia dopo la sua crocifissione.

[1, 1] Accuse delle autorità ebraiche. Nicodemo, principe degli Ebrei, indagò sulle cose che il sommo sacerdote e gli altri Ebrei fecero contro il Salvatore. Nicodemo scrisse tutte queste cose in scritti ebraici, tali e quali erano conservate nel ricordo. Questi sono i loro nomi: Anna, Caifa, Summis, Dotaim, Gamaliel, Giuda, Levi, Neftali, Alessandro e Giairo e gli altri Ebrei: tutti costoro andarono da Pilato ad accusare nostro Signore Gesù Cristo, dicendo: "Noi conosciamo Gesù, figlio del falegname Giuseppe, generato da Maria; costui dice: io sono figlio di Dio e sono re. Inoltre, contamina i sabati della legge dei nostri padri e vuole distruggere la nostra legge". Gli Ebrei dissero ancora: "La nostra legge ordina di non guarire alcuno nel giorno di sabato. Ma Gesù, di sabato e in virtù di Beelzebul, principe dei demoni, guarisce gli storpi, i lebbrosi, i sordi, i muti e chiunque è malato e indemoniato".

[2] Pilato disse loro: "Ma quali sono le sue azioni malvagie?". Gli Ebrei risposero: "Egli compie queste cose in virtù di Beelzebul, principe dei demoni, ed a lui è soggetta ogni cosa". Pilato disse loro: "Uno spirito impuro non scaccia mai via un demone, bensì il demone viene scacciato nel nome di Dio".

Gli Ebrei risposero a Pilato: "Preghiamo la tua grandezza di farlo comparire al tuo tribunale affinché tu possa ascoltarlo pubblicamente". Disse loro Pilato: "Ditemi come! Non è decoroso che un governatore convochi un re in tribunale!". Gli risposero: "Noi non diciamo che sia re".

[3] Il turbante del cursore. Pilato chiamò dunque un cursore e gli disse: "Conducimi Gesù, ma in modo pacifico". Il cursore uscì, e quando riconobbe Gesù, l'adorò. Tolse poi dalla testa il suo turbante, lo stese sulle sue mani, lo pose a terra sotto i piedi di Gesù e gli disse: "Signore, cammina su questo luogo ed entra, giacché il governatore ti chiama".

Allorché dunque gli Ebrei videro ciò che aveva fatto questo cursore, alzarono alte grida a Pilato dicendo: "Perché non l'hai tu convocato per mezzo di un banditore, ma l'hai, al contrario, onorato con un cursore? Il cursore, infatti, non appena lo vide tolse dalla testa il suo turbante, lo prese nelle sue mani, lo stese, lo depose per terra e poi gli disse: cammina sopra!".

Pilato chiamò dunque il cursore e gli disse: "Perché ti sei comportato così?". Il cursore rispose: "Il giorno in cui tu mi hai mandato a Gerusalemme, da Alessandro, io l'ho visto sopra un trono, mentre i figli degli Ebrei gridavano e gli rendevano onore tenendo dei rami nelle loro mani; altri invece stendevano le loro vesti sotto i suoi piedi, dicendo: "Salvaci, tu che sei nelle altezze! Benedetto colui che viene nel nome del  Signore!"".

[4] Gli Ebrei si volsero contro il cursore e gli gridarono: "I figli degli Ebrei parlavano in lingua ebraica. Come hai tu potuto sapere nella lingua dei Greci ciò che essi dicevano?". Il cursore rispose loro: "Ho domandato a un Ebreo: "Che cosa dicono costoro in questa lingua ebraica?". E questi me lo spiegò".

Pilato domandò loro: "Che cosa gridavano in ebraico?".

Risposero: "Essi dicevano osanna". Pilato domandò: "Che cosa vuole dir osanna?". Gli risposero: "Osanna vuol dire: salvaci!". Pilato disse loro: "Se voi stessi testimoniate in favore delle parole degli stranieri, qual peccato ha commesso il cursore?". Essi tacquero.

[5] Gesù e i vessilli romani. Il governatore disse al cursore: "Esci, e introduci Gesù nella maniera che tu vorrai". Uscito che fu, il cursore fece di nuovo quanto aveva fatto all'inizio, e disse a Gesù: "Vieni dentro, mio Signore! Il governatore ti chiama". Quando Gesù entrò, le facce anteriori dei vessilli si inchinarono da sole e adorarono Gesù. Allorché gli Ebrei videro il modo con cui avevano agito le insegne e come le loro facce anteriori avevano adorato Gesù, gridarono contro gli uomini che le tenevano asserendo che essi le avevano inchinate.

[6] Il governatore disse agli Ebrei: "Non meravigliatevi del modo in cui le facce anteriori dei vessilli si sono inchinate da sole e hanno adorato Gesù e non gridate accusando i vessilliferi asserendo che siano stati loro a inchinarle e a fare loro adorare Gesù". Gli Ebrei risposero a Pilato: "Noi sappiamo in qual modo i vessilliferi hanno inchinato i vessilli fino a fare adorare Gesù". Il governatore chiamò i vessilliferi e disse loro: "E' così che vi siete comportati?". Risposero a Pilato: "Noi siamo dei gentili e servitori di templi. Come potremmo adorarlo? E difatti, mentre tenevamo i vessilli, le loro facce anteriori si sono inchinate da sole per adorarlo".

[7] Pilato disse ai capi della sinagoga e agli anziani del popolo: "Scegliete voi stessi degli uomini forti e robusti che vengano dal popolo; afferrino essi i vessilli e così vedremo se le facce anteriori si inchineranno da sole per adorarlo". Gli anziani degli Ebrei, presero dodici uomini robusti e fecero in modo che sei afferrassero un vessillo e sei l'altro vessillo davanti al tribunale del governatore.

Pilato disse al cursore: "Conduci fuori Gesù e poi introducilo nel modo che tu vorrai". [8] Gesù uscì dal pretorio con il cursore. Il governatore chiamò coloro che avevano tenuto i vessilli precedentemente e disse loro: "Giuro per la salute di Cesare! Se questa volta quando entrerà Gesù i vessilli non si inchineranno e non l'adoreranno, io prenderò la vostra testa". Il governatore ordinò di fare entrare Gesù per la seconda volta. Il cursore fece come la prima volta e pregò Gesù di camminare sul turbante della sua testa. Gesù entrò. E quando entrò, i vessilli s'inchinarono e adorarono Gesù.

[2, 1] La moglie di Pilato. Allorché Pilato vide questo, ebbe timore e cercò di alzarsi dal suo tribunale. Mentre rifletteva su di questo, sua moglie gli mandò a dire: "Tienti lontano da quest'uomo giusto! Questa notte, in sogno, io ho sofferto molto a causa sua".

Pilato, dunque, chiamò tutti gli Ebrei e disse loro: "Voi sapete che mia moglie è una persona che ama Dio e propende verso la parte degli Ebrei". Risposero: "Sì, lo sappiamo". Disse Pilato: "Ecco che mia moglie mi ha mandato a dire: tienti lontano da quest'uomo giusto! Questa notte, in sogno, io ho sofferto molto a causa sua". Gli Ebrei risposero e dissero a Pilato: "Non ti abbiamo detto, forse, che è un mago? Ecco che ha mandato un sogno a tua moglie!".

[2] Accuse contro Gesù e la sua famiglia. Pilato dunque chiamò Gesù e gli disse: "Perché mai costoro ti accusano senza che tu proferisca parola?". Gesù rispose: "Se non fosse stato conferito loro il potere, non potrebbero parlare. Ognuno è signore della propria bocca per proferire il bene o il male. Questi sanno ciò che fanno!". I sacerdoti ebrei risposero a Gesù: "Che cos'è che noi sappiamo bene? Sappiamo anzitutto che tu sei stato concepito nell'adulterio; in secondo luogo sappiamo che la tua nascita ebbe luogo a Betlemme e che per causa tua fu uccisa quella grande moltitudine di bambini; in terzo luogo sappiamo che tuo padre è Giuseppe e tua madre Maria. Voi siete andati in Egitto perché non godevate della fiducia del popolo".

[3] La difesa. Alcuni tra gli Ebrei presenti erano giusti, e dissero: "Sul suo conto noi non affermiamo questo! Giacché non fu concepito nell'adulterio, ma sappiamo che Giuseppe ricevette la mano di Maria: dunque non l'hanno concepito nell'adulterio". Agli Ebrei che pretendevano che Gesù fosse venuto dall'adulterio, Pilato disse: "Sì, questa è una vostra asserzione, ma non è la verità, come è attestato proprio ora dai vostri stessi compatrioti che asseriscono essere lei sposata a suo marito".

[4] Anna disse: "O Pilato! Tutt'intera la nostra moltitudine afferma ch'egli viene dall'adulterio, e tu non ci credi! Quelli là sono dei proseliti e sono suoi discepoli". Domandò Pilato: "E che cos'è un proselito?". Risposero gli Ebrei: "E' colui che nacque tra i Greci e divenne Ebreo in questi giorni".

Coloro che avevano asserito che egli non era stato generato nell'adulterio e cioè Lazzaro, Asterio, Antonio, Giacomo, Ambiai Samuele, Isacco, Finee, Crispo, Agrippa, Ami e Giuda, tutti costoro dissero con un'unica voce: "Noi non siamo Greci, ma figli di Ebrei e diciamo la verità. Infatti, noi eravamo presenti al matrimonio di Giuseppe e Maria".

[5] Pilato chiamò gli uomini che avevano affermato ch'egli non era stato generato nell'adulterio, e li scongiurò per la salute di Cesare, dicendo: "Quanto voi avete affermato, e cioè che egli non è stato generato nell'adulterio, è proprio la verità?". Gli Ebrei risposero a Pilato: "Abbiamo una legge che ci vieta di giurare, perché è un peccato. Quelli là, giurino, per la salute di Cesare, che noi non abbiamo detto la verità, e noi siamo pronti a morire".

Pilato disse ad Anna e a Caifa: "Voi non dite la verità in nulla e non replicate alle parole che proferiscono questi?". Essi risposero a Pilato: "Sono dunque quei dodici uomini che sono degni di fede, quelli che asseriscono che egli non è nato nell'adulterio; mentre a noi, a tutta la nostra moltitudine, che asseriamo ch'egli vi è nato, che è un mago e che egli ha detto: io sono un re, a noi non si crede?".

[6] Perché si vuole uccidere Gesù. Pilato ordinò di mandare via tutta la moltitudine ad eccezione dei dodici che avevano testimoniato, asserendo che egli non era un frutto dell'adulterio. Ordinò di fare mettere da parte Gesù, e domandò loro: "Per qual motivo lo vogliono fare morire?". Risposero a Pilato: "Ce l'hanno contro di lui perché guarisce nel giorno di sabato". Esclamò Pilato: "E' dunque per questa azione buona che lo vogliono fare morire!".

[3, 1] Pilato si indignò, uscì dal pretorio e disse loro: "Mi è testimone il sole, ch'io non trovo neppure un motivo di accusa contro quest'uomo". Gli Ebrei risposero e dissero al governatore: "Se non fosse un malfattore, noi non te lo avremmo consegnato". Rispose Pilato: "Prendetelo voi stessi e giudicatelo secondo la vostra legge". Gli Ebrei risposero: "A noi è vietato giudicare gli uomini". Pilato disse: "Dio vi ha ordinato: non ucciderete. Ma io...".

[2] Il regno di Gesù. Pilato entrò nel pretorio, chiamò Gesù in disparte e gli disse: "Tu sei il re degli Ebrei?". Rispose Gesù a Pilato: "Tu lo dici da te stesso, oppure l'hanno affermato altri a mio proposito?". Pilato rispose a Gesù: "Forse ch'io sono Ebreo? La tua nazione e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me". Gesù rispose: "Il mio regno non è di questo mondo. Se fosse di questo mondo, i miei servi avrebbero lottato affinché non mi si consegnasse agli Ebrei. Or dunque il mio regno non è di questo mondo".

Pilato domandò a Gesù: "Dunque, sei tu re?". Gesù rispose a Pilato: "Tu l'hai detto! Io infatti sono stato generato per questo e per questo motivo sono venuto, affinché chiunque è dalla verità ascolti la mia voce!".
[3] Pilato domandò: "Che cos'è la verità?". Gesù rispose: "La verità viene dal cielo". Domandò Pilato: "Non c'è verità sulla terra?". Gesù rispose a Pilato: "Tu vedi come coloro che posseggono la verità sono  giudicati da coloro che sulla terra posseggono la potenza!".

[4, 1] Pilato attesta l'innocenza di Gesù. Dopo queste cose, Pilato lasciò Gesù all'interno del pretorio, uscì verso gli Ebrei e disse loro: "Io non trovo alcun motivo di accusa contro di lui". Gli Ebrei gli risposero: "Costui ha affermato: ho il potere di distruggere il tempio e di farlo risorgere il terzo giorno".

Pilato domandò loro: "Che tempio?". Gli Ebrei gli risposero: "Quello che Salomone ha edificato nel periodo di quarantasei anni. Egli infatti ha detto: "Io lo distruggerò e io lo riedificherò in tre giorni"".

[2] Pilato disse loro: "Io sono innocente del sangue di quest'uomo. Vedetevela voi!". Gli Ebrei gli dissero: "Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli"

Pilato chiamò gli anziani, i sacerdoti, i leviti e disse loro in segreto: "Non comportatevi così! Giacché non c'è (contro di lui) alcun capo d'accusa capitale. Non c'è che la vostra accusa a proposito delle guarigioni e della violazione della legge".

I leviti dissero a Pilato: "Quando qualcuno bestemmia contro Cesare è o no degno di morte?". Pilato rispose: "E' degno di morte". Gli Ebrei dissero a Pilato: "Se colui che bestemmia contro Cesare è degno di morte, costui ha bestemmiato contro Dio".

[3] Angoscia di Pilato. Il governatore ordinò agli Ebrei di uscire dal pretorio, poi chiamò Gesù e gli domandò: "Che hai fatto?". Gesù rispose: "Mosè e i profeti furono i primi ad annunziare la mia morte e la mia risurrezione".
Gli Ebrei stavano attenti e l'ascoltarono proferire queste cose. Dissero a Pilato: "Che vuoi udire ancora di più enorme di questa bestemmia?". Pilato rispose agli Ebrei: "Se questa parola è una bestemmia, prendetelo voi stessi nella vostra sinagoga e giudicatelo secondo la vostra legge".

Gli Ebrei dissero a Pilato: "La nostra legge afferma: se un uomo pecca contro un uomo è degno di ricevere quaranta colpi meno uno, ma colui che bestemmia contro Dio viene lapidato" Pilato rispose: "Prendetevelo voi e fategli quello che vorrete"

Gli Ebrei gli dissero: "Noi lo vogliamo crocifiggere".

[4] Mentre Pilato parlava con gli Ebrei e diceva loro: "Non è degno di essere crocefisso", guardò coloro che stavano davanti alla moltitudine degli Ebrei e vide un certo numero di persone che piangevano. E disse: "Non tutta la folla vuole ch'egli muoia". Gli anziani risposero a Pilato: "Noi tutti e la nostra moltitudine siamo venuti affinché egli muoia".

Pilato domandò agli Ebrei: "Per qual ragione deve morire?". Gli Ebrei gli risposero: "Lui stesso ha affermato: io sono il figlio di Dio, io sono re".

[5, 1] Intervento di Nicodemo. Un Ebreo dal nome Nicodemo andò davanti a Pilato. Gli disse: "Ti prego, o pio governatore, di ordinarmi di dire qualche parola". Pilato gli rispose: "Dilla!".

Nicodemo rispose dicendo: "Agli anziani, ai sacerdoti, ai leviti e anche a tutta la moltitudine degli Ebrei e alla loro sinagoga io ho detto: che avete da fare voi con quest'uomo? Ha operato miracoli e prodigi, prodigi grandi che nessuno ha mai operato fino a oggi e che nessuno potrà operare in futuro. Lasciatelo, non cercate di fargli del male. [2] Se questi miracoli sono da Dio, resteranno. Se sono dagli uomini, si dissiperanno. Giacché Mosè, inviato da Dio in Egitto, ha compiuto miracoli grandi che Dio gli aveva ordinato di compiere davanti al faraone. Anche Iamne e Iambre fecero i miracoli di Mosè, ad eccezione di alcuni che non riuscirono a fare. E gli Egiziani consideravano Iamne e Iambre come dèi, ma in seguito i miracoli fatti da costoro, che non erano da Dio, perirono come coloro che credevano in essi. Or dunque  che avete da fare voi con quest'uomo? Egli, infatti, non è degno di morte".

[3]Gli Ebrei risposero a Nicodemo: "Tu sei diventato suo discepolo. E' per questo che parli in suo favore". Nicodemo domandò: "Forse che il governatore è diventato suo discepolo perché parla in suo favore? E' forse per questo che Cesare l'ha posto in questo ufficio?".

Gli Ebrei montarono in collera e digrignarono i denti contro Nicodemo. Allorché Pilato li vide, disse loro: "Perché digrignate i denti? E' forse perché avete udito la verità?".

Gli Ebrei dissero a Nicodemo: "Tu riceverai la parte di Gesù". Nicodemo rispose: "Amen! Ch'io la riceva come avete detto!".

[4] Testimonianza di un paralitico. Un altro Ebreo prese coraggio e disse a Pilato: "Ti prego di permettermi una parola". Il governatore gli rispose: "Dì quello che vuoi". Quello gli parlò in questi termini: "Io ho passato quarant'anni sdraiato su di un letto preso da grandi dolori e sofferenze. Quando Gesù venne c'era un buon numero di indemoniati, di gente affetta da varie malattie, e per opera sua tutti guarirono. Alcuni giovani ebbero pietà di me. Mi sollevarono coricato sul letto, e mi portarono da lui. Allorché il Signore mi vide, ebbe pietà di me e mi disse: "Amico, prendi il tuo letto e vattene". E all'istante io fui guarito, presi il mio letto e camminai".

[5] Gli Ebrei dissero a Pilato: "Domandagli in qual giorno l'ha guarito". Pilato disse a colui che era stato liberato dalla sua malattia: "Dì la verità, in qual giorno ti ha guarito?". Egli rispose: "Un giorno di sabato". Gli Ebrei dissero a Pilato: "Non è forse come ti abbiamo detto? Guarisce e scaccia pure i demoni di sabato".

[6] Altre testimonianze. Un Ebreo disse: "Io ero cieco dalla nascita. Udivo la voce, ma non vedevo la figura delle persone; e quando Gesù passò gridai a gran voce: "Abbi pietà di me, figlio di David, abbi pietà di me!". Egli stese le sue mani sui miei occhi, e all'istante io vidi".
Un altro prese coraggio verso di lui, e si espresse così: "Io ero storpio e mi fece diritto con una parola della sua bocca".
Ed ecco che un altro prese coraggio. Disse: "Io ero lebbroso e mi ha purificato".

Una donna di nome Veronica da lontano si alzò. Disse: "Io perdevo sangue; toccai il suo vestito e la sorgente del mio sangue si arrestò".

Gli Ebrei dissero: "Abbiamo per legge che una donna non può testimoniare o proferire parola".

[7] Numerosi altri, sia uomini che donne, gridavano: "Quest'uomo è un profeta o un Dio. Gli obbediscono gli stessi demoni".

A questi che dicevano: "Gli stessi demoni gli obbediscono", Pilato domandò: "Perché non gli obbediscono i vostri dottori?". Essi risposero a Pilato: "Risuscitò dai morti Lazzaro che era morto e si trovava nella sua tomba".

Il governatore ebbe paura. Disse a tutta la moltitudine degli Ebrei: "Perché volete versare un sangue innocente?".

[6, 1] Ultimi tentativi di Pilato. Infine, Pilato chiamò nuovamente Nicodemo e i dodici uomini che avevano detto ch'egli non era stato generato nell'adulterio e disse loro: "Che farò io? Il popolo è in agitazione". Essi gli risposero: "Noi non sappiamo, tocca a loro decidere".

[2] Radunò ancora tutta la moltitudine degli Ebrei e disse loro: "Sapete che tra voi c'è l'uso che ad ogni festa sia liberato un prigioniero. Ho in prigione un brigante omicida, di nome Barabba, e Gesù, che è qui in piedi, nel quale non trovo alcun motivo di condanna. Chi è quello che voi volete ch'io liberi?". Gli Ebrei gridarono a gran voce: "Barabba!". Egli domandò: "Che farò io di Gesù, detto Cristo?". Gli Ebrei risposero: "Crocifiggilo!".

[3] Altri Ebrei dissero: "Tu sei l'amico di Cesare. Ora egli ha detto: "Io sono figlio di Dio e sono re"". Pilato salì in collera e disse agli Ebrei: "In ogni tempo, la vostra nazione è stata ribelle. Voi lottate contro colui che vi fa del bene".

[4]Gli Ebrei domandarono a Pilato: "Chi ci ha fatto del bene?". Pilato rispose: "Da quanto ho inteso, Dio vi ha tratto dalla terra d'Egitto, da una schiavitù molto dura; il mare divenne allora per voi una strada come il terreno secco, e nel deserto avete mangiato la manna e le quaglie. Per dissetarvi estrasse per voi l'acqua da una roccia; vi diede una legge. E malgrado tutto ciò avete irritato Dio. Dio voleva distruggervi. Mosè pregò per voi, voi non siete morti e ora proferite del male contro di me".

[5] Pilato si alzò dal suo tribunale. Cercò di andarsene, ma gli Ebrei gridarono e dissero a Pilato: "Conosciamo il Cesare come re, ma Gesù non lo conosciamo. I magi, infatti, dall'Oriente gli hanno portato dei doni come ad un re, e quando Erode seppe dai magi che era stato generato un re, cercò di farlo morire. Ma avendolo saputo, suo padre, Giuseppe, prese lui e sua madre e fuggì in Egitto. Erode poi, a causa di quanto aveva saputo, uccise i bambini ebrei che erano nati in Betlemme".

[6] Udite queste parole pronunciate dagli Ebrei, Pilato ebbe timore. Impose silenzio alla moltitudine che mandava alte grida e disse: "E' Costui che era cercato da Erode?". Gli risposero: "Sì, è lui".

Pilato prese allora dell'acqua e si lavò le mani davanti a tutti dicendo: "Io sono innocente di questo sangue giusto. Vedete voi". Gli Ebrei gridarono: "Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli".

[7] La sentenza. Allora Pilato ordinò di tirare il velo del tribunale sul quale era seduto e diede la sentenza in questo tenore: "Sentenza di Pilato su Gesù. La tua nazione ti accusa come re. E' per questo ch'io ti condanno. Ordino che prima tu sia flagellato a motivo delle leggi degli imperatori, e che in seguito tu sia crocifisso nel luogo in cui sei stato preso, con Dema e Cista, i due ladri presi con te".

[7, 1] Gesù in croce tra i ladri. Dopo queste cose, Gesù uscì dal pretorio con i due ladri. Quando giunse nel luogo designato, lo si spogliò dei vestiti, lo si cinse di un linteum e si pose sulla sua testa una corona di spine. Allo stesso modo furono crocifissi i due ladri. Dema alla sua destra e Cista alla sua sinistra.

Gesù disse: "Padre mio, perdona loro. Non sanno ciò che fanno".

[2] I soldati si divisero i suoi vestiti e il popolo restò in piedi a guardare. I sommi sacerdoti, i capi e il popolo lo deridevano dicendo: "Colui che ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il figlio di Dio, da lui scelto".

I soldati pure si burlavano di lui; presero coraggio e innalzarono verso di lui aceto e fiele, dicendo: "Se tu sei il re degli Ebrei, salva te stesso!".

[3] Dopo la condanna, Pilato aveva ordinato di scrivere il titulus in lettere greche, romane ed ebraiche, in base a ciò che era stato detto dagli Ebrei, cioè: "Egli è il re degli Ebrei".

Uno dei ladri tra i quali era stato crocifisso e il cui nome era Cista, gli disse: "Se tu sei il Cristo, salva te e noi". L'altro il cui nome era Dema, gli rispose rimproverandolo e gli disse con collera: "Non hai tu timore, davanti a Dio? Noi subiamo la stessa sua condanna; ma noi giustamente, essendoci dovuta per il male che abbiamo fatto, lui invece non ha fatto alcun male".

[4] Quando Dema ebbe terminati i suoi rimproveri a Cista, questo stesso Dema gridò e disse: "Ricordati  di me, mio Signore, quando sarai nel tuo regno!". Gesù gli rispose: "In verità ti dico, oggi tu sarai con me nel paradiso".

[5] La morte. Era l'ora sesta. In quel giorno si fecero tenebre su tutta la terra fino all'ora nona; nel momento in cui si oscurò il sole, il velo del tempio si strappò in due, dall'alto in basso, e Gesù gridò a gran voce: "Padre mio, rimetto l'anima mia tra le tue mani". Proferite queste parole, rese il suo spirito.

[6] Allorché il decurione vide quanto era accaduto, diede gloria a Dio e disse: "Veramente, quest'uomo era giusto". E tutti coloro che erano venuti per vedere ciò che capitava e videro queste cose, si battevano il petto e se ne ritornavano.

[7] Il decurione informò il governatore sugli avvenimenti. E allorché il governatore e sua moglie ne vennero a conoscenza si afflissero molto. Quel giorno non mangiarono a causa del loro grande dispiacere. [8] Infine Pilato mandò a chiamare gli Ebrei. Disse loro: "Avete visto quanto è avvenuto?". Essi tacquero.

[9] Tutti coloro che lo conoscevano, si tennero al largo. Anche le donne che lo avevano seguito dalla Galilea videro questo.

Ecco che un uomo di nome Giuseppe, un levita buono e giusto che non aveva partecipato al sinedrio né ai consigli tenuti dagli Ebrei poiché egli era ad Arimatea nell'attesa del regno di Dio, venne a trovare Pilato, e gli chiese il corpo di Gesù. Quando l'ebbe ricevuto l'avvolse in un panno molto bianco. Lo depose nella sua tomba tagliata (nella roccia) nella quale non aveva ancora deposto nessuno.

[8, 1] Le autorità contro Giuseppe e Nicodemo. Allorché gli Ebrei sentirono che Giuseppe aveva preso il corpo di Gesù, lo cercarono e con lui i dodici uomini che avevano detto che Gesù non era stato concepito nell'adulterio, tra i quali c'era Nicodemo e un certo numero di altre persone, volendoli uccidere. Costoro si erano presentati a Pilato e gli avevano rivelato i miracoli di Gesù.

[2] Tutti coloro che erano ricercati dagli Ebrei, si nascosero. Soltanto Nicodemo non si nascose, poiché era uno dei capi degli Ebrei. Disse loro: "Come siete entrati nella sinagoga?". Gli risposero: "Siccome tu tieni per lui, nel secolo futuro la tua parte sarà con lui". Nicodemo rispose: "Amen, amen!".

Anche Giuseppe andò a trovarli e disse: "Perché siete in collera contro di me? E' forse perché ho chiesto il corpo di Gesù? Ecco: l'ho posto in una tomba nuova, l'ho avvolto con un panno bianchissimo, ed ho arrotolato una pietra davanti alla porta della caverna. Voi non avete compiuto una sola cosa che sia rispettabile verso questo giusto; non vi siete neppure pentiti d'averlo crocifisso e di averlo trafitto con una lancia".

[3] Gli Ebrei montarono in collera. Si impadronirono di Giuseppe e ordinarono che fosse custodito fino al giorno dopo. Gli dissero: "Sappi che non è ora il momento di farti qualcosa giacché domani è sabato; ricordati, tuttavia, che non permetteremo che tu abbia una sepoltura: daremo le tue carni agli uccelli del cielo e alle bestie selvagge della terra". Giuseppe rispose loro: "Questa è una parola accanita; ma io non ho paura. Ho con me il Dio vivo. Dio ha detto: affidate il giudizio a me e io farò giustizia, dice il Signore. [4] Avete visto che ora colui che è circonciso non nella carne ma nel cuore, ha preso dell'acqua e si è lavato le mani davanti al sole dicendo: "Io sono puro del sangue di questo giusto". Voi avete visto e avete risposto a Pilato, dicendo: "Il suo sangue è su di noi e sui nostri figli". Ed ora io temo che la collera di Dio venga su di voi e sui vostri figli, come avete detto".

All'udire questa parola, gli Ebrei afferrarono Giuseppe e lo gettarono in un luogo oscuro senza luce e senza finestre. Vi posero a guardia degli uomini, e sigillarono la porta con il loro sigillo.

[5] L'indomani mattina, i capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti si affrettarono a riunirsi tutti nella sinagoga. Tennero consiglio per vedere come farlo morire. Allorché il sinedrio fu seduto, ordinarono di  condurlo con disprezzo. Ma quando fu aperta la porta, Giuseppe non fu trovato.
Tutto il popolo alzò grida e si stupì, poiché la porta era stata trovata chiusa e sigillata con il sigillo e le chiavi erano nella mano di Caifa.

Cessarono dunque dal mettere la mano su coloro che avevano parlato bene di Gesù davanti a Pilato.

[9, 1] Testimonianza delle guardie. Mentre tutto il popolo sedeva ancora nella sinagoga pieno di stupore per Giuseppe, poiché non l'avevano trovato, alcuni tra quelli della guardia andarono da loro: erano quelli cioè che gli Ebrei avevano chiesto a Pilato per fare la guardia alla tomba di Gesù nel timore che i suoi discepoli venissero a prenderlo di nascosto. Costoro avvertirono i sommi sacerdoti, i sacerdoti e i leviti di quanto era accaduto e del terremoto che ebbe luogo mentre essi vegliavano.

[2] "Noi tutti - essi proseguirono - abbiamo visto un angelo del Signore che discese dal cielo, fece rotolare la pietra che era davanti alla porta della caverna e vi si sedette sopra in abiti bianchi come la neve. Dalla paura, siamo rimasti come morti e udimmo la voce dell'angelo che parlava con le donne rimaste davanti alla tomba di Gesù. Disse loro: "Non temete, voi! So chi cercate. Voi cercate Gesù che è stato crocifisso. E' risorto come aveva detto. Venite e vedrete il luogo ove era il Signore. Andate e dite ai suoi discepoli che è risorto dai morti, ed ecco che vi precederà in Galilea. Lo vedrete in quel luogo". Ecco, vi abbiamo riferito quanto abbiamo visto".

[3] Gli Ebrei domandarono: "Chi erano le donne con le quali parlava l'angelo?". Le guardie risposero: "Non sappiamo chi erano". Gli Ebrei domandarono: "Che tempo era?". Le persone di guardia risposero: "La mezzanotte". Gli Ebrei domandarono: "Perché non vi siete impadroniti di queste donne?". Le guardie risposero: "Eravamo rimasti come morti a causa della paura. Non pensavamo di rivedere la luce del giorno. Come avremmo potuto impadronircene?". Gli Ebrei dissero alle guardie: "Non vi crediamo".

[4] Le guardie dissero agli Ebrei: "In quest'uomo avete visto tutti quei segni miracolosi e non avete creduto in lui. E voi credeste a noi? Abbiamo inteso pure un'altra cosa prodigiosa. Colui che ha domandato il corpo di Gesù, cioè Giuseppe, voi l'avete chiuso in un luogo tenebroso e dietro di lui avete serrato la porta, l'avete sigillata... dopo questo avete aperto la porta e non l'avete trovato. Dateci dunque prima Giuseppe, e poi noi vi daremo Gesù".

[5] Gli Ebrei dissero: "Dateci prima Gesù, e poi noi vi daremo Giuseppe". Le guardie risposero: "Dateci prima Giuseppe, dopo vi daremo Gesù". Gli Ebrei risposero: "Giuseppe se n'è andato nella sua città". Le guardie dissero: "Anche Gesù se ne è andato in Galilea come abbiamo inteso dire dall'angelo che rotolava la pietra davanti al sepolcro. Diceva: "Egli vi precederà in Galilea"".

[6] Allorché gli Ebrei udirono queste parole, ebbero timore che fossero divulgate e tutti credessero in Gesù. Tennero dunque un consiglio. Diedero ai soldati molto denaro dicendo: "Dite: durante la notte, mentre noi dormivamo, vennero i suoi discepoli e lo presero furtivamente.

Se la notizia giunge davanti al governatore, gli faremo credere questo e distoglieremo da voi qualsiasi preoccupazione". Essi allora ricevettero il denaro e fecero come era stato loro insegnato.
Tra gli Ebrei, questa parola si divulgò fino al giorno d'oggi.

[10, 1] Gesù sul monte Mabrech. Un sacerdote di nome Finee, il dottore Adda e il levita Ogia vennero a Gerusalemme, e cercarono i capi della sinagoga e il popolo degli Ebrei, dicendo: "Abbiamo visto Gesù e i suoi undici discepoli. Era assiso sulla montagna che si chiama Mabrech e diceva ai suoi discepoli: "Andate nel mondo intero ed evangelizzate ogni creatura. Colui che crederà e riceverà il battesimo sarà salvo. Colui che non crederà sarà condannato al giudizio. [2] Quanto a voi, miei discepoli, ecco le cose che vi capiteranno nel mio nome: scaccerete i demoni, parlerete lingue nuove, prenderete serpenti velenosi nelle vostre mani senza che vi facciano del male; vi si darà a bere delle bevande mortali per  uccidervi, ma nulla vi potrà nuocere; poserete le mani sui malati e saranno guariti. Tutte le cose che voi domanderete nel mio nome, le riceverete". Abbiamo inteso Gesù dire queste parole. Dopo di ciò salì al cielo in una grande e indicibile gloria".

[3] Gli Ebrei, i capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti dissero loro: "Rendete gloria al Dio di Israele e dategli l'attestazione che avete visto e sentito queste cose". Essi risposero: "Per la vita del Signore Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, queste cose le abbiamo sentite e abbiamo visto lui rapito in cielo".

[4] Gli Ebrei dissero loro: "Voi siete dunque venuti in questo luogo per evangelizzarci queste cose! Tacete! Se siete venuti per fare preghiera a Dio, allora pregate per domandare perdono dell'insolenza che avete dimostrato davanti al popolo". Il sacerdote Finee, lo scriba Adda, e il levita Ogia dissero: "Se queste parole a proposito delle cose che noi abbiamo inteso e visto sono considerate un peccato, ecco che noi siamo davanti a voi. Fateci ciò che vi piacerà".

[5] Gli Ebrei presero la legge e li fecero giurare di non ripetere assolutamente a nessuno queste parole. Essi mangiarono. Bevettero. Furono gettati fuori della sinagoga dopo che fu dato loro del denaro e tre uomini che li conducessero fuori, nella Galilea. Essi andarono in pace.

Angoscia delle autorità ebraiche. Quando questi uomini andarono in Galilea, gli Ebrei tennero consiglio insieme. Si affliggevano con grande tristezza, dicendo: "Che cos'è mai questa cosa straordinaria che è capitata in Israele?".

[6] Anna e Caifa dissero: "Perché la vostra anima è abbattuta in questo modo? Non sono degni di fede; e così neppure i soldati che hanno detto che un angelo del Signore è disceso e ha rotolato la pietra davanti alla porta della grotta. Il fatto è invece che i discepoli hanno dato molto denaro ai soldati e hanno preso il corpo di Gesù. [7] Sono essi che hanno insegnato la lezione, dicendo: "Dite che un angelo del Signore è disceso e ha rotolato la pietra davanti alla tomba". Ignorate forse che non bisogna credere nulla da chi è incirconciso? Certo, comunque, che hanno ricevuto molto oro anche da noi ed hanno agito nel modo che abbiamo detto loro".

[11, 1] Alla ricerca di Gesù sui monti. Quand'ebbero proferito queste parole, Nicodemo si alzò in mezzo al sinedrio e si espresse così: "Voi parlate bene, ma non conoscete gli uomini che sono discesi dalla Galilea, come essi temano Dio; sono uomini che odiano il mercanteggiare e odiano l'amore esagerato della ricchezza. Sono uomini pacifici e sono appunto essi che ci hanno detto, con grandi giuramenti, queste parole: "Abbiamo visto Gesù assiso sulla montagna di Mabrech con i suoi discepoli, e insegnava loro le cose che voi avete sentito". E sono essi che lo videro rapito in cielo.

[2] Anche Eliseo gridò e gettò il suo mantello sul Giordano, lo traversò e andò a Gerico... I figli dei profeti vennero davanti a lui. Domandarono a Eliseo: dov'è il tuo maestro Elia? Egli rispose: è stato trasportato in cielo. Domandarono di nuovo a Eliseo: non sarà forse uno spirito che l'ha rapito e l'ha trasportato su di una montagna? [3] Su, prendiamo con noi i nostri servi per cercarlo; e persuasero Eliseo ad accompagnarli: ed egli andò con loro. Lo cercarono per tre giorni, senza trovarlo. [4] Allora seppero ch'era stato rapito.

Ora dunque ascoltatemi e mandate verso ogni montagna di Israele per vedere, se per caso, uno spirito non abbia preso Gesù e non l'abbia posato su di una montagna".

Questa parola piacque a tutti. Inviarono verso tutte le montagne di Israele per cercare Gesù. Non lo trovarono. Trovarono però Giuseppe d'Arimatea. Nessuno di loro osò afferrarlo. Mandarono ad avvertire gli anziani, i sacerdoti e i leviti in questi termini: "Abbiamo percorso tutte le montagne di Israele, non abbiamo trovato Gesù, ma abbiamo trovato Giuseppe d'Arimatea".

[5]Missione a Giuseppe d'Arimatea. Quando essi intesero questo a proposito di Giuseppe, resero gloria al  Dio di Israele e tennero consiglio, sia i capi della sinagoga sia tutta la moltitudine dicendo: "In che modo ci presenteremo a Giuseppe?".

[6] Convennero di prendere un foglio di carta e di scrivere a Giuseppe in questa maniera: "Pace a te e a tutti coloro che sono con te! Sappiamo di avere peccato contro Dio per ciò che abbiamo fatto contro di te. Prega dunque Dio e degnati venire presso i tuoi padri e i tuoi figli. Noi tutti siamo afflitti per ciò che ti abbiamo fatto. Allorché abbiamo aperto la porta e non t'abbiamo trovato, abbiamo capito che era un disegno maligno quello che noi avevamo compiuto. Dio ha fatto svanire il nostro disegno contro di te, o padre nostro Giuseppe venerato da tutto il popolo".

[7] In tutto il popolo di Israele scelsero sette uomini amici di Giuseppe e amati dallo stesso Giuseppe. I capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti dissero loro: "Fate attenzione a questa parola. Se Giuseppe riceverà la lettera dalle vostre mani per leggerla capirete che verrà da noi, ma se invece capiterà che riceva la lettera senza leggerla e si affligge molto, allora abbracciatelo e venite verso di noi". E li condussero fuori.

[8] Gli uomini che venivano dai loro paesi, andarono ad Arimatea presso Giuseppe. Lo videro. L'adorarono e gli dissero: "Con te sia la pace!". Egli rispose: "Pace sia a voi e a tutto il popolo di Israele". Gli diedero la lettera. Egli la serrò contro di sé e benedisse Dio, dicendo: "Benedetto sia il Signore che ha salvato Israele e non gli ha permesso di versare un sangue innocente. Benedetto sia il Signore che ha mandato il suo angelo e mi ha messo al riparo sotto le sue ali".  Li abbracciò, li baciò e apparecchiò loro la tavola. Essi mangiarono, bevettero e dormirono da lui.

[9] Testimonianza di Giuseppe. All'indomani, alla prima ora, Giuseppe bardò la sua asina e partì con gli uomini. Quando giunsero alla città santa di Gerusalemme, tutto Israele venne davanti a Giuseppe, mandando grida e dicendo: "Pace al tuo ingresso!". Giuseppe disse a tutto il popolo: "Pace a voi". L'intero popolo abbracciò Giuseppe, meravigliato di vederlo.

[10] L'accolse presso di sé Nicodemo. Lo ricevette in casa sua e fece per lui un grande banchetto. Ordinò di invitare anche Anna e Caifa e gli anziani affinché venissero in casa sua. Essi vennero, si rallegrarono e mangiarono e bevettero con Giuseppe. Poi ognuno se ne ritornò a casa propria. Giuseppe restò nella casa di Nicodemo.

[12, 1] L'indomani, i sommi sacerdoti, i sacerdoti e i leviti si affrettarono ad andare nella casa di Nicodemo. Egli si presentò davanti a loro e disse: "Pace a voi!". Gli risposero: "Pace a te, a Giuseppe, a tutta la tua casa e a quella di Giuseppe". Entrarono in casa sua. Il sinedrio tutto intero si sedette, e Giuseppe si assise in mezzo a loro. Giuseppe si assise in mezzo ad Anna e Caifa e nessuno osò dirgli una parola.

[2] Giuseppe disse loro: "Qual è il soggetto a proposito del quale mi avete mandato a chiamare?". Essi fecero segno a Nicodemo di parlare a Giuseppe. Nicodemo parlò a Giuseppe così: "Nostro padre Giuseppe, venerato da tutto il popolo, tu sai che i più venerabili tra gli scribi, i sacerdoti e i leviti anelano di udire una parola da te". Giuseppe disse: "Interrogate su ciò che desiderate".

[3] Anna e Caifa presero la legge. E fecero giurare Giuseppe dicendogli: "Rendi gloria al Dio di Israele e fagli la confessione della verità. E' stato scongiurato anche Achar e non ha giurato menzogne, ma ha detto la verità senza nascondere una sola parola. Anche tu, non nasconderci nulla, neppure una parola". Giuseppe rispose: "Io non vi nascondo nulla".

Gli dissero: "Noi siamo rimasti molto rattristati perché tu hai chiesto il corpo di Gesù, l'hai avvolto in un sudario molto bianco e l'hai deposto nella tua tomba nuova. [4] A causa di ciò ti abbiamo rinchiuso in una casa che non aveva finestre, per vegliare su di te, abbiamo chiuso la porta a chiave e abbiamo posto i sigilli, nonché le guardie per vigilare sulla casa nella quale eri stato rinchiuso. L'indomani abbiamo aperto la porta e non ti abbiamo visto. Ci siamo rattristati molto e tutto il popolo del Signore fu preso da stupore fino ad ora. Or dunque spiegaci quanto è accaduto".

[5] Giuseppe disse: "Mi avete imprigionato il sesto giorno alla decima ora. Io restai chiuso per tutto il sabato. Nel mezzo della notte ero in piedi a pregare. La casa nella quale mi avevate chiuso fu sospesa per aria ai quattro angoli, e una luce apparve ai miei occhi come un lampo. In quell'istante fui preso dalla paura e caddi a terra. Nel luogo ove io ero caduto, qualcuno mi diede la mano, sulla mia testa cadde dell'acqua discendendo poi in basso fino ai miei piedi, ed un profumo giunse fino alle mie narici.

[6] Colui che mi aveva estratto di là, asciugò la mia faccia, mi abbracciò e mi disse: "Giuseppe, non temere! Apri i tuoi occhi e riconosci chi ti parla". Alzai gli occhi, guardai, vidi Gesù, ed ebbi paura. Pensai che fosse un fantasma e recitai i comandamenti. E lui pure li recitò con me. Voi non ignorate che quando un fantasma viene a ingannare qualcuno, viene scacciato, se ne va e l'abbandona a causa dei comandamenti.

Dunque, quando vidi che li recitava con me, io dissi: "Rabbi Elia!". Egli mi rispose: "Io non sono Elia". Gli dissi: "Chi dunque sei tu, signore?". Mi rispose: "Io sono Gesù del quale tu ricevesti il corpo dalla mano di Pilato, l'hai avvolto in un panno molto bianco, hai messo un sudario sul mio viso, mi hai posto nella grotta nuova, hai rotolato una grande pietra davanti alla porta della grotta, e l'hai chiusa".

[7] A colui che parlava con me, io dissi: "Mostrami il luogo ove io ti ho posto". Egli mi prese, mi mostrò il panno e il sudario ch'io avevo messo sul suo viso, e riconobbi che era Gesù. Mi prese, mi condusse fuori a casa mia, e, pur restando chiuse le porte, mi fece mettere sul mio luogo di riposo e mi disse: "Pace e te!". Mi abbracciò, e disse: "Per quaranta giorni non uscire di casa tua! Io andrò dai miei fratelli in Galilea"".

[13, 1] I capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti allorché sentirono queste parole restarono come delle mummie, caddero a terra e digiunarono fino all'ora nona.

Nicodemo e Giuseppe dissero parole serene ad Anna e Caifa, ai sacerdoti e ai leviti, ed aggiunsero: "Perseverate dritti sui vostri piedi, mangiate il pane e sostenete il vostro cuore, poiché domani è il sabato del Signore". Essi si alzarono. Pregarono Dio, mangiarono, bevettero, e ognuno andò a casa sua.

[2] Testimonianza di Levi. L'indomani, sabato, gli scribi, i sacerdoti e i leviti sedettero, dicendo: "Che è questa collera che ci ha colpito? Eppure conosciamo suo padre e sua madre".

Lo scriba Levi disse: "Io conosco i suoi genitori: temevano Dio, non tralasciavano le preghiere, davano le decime tre volte all'anno. Allorché nacque Gesù, i suoi genitori lo portarono in questo luogo e offrirono i loro sacrifici e i loro olocausti a Dio.

[3] E il gran dottore Simeone lo prese tra le sue braccia e disse: "Congeda il tuo servo in pace, o Signore, poiché i miei occhi hanno visto la salvezza che tu hai preparato al cospetto di tutti i popoli per illuminare gli occhi delle nazioni ed essere la gloria del tuo popolo Israele". E Simeone li benedisse. Disse a sua madre Maria "A proposito di questo piccolo, predico che sarà grande, e che è posto per la caduta e risurrezione di molti in Israele; quanto a te, alla tua anima, c'è una spada che verrà ad essa affinché si manifestino i pensieri del cuore di moltissime persone"".

[4] Anna e Caifa dissero: "Come hai tu saputo queste cose?". Lo scriba Levi, rispose: "Ignorate voi ch'io sono stato ammaestrato nella legge da Simeone?". Gli risposero: "Noi siamo il sinedrio dei tuoi padri; noi pure vogliamo conoscere". Egli mandò a cercare suo padre.

Allorché giunse suo padre, disse loro: "Perché non credete a mio figlio Levi? L'ha istruito nella legge il beato e giusto Simeone".  Il sinedrio disse: "La parola che tu hai detto è verità".

[5] Testimonianza di Adda, Finee, Ogia. E i capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti tennero consiglio insieme.

Dissero: "Mandiamo in Galilea a cercare i tre uomini che sono venuti l'altra volta e ci hanno parlato dell'insegnamento di Gesù e del modo con cui era stato rapito in cielo, affinché ci dicano come l'hanno visto trasportato nei cieli". Questa parola piacque a tutti e mandarono a prendere questi tre uomini dalla Galilea.

Quando giunsero, dissero: "Sei tu il rabbi Adda, siete voi Finee e Ogia? La pace sia con voi e con tutti coloro che sono con voi. Nel sinedrio ci fu una grande ricerca; sono stati inviati a voi questi uomini affinché veniate nel luogo santo di Israele".

[6] Gli uomini andarono in Galilea. Trovarono costoro seduti che leggevano la legge; e li abbracciarono in pace. Dissero poi a coloro che erano venuti da loro: "Sia pace al popolo di Israele! Perché siete venuti in questo luogo?".

Gli inviati risposero: "Il sinedrio vi chiama nella città santa di Gerusalemme". Quando quegli uomini udirono che erano ricercati dal sinedrio, ringraziarono Dio, si posero a tavola con gli uomini che erano venuti a cercarli: mangiarono, bevettero, poi si alzarono e camminarono con essi, in pace verso Gerusalemme.

[7] L'indomani, il sinedrio aveva seduta nella sinagoga. Interrogarono quelli che erano venuti, dicendo: "In verità, avete voi visto Gesù sul monte di Mabrech, che ammaestrava i suoi undici discepoli, e l'avete visto anche quando era rapito in cielo?".

Anna disse: "Prendeteli e separateli l'uno dall'altro, per vedere se la loro parola concorda". Li separarono. Li posero separati l'uno dall'altro.

[8] Chiamarono prima Adda e gli domandarono: "Dì, come l'hai visto allorché era rapito in cielo?". Adda rispose in questi termini: "Mentre era ancora assiso sul monte di Mabrech ammaestrando i suoi discepoli, abbiamo visto una nube luminosa che lo copriva con i suoi discepoli. Quando Gesù si alzò, la nube lo trasportò in cielo. I suoi discepoli erano invece stesi a terra e pregavano".

Chiamarono il sacerdote Finee. L'interrogarono in questi termini: "Come l'hai visto allorché era rapito in cielo?". Ed anche lui disse la stessa parola.

Interrogarono Ogia alla stessa maniera, ed egli rispose ancora la stessa parola.

Allora i membri del sinedrio dissero l'un l'altro: "La legge di Mosè afferma che ogni cosa sarà stabilita dalla bocca di due o tre testimoni".

[14, 1] Testimonianze del sinedrio. Uno degli scribi prese la parola, e disse: "E' scritto che Enoc fu trasportato e che non lo si trovò perché era stato trasportato".

Anche lo scriba Hierio disse: "Anche della morte di Mosè abbiamo sentito parlare, ma non l'abbiamo vista, giacché è scritto nella legge del Signore: "Mosè è morto al cospetto del Signore e nessuno, fino al giorno d'oggi, ha conosciuto la sua tomba"".

[2] Il rabbi Levi si espresse così: "Quando Simeone vide Gesù, disse: "Ecco che costui è posto per la rovina e per la risurrezione di una moltitudine in Israele"".

Un altro, di nome Isacco, disse: "E' scritto nella legge: "Ecco ch'io manderò un angelo davanti a te  affinché vegli su di te in tutti i tuoi sentieri, giacché su di te è il mio nome"".

[3] Conclusione di Anna e Caifa. Presero la parola anche Anna e Caifa, in questi termini: "Avete ricordato in modo esatto le cose scritte nella legge, cioè: nessuno ha visto la morte di Enoc e nessuno ha parlato della morte di Elia. Ma Gesù, l'abbiamo visto parlare con Pilato, l'abbiamo visto allorché era schiaffeggiato, allorché si sputava sulla sua persona, allorché sulla sua testa era posta una corona di spine e lo si flagellava. Pilato inoltre ha ordinato che fosse crocifisso nel luogo del Cranio.

[4] Due persone, Dema e Cista, furono appese con lui. Fu abbeverato di aceto e fiele, il suo petto fu trapassato da una lancia dal soldato Longino, il nostro venerato padre Giuseppe chiese il suo corpo, ed egli è risuscitato dai morti come aveva detto secondo quanto hanno riferito i tre dottori, dicendo: l'abbiamo visto mentre era rapito in cielo. Inoltre, il rabbi Levi ha testimoniato sulle cose dette da Simeone, cioè: "Costui è posto per la caduta e per la risurrezione di una moltitudine in Israele e come un segno contro il quale si combatterà".

[5] Conclusione della sinagoga e del popolo. I dottori, in mezzo a tutto il popolo del Signore, dissero: "Costui doveva essere come una persona che suscita stupore davanti ai nostri occhi, ed invece sappiate, o casa di Giacobbe, che sta scritto: "Maledetto chiunque è sospeso a un legno". E la Scrittura ci insegna ancora che gli dèi che non hanno creato il cielo e la terra morranno".

I sacerdoti e i leviti dissero l'un l'altro: "Il suo ricordo durerà fino a Sum e fino al cosiddetto Iobel. Se è così, vedrete che il suo nome durerà per sempre e lascerà, dopo di sé, un popolo nuovo".

[6] I capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti annunziarono al popolo di Israele: "Sia maledetto l'uomo che adora l'opera della mano degli uomini, sia maledetto colui che adora una creatura preferendola al Creatore". E tutto il popolo rispose: "Amen, amen, amen".

[7] Tutto il popolo cantò inni al Signore, dicendo: "Benedetto sia il Signore che ha dato pace al popolo di Israele in conformità di tutte le parole ch'egli aveva detto. Non cadrà neppure una sola parola della sua bontà e così sarà di tutte le parole che ha detto per mezzo di Mosè, suo servitore, di tutte quelle che ci ha detto il Signore, secondo quanto ha detto ai nostri padri.

Non abbandonarci, Signore, non permettere che ci allontaniamo da te! Fai sì che noi umiliamo il nostro cuore davanti a te, che camminiamo sulle tue vie, che siamo vigilanti sui tuoi comandamenti. Non vergogniamoci di abbandonarci a te, Signore.

Signore, proteggici! I tuoi giudizi sono sempre davanti a noi e così le tue verità a proposito delle quali ci hai fatto un obbligo, come già ai nostri padri.

[8] Il Signore è re su tutta la terra, oggi il Signore rimasto in piedi è uno solo. Il suo nome è: Signore nostro re! E' lui che ci salverà. Nessuno ti assomiglia, o Signore, tu solo sei grande! E grande è il tuo nome.

[9] Guariscici, Signore, e salvaci, giacché siamo la tua parte, siamo la tua eredità. Il Signore non abbandonerà il suo popolo, a causa del suo grande nome.

Il Signore ha cominciato a fare di noi il suo popolo".

Terminato quest'inno, ognuno se ne ritornò a casa sua in pace. Amen.



VANGELO DI NICODEMO * (MEMORIE DI NICODEMO)





I  -  RECENSIONE LATINA**


PROLOGO

Io Enia, protettore, di stirpe ebraica, e seguace della legge, fui afferrato dalla grazia del Salvatore e dal suo grande dono. Conobbi Cristo Gesù nella santa Scrittura, a lui mi avvicinai e ho abbracciato la sua fede per divenire degno del suo santo battesimo.

Per prima cosa cercai le memorie scritte in quei tempi a proposito di nostro Signore Gesù Cristo, pubblicate dagli Ebrei all'epoca di Ponzio Pilato, e le abbiamo trovate scritte in caratteri ebraici all'epoca del Signore Gesù Cristo. Io le ho tradotte in lettere etniche mentre regnavano le eccellenze Teodosio, che compiva il diciassettesimo consolato, e Valentiniano, quinto console, durante la nona indizione.

Voi tutti che leggete questo libro e lo trascrivete in altri codici, ricordatevi di me Enia, piccolissimo servo del Signore, affinché egli abbia misericordia di me e perdoni i peccati che io ho commesso contro di lui.

Sia pace a tutti coloro che leggeranno queste cose e a tutta la loro famiglia, per sempre. Amen.

Si era nell'anno decimo ottavo di Tiberio Cesare imperatore dei Romani e nell'anno decimo ottavo del regno di Erode, figlio di Erode, re della Galilea, nell'ottava calenda di aprile, cioè il giorno venticinque del mese di marzo, durante il consolato di Rufino e di Rubellione, nel quarto anno della olimpiade duecentesimaseconda, sotto il principato dei sacerdoti degli Ebrei Giuseppe e Caifa.

Le cose compiute dai prìncipi dei sacerdoti e dagli altri Ebrei le ha narrate Nicodemo dopo la croce e la passione del Signore e lo stesso Nicodemo ha ordinato che fossero scritte in lettere ebraiche.

[1, 1] Accuse delle autorità ebraiche. Anna e Caifa, Summa e Datan, Gamaliel, Giuda, Levi, Neftali, Alessandro e Giairo e tutti gli altri Ebrei vennero da Pilato accusando il Signore Gesù Cristo di molte cose e dicendo: "Sappiamo che costui è figlio del falegname Giuseppe ed è nato da Maria, e dice di essere figlio di Dio e re; non solo, ma viola il sabato e vuole abrogare la nostra legge paterna".

Pilato domanda: "Che cos'è che fa e quale legge vuole abrogare?". Gli rispondono gli Ebrei: "Abbiamo una legge che vieta di curare nel giorno di sabato: costui invece, con opere malvagie, di sabato cura zoppi, gobbi, ciechi, paralitici, lebbrosi e indemoniati".

Pilato domanda: "Con quali opere malvagie?". Gli rispondono: "E' un mago, e caccia i demoni per opera di Belzebub principe dei demoni e tutti gli sono sottomessi". Pilato dice: "Questo non è uno scacciare i demoni per opera di uno spirito immondo, ma per opera del dio Asclepiade".

[2] Gli Ebrei gli dissero: "Preghiamo la tua grandezza di convocarlo in udienza al tuo tribunale". Pilato chiama a sé gli Ebrei e dice loro: "Ditemi, come posso, io che sono preside, udire un re?". Gli rispondono: "Noi non affermiamo che egli sia re, è lui stesso che lo dice".

Gesù sul sudario del cursore. Chiamato un cursore, Pilato gli dice: "In un modo conveniente, sia convocato Gesù". Il cursore uscì, lo riconobbe, lo adorò, stese a terra il fazzoletto che portava in mano per asciugare il sudore e gli disse: "Signore, cammina su di questo ed entra, perché il preside ti chiama". Gli Ebrei, vedendo quanto aveva fatto il cursore, gridarono contro Pilato, dicendo: "Perché non l'hai convocato con il banditore invece che con il cursore? Il cursore, infatti, al vederlo, l'adorò, e stese a terra davanti a sé il fazzoletto che teneva in mano per asciugare il sudore e gli disse: "Signore, il preside ti convoca"".

[3] Chiamato il cursore, Pilato gli domandò: "Perché hai fatto questo e hai onorato Gesù detto Cristo?". Gli rispose il cursore: "Quando mi mandasti in Gerusalemme da Alessandro, lo vidi che sedeva su di un asino e i ragazzi ebrei che spezzavano i rami di alberi e li stendevano sul cammino, mentre altri tenevano dei rami in mano, altri stendevano le loro vesti sul cammino gridando e dicendo: "Salve, dunque, tu che sei nei luoghi eccelsi! Benedetto colui che viene nel nome del Signore"".

[4] Gli Ebrei gridarono contro il cursore dicendo: "I ragazzi ebrei gridavano in ebraico, e tu, che sei gentile, come potevi capire?". Risponde loro il cursore: "Interrogai un Ebreo dicendo: "Che cos'è che dicono in ebraico?". E quello me lo spiegò". Pilato domanda loro: "Come gridavano in ebraico?". Gli Ebrei rispondono: "Osanna negli altissimi". Pilato li interrogò: "Che cosa significa: Osanna negli altissimi?". Gli rispondono: "Salva, tu che sei nei luoghi eccelsi!". Disse loro Pilato: "Se voi stessi attestate le voci e le parole con le quali acclamavano i ragazzi, che ha fatto di male il cursore?". E tacquero.

Gesù e i vessilli romani. Il preside dice al cursore: "Esci, e introducilo nel modo che tu vorrai". Il cursore, uscito, fece come prima, e disse a Gesù: "Signore, entra, poiché il preside ti chiama".

[5] Entrato Gesù, i vessilli portati dai vessilliferi inchinarono da soli le loro cime e adorarono Gesù. Gli Ebrei alla vista dei vessilli che si erano inchinati e avevano adorato Gesù, gridarono ancor più contro i vessilliferi. Pilato dice però agli Ebrei: "Non vi meravigliate che i vessilli si siano inchinati e abbiano adorato Gesù?". Rispondono gli Ebrei a Pilato: "Noi abbiamo visto come gli uomini che portano i vessilli si siano inchinati e abbiano adorato Gesù".

Il preside, chiamati i vessilliferi, dice loro: "Perché avete agito così?". Rispondono a Pilato: "Noi siamo uomini gentili e servi dei templi. Come potevamo adorarlo? E' piuttosto che mentre noi li tenevamo, le facce dei vessilli si curvarono da sole e lo adorarono".

[6] Pilato dice ai prìncipi della sinagoga e agli anziani del popolo: "Scegliete voi degli uomini forti e robusti che tengano i vessilli e vedremo se si inchinano da soli".

Gli anziani degli Ebrei presero dodici uomini fortissimi e robustissimi, fecero tenere loro i vessilli sei a sei e li posero davanti al tribunale del preside. Pilato dice al cursore: "Manda Gesù fuori del pretorio, e poi introducilo di nuovo nel modo che vorrai". Uscirono dunque fuori del pretorio sia Gesù che il cursore. Pilato chiamò coloro che avevano tenuto le insegne prima e disse loro: "Per la salute del Cesare, se i vessilli, quando entra Gesù, non si inchineranno, vi amputerò la testa". E il preside ordinò di introdurre Gesù per la seconda volta. Il cursore si comportò come prima e supplicò molto Gesù affinché passasse sopra e camminasse sul suo fazzoletto per asciugare il sudore. Gesù vi passò sopra ed entrò. All'ingresso di Gesù, i vessilli subito si inchinarono e adorarono Gesù.

[2, 1] La moglie di Pilato. Vedendo questo, Pilato fu preso dal timore, e volle subito alzarsi dalla sedia curule. Mentre pensava di alzarsi e andarsene, sua moglie gli mandò a dire: "Non ci sia nulla tra te e quest'uomo giusto: questa notte, infatti, ho sofferto molto a causa sua".

Radunati gli Ebrei, Pilato disse loro: "Sapete che mia moglie è devota verso Dio e riguardo al giudaismo simpatizza con voi". Gli Ebrei gli rispondono: "Così è, lo sappiamo". Pilato dice loro: "Ecco che mia moglie mi ha mandato a dire: non ci sia nulla tra te e quest'uomo giusto. Questa notte, infatti, ho sofferto molto a causa sua". Gli Ebrei risposero a Pilato, dicendo: "Non ti abbiamo detto, forse, che è un mago? Ecco che ha inviato a tua moglie i fantasmi dei sogni".

[2] Accuse contro Gesù e la sua famiglia. Pilato chiamò Gesù e gli disse: "Che ne è di ciò che costoro attestano contro di te? E non rispondi loro nulla?". Gesù rispose: "Se non ne avessero il potere, non parlerebbero. Ognuno ha la padronanza della sua bocca per dire cose buone e cose cattive: essi vedranno".

[3] Gli anziani degli Ebrei risposero dicendo a Gesù: "Che cosa abbiamo da vedere noi? Primo, che tu sei nato dalla fornicazione; secondo, che alla tua nascita in Betlemme è stata fatta l'esecuzione dei bambini; terzo, che tuo padre Giuseppe e tua madre Maria fuggirono in Egitto perché non avevano fiducia nel popolo".

[4] La difesa. Alcuni degli Ebrei presenti erano benevoli e dissero: "Noi non affermiamo che egli venga dalla fornicazione, ma sappiamo che Maria è sposata a Giuseppe e non è nato dalla fornicazione".

Pilato, rivolto agli Ebrei che avevano asserito ch'egli era (nato) dalla fornicazione, dice: "Questo vostro parlare non è veritiero, poiché c'è stato il matrimonio, come affermano le stesse persone della vostra gente". Anna e Caifa dissero a Pilato: "Noi con tutta una moltitudine affermiamo che è nato dalla fornicazione e che è un mago: costoro poi sono proseliti e suoi discepoli".

Chiamati Anna e Caifa, Pilato domanda loro: "Chi sono i proseliti?". Gli rispondono: "Coloro che per nascita sono figli di gentili e ora si sono fatti Ebrei".

Coloro che avevano affermato che Gesù non era nato dalla fornicazione, e cioè Lazzaro e Asterio, Antonio e Giacomo, Anne e Azara, Samuele e Isacco, Finee e Crispo, Agrippa e Giuda, risposero: "Noi non siamo nati proseliti, ma siamo figli di Ebrei e diciamo la verità. Infatti eravamo presenti al matrimonio di Maria".

[5] Convocati a sé questi dodici uomini che asserivano come Gesù non era nato dalla fornicazione, Pilato disse loro: "Vi scongiuro per la salute del Cesare, ditemi se è vero che Gesù non è nato dalla fornicazione". Quelli rispondono a Pilato: "Noi abbiamo una legge che ci vieta di giurare, perché è peccato. Giurino essi, per la salute del Cesare, che non è come abbiamo detto, e noi saremo rei di morte".

Allora Pilato domandò ad Anna e a Caifa: "Non rispondete a ciò che attestano costoro?". Anna e Caifa rispondono a Pilato: "Si crede a questi dodici che non sia nato nella fornicazione. Mentre tutto il popolo grida che è nato dalla fornicazione, che è mago, che si dice figlio di Dio e re, e non siamo creduti".

[6] Perché si vuole uccidere Gesù. Pilato ordinò di fare uscire tutta la moltitudine, ad eccezione dei dodici uomini che avevano detto ch'egli non è nato dalla fornicazione; e ordinò di separare Gesù da loro. Poi domanda loro Pilato: "Per quale motivo gli Ebrei vogliono uccidere Gesù?". Gli rispondono: "Gli sono rivali perché guarisce di sabato". Pilato disse: "Per una buona opera, lo vogliono uccidere?". Gli rispondono: "Proprio così, signore".

[3, 1] Pieno di ira, Pilato uscì fuori dal pretorio e dice loro: "Mi è testimone il sole ch'io non trovo in quest'uomo una sola colpa". Gli Ebrei risposero e dissero al preside: "Se costui non fosse un malfattore, mai te lo avremmo consegnato". Dice loro Pilato: "Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge". Gli ebrei risposero: "A noi non è lecito uccidere alcuno". Dice loro Pilato: "Dio ha detto a voi di non uccidere alcuno. Disse dunque a me di uccidere?".

[2] Il regno di Gesù. Entrato di nuovo nel pretorio, Pilato chiamò a sé Gesù segretamente, e gli disse: "Tu sei il re degli Ebrei?". Gesù rispose a Pilato: "Parli da te, oppure sono altri che te lo dissero a mio riguardo?". Pilato risponde: "Forse ch'io sono ebreo? Il tuo popolo e i pontefici ti consegnarono a me; che hai fatto?". Gesù rispose: "Il mio regno non è di questo mondo. Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servi certo combatterebbero affinché non fossi consegnato agli Ebrei. Ma ora il mio regno non è di qui".

[3] Gli disse Pilato: "Dunque sei tu re?". Dice a lui Gesù: "Tu lo dici perché io sono re. Io, infatti, sono nato così e per questo sono venuto, per rendere testimonianza alla verità e ognuno che è dalla verità ascolta la mia voce". Gli dice Pilato: "Che cos'è la verità?". Gesù risponde: "La verità è dal cielo". Pilato domanda: "Non c'è verità, in terra?". Gesù risponde a Pilato: "Osserva come coloro che dicono la verità sono giudicati da coloro che hanno autorità sulla terra".

[4, 1] Pilato attesta l'innocenza di Gesù. Lasciato Gesù nel pretorio, Pilato uscì fuori dagli Ebrei e dice loro: "Io non trovo in lui alcuna colpa". Gli Ebrei gli dicono: "Costui disse: "Posso distruggere questo tempio e in tre giorni risuscitarlo"". Disse loro Pilato: "Che tempio?". Gli rispondono gli Ebrei: "Quello che Salomone edificò in quarantasei anni. E costui parla di distruggerlo e di edificarlo in tre giorni". Dice loro Pilato: "Io sono innocente del sangue di quest'uomo. Vedrete voi". Gli Ebrei gli risposero: "Il sangue sopra di noi e sopra i nostri figli".

[2] Chiamati gli anziani, i sacerdoti e i leviti, Pilato disse loro segretamente: "Non fate così! Mentre voi lo accusate, io non l'ho trovato degno di morte, né per la guarigione né per la violazione del sabato".

I sacerdoti, i leviti e gli anziani gli dicono: "Dì un po', se qualcuno bestemmia il Cesare, non è forse degno di morte?". Risponde Pilato: "E' degno di morte". Gli risposero gli Ebrei: "Tanto più è degno di morte costui che ha bestemmiato Dio".

[3] Angoscia di Pilato. Il preside ordinò che gli Ebrei uscissero dal pretorio e, chiamato Gesù, gli disse: "Che ti debbo fare?". Gesù rispose a Pilato: "Come ti è stato dato". E Pilato. "Come è stato dato?". Rispose Gesù: "Mosè e i profeti preconizzarono la mia morte e la mia risurrezione".

All'udire queste cose, gli Ebrei dicono a Pilato: "Desideri ancora sentire una bestemmia?". Disse Pilato: "Se questo parlare è blasfemo, prendetelo voi, conducetelo alla vostra sinagoga e giudicatelo secondo la vostra legge". Gli Ebrei rispondono a Pilato: "Nella nostra legge sta scritto: se un uomo peccherà contro un uomo, è degno di ricevere quaranta fustigate meno una; ma se bestemmierà contro Dio è degno di essere lapidato".

[4] Disse loro Pilato: "Dunque giudicatelo secondo la vostra legge". Gli dicono gli Ebrei: "Vogliamo che sia crocifisso". Rispose loro Pilato: "Non è reo di essere crocifisso".

[5] Guardando il circostante popolo ebraico, il preside vide che molti lacrimavano, e disse: "Non tutta la moltitudine vuole ch'egli muoia". Gli anziani dicono a Pilato: "E' per questo che noi e tutta questa moltitudine siamo venuti, affinché muoia". Pilato disse agli Ebrei: "Che ha fatto per morire?". Quelli gli risposero: "Ha affermato di essere figlio di Dio e re".

[5, 1] Intervento di Nicodemo. Ma un Ebreo, Nicodemo, si presentò davanti al preside e gli disse: "Ti supplico, misericordioso, ordinami di dire poche parole". Pilato gli rispose: "Dì!".

Nicodemo dice: "Agli anziani, ai sacerdoti, ai leviti e a tutta la moltitudine degli Ebrei io dissi nella sinagoga: che avete con quest'uomo? Quest'uomo fa molti segni e molte cose mirabili che nessun uomo ha mai fatto né può fare. Lasciatelo e non vogliate comportarvi malamente contro di lui: se i segni che fa sono da Dio, dureranno; se invece dagli uomini, si dissolveranno. Poiché anche Mosè, inviato da Dio in Egitto, compì molti segni che Dio gli aveva ordinato di compiere davanti al faraone, re d'Egitto; c'erano presenti i maghi curatori Iamne e Mambre, ed anch'essi compirono i segni fatti da Mosè - non tutti però -, e gli Egiziani ritennero Iamne e Mambre come dèi: ma i segni compiuti da costoro non erano da Dio perciò perirono sia essi sia coloro che avevano ad essi creduto. E ora lasciate quest'uomo: non è, infatti,  degno di morte".

[2] Gli Ebrei rispondono a Nicodemo: "Tu sei diventato suo discepolo e parli in suo favore". Risponde loro Nicodemo: "Forse che il preside è diventato suo discepolo perché parla in suo favore? Non l'ha forse costituito Cesare in questa dignità?".

Gli Ebrei fremevano e digrignavano i denti contro Nicodemo Dice loro Pilato: "Perché, all'udire la verità, digrignate i denti contro di lui?". Gli Ebrei risposero a Nicodemo: "Accetta pure la sua verità e abbi parte con lui!". Nicodemo rispose: "Amen, amen, amen! Accetterò come dite".

[6, 1] Testimonianza di un paralitico. Balzò fuori un altro Ebreo a pregare il preside di permettergli una parola. Il preside gli dice: "Dì quello che vuoi dire". E disse: "Da trentotto anni io giacevo infermo su di un lettuccio, in un tremendo dolore. E all'arrivo di Gesù furono da lui guariti molti indemoniati e colpiti da varie infermità. Alcuni giovani ebbero pietà di me, mi presero sul lettuccio, e mi portarono davanti a lui. A questa vista, Gesù ebbe pietà di me e mi disse le parole: "Prendi il tuo lettuccio e cammina". E subito fui guarito. Presi il mio lettuccio e camminai". Gli Ebrei dissero a Pilato: "Domandagli in quale giorno fu guarito". Rispose: "Di sabato". Dicono gli Ebrei: "Non avevamo forse avvertito che guarisce e scaccia i demoni di sabato?".

[2] Altre testimonianze. Un altro Ebreo balzò fuori, e disse: "Io sono nato cieco. Udivo la voce, ma non vedevo nessuno. Mentre Gesù passava, gridai a gran voce: "Abbi pietà di me, figlio di David!". Ed ebbe pietà di me. Pose le sue mani sui miei occhi e subito vidi".

Balzò fuori un altro Ebreo, che disse: "Io ero gobbo e, con una parola, mi raddrizzò". E un altro disse: "Io ero lebbroso, e mi guarì con una parola".

[7, 1] Così una donna, di nome Veronica, da lontano gridò al preside: "Da dodici anni avevo un flusso di sangue; toccai un lembo del suo vestito, e subito il flusso del mio sangue si arrestò".

Dissero gli Ebrei: "Abbiamo una legge che vieta alle donne di testimoniare".

[8, 1] Ed altri, una moltitudine di uomini e di donne, gridarono dicendo: "Quest'uomo è un profeta, e i demoni gli sono soggetti". A coloro che avevano affermato che i demoni sono soggetti, Pilato domanda: "E perché non gli sono soggetti i vostri maestri?". Rispondono a Pilato: "Non sappiamo". Altri risposero a Pilato: "E' perché suscitò da morte Lazzaro, dopo che da tre giorni era nella tomba". Udendo queste cose, Pilato ebbe paura e disse a tutta la moltitudine degli Ebrei: "Perché volete versare sangue innocente?".

[9, 1] Ultimi tentativi di Pilato. Chiamato Nicodemo e i dodici uomini che avevano affermato che egli non era nato da fornicazione, Pilato dice loro: "Che debbo fare? Tra il popolo, infatti, c'è sommossa". Rispondono: "Noi non sappiamo. Vedano loro".

Pilato convocò nuovamente la moltitudine degli Ebrei e disse: "Sapete che presso di voi c'è la consuetudine che per il giorno degli azimi io vi mandi in libertà un prigioniero. Ho in carcere un notissimo prigioniero omicida che si chiama Barabba, e Gesù detto Cristo nel quale non trovo alcun motivo di morte. Chi volete ch'io vi mandi in libertà?". Tutti gridarono: "Mettici in libertà Barabba".

Dice loro Pilato: "Che farò dunque di Gesù, detto Cristo?".

Tutti esclamarono: "Sia crocifisso!". Dissero ancora gli Ebrei: "Non sei amico di Cesare, se metti questo in libertà: giacché disse di essere figlio di Dio e re. A meno che tu voglia che sia lui il re, e non Cesare".

[2] Pieno di furore, allora disse loro Pilato: "La vostra stirpe fu sempre sediziosa e voi foste contrari a coloro che erano favorevoli a voi". Gli risposero gli Ebrei: "E chi sono coloro che ci sono favorevoli?". Dice loro Pilato: "Il vostro Dio, che vi ha tolto dalla dura servitù degli Egiziani, che vi ha condotto fuori  dall'Egitto attraverso il mare come attraverso una terra secca e nel deserto vi cibò con manna e pernici, e per voi estrasse acqua da una pietra e vi dissetò, e vi diede una legge: in tutti questi eventi avete irritato il vostro Dio e vi siete ricercato come dio un vitello di metallo fuso. Avete esacerbato il vostro Dio, ed egli volle uccidervi. Ma Mosè supplicò in vostro favore affinché non foste fatti morire. E ora affermate ch'io odio il re!".

[3] E alzatosi dal tribunale, volle uscire fuori. Ma gli Ebrei gridarono e dissero: "Sappiamo che il re è Cesare e non Gesù. Anche i magi, infatti, gli offrirono doni come a un re, ma Erode, udito dai magi che era nato un re, lo volle uccidere. Saputo questo, suo padre, Giuseppe, prese lui e sua madre, e fuggirono in Egitto. A questa notizia, Erode uccise i bambini ebrei che erano nati in Betlemme".

[4] All'udire queste parole, Pilato ebbe timore e, ordinato il silenzio tra il popolo che gridava, domandò: "Dunque, questi è colui che era ricercato da Erode?". Gli risposero: "E' questo!".

Presa dell'acqua, Pilato si lavò le mani davanti al popolo dicendo: "Io sono innocente del sangue di questo giusto. Vedete voi". Gli Ebrei gridarono di nuovo, dicendo: "Il suo sangue su di noi e sui nostri figli!".

[5] La sentenza. Poi Pilato ordinò di togliere il velo e disse a Gesù: "La tua gente ti ha condannato come re. Per questo ho ordinato che prima tu sia flagellato a motivo degli statuti dell'imperatore, e poi tu sia crocifisso in croce".

[10, 1] Gesù in croce tra i ladroni. Pilato consegnò agli Ebrei Gesù flagellato, affinché fosse crocifisso, e con lui due ladroni: uno aveva nome Disma, l'altro aveva nome Gesta. Quando giunsero al luogo, lo spogliarono delle sue vesti, lo cinsero con un panno di tela e posero sul suo capo una corona di spine. Appesero con lui i due ladroni: Disma a destra, e Gesta a sinistra.

Gesù diceva: "Padre, perdona loro, non sanno, infatti, quello che fanno".

I soldati si divisero i suoi vestiti. E il popolo stava ad aspettare, mentre i prìncipi dei sacerdoti e i loro giudici lo deridevano, dicendo tra sé: "Salvò gli altri, ora salvi se stesso; se è figlio di Dio, discenda dalla croce". I soldati lo schernivano inchinandosi davanti a lui, offrendogli aceto con fiele, e dicendo: "Se sei il re degli Ebrei, libera te stesso!".

Dopo la sentenza, Pilato aveva ordinato che il titolo fosse scritto in caratteri ebraici, greci e latini, in base a quanto avevano detto gli Ebrei: "Questo è il re degli Ebrei".

[2] Uno dei ladri appesi, di nome Gesta, gli disse: "Se tu sei il Cristo libera te stesso e noi". Ma Disma lo pose in imbarazzo, dicendo: "Neppure tu, che sei in questa sentenza, temi Dio? Noi, infatti, riceviamo giustamente ed equamente quanto abbiamo fatto. Ma costui non ha fatto nulla di male". E diceva a Gesù: "Ricordati di me, Signore, nel tuo regno!". Gesù gli rispose: "Ti dico, in verità, che oggi sarai con me in paradiso".

[11, 1] La morte. Era quasi l'ora sesta, quando apparvero le tenebre su tutta la terra, si oscurò il sole, e il velo del tempio si stracciò nel mezzo, allorché Gesù disse a gran voce: "Padre, nelle tue mani affido il mio spirito". E così dicendo, spirò.

Il centurione vedendo quanto era accaduto, glorificò Dio, esclamando: "Quest'uomo era giusto!". E tutti i popoli presenti a questo spettacolo, visto l'accaduto, se ne ritornavano percotendo il loro petto.

[2] Il centurione riferì poi al preside quanto era avvenuto. All'udire questo, il preside e sua moglie furono molto rattristati; e in quel giorno né mangiarono né bevettero. Convocati gli Ebrei Pilato disse loro: "Avete visto quanto è avvenuto?". Risposero al preside: "Avvenne una comune eclisse di sole".

[3] Alla vista di queste cose, anche i suoi amici e le donne che l'avevano seguìto dalla Galilea stavano lontani.

Ed ecco un uomo di nome Giuseppe, membro della curia, uomo buono e giusto, che non acconsentì né ai loro consigli né alle loro azioni, da Arimatea, città ebrea, anch'egli in attesa del regno di Dio, andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. E, depostolo dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo pose nel suo sepolcro nuovo nel quale non era stato posto ancora nessuno.

[12, 1] Le autorità contro Giuseppe e Nicodemo. Gli Ebrei, udito che Giuseppe aveva chiesto il corpo di Gesù, cercavano lui, quei dodici uomini che avevano affermato che non era nato da fornicazione, Nicodemo e molti altri che erano stati davanti a Pilato e avevano manifestato le sue opere buone.

Essendo tutti nascosti, apparve loro soltanto Nicodemo, poiché era principe degli Ebrei, e domanda a essi: "Come siete entrati nella sinagoga?". Gli Ebrei gli rispondono: "E tu come sei entrato nella sinagoga, essendo d'accordo con essi? Abbi la sua parte nel secolo futuro". Disse Nicodemo: "Amen, amen, amen!"

Anche Giuseppe, uscito fuori, disse loro: "Perché vi rattristate contro di me, per il fatto ch'io ho chiesto il corpo di Gesù? Ecco che l'ho posto nella mia tomba nuova, dopo averlo avvolto in un lenzuolo mondo, poi ho rotolato la pietra all'ingresso della caverna. Non vi siete comportati bene verso un giusto, poiché crocifiggendolo e perforandolo con la lancia non vi siete ricordati quanto è stato profetato a suo riguardo".

[2] Gli Ebrei, dunque, trattennero Giuseppe, ordinarono di custodirlo, a causa del sabato, e gli dissero: "Sappi che l'ora non permette che si faccia qualcosa contro di te giacché spunta il sabato. Sappi però che non sei neppure degno della sepoltura, ma daremo le tue carni in pasto ai volatili del cielo e alle bestie della terra".

Giuseppe rispose loro: "Questo è il parlare superbo di Golia che bestemmiò il Dio vivo contro il santo David. Ma Dio disse: "A me la vendetta, io ricompenserò", dice il Signore. Con una stretta al cuore, Pilato prese dell'acqua e si lavò le mani davanti al sole, dicendo: "Io sono innocente del sangue di questo giusto; vedrete voi". Rispondendo a Pilato, avete detto: "Il suo sangue su di noi e sui nostri figli! Ed ora temo che venga l'ira di Dio su di voi e sui vostri figli come avete detto".

All'udire queste cose, il cuore degli Ebrei si amareggiò e, preso Giuseppe, lo chiusero in una camera senza finestra, alla porta misero delle guardie e posero i sigilli alla porta del luogo ove era stato chiuso Giuseppe.

[3] Il sabato mattina fecero un consiglio con i sacerdoti e i leviti per radunarsi poi tutti dopo il giorno di sabato. Svegliatasi presto, tutta la moltitudine prese consiglio, nella sinagoga, con quale morte l'avrebbero ucciso. Durante la seduta ordinarono che, con molte ingiurie, fosse introdotto; ma, aperta la porta, non lo trovarono. Tutto il popolo ne fu spaventato e preso da un enorme stupore giacché i sigilli furono trovati intatti, e le chiavi le aveva Caifa. E non osarono più mettere le mani su coloro che, davanti a Pilato, avevano parlato in favore di Gesù.

[13, 1] Testimonianza delle guardie. Mentre sedevano nella sinagoga e altercavano a proposito di Giuseppe, giunsero alcuni dei custodi che avevano richiesto da Pilato per custodire il sepolcro di Gesù affinché non venissero a rubarlo i suoi discepoli. E agli archisinagoghi, ai sacerdoti e leviti annunziarono quanto era accaduto e come avvenne il grande terremoto, dicendo: "L'angelo del Signore discese dal cielo, rotolò la pietra dall'ingresso della tomba e sedette su di essa con un aspetto folgorante e i vestiti come la neve. E dalla paura noi siamo diventati come morti. E abbiamo udito la voce dell'angelo che parlava alle donne venute al sepolcro, dicendo: "Non temete, voi! So, infatti, che cercate Gesù crocifisso. Non è qui! Risorse come aveva detto. Venite a vedere il luogo dove era stato posto il Signore. E andate  subito a dire ai suoi discepoli che è risorto dai morti, e vi precederà in Galilea, come vi ha detto"".

[2] Gli Ebrei domandano: "A quali donne parlava?". I soldati rispondono: "Non sappiamo che donne erano!". Gli Ebrei domandano: "Che ora era?". I custodi rispondono: "Mezzanotte".

Gli Ebrei domandano: "E perché non le avete prese?". I custodi rispondono: "Dalla paura dell'angelo eravamo diventati come morti, e più non speravamo di vedere la luce del giorno. E come potevamo prenderle?". Gli Ebrei dicono: "Viva il Signore Dio! Non vi crediamo". I custodi risposero agli Ebrei: "In quell'uomo avete visto tanti miracoli e non avete creduto, come potete credere a noi che il Signore vive? Infatti, avete giurato proprio bene che il Signore Gesù Cristo vive!". I custodi dicono ancora agli Ebrei: "Abbiamo sentito che avete chiuso in carcere Giuseppe che ha chiesto il corpo di Gesù, che avete posto i sigilli con i vostri anelli, e quando poi avete aperto non l'avete più trovato. Dateci dunque Giuseppe e noi vi daremo Gesù Cristo".

Gli Ebrei risposero: "Giuseppe è andato ad Arimatea, la sua città". I custodi dicono agli Ebrei: "E Gesù è in Galilea, come abbiamo udito dall'angelo".

[3] Udendo queste parole, gli Ebrei ebbero una grande paura e dicevano: "Che non si divulghi questa notizia, e tutti credano in Gesù!". E gli Ebrei fecero consiglio tra loro: tirarono fuori del denaro sufficiente e lo diedero ai soldati, dicendo: "Dite: "Mentre noi dormivamo vennero i suoi discepoli e l'hanno rubato". Se questo giungerà alle orecchie del preside, noi lo rassicureremo e voi sarete tranquilli". I soldati, ricevutolo, dissero come era stato loro intimato dagli Ebrei: e presso tutti si sparsero le loro parole.

[14, 1] Gesù sul monte Mambre. Ma un certo sacerdote, Finee, il maestro Adda e il levita Egia discesero dalla Galilea a Gerusalemme e riferirono agli archisinagoghi, ai sacerdoti e ai leviti che avevano visto Gesù seduto e con lui i suoi discepoli sul monte degli Ulivi, che si chiama Mambre, o Malech, e diceva ai suoi discepoli: ""Andate in tutto il mondo, annunziate a tutte le creature il vangelo del regno. Colui che crederà e sarà battezzato, sarà salvo; colui invece che non crederà, sarà condannato. Questi sono i segni che accompagneranno coloro che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno i serpenti e se berranno qualcosa di velenoso non farà loro male, porranno le mani sui malati e guariranno". Mentre Gesù così parlava ai suoi discepoli, lo abbiamo visto elevato in cielo"

[2] I sacerdoti, i leviti e gli anziani, dicono loro: "Date gloria al Dio di Israele e confessategli se queste cose che avete narrato le avete udite e viste". Quelli che avevano riferito, dicono: "Viva il Signore Dio dei padri nostri, Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe! Abbiamo udito e abbiamo visto". Gli Ebrei gli domandano: "E' per questo che siete venuti a darcene notizia, oppure siete venuti ad elevare una preghiera a Dio;" Essi risposero: "Siamo venuti ad elevare una preghiera a Dio". Gli anziani, i prìncipi dei sacerdoti e i leviti dicono loro: "E se siete venuti ad elevare una preghiera a Dio, che cosa siete andati mormorando davanti a tutto il popolo su questa stravaganza?".

[3] Il sacerdote Finee, il maestro Adda e il levita Egia dicono agli archisinagoghi, ai sacerdoti e ai leviti: "Se le parole che abbiamo detto su quanto abbiamo visto e udito sono un peccato, ecco che siamo al vostro cospetto: fateci quanto è bene ai vostri occhi".

Ed essi, presa la legge, li fecero giurare di non raccontare più a nessuno quelle cose. Poi diedero loro da mangiare e da bere, e li cacciarono fuori della città. Dopo aver dato loro del denaro e tre uomini che li accompagnassero fino in Galilea.

[4] Angoscia delle autorità ebraiche. Allora, mentre quelli salivano nella Galilea, gli Ebrei si consigliarono tra loro, si chiusero nell'archisinagoga e si avvilivano con furore grande, dicendo: "Perché accadde questo segno in Israele?". Anna e Caifa dicono: "Sono tristi le vostre anime? Dobbiamo credere ai soldati che l'angelo del Signore discese dal cielo e rotolò la pietra dalla porta della tomba? I suoi discepoli diedero molto oro a quelli che custodivano il sepolcro e presero Gesù, e li ammaestrarono affinché dicessero: "Dite che un angelo del Signore discese dal cielo e rotolò la pietra dall'ingresso della  tomba". Ignorate che agli Ebrei non è lecito credere alcuna parola da stranieri? Quelli stessi che ricevettero da noi oro abbondante, dissero come abbiamo loro insegnato".

[15, 1] Alla ricerca di Gesù sui monti. Ma Nicodemo, alzatosi, stette in mezzo al consiglio, e disse: "Gli uomini discesi dalla Galilea non temono forse Dio, non sono uomini di pace, odiatori della menzogna? Anch'essi raccontarono sotto giuramento di avere visto Gesù sul monte Mambre che sedeva con i suoi discepoli, che insegnava mentre essi udivano, e che lo videro elevato in cielo. Nessuno li interrogò sul come è stato elevato in cielo. Come ci insegna la Scrittura, i Libri Sacri, anche sant'Elia è stato elevato in cielo: Eliseo gridò a gran voce ed Elia gettò la sua pelle di pecora sopra Eliseo; a sua volta, Eliseo gettò la sua pelle di pecora sopra il Giordano e così passò e andò a Gerico. E gli andarono incontro i figli dei profeti e gli dissero: "Dov'è il tuo signore Elia?". E rispose: "E' stato elevato in cielo". E dissero a Eliseo: "Lo ha rapito uno spirito e lo ha gettato su di una montagna? Prendiamo piuttosto con noi i nostri figli e cerchiamolo".

Persuasero Eliseo e andò con loro. Lo cercarono per tre giorni e tre notti, e non lo trovarono perché è stato elevato. Ed ora, uomini, ascoltatemi: mandiamo in tutto Israele, che Gesù non sia stato elevato in qualche luogo e sia stato gettato in una montagna".

Questo parlare piacque a tutti. Mandarono dunque in tutte le montagne di Israele a cercare Gesù, e non lo trovarono. Trovarono invece Giuseppe d'Arimatea, ma nessuno osò prenderlo.

[2]Missione a Giuseppe d'Arimatea. Annunziarono agli anziani, ai sacerdoti e ai leviti: "Abbiamo girato per tutte le montagne di Israele e non abbiamo trovato Gesù; abbiamo invece trovato Giuseppe d'Arimatea". All'udire di Giuseppe, si rallegrarono e diedero gloria al Dio di Israele. Gli archisinagoghi, i sacerdoti e i leviti tennero consiglio sul modo con cui mandare da Giuseppe: presero un foglio di carta e scrissero a Giuseppe. "Pace a te e a tutti i tuoi! Abbiamo compreso di avere peccato verso Dio e verso te. Hai supplicato il Dio di Israele e ti ha liberato dalle nostre mani. Degnati ora di venire dai tuoi padri e dai tuoi figli, poiché siamo terribilmente tristi. Tutti noi ti abbiamo cercato, dopo che, aperta la porta, non ti avevamo trovato. Sappiamo di avere preso una cattiva deliberazione contro di te, ma il Signore ha rovesciato la nostra deliberazione. Sei onorabile da tutto il popolo, o padre Giuseppe".

[3] Da tutte le tribù scelsero sette uomini amici di Giuseppe, noti anche a lui come amici, e gli archisinagoghi, i sacerdoti e i leviti dicono loro: "Osservate. Se riceverà la lettera e la leggerà, certamente verrà con voi da noi; se invece non la leggerà sappiate che macchina contro di noi: salutatelo e ritornate in pace qui da noi". Li benedissero e li congedarono.

Giunsero in Arimatea da Giuseppe, lo adorarono con la faccia a terra e gli dissero: "Pace a te e a tutti i tuoi!". Giuseppe rispose: "Pace a voi e a tutto il popolo di Israele!". E gli diedero il rotolo della lettera. Giuseppe prese la lettera, la lesse, se la strinse al petto, benedisse Dio e disse: "Benedetto il Signore Dio che liberò Israele dallo spargere sangue innocente! Benedetto Dio, che ha mandato il suo angelo e mi ha coperto con le sue ali". Li baciò, preparò loro la mensa, mangiarono, bevettero e dormirono.

[4] Testimonianza di Giuseppe. Al mattino, quando si alzarono, Giuseppe preparò la sua asina, andò con loro ed entrarono nella città santa, Gerusalemme. Tutto il popolo andò incontro a lui acclamando e dicendo: "Pace al tuo ingresso, padre Giuseppe!". Egli rispose: "La pace del Signore, a tutto il popolo". E tutti lo baciarono. Pregarono con Giuseppe, e al vederlo avevano paura.

Nicodemo lo ricevette in casa sua, fece un gran convito, e invitò in casa sua Anna e Caifa, gli anziani, i prìncipi dei sacerdoti e i leviti. Assieme a Giuseppe scherzarono, mangiarono, bevettero, e benedissero Dio; ognuno andò poi a casa propria. Mentre Giuseppe rimase con Nicodemo.

[5] Il giorno dopo era la vigilia; i sacerdoti, gli archisinagoghi e i leviti vegliarono e andarono in casa di Nicodemo. Andò loro incontro Nicodemo, e disse loro: "Pace a voi!". Gli risposero: "Pace a te e a Giuseppe, alla tua casa e alla casa di Giuseppe". Nicodemo li introdusse in casa sua. Vi fu una seduta di consiglio, e Giuseppe sedette in mezzo tra Anna e Caifa: e nessuno osò dire parola.

Giuseppe disse loro: "Perché mi avete chiamato?". Essi, con gli occhi, fecero segno a Nicodemo di parlare a Giuseppe. Aperta la bocca, Nicodemo disse: "Padre Giuseppe, sai che i venerabili maestri, i sacerdoti e i leviti desiderano udire da te una parola". Giuseppe disse: "Domandate!".

[6] Anna e Caifa, presa la legge, scongiurarono Giuseppe dicendo: "Da' gloria al Dio di Israele e fa' a lui la confessione di non nasconderci alcuna cosa". E gli dissero: "Ci ha rattristato molto che tu abbia chiesto il corpo di Gesù, l'abbia avvolto in un panno puro e l'abbia posto in una tomba. Per questo ti abbiamo rinchiuso nella camera ove non c'era alcuna finestra, abbiamo chiuso a chiave e sulla porta abbiamo posto i sigilli; e, passato il sabato, aperta la porta, non ti abbiamo trovato. Siamo quindi rattristati molto e lo stupore ha invaso tutto il popolo di Dio. Perciò sei stato chiamato, ed ora annunziaci quanto è accaduto".

[7] Allora Giuseppe, disse: "Nel giorno della vigilia, verso l'ora decima, voi mi avete rinchiuso e ivi rimasi per tutto il sabato. Giunta la mezzanotte, mentre io ero dritto e pregavo, la casa dove mi avete rinchiuso è stata sospesa ai quattro angoli e passò nei miei occhi un bagliore di luce. Tremante, caddi a terra. Poi qualcuno mi alzò dal luogo ove ero caduto, mi inondò con abbondante acqua da capo a piedi, pose un odore di unguento profumato alle mie narici, con la stessa acqua mi ha sfregato la faccia come per lavarmi, mi ha baciato e mi ha detto: "Giuseppe non temere! Apri i tuoi occhi e vedi chi è che ti parla". Guardai e vidi Gesù; ma, tremante, pensavo trattarsi di un fantasma. Gli parlai con la preghiera e con i precetti: ma lui recitava con me. Gli dissi: "Tu sei rabbi Elia?". Mi rispose: "Io non sono Elia". Dissi: "Chi sei, signore?". Mi rispose: "Io sono Gesù, il cui corpo tu hai chiesto a Pilato e lo hai avvolto in un panno puro, e hai messo un sudario sulla mia faccia, e mi hai posto in un sepolcro nuovo, e hai arrotolato una pietra all'ingresso".

[8] Allora dissi a colui che parlava: "Signore, fammi vedere dove ti ho posto". E mi condusse e mi fece vedere il luogo ove lo avevo posto, il panno che gli avevo messo e il sudario nel quale avevo avvolto la sua faccia: e conobbi che era Gesù. Mi prese con la sua mano e, a porte chiuse, mi pose in mezzo alla mia casa, mi mise sul mio letto e mi disse: "Pace a te!". Mi baciò e mi disse: "Per quaranta giorni non uscire da casa tua. Ecco. infatti, che vado in Galilea dai miei fratelli"".

[16, 1] Gli archisinagoghi, i sacerdoti e i leviti, udendo da Giuseppe queste parole, diventarono come morti, caddero a terra e digiunarono fino all'ora nona. Giuseppe e Nicodemo li pregarono dicendo: "Alzatevi e state dritti sui vostri piedi, prendete del pane e irrobustite le vostre anime, giacché domani è il sabato del Signore". Si alzarono, pregarono il Signore, mangiarono, bevettero, e ognuno se ne andò a casa propria.

[2] Testimonianza di Levi. Sabato, poi, i maestri e i dottori sedettero interrogandosi l'un l'altro e dicendo: "Che è quest'ira che ci sovrasta? Abbiamo, infatti, conosciuto suo padre e sua madre". Il maestro Levi disse: "Conobbi i suoi genitori. Sono timorati di Dio, non si allontanano mai dalla preghiera e danno le decime tre volte l'anno. E quando Gesù nacque, i suoi genitori lo portarono in questo luogo e offrirono al Signore sacrifici e olocausti. Anche Simeone, il grande maestro, lo prese tra le sue braccia, dicendo: "Ora congeda in pace il tuo servo, Signore, secondo la tua parola, giacché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparato al cospetto di tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele".

E benedisse Maria, sua madre, e disse: "E' su questo bambino che ti annunzio". Maria rispose: "Bene, o mio signore?". E Simeone disse: "Bene!". Ed ancora: "Ecco che costui è posto in Israele in rovina e risurrezione di molti, e in segno di contraddizione; e una spada trapasserà la tua stessa anima, affinché si manifestino i pensieri di molti cuori"".

[3] Ma gli Ebrei dissero a Levi: "E tu come sai questo?". Levi rispose: "Non sapete ch'io ho imparato la legge da lui?". Questi del consiglio gli dissero: "Vogliamo vedere tuo padre". Interrogarono suo padre e  vennero a conoscenza di tutto; ed egli domandò loro: "Perché non avete creduto a mio figlio? E' il beato e giusto Simeone che gli ha insegnato la legge". Il consiglio dice a rabbi Levi: "Le parole che hai detto sono vere".
Testimonianza di Adda, Finee, Egia. Gli archisinagoghi, i prìncipi dei sacerdoti e i leviti deliberarono: "Su, mandiamo in Galilea da quei tre uomini che vennero qui e raccontarono della sua dottrina e assunzione, affinché ci riferiscano come l'hanno visto assunto in cielo". Queste parole furono gradite a tutti.

[4] Mandarono allora tre uomini in Galilea, dicendo: "Andate a dire a rabbi Adda, a rabbi Finee e a rabbi Egia: "Pace a voi e ai vostri! Nel consiglio sono state compiute molte ricerche su Gesù; perciò siamo stati inviati ad invitarvi nel luogo santo, in Gerusalemme"".

Gli uomini andarono in Galilea e li trovarono seduti che meditavano sulla legge. Si salutarono in pace. Essi domandarono: "Perché siete venuti?". I legati risposero: "Il consiglio vi invita nella città santa, Gerusalemme". Quegli uomini, udito che erano cercati dal consiglio, pregarono Dio, sedettero con gli altri uomini e mangiarono e bevettero con loro. All'indomani, alzatisi, partirono per Gerusalemme, in pace.

[5] Il giorno seguente si tenne consiglio, e li interrogarono dicendo: "Veramente avete visto Gesù seduto sul monte Mambre mentre ammaestrava i suoi discepoli e mentre fu assunto in cielo?". Rispose per primo il maestro Adda: "Sì, l'ho proprio visto seduto sul monte Mambre che ammaestrava i suoi discepoli; e una nube luminosa coprì lui e i discepoli con la sua ombra, e poi egli salì in cielo, mentre i suoi discepoli pregarono con la faccia a terra".

[6] Chiamato il sacerdote Finee, interrogarono pure lui domandando: "Come hai visto Gesù assunto?". Ed egli disse come l'altro.

Chiamarono ancora il terzo, rabbi Egia, e lo interrogarono: egli rispose come il primo e il secondo.

Testimonianza del sinedrio. Quelli che erano in consiglio dissero: "La legge di Mosè afferma che dalla bocca di due o tre testimoni è concluso ogni fatto".

Il maestro Abude, uno dei dottori, affermò: "Nella legge sta scritto: "Enoc camminò con Dio e fu trasferito, giacché Dio lo prese"".

Il maestro Giairo disse: "Abbiamo udito della morte di san Mosè, ma non l'abbiamo visto. Sta scritto, infatti, nella legge del Signore: "Dalla bocca del Signore Mosè morì, ma nessun uomo conobbe, fino ad oggi, il suo sepolcro"".

Il rabbi Levi disse: "Per quale motivo rabbi Simeone disse: "Ecco che costui è per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, e in segno di contraddizione?"".

Il rabbi Isacco disse: "Nella legge sta scritto: "Ecco ch'io mando il mio angelo che preceda la tua faccia per custodirti, sulla buona strada, poiché ho portato il suo nome nuovo"".

[7] Conclusione di Anna e Caifa. Allora Anna e Caifa dissero: "Avete detto bene che queste cose sono scritte nella legge di Mosè. Nessuno infatti ha visto la morte di Enoc e nessuno ha ricordato il sepolcro di san Mosè. Ma Gesù parlò con Pilato, lo abbiamo visto sotto i flagelli e ricevere sputi sulla faccia; i soldati gli posero una corona di spine ed ebbe la sentenza da Pilato; poi è stato crocifisso, gli diedero da bere aceto e fiele, e con lui sono stati crocifissi anche due ladri, e il soldato Longino gli perforò il costato con la lancia; il suo corpo fu chiesto dal nostro prezioso padre Giuseppe: poi risorse e, a quanto dicono, tre maestri lo videro assunto in cielo. E rabbi Levi ha testimoniato quanto è stato detto dal vecchio Simeone, cioè che è stato posto a rovina e a risurrezione di molti in Israele, e quale segno di contraddizione".

[8] Allora il maestro Dida, disse a tutta l'assemblea: "Se in Gesù si sono avverate tutte le cose che questi hanno testimoniato, ciò viene da Dio: non desti meraviglia ai vostri occhi". I prìncipi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti dissero tra loro: "Nella nostra legge sta scritto: "Il suo nome sarà benedetto nei secoli; il suo luogo è anteriore al sole e alla luna; in lui saranno benedette tutte le tribù della terra e tutte le genti lo serviranno; i re verranno da lontano per adorarlo e magnificarlo"".




VANGELO DI NICODEMO  (DISCESA DI GESÙ AGLI INFERI)






II  -   RECENSIONE GRECA *


[1, 1] (17) Invito di Giuseppe. Disse Giuseppe: "E perché vi stupite che Gesù sia risorto? Ciò non costituisce una meraviglia; la meraviglia sta invece nel fatto che egli non sia risorto solo bensì siano risorti anche molti altri morti e siano apparsi, in Gerusalemme, a parecchie persone. E se finora non conoscete altri, conoscete almeno Simeon, che ricevette Gesù, e i suoi due figli che ha fatto risorgere: almeno questi li conoscete. Li abbiamo, infatti, sepolti da poco tempo, ed ora i loro sepolcri furono visti aperti ed essi sono vivi ed abitano ad Arimatea".

Mandarono allora degli uomini e videro le loro tombe aperte e vuote. Giuseppe esclamò: "Andiamo a trovarli ad Arimatea".

[2] Due risorti. Sorsero allora i sommi sacerdoti Anna e Caifa Giuseppe, Nicodemo, Gamaliel ed altri con essi ed andarono ad Arimatea e trovarono coloro di cui aveva parlato Giuseppe. Fecero dunque una preghiera, si salutarono l'un l'altro, vennero con essi a Gerusalemme, li condussero nella sinagoga e sprangarono le porte; poi posero nel mezzo l'Antico (Testamento) degli Ebrei e i sommi sacerdoti dissero loro: "Vogliamo che giuriate per il Dio di Israele e per Adonai, e diciate così la verità sul modo in cui siete risorti e su chi vi ha fatto risorgere dai morti".

[3] Udito ciò, gli uomini che erano risorti si fecero il segno della croce sul viso e dissero ai sommi sacerdoti: "Dateci carta, inchiostro e penna!". Allorché furono loro consegnati, essi si sedettero e scrissero così.

[2, 1] (18) Signore Gesù Cristo, risurrezione e vita del mondo, dacci la grazia di potere parlare della tua risurrezione e delle meravigliose opere che tu hai compiuto nell'Ade.

Abramo, Isaia, Giovanni Battista. Allora abitavamo nell'Ade con tutti i morti dell'eternità. E nell'ora di mezzanotte in quei luoghi oscuri sorse e risplendette una luce come quella del sole, ne restammo tutti illuminati e ci vedemmo l'un l'altro.

Subito il nostro padre Abramo e con lui i patriarchi e i profeti furono ripieni di gioia e dissero l'un l'altro: "Questa luce viene da un luminare grande".

Il profeta Isaia che era là presente disse: "Questa luce viene dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito santo,
come ho profetizzato quando ero tra i vivi, dicendo: "La terra di Zabulon e la terra di Neftali, il popolo seduto nelle tenebre, vide una grande luce"".

[2] Poi, dal deserto venne là in mezzo un asceta, e i patriarchi gli domandarono: "Chi sei tu?". Egli rispose: "Io sono Giovanni, l'ultimo dei profeti, colui che ha appianato le vie del figlio di Dio ed ha annunziato al popolo la penitenza nella remissione dei peccati. Venne da me il figlio di Dio e, vedutolo, da lontano, dissi al popolo: "Ecco l'agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo". Con le mie mani io lo battezzai nel fiume Giordano e vidi, come colomba, lo Spirito santo discendere su di lui, e udii la voce di Dio Padre che gli diceva: "Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto". Per questo mi ha mandato anche da voi per annunziare che l'unigenito figlio di Dio viene quaggiù affinché chiunque crede in lui sia salvo, e chiunque non crede sia condannato. Dico quindi a tutti voi di venerarlo tutti, non appena lo vedrete, giacché a voi, solo ora è concesso un tempo di penitenza per voi, per gli idoli che avete venerato nel mondo vano e per i peccati che avete commesso; ed è impossibile che questo capiti in un altro tempo".

[3, 1] (19) Adamo e l'albero della misericordia. Mentre Giovanni stava così ammaestrando quelli dell'Ade, il primo creato e il primo padre, Adamo, udì anche lui e disse a suo figlio Set: "Set, figlio mio, voglio che tu dica ai primi padri e ai profeti dove ti ho mandato allorché caddi nella malattia di cui morii".

Disse allora Set: "Profeti e patriarchi, udite! Mio padre Adamo, il primo creato, allorché giunse alla fine mi mandò a compiere una preghiera a Dio, nell'immediata vicinanza della porta del paradiso affinché fossi condotto da un angelo all'albero della misericordia per prendere l'olio e ungere mio padre e farlo risorgere dalla sua infermità. Ed è quanto io feci.

Dopo la preghiera venne un angelo del Signore e mi disse: "Che cosa chiedi, Set? Chiedi l'olio che fa risorgere gli infermi oppure l'albero dal quale scorre quell'olio per l'infermità di tuo padre? Ciò ora non si può trovare. Vai dunque e dì a tuo padre che dopo che saranno compiuti cinquemila e cinquecento anni dalla creazione del mondo, discenderà sulla terra l'unigenito figlio di Dio fatto uomo: egli lo ungerà con questo olio e risorgerà; con acqua e Spirito santo monderà sia lui sia i suoi discendenti e allora guarirà da ogni malattia. Ora però questo è impossibile".   All'udire questo i patriarchi e i profeti gioirono moltissimo.

[4, 1] (20) Alterco tra Satana e l'Ade. E mentre tutti si godevano questa gioia, venne Satana, l'erede delle tenebre, e disse all'Ade: "O tu che divori tutto e sei insaziabile, ascolta le mie parole! Per un mio artifizio gli Ebrei hanno messo in croce un certo Gesù della stirpe degli Ebrei; egli chiama se stesso figlio di Dio, ma è un uomo, ed ormai che è finito è pronto per essere qui rinchiuso. So infatti ch'egli è un uomo e l'ho udito affermare: "L'anima mia è terribilmente triste fino alla morte". Nel mondo di sopra, allorché viveva con i mortali, mi ha fatto molto male. Ovunque trovava dei miei servi, li perseguitava, e quelli che io avevo reso storpi, ciechi, lebbrosi, zoppi, o simili, li guariva solo con una parola e diede vita a molti che erano ormai pronti per essere sepolti, solo con la parola".

[2] L'Ade disse: "E' proprio così possente da poter fare, con la sola parola, cose del genere? E se è così, gli puoi tu resistere? A me pare che nessuno potrà resistergli. Tu dici di avere udito che era timoroso della morte: ma egli disse ciò per ridere e giocarsi di te, volendo afferrarti con mano forte. E guai, guai a te in eterno, per sempre!".

Satana rispose: "O tu che divori tutto e sei insaziabile, hai tanta paura per quanto hai udito a proposito del comune nostro nemico? Io non ne ebbi paura, ma lo consegnai in mano agli Ebrei che lo misero in croce e l'abbeverarono con aceto e fiele. Preparati dunque ad afferrarlo fortemente allorché verrà".

[3] L'Ade rispose: "O erede delle tenebre, figlio della perdizione, diavolo, tu mi hai detto or ora che, con la sola parola, egli ha dato la vita a molti che erano ormai pronti per essere sepolti: se ha liberato altri dal  sepolcro, come e con quale forza potrà essere egli trattenuto presso di noi?

In verità, poco tempo addietro io inghiottii un morto di nome Lazzaro e dopo poco tempo uno di tra i vivi lo strappò dalle mie viscere con la sola parola. Penso che costui sia quello di cui tu hai parlato. Temo dunque che se lo riceviamo qui, metteremo in pericolo anche gli altri. Io ho inghiottito tutti gli uomini fin dall'inizio; ma ecco che sono agitati, ed io ho male alla pancia. Per me non è un buon segno quel Lazzaro che mi è stato strappato: egli infatti fuggì da me non come morto, ma come un'aquila; la terra lo respinse fuori istantaneamente così. Ti scongiuro, perciò, per tutto ciò che è caro a te e a me, di non condurlo quaggiù. Penso, infatti, che verrà qua per risuscitare tutti i morti. Questo ti dico: in verità, per le tenebre che ci circondano, non portarlo quaggiù se no in me non rimarrà più alcun morto".

[5, 1] (21) Aprite le porte! Mentre Satana e l'Ade parlavano così tra loro, ci fu una voce grande come un tuono, che diceva: "Alzate le vostre porte, o prìncipi, aprite le vostre porte eterne ed entrerà il re della gloria". L'Ade udì e disse a Satana: "Esci e resistigli, se puoi!". Satana dunque venne fuori, e l'Ade disse ai suoi demoni: "Rafforzate bene le porte bronzee, tirate le spranghe di ferro, osservate tutte le chiusure, vigilate tutti i punti. Se egli entra qui, guai a noi!".

[2] Udito ciò, i primi padri incominciarono a disprezzarlo, dicendo: "O tu che divori tutto e sei insaziabile, apri affinché possa entrare il re della gloria!".

Il profeta David disse: "Non sai, o cieco, che quando vivevo nel mondo profetai questa parola: "Alzate le vostre porte, o prìncipi"?".

Isaia disse: "Illuminato dallo Spirito santo io previdi e dissi: "I morti risorgeranno e coloro che sono nelle tombe saranno svegliati e si rallegreranno quanti si trovano sulla terra"; e: "Dov'è il tuo pungolo, o morte? Dov'è la tua vittoria, o Ade?"".

[3] Venne allora una voce che diceva: "Aprite le porte!".

Udita questa voce per la seconda volta, l'Ade rispose come se non lo conoscesse, dicendo: "Chi è questo re della gloria?". Gli angeli del padrone gli risposero: "Un Signore forte e potente, un Signore potente in guerra!".

A queste parole, le porte bronzee furono subito infrante e ridotte a pezzi, le sbarre di ferro polverizzate, e tutti i morti, legati in catene, furono liberati e noi con essi. Ed entrò, come un uomo, il re della gloria e furono illuminate tutte le tenebre dell'Ade.

[6, 1] (22) Satana legato fino alla seconda venuta. L'Ade gli gridò subito: "Siamo stati vinti, guai a noi! Ma chi sei tu che hai una tale autorità e potenza? Chi sei tu che, senza peccato, sei venuto qui? Tu che sembri piccolo e puoi compiere grandi cose, sei umile e alto, servo e padrone, soldato e re, ed eserciti la tua autorità sui morti e sui vivi? Tu sei stato inchiodato alla croce, deposto nel sepolcro, e ora sei diventato libero ed hai sciolto tutta la nostra potenza. Sei tu dunque Gesù del quale ci ha parlato l'archisatrapo Satana e che per opera della croce e della morte sei in procinto di ereditare tutto il mondo?".

[2] Poi il re della gloria afferrò per il capo l'archisatrapo Satana e lo consegnò agli angeli, dicendo: "Con catene ferree legategli mani e piedi, collo e bocca! Poi datelo in potere dell'Ade dicendo: "Prendilo e tienlo fino alla mia seconda venuta!"".

[7, 1] (23) Preso Satana, l'Ade gli disse: "O Beelzebul, erede del fuoco e del tormento, nemico dei santi, che cos'è che ti ha costretto a determinare la morte in croce del re della gloria sicché venisse qui a spodestarci? Guardati attorno e osserva come a noi non è più rimasto alcun morto e come tutti quanti avevi guadagnato per mezzo del legno della conoscenza, li hai persi tutti per il legno della croce, e tutta la tua gioia s'è mutata in tristezza: mentre volevi dare la morte al re della gloria, hai dato la morte a te stesso.  Avendoti ricevuto per tenerti ben sicuro, imparerai per esperienza quali mali addosserò su di te.

[2] O arcidiavolo, principio della morte, radice del peccato, compimento di ogni male, che cosa hai trovato di male in Gesù che hai brigato per la sua distruzione? Come hai osato compiere un male così grande? Come hai potuto agognare di introdurre in queste tenebre un uomo simile lasciandoti togliere da lui tutti coloro che sono morti fin dall'inizio?".

[8, 1] (24) Il re della gloria e Adamo. Mentre l'Ade così parlava con Satana, il re della gloria stese la sua mano, afferrò e drizzò il primo padre Adamo; si rivolse poi a tutti gli altri e disse: "Dietro di me voi tutti che siete morti a causa del legno toccato da costui! Ecco, infatti, che io vi faccio risorgere tutti per mezzo del legno della croce".

Così dicendo li mandò tutti fuori, mentre il nostro primo padre Adamo fu visto pieno di gioia, e disse: "Ti ringrazio per la tua grandezza, o Signore, avendomi tratto fuori dal profondissimo Ade". Così tutti i profeti e i santi, dissero: "Ti ringraziamo, o Cristo, salvatore del mondo, poiché hai tratto fuori la nostra vita dalla corruzione".

[2] Dopo che si erano espressi così, il salvatore benedisse Adamo con il segno della croce sulla sua fronte, ed ugualmente fece per i patriarchi, i profeti, i martiri, i primi padri e, presili, salì dall'Ade. E mentre egli proseguiva il cammino, i padri lo seguivano salmodiando e dicendo: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Alleluia! A lui la gloria di tutti i santi".

[9, 1] (25) Incontro con due vegliardi. Proseguendo dunque il cammino verso il paradiso, tenne per mano il primo padre Adamo e affidò lui e tutti i giusti all'arcangelo Michele. E mentre entravano per la porta del paradiso, si fecero loro incontro due vegliardi ai quali dissero i santi padri: "Chi siete voi che non avete visto la morte né siete discesi nell'Ade, bensì dimorate in paradiso in anima e corpo?".

Uno di essi rispose: "Io sono Enoc, colui che fu gradito a Dio, dal quale fui trasferito qui. E questo è Elia, il tesbita. Vivremo fino alla fine del mondo, quando saremo mandati da Dio a resistere all'anticristo e ad essere uccisi da lui. Ma anche a risorgere dopo tre giorni, a essere presi nelle nubi per andare incontro al Signore".

[10, 1] (26) Incontro con il buon ladrone. Essi parlavano così allorché venne un altro uomo umile portando egli pure una croce sulle spalle. A lui domandarono i santi padri: "Chi sei tu dall'apparenza del predone?". Rispose loro: "Come dite, nel mondo io ero predone e ladro, perciò gli Ebrei mi presero e condannarono alla morte in croce insieme a nostro Signore Gesù Cristo. Quando egli pendeva dalla croce, io, vedendo i segni che avvenivano, credetti in lui e lo pregai dicendo: "Signore, non dimenticarmi allorché regnerai!". E subito egli mi rispose: "Amen, Amen, io ti dico che oggi sarai con me nel paradiso".

[2] Portando dunque la mia croce, venni in paradiso, trovai l'arcangelo Michele e gli dissi: "Il Signore nostro Gesù che fu crocifisso mi mandò qui; conducimi perciò alla porta dell'Eden". Quando la spada fiammeggiante vide il segno della croce, mi aprì ed entrai. Allora l'arcangelo mi disse: "Aspetta un poco, giacché viene Adamo, il primo padre del genere umano, con i giusti, anch'essi per entrare qui. Ed ora, vedendovi, vi sono venuto incontro"".

Quando i santi udirono queste cose, gridarono tutti a gran voce: "Grande è il Signore nostro e grande è la sua potenza!"".

[11, 1] (27) I risorti battezzati nel Giordano. Noi due fratelli abbiamo visto e udito tutte queste cose, e siamo stati mandati dall'arcangelo Michele e incaricati di annunziare la risurrezione del Signore, ma prima ancora di andare nel Giordano ed essere battezzati. Ove appunto ci siamo recati e siamo stati battezzati con altri morti risorti. Poi siamo venuti a Gerusalemme e abbiamo terminato la pasqua della  risurrezione.

Ma ora non possiamo intrattenerci oltre in questo luogo. L'amore di Dio Padre, la grazia del Signore nostro Gesù Cristo e la comunione dello Spirito santo sia con voi tutti.

[2] Essi scrissero così, sigillarono i rotoli e ne diedero uno al sommo sacerdote e l'altro a Giuseppe e Nicodemo.

E subito sparirono, a gloria del Signore nostro Gesù Cristo. Amen.




VANGELO DI NICODEMO  -  DISCESA DI GESÙ AGLI INFERI


Cristo conduce i patriarchi dall'Inferno al Paradiso, di Bartolomeo Bertejo,



II    -  RECENSIONE LATINA "A" *


[1, 1] (17) ** Invito di Giuseppe. Giuseppe s'alzò e disse ad Anna e Caifa: "Veramente e giustamente vi meravigliate avendo udito che Gesù è stato visto vivo dopo la morte e che è salito in cielo. Ma più meraviglioso è il fatto che egli non risorse dai morti solo, ma ha risuscitato vivi, fuori dai sepolcri, molti altri morti, e sono stati visti da molti in Gerusalemme. Ed ora ascoltatemi: giacché tutti conosciamo il beato Simeone, sommo sacerdote, colui che prese nelle sue mani il bambino Gesù, nel tempio. Questo Simeone ebbe due figli, fratelli germani, e tutti noi siamo stati alla loro dormizione e alla loro sepoltura. Andate, dunque, a vedere i loro sepolcri: sono aperti, poiché essi risorsero, ed ecco che si trovano nella città di Arimatea ed abitano insieme in preghiera. Si sentono gridare, ma non parlano con alcuno e sono silenziosi come i morti. Ma, venite, andiamo da loro, e con ogni onore e rispetto conduciamoli qui da noi. Scongiurandoli, forse, ci parleranno del mistero della loro risurrezione".

[2] Carino e Leucio risorti. All'udire queste cose, tutti si rallegrarono. Anna e Caifa, Nicodemo, Giuseppe e Gamaliel andarono e non li trovarono nel loro sepolcro. Ma proseguendo poi fino alla città di Arimatea, quivi li trovarono in ginocchio e in preghiera. Li baciarono e poi, con ogni onore e nel timore di Dio, li condussero a Gerusalemme, nella sinagoga. Chiusero le porte, presero la legge del Signore, la posero tra le loro mani e li scongiurarono, per il Dio Adonai e il Dio di Israele che ha parlato ai nostri padri per mezzo della legge e dei profeti, dicendo: "Credete voi che Gesù vi abbia risuscitato dai morti? Diteci come siete risorti dai morti".

[3] Udito questo giuramento, i corpi di Carino e di Leucio fremettero, i loro cuori furono turbati e gemettero. Assieme guardarono in cielo, con le dita si fecero un segno di croce sulla lingua e subito presero a parlare dicendo: "Date a ognuno di noi un rotolo di carta e scriveremo quanto abbiamo visto e udito". Ricevutili, si sedettero e ognuno scrisse, dicendo:

[2, 1] (18) "Signore Gesù Cristo, risurrezione e vita dei morti, permettici di parlare dei misteri divini della tua maestà, avveratisi dopo la tua morte in croce, giacché siamo stati scongiurati per il tuo nome santo. Tu hai infatti ordinato ai tuoi servi di non riferire ad alcuno i segreti della tua maestà, quello che tu hai compiuto negli inferi.
Abramo e Isaia. Mentre stavamo nella profonda caligine delle tenebre con tutti i nostri padri, avvenne improvvisamente un aureo calore solare e una luce purpurea splendette su di noi.

Immediatamente, il padre di tutto il genere umano con tutti i patriarchi e profeti esultarono, dicendo: "Questa luce è il principio della luce sempiterna che la luce coeterna promise di trasmetterci".

Isaia esclamò e disse: "Questa è la luce del Padre, del figlio di Dio, come avevo predetto quand'ero vivo in terra: la terra di Zabulon e la terra di Neftali al di là del Giordano, la terra della Galilea dei gentili, il popolo che sedeva nelle tenebre vide una gran luce, e una luce risplendette tra coloro che erano nella regione dell'ombra di morte. Ora giunse e risplendette per noi che sediamo nella morte".

[2] Il vecchio Simeone. E mentre tutti esultavano nella luce che risplendette per noi, sopraggiunse nostro padre Simeone e disse esultante: "Glorificate il Signore Gesù Cristo figlio di Dio, giacché, quando nacque bambino, io nel tempio lo ricevetti tra le mie mani e spinto dallo Spirito santo, confessai e dissi: ora i miei occhi hanno visto la tua salvezza che hai preparato al cospetto di tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele". Tutta la moltitudine dei santi, udendo questo, esultava ancora di più.

[3] Giovanni Battista. Dopo di ciò venne uno che pareva un eremita, e tutti l'interrogavano: "Chi sei tu?". Rispondendo loro, disse: "Io sono Giovanni, voce e profeta dell'Altissimo, precorsi davanti alla sua venuta per preparare le sue vie e dare al suo popolo la conoscenza della salvezza per la remissione dei suoi peccati. E vedendolo venire a me, mosso dallo Spirito santo, dissi: Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo. E lo battezzai nel fiume Giordano, e vidi lo Spirito santo discendere sopra di lui sotto l'apparenza di una colomba e udii una voce che diceva dal cielo: Questo è il mio figlio diletto, nel quale mi compiaccio. Ed ora precorsi davanti a lui e discesi ad annunziarvi che è imminente la sua visita: egli, oriente e figlio di Dio, viene dall'alto su di noi che sediamo nelle tenebre e nell'ombra di morte".

[3, 1] (19) Adamo e l'albero della misericordia. Quando il padre Adamo, colui che fu creato per primo, udì queste cose, e cioè che Gesù era stato battezzato da Giovanni nel Giordano, esclamò verso suo figlio Set: "Racconta ai tuoi figli patriarchi e profeti tutto quanto hai udito dall'arcangelo Michele quando, allorché ero malato, ti mandai alle porte del paradiso affinché supplicassi Dio che ti inviasse un suo angelo per darti l'olio dell'albero della misericordia per ungere il mio corpo".

Allora Set, avvicinatosi ai santi patriarchi e profeti disse: "Io, Set, pregavo Dio alle porte del paradiso, allorché mi apparve l'angelo del Signore, Michele, dicendo: Io sono stato mandato a te dal Signore. Io sono costituito sopra il corpo umano. E a te, Set, io dico: non affaticarti pregando e supplicando con le lacrime per avere l'olio dell'albero della misericordia ed ungere così tuo padre Adamo a causa del suo corpo dolorante. In nessun modo, infatti, potrai attingere ad esso se non negli ultimissimi giorni e tempi, se non quando si compieranno cinquemila e cinquecento anni".

[2] Allora verrà sulla terra l'amabilissimo figlio di Dio a risuscitare il corpo di Adamo e i corpi dei morti: al suo avvento, egli sarà battezzato nel Giordano. Quando uscirà dall'acqua del Giordano, ungerà tutti coloro che credono in lui con l'olio della sua misericordia: quello sarà olio di misericordia per la generazione di coloro che nasceranno nella vita eterna dall'acqua e dallo Spirito santo.

Poi l'amabilissimo figlio di Dio, Cristo Gesù, discenderà dentro la terra e introdurrà nel paradiso il padre nostro Adamo presso l'albero della misericordia".
All'udire da Set tutte queste cose, tutti i patriarchi e i profeti esultarono con grande gioia.

[4, 1] (20) Alterco tra Satana e l'Infero. E mentre tutti i santi esultavano, ecco che Satana, principe e duce  della morte, disse all'Infero: "Preparati a ricevere Gesù che si gloria di essere figlio di Dio, mentre è un uomo che teme la morte, dicendo: L'anima mia è triste fino alla morte. Mi ha contrariato in molti modi facendomi del male, e con la parola guarì molti ch'io avevo fatto ciechi, storpi, sordi, lebbrosi e tormentati; e quelli ch'io ti avevo condotti morti, questi egli li tirò fuori da te".

[2] L'Infero rispose e disse al principe Satana: "Chi è costui che è così potente, se è un uomo che teme la morte? Tutti i potenti della terra che tu mi hai assoggettato e condotto qui con la tua potenza sono, infatti, rimasti soggetti al mio potere.

Se dunque tu sei potente, chi è quest'uomo Gesù che teme la morte e contraria la tua potenza? Se nell'umanità è così potente, veramente ti assicuro che nella sua divinità è onnipotente e nessuno può resistere al suo potere. E quando dice di temere la morte, ti vuole sorprendere, e per te sarà un guaio per i secoli sempiterni".

Rispondendo, il principe del Tartaro, Satana, disse: "Perché tu dubiti e hai paura di ricevere quel Gesù, mio e tuo avversario? Io, infatti, lo tentai e suscitai contro di lui l'invidia e l'ira del mio antico popolo ebraico; ho appuntito la lancia per colpirlo, ho mescolato fiele e aceto per dargli da bere, ho preparato il legno per metterlo sulla croce e i chiodi per configgerlo, la sua morte è imminente per condurlo a te, soggetto a te e a me".

[3] L'Infero rispose e disse: "Tu mi hai detto che egli è quello che estrasse da te i morti. Ci sono stati molti che mentre vivevano sulla terra hanno preso dei morti da me, non però per mezzo del loro proprio potere, bensì per opera di preghiera a Dio, e il loro Dio onnipotente li portò via da me. Chi è questo Gesù che, senza preghiere, per mezzo della sua parola portò via da me dei morti? Forse è quello stesso che con la parola del suo comando restituì alla vita Lazzaro morto da quattro giorni, maleodorante e in dissoluzione, ch'io già tenevo morto".

[4] Satana, principe della morte, rispose dicendo: "E' proprio lui, Gesù". Udendo questo, l'Infero gli disse: "Per la tua forza e la mia, ti scongiuro di non addurlo qui da me. Io, infatti, quando udii il comando della sua parola tremai, atterrito dalla paura, e i miei ministri furono tutti sconvolti con me. Non abbiamo potuto trattenere lo stesso Lazzaro, ma scuotendosi con tutta l'agilità e la celerità di un'aquila se ne salì, uscendo da noi; la stessa terra che custodiva il corpo morto di Lazzaro lo restituì subito vivo. Di qui io comprendo che quell'uomo che ha potuto fare questo, è un Dio forte nel suo comando, potente tra l'umanità e salvatore del genere umano. Se l'addurrai qui da me, libererà tutti coloro che sono chiusi in questo carcere crudele e legati dalle catene dei peccati, e li condurrà alla vita eterna della sua divinità".

[5, 1] (21) Aprite le porte! E mentre il principe Satana e l'Infero parlavano così tra loro, improvvisamente venne una voce come un tuono e un grido spirituale: "O prìncipi, togliete le vostre porte, alzatevi, porte eterne, ed entrerà il re della gloria". L'Infero, all'udire ciò, disse al principe Satana: "Allontanati da me ed esci fuori dalle mie sedi: se sei un abile combattente, lotta contro il re della gloria. Ma che relazione c'è tra te e lui?".

E l'Infero scacciò Satana fuori delle sue sedi. Ed ai suoi empi ministri, l'Infero disse: "Chiudete le dure porte di bronzo e ponete su di esse le sbarre di ferro, resistete con forza affinché noi che custodiamo la prigione non siamo presi prigionieri".

[2] Ma all'udire queste cose, tutta la moltitudine dei santi, con una voce di rimprovero, disse all'Infero: "Apri le tue porte affinché entri il re della gloria".

E David esclamò dicendo: "Quando ero vivo, in terra, non vi ho forse predetto: Diano gloria al Signore le sue misericordie e i suoi prodigi verso i figli degli uomini poiché ha spezzato le porte di bronzo e infranto le sbarre di ferro? Egli li ha liberati dalla via delle loro iniquità".

E così anche Isaia disse: "Quando ero vivo, in terra, non vi ho forse predetto: S'alzeranno i morti,  risorgeranno quelli che sono nei sepolcri ed esulteranno quelli che sono sulla terra, giacché la rugiada che viene dal Signore è la loro guarigione? Io dissi ancora: Dov'è, o morte, il tuo aculeo? Dov'è, o infero, la tua vittoria?".

[3] Tutti i santi, udendo da Isaia queste cose, dissero all'Infero: "Apri le tue porte. Ora tu sarai vinto, debole e impotente". E risuonò una gran voce, come un tuono, che diceva: "O prìncipi, togliete le vostre porte, alzatevi, porte infernali ed entrerà il re della gloria".

L'Infero, vedendo che avevano gridato così per due volte, quasi non lo sapesse, domandò: "Chi è il re della gloria?". Rispondendo all'Infero, David disse: "Conosco le parole di questo grido, giacché io, per mezzo dello spirito, ho vaticinato le stesse cose. Ed ora ti dico quanto ho già affermato prima: il Signore forte e potente, il Signore potente in battaglia, questi è il re della gloria. Lo stesso Signore guardò dal cielo in terra per udire i gemiti dei prigionieri e liberare i figli di coloro che sono stati uccisi. Ed ora, sporchissimo e puzzolentissimo Infero, apri le tue porte affinché entri il re della gloria".

[4] Mentre David parlava così, in forma umana, sopraggiunse all'Infero il Signore delle maestà: illuminò le tenebre eterne, sciolse i vincoli indissolubili e l'ausilio della sua invincibile potenza visitò noi che sedevamo nelle tenebre profonde dei nostri delitti e nell'ombra di morte dei nostri peccati.

[6, 1] (22) Cristo nella sede dell'Infero e della morte. A questa vista, l'Infero e la morte, e gli empi loro ministri con i crudeli ufficiali, constatando un così grande splendore nel loro regno, allorché videro improvvisamente Cristo nella loro sede, ebbero paura ed esclamarono: "Siamo stati vinti da te!".

Chi sei tu, mandato dal Signore per nostra confusione?

Chi sei tu, che senza essere soggetto alla corruzione, nell'integra testimonianza della tua maestà, condanni con furore il nostro potere?

Chi sei tu, piccolo e grande, umile ed eccelso, soldato e imperatore, lottatore mirabile sotto l'apparenza di servo, morto e vivo, re della gloria, che la croce sostenne ucciso?
Tu che giacesti morto nel sepolcro, sei disceso a noi vivo! Alla tua morte tremò tutto il creato e sono state scosse tutte le stelle. Ed ora ecco che, libero tra i morti, perturbi le nostre legioni.

Chi sei tu che assolvi quanti, legati dal peccato originale, sono tenuti prigionieri, e li restituisci alla primitiva libertà?

Chi sei tu che con la tua splendida luce divina inondi coloro che sono accecati nelle tenebre dei peccati?".

[2] Anche tutte le legioni dei demoni scosse da una identica paura, nel terrore della loro confusione, gridarono ad una sola voce: "Donde vieni tu, Gesù, che sei un uomo così forte e così splendido nella maestà, così eccellente e senza macchia e così immune da peccato? Il mondo terrestre, infatti, che finora ci è sempre stato soggetto e pagava i tributi in nostro favore, non ci ha mai trasmesso un uomo morto di questo genere, mai ha destinato agli inferi doni di questo genere.

Chi sei dunque tu che hai passato i nostri confini così intrepido, che non soltanto non temi i nostri supplizi, ma cerchi pure di liberare tutti dalle nostre catene? Forse tu sei quel Gesù del quale diceva il nostro principe, Satana, che, dopo la tua morte in croce, avresti ricevuto il potere su tutto il mondo".

[3] Allora il re della gloria, calpestando la morte, afferrò il principe Satana e lo consegnò in potere dell'Infero, e attrasse Adamo al suo splendore.

[7, 1] (23) Apostrofe dell'Infero a Satana. Allora l'Infero prese il principe Satana e con molti rimproveri, gli disse: "O principe della perdizione e duce dello sterminio, Beelzebub, irrisione degli angeli e sputo dei giusti, perché hai voluto compiere queste cose? Hai voluto crocifiggere il re della gloria e al suo decesso ci hai promesso un bottino così grande? Insipiente, tu ignoravi quanto facevi. Ecco ormai che questo Gesù, con il fulgore della sua divinità, disperde tutte le tenebre della morte, spezza le salde fondamenta delle carceri, scaccia i prigionieri e scioglie coloro che sono legati. Ci insultano tutti coloro che solevano sospirare sotto i nostri tormenti, alle loro suppliche vengono espugnati i nostri imperi, vinti i nostri regni e nel genere umano non c'è più alcuno che ci rispetti. E acerbamente ci minacciano i morti che mai furono superbi verso di noi, i prigionieri che non riuscirono mai a essere lieti.

[2] O principe Satana, padre di tutti i cattivi, degli empi e dei rinnegati, perché hai voluto agire così? Di coloro che dall'inizio fino ad ora avevano disperato della salvezza e della vita, ora non si ode qui più alcun lamento, non risuona più il loro gemito, né sui loro volti vi è più traccia di lacrime.

O principe Satana, detentore delle chiavi degli inferi, quelle tue ricchezze che avevi acquisite per mezzo dell'albero della prevaricazione e della perdita del paradiso, ora le hai perdute per mezzo dell'albero della croce, ed è perita tutta la tua gioia. Quando tu hai appeso questo Cristo Gesù, re della gloria, hai agito contro di te e contro di me. Ora sperimenterai quanti tormenti eterni e infiniti supplizi dovrai patire sotto la mia custodia sempiterna.

[3] O principe Satana, autore della morte e fonte di ogni superbia, dovevi prima indagare se vi era qualcosa di cattivo in questo Gesù: perché, senza alcun motivo, ingiustamente, hai osato crocifiggere colui nel quale non avevi trovato alcuna colpa, e hai condotto nella nostra regione un uomo innocente e giusto, e hai perduto i colpevoli, gli empi e gli ingiusti di tutto il mondo?".

Satana in luogo dei morti liberati. Mentre l'Infero così parlava al principe Satana, il re della gloria disse all'Infero: "Il principe Satana sarà sotto il tuo potere per tutti i secoli in luogo di Adamo e dei suoi figli, i miei giusti".

[8, 1] (24) I morti liberati. E stendendo la sua mano il Signore disse: "Venite a me, tutti voi, miei santi, che portate la mia immagine e somiglianza. Voi che siete stati dannati a causa dell'albero, del diavolo e della morte, vedete ora il diavolo e la morte dannati a causa dell'albero". Tutti i santi si radunarono subito sotto la mano del Signore.

Presa la mano destra di Adamo, il Signore gli disse: "Pace a te e a tutti i figli tuoi, miei giusti.

Allora Adamo, gettatosi alle ginocchia del Signore, lo pregava con lacrime e a gran voce, dicendo: "Ti esalterò, Signore, poiché mi hai preso, non permettendo che i miei nemici si rallegrassero su di me. Signore Dio, gridai a te e tu mi hai sanato, o Signore: hai estratto dagli inferi l'anima mia, mi hai liberato da coloro che discendono giù nel lago. Salmeggiate al Signore voi tutti suoi santi e lodate la memoria della santità: poiché nella sua indignazione c'è l'ira, ma nella sua volontà c'è la vita".

Così pure tutti i santi di Dio, inginocchiati ai piedi del Signore, dissero all'unisono: "Sei giunto, o redentore del mondo! Come avevi predetto per mezzo della legge e dei tuoi profeti, così hai realmente fatto. Hai redento i vivi per mezzo della tua croce e per mezzo della morte in croce sei disceso da noi a toglierci dagli inferi e dalla morte per mezzo della tua maestà. Signore, come hai posto in cielo il titolo della tua gloria e in terra hai eretto la tua croce come titolo della redenzione, così poni nell'Infero il segno della vittoria della tua croce, affinché più non domini la morte".

[2] Stendendo la sua mano, il Signore fece il segno della croce sopra Adamo e sopra tutti i suoi santi e, tenendo la destra di Adamo, salì dagli inferi seguìto da tutti i santi.

Allora il santo David gridò forte dicendo: "Cantate al Signore un cantico nuovo, poiché ha compiuto cose mirabili. La sua destra portò salvezza per mezzo suo e del suo santo braccio. Il Signore manifestò la sua salvezza, al cospetto delle genti rivelò la sua giustizia".
E tutta la moltitudine dei santi rispose dicendo: "Questa è la gloria di tutti i suoi santi! Amen, alleluia".

[3] Dopo di ciò, Abacuc profeta esclamò dicendo: "Sei venuto per la salvezza del tuo popolo, per liberare i tuoi eletti". E tutti i santi risposero: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Il Signore è Dio, e ci ha illuminato. Amen, alleluia".

Dopo, anche il profeta Michea esclamò dicendo: "Quale Dio è come te, Signore, che tolga le iniquità e rimuova i peccati? Ed ora tu trattieni la tua ira dimostrando così che tu sei spontaneamente misericordioso, ci perdoni e hai misericordia di noi, assolvi tutte le nostre iniquità e hai immerso tutti i nostri peccati nelle profondità del mare, come avevi giurato ai nostri padri negli antichi giorni.

E tutti i santi risposero dicendo: "Questo è il nostro Dio in eterno e nei secoli dei secoli, egli ci reggerà per sempre. Amen, alleluia".
Così parlarono tutti i profeti, riferendo parole sacre dalle loro lodi e anche tutti i santi seguivano il Signore gridando: "Amen, alleluia".

[9, 1] (25) Incontro con Enoc ed Elia. Ed il Signore, tenendo per mano Adamo, lo consegnò all'arcangelo Michele: e tutti i santi seguivano Michele arcangelo che li introdusse nella grazia gloriosa del paradiso. E corsero loro incontro due uomini onusti di giorni. Interrogati dai santi: "Chi siete voi che non eravate morti con noi negli inferi e vi trovate in paradiso con il corpo?", uno di essi rispose e disse loro: "Io sono Enoc e sono stato traslato qui per mezzo della parola del Signore. Questo qui con me è Elia tesbita che è stato assunto con il carro di fuoco. Fino ad ora non abbiamo gustato la morte, siamo invece mantenuti fino all'avvento dell'anticristo per combattere contro di lui con prodigi e segni divini, essere poi uccisi da lui a Gerusalemme ed infine, dopo tre giorni e mezzo, essere nuovamente assunti vivi tra le nubi".

[10, 1] (26) Il buon ladrone e la sua croce. Mentre Enoc ed Elia parlavano con i santi, sopraggiunse un altro uomo dall'aspetto miserabile, portando sulle sue spalle il segno della croce. Alla sua vista tutti i santi gli dissero: "Chi sei tu? Il tuo aspetto infatti è quello di un ladro. E perché porti sulle spalle il segno della croce?". Egli rispose loro e disse: "Avete detto bene! Poiché sono stato un ladro e sulla terra ho fatto ogni genere di mali. Gli Ebrei mi crocifissero con Gesù, vidi le cose mirabili che avvennero nel creato quando Gesù fu crocifisso, credetti che egli era il creatore di tutte le creature e il re onnipotente, e lo supplicai dicendo: Ricordati di me, Signore, quando giungerai nel tuo Regno.

[2] Subito egli accolse la mia supplica e mi disse: "in verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso. Mi diede poi questo segno della croce dicendo: Portalo camminando in paradiso e, qualora l'angelo che custodisce il paradiso non ti permettesse di entrare, mostragli questo segno della croce e digli: mi ha mandato Gesù Cristo, figlio di Dio, che ora è crocifisso. Io feci così e dissi all'angelo che custodisce il paradiso tutte queste cose. Udito ciò da me, egli subito aprì, mi fece entrare e mi pose alla destra del paradiso, dicendo: ecco, aspetta un poco, fino all'ingresso del padre di tutto il genere umano, Adamo, con tutti i suoi figli santi e giusti, dopo il trionfo e la gloria dell'ascensione di Cristo Signore crocifisso".

[3] Udendo tutte queste parole del ladro, tutti i santi patriarchi e profeti dissero a una sola voce: "Benedetto, o Signore onnipotente, padre dei beni eterni e padre delle misericordie, che hai concesso una tale grazia ai tuoi peccatori e li hai introdotti nuovamente nella grazia del paradiso e nei tuoi pingui pascoli: questa è infatti la vera vita spirituale. Amen, amen".

[11, 1] (27) I risorti battezzati nel Giordano. Questi sono i misteri divini e sacri che abbiamo visto e udito noi, Carino e Leucio. Non ci è concesso di narrare gli altri misteri di Dio come ci ha ordinato l'arcangelo Michele, dicendo: "Andate a Gerusalemme dai vostri fratelli e restate in preghiera supplicando e glorificando la risurrezione del Signore Gesù Cristo che vi ha risuscitato con se stesso dalla morte. Non parlerete con alcun uomo ma resterete come muti fino a quando giunga l'ora in cui lo stesso Signore vi permetterà di riferire i misteri della sua divinità".

[2] L'arcangelo Michele ci ha ordinato di andare al di là del Giordano, in un luogo ricco e fertile, dove sono molti che risorsero con noi a testimonianza della risurrezione di Cristo Signore. Poiché, noi che siamo risuscitati dai morti, abbiamo soltanto un permesso di tre giorni per celebrare in Gerusalemme la pasqua del Signore con i nostri parenti vivi in testimonianza della risurrezione di Cristo Signore. Siamo anche stati battezzati nel santo fiume Giordano e ognuno di noi ha ricevuto una stola candida.

[3] Al di là del Giordano. "Tre giorni dopo, celebrata la pasqua del Signore, tutti coloro che erano risorti con noi, sono stati rapiti nelle nubi e portati al di là del Giordano e non sono più stati visti da alcuno. A noi invece è stato detto di perseverare in preghiera nella città di Arimatea.

Questo è quanto il Signore ci ha ordinato di riferire a voi: date a lui lode e ringraziamento, e fate penitenza affinché abbia misericordia di voi. Pace a voi dallo stesso Signore Gesù Cristo, salvatore di tutti noi. Amen".

[4] Quando terminarono di scrivere tutte queste cose in vari rotoli di carta, si alzarono. Carino diede ciò che aveva scritto nelle mani di Anna, di Caifa e di Gamaliel; e Leucio diede quanto aveva scritto nelle mani di Nicodemo e di Giuseppe. E subito si trasfigurarono, diventando straordinariamente diafani e non sono più stati visti. I loro scritti poi sono stati trovati uguali: neppure una sola lettera vi era in più o in meno.

[5] Udendo tutte queste mirabili cose dette da Carino e Leucio, tutti i membri della sinagoga degli Ebrei dissero l'un l'altro: "Tutte queste cose sono state fatte veramente dal Signore, e benedetto sia il Signore nei secoli dei secoli, amen". E in grande fretta uscirono tutti tremanti, pieni di timore, e percuotendosi il petto andarono ognuno a casa propria.

[6] Tutte queste cose dette dagli Ebrei nella loro sinagoga furono subito riferite al preside da Giuseppe e Nicodemo.
Lo stesso Pilato scrisse tutte le cose che dagli Ebrei erano state fatte e dette a proposito di Gesù e annotò tutti i fatti nei pubblici registri del suo pretorio.

[12, 1] (28) Pilato, le autorità ebraiche e le Scritture. Dopo di ciò, Pilato andò nel tempio degli Ebrei, radunò tutti i prìncipi dei sacerdoti, i grammatici, gli scribi, i dottori della legge, ed entrò con essi nel sacrario del tempio; ordinò che fossero chiuse tutte le porte e disse loro: "Abbiamo udito che in questo tempio avete un grande armadio di libri. Vi prego perciò che sia posto davanti a noi". E mentre questo armadio di libri ornato di oro e di gemme preziose veniva portato da quattro ministri, Pilato disse a tutti: "Vi scongiuro per il Dio dei vostri padri, che vi ha ordinato di edificare questo tempio quale luogo del suo sacrario, di non tacermi la verità. Voi sapete tutte le cose che sono scritte nei libri di questo armadio, e ora dite se nelle Scritture avete trovato che questo Gesù, colui che avete crocifisso, è il figlio di Dio che doveva venire per la salvezza del genere umano, ed entro quanti anni doveva venire. Fatemi sapere se l'avete crocifisso coscientemente o incoscientemente".

[2] Così scongiurati, Anna e Caifa ordinarono che uscissero dal sacrario tutti quelli che erano con loro; poi chiusero tutte le porte del tempio e del sacrario, e dissero a Pilato: "Siamo stati scongiurati da te, giudice eccellente, per la costruzione di questo tempio, di stenderti un resoconto veritiero. Dopo che abbiamo crocifisso Gesù, ignorando che fosse il figlio di Dio, e ritenendo che facesse prodigi in virtù di qualche incantesimo, abbiamo tenuto una grande assemblea in questo tempio. E discutendo tra di noi a proposito dei segni delle opere mirabili che aveva fatto Gesù, abbiamo trovato molti testimoni della nostra stirpe che asseriscono di avere visto Gesù, vivo dopo la sua passione e morte penetrare nell'alto dei cieli. Abbiamo visto anche due testimoni che Gesù ha risuscitato dai morti i quali ci annunziarono le molte cose mirabili fatte da Gesù tra i morti, cose che sono state scritte e che sono nelle nostre mani.

[3] Le autorità ebraiche riconoscono Gesù. E' nostra consuetudine che ogni anno, aprendo questo sacro armadio di libri davanti alla nostra assemblea, cerchiamo una testimonianza di Dio. Nel primo libro dei  settanta abbiamo trovato che l'arcangelo Michele ha parlato al terzo figlio del primo uomo, Adamo, di cinquemila e cinquecento anni, dopo i quali sarebbe venuto dai cieli Cristo, il dilettissimo figlio di Dio. Abbiamo considerato anche che forse era il Dio di Israele che disse a Mosè: "Fatti un'arca dell'alleanza della lunghezza di due cubiti e mezzo, della larghezza di un cubito e mezzo e dell'altezza di un cubito e mezzo". In questi cinque cubiti e mezzo abbiamo inteso e conosciuto la formazione dell'arca dell'antica alleanza, giacché entro cinquemila e cinquecento anni doveva venire Gesù Cristo nell'arca del suo corpo e abbiamo riscontrato che egli è lo stesso Dio di Israele, figlio di Dio.

[4] Dopo la sua passione, stupiti dai segni che avvenivano per mezzo suo, noi principi dei sacerdoti abbiamo aperto questa Bibbia e abbiamo indagato tutte le generazioni fino alla generazione di Giuseppe, contando Maria madre di Cristo e della stirpe di David, e abbiamo trovato che, dal tempo in cui Dio fece il cielo e la terra e il primo uomo fino al diluvio vi sono 2212 anni; dal diluvio fino alla erezione della torre vi sono 531 anni; dall'erezione della torre fino ad Abramo vi sono 606 anni; da Abramo fino all'uscita dei figli d'Israele dall'Egitto vi sono 470 anni; e dall'uscita dei figli d'Israele dall'Egitto fino alla costruzione del tempio vi sono 511 anni; dalla costruzione del tempio fino alla sua distruzione vi sono 464 anni; con la Bibbia di Esdra siamo giunti fino a qui; indagando dall'incendio del tempio fino all'avvento di Cristo e alla sua nascita abbiamo trovato che ci sono 636 anni. La somma totale è di 5500 anni, secondo quanto abbiamo trovato scritto nella Bibbia, come aveva predetto Michele arcangelo a Set, terzo figlio di Adamo: dopo 5500 anni sarebbe venuto Cristo, il figlio di Dio.

[5] Finora non l'abbiamo detto ad alcuno affinché non vi fossero dissensi nelle nostre assemblee; ma ora che tu ci hai scongiurati, eccellente giudice, per questo sacro armadio di libri, sulle divine testimonianze, te lo abbiamo manifestato. A nostra volta ti scongiuriamo, per la tua vita e per la tua salute, di non manifestare ad alcuno in Gerusalemme queste parole".

[13, 1] (29) Lettera di Pilato a Claudio imperatore. Udite queste parole di Anna e Caifa, Pilato le ripose tutte tra gli atti del Signore e salvatore, nei pubblici registri del pretorio, e scrisse una lettera a Claudio, re della città di Roma, dicendo:

[2] "Ponzio Pilato a Claudio suo re, salute.
Avvenne or ora che, come io stesso provai, gli Ebrei punissero se stessi e i loro posteri con una crudele condanna. Infatti Dio aveva dato la promessa ai loro padri che avrebbe mandato loro dal cielo il suo santo che giustamente sarebbe stato chiamato loro re, e aveva promesso che questo sarebbe stato mandato in terra per mezzo di una vergine: questo dunque venne nella Giudea mentre io ero preside. E avendo visto che dava luce ai ciechi, mondava i lebbrosi, guariva i paralitici, metteva in fuga i demoni dagli uomini, risuscitava i morti, comandava ai venti camminava a piedi asciutti sulle onde del mare, e faceva molti altri segni miracolosi, tutto il popolo ebraico lo diceva figlio di Dio; ma i prìncipi dei sacerdoti, presi da invidia contro di lui, lo catturarono e me lo consegnarono. Mentendo ed asserendo una cosa per l'altra, dissero che costui era un mago e agiva contro la loro legge.

[3] Io credetti che le cose fossero così e, fattolo flagellare, lo consegnai al loro arbitrio. Essi lo crocifissero, e quando fu sepolto gli posero le guardie. Ma, mentre i miei soldati facevano la guardia, nel terzo giorno, egli risorse.

[4] L'iniquità degli Ebrei però si accanì a tal punto da dare denaro ai miei soldati, dicendo: "Dite che i suoi discepoli hanno rapito il suo corpo". Ma, preso il denaro, non poterono tacere quanto era accaduto: testimoniarono infatti di aver visto che egli era risorto e di avere ricevuto denaro dagli Ebrei.

Ho riferito queste cose affinché, qualora qualcuno mentisca, tu non ritenga giusto credere alle menzogne degli Ebrei".




VANGELO DI NICODEMO  - DISCESA DI GESÙ AGLI INFERI 






II   -   Recensione latina "B" *



[1, 1] (17) ** Adda, Finee ed Egia. Allora rabbi Adda, rabbi Finee e rabbi Egia, i tre uomini che erano venuti dalla Galilea a testimoniare di avere visto Gesù assunto in cielo, si alzarono in mezzo alla moltitudine dei prìncipi degli Ebrei e, davanti ai sacerdoti e leviti convocati al consiglio del Signore, dissero: "Mentre noi venivamo dalla Galilea verso il Giordano, ci si fece incontro una moltitudine di uomini vestiti di bianco, che prima erano morti e tra essi abbiamo visto anche Carino e Leucio. Si avvicinarono a noi, ci baciammo l'un l'altro poiché erano stati nostri cari amici, e li interrogammo: "Diteci, amici e fratelli, come mai quest'anima e questa carne? E chi sono costoro ai quali vi accompagnate? E come avete il corpo voi che una volta siete morti?".

[2] Essi risposero dicendo: "Siamo risorti con Cristo dagli inferi. Egli stesso ci ha risuscitato dai morti. Da questo voi comprendete che le porte della morte e delle tenebre sono state distrutte e le anime dei santi sono state tolte di là e sono salite in cielo con Cristo Signore. A noi infatti dallo stesso Signore è stato ordinato di camminare per un determinato tempo lungo le sponde del Giordano e sui monti, e di non farci vedere da tutti né parlare con tutti, ma solo con coloro ai quali piacerà a lui. Anche ora non avremmo potuto né parlare né apparire a voi, se non ci fosse stato permesso dallo Spirito santo"".

[3] Udendo queste cose, tutta la moltitudine presente al consiglio fu atterrita dal timore e si meravigliava tremando e domandandosi se tutto ciò che testimoniavano questi Galilei fosse realmente avvenuto.

Allora Caifa e Anna dissero al consiglio: "Ora deve farsi chiaro su tutte le cose che costoro hanno manifestato, dalla prima all'ultima. Se si dimostrerà vero che Carino e Leucio sono vivi nel corpo e se noi li potremo contemplare con i nostri occhi, vuol dire che è proprio vero ciò che questi hanno testimoniato: quando li avremo trovati, ci assicureranno su di ogni cosa. Ma se così non avverrà, sappiate che si tratta soltanto di menzogne".

[4] Allora piacque loro di prendere subito la decisione di scegliere uomini idonei, timorati di Dio, che sapevano quando quelli erano morti e conoscevano la tomba ove erano stati sepolti, affinché facessero una diligente ricerca e vedessero se le cose erano veramente come avevano sentito.

Andarono dunque uomini, in numero di quindici, che avevano assistito alla loro morte, erano andati con i loro piedi là ove era stati sepolti e avevano osservato i loro sepolcri. Giunti che furono trovarono i loro sepolcri aperti e così quelli di molti altri, ma non trovarono neppure i segni delle ossa o della loro polvere.
Con tutta fretta ritornarono per riferire quanto avevano veduto.

[5] Turbati da un profondo timore, i membri di tutta la sinagoga dissero l'un l'altro: "Che cosa si può fare?". Anna e Caifa proposero: "Mandiamo là ove abbiamo udito che essi si trovano! Inviamo da loro uomini tra i più nobili affinché li supplichino e scongiurino: forse si degneranno di venire da noi".

Mandarono dunque a loro, Nicodemo, Giuseppe e i tre rabbini galilei che li avevano visti, affinché li pregassero di venire da loro. Questi andarono, percorsero tutta la regione del Giordano e i monti, ma non  trovandoli se ne stavano ritornando.

[6] I risorti discendono dal monte Amalech. Quand'ecco improvvisamente apparire dal monte Amalech una grande moltitudine che scendeva: erano quasi dodicimila uomini risorti con il Signore. Pur riconoscendone molti, non poterono parlare con loro a causa del timore e della apparizione angelica; se ne stavano quindi a guardare e a sentire da lontano quelli che camminavano salmodiando e dicendo: "Il Signore è risorto dai morti, come aveva detto. Esultiamo dunque e rallegriamoci tutti, giacché egli regna in eterno".

Pieni di ammirazione, quelli che erano stati inviati caddero a terra dalla paura; ma un angelo del Signore li sollevò da terra e li avvertì di cercare Carino e Leucio nelle loro case.

[7] Carino e Leucio. Alzatisi, andarono alle loro case e li trovarono in preghiera. Entrati da loro, si prostrarono a salutarli, poi si alzarono e dissero: "Amici di Dio, tutta la moltitudine degli Ebrei ci ha inviati a voi, avendo udito che siete risorti dai morti, per pregarvi e supplicarvi affinché vogliate venire da essi, e possiamo così conoscere tutte le meravigliose opere di Dio accadute vicino a noi, nei nostri giorni". Ad un cenno di Dio, essi subito si alzarono, andarono con loro ed entrarono nella loro sinagoga.

Allora la moltitudine degli Ebrei con i sacerdoti pose tra le loro mani i libri della legge, e li scongiurarono per il Dio Heloi, per il Dio Adonai, per la legge e per i profeti dicendo: "Diteci in che modo siete risorti dai morti e narrate le cose mirabili accadute nei nostri giorni, cose che abbiamo mai udito siano avvenute in alcun tempo. Dalla paura si sono già confuse e disseccate le nostre ossa, e la terra trema sotto i nostri piedi: abbiamo infatti unito tutti i nostri cuori per spargere un sangue giusto e santo".

[8] Carino e Leucio fecero dei segni con le mani affinché fosse dato loro un rotolo di carta e l'inchiostro. Si comportarono così perché lo Spirito santo non aveva loro permesso di parlare con essi.

Dati a ognuno dei fogli di carta, li separarono l'uno dall'altro in camere distinte. Dopo aver fatto con le dita il segno della croce di Cristo, essi principiarono a scrivere ognuno nel suo rotolo; e quand'ebbero finito, quasi all'unisono esclamarono nelle loro camere: "Amen".
Alzatisi, Carino diede il suo foglio a Anna e Leucio a Caifa, poi si salutarono e uscirono ritornandosene ai loro sepolcri.

[9] Allora Anna e Caifa aprirono il rotolo di carta e presero a leggere ognuno per conto proprio. Ma tutto il popolo se l'ebbe a male; tutti gridavano: "Leggeteci questi scritti pubblicamente! Dopo che saranno stati letti li conserveremo affinché questa verità di Dio non sia mutata in una falsità dall'accecamento degli immondi e bugiardi".

Allora Anna e Caifa, tremanti, diedero il rotolo di carta a rabbi Adda, a rabbi Finee e a rabbi Egia che erano venuti dalla Galilea e avevano annunziato che Gesù era stato assunto in cielo: e tutta la moltitudine degli Ebrei confermò loro la sua fiducia affinché leggessero questo scritto. Ed essi lessero il foglio di carta contenente queste cose.

[2, 1] (18) "Io Carino. Signore Gesù Cristo, figlio del Dio vivo, permettimi di parlare delle tue opere meravigliose che hai compiuto agli inferi.

Aprite le porte! Dunque, mentre eravamo agli inferi incatenati nelle tenebre e nell'ombra di morte, improvvisamente risplendette su di noi una grande luce e si scossero l'inferno e le porte della morte. Si udì la voce del figlio del Padre altissimo, come la voce di un tuono, che proclamava, dicendo: "Ritraete, o prìncipi, le vostre porte, alzatevi, porte eterne! Si approssima ad entrare il re della gloria, Cristo".

[2] Venne allora Satana, il duce della morte, fuggendo atterrito mentre diceva ai suoi ministri e agli inferi: "Correte, miei ministri e voi tutti inferi! Chiudete le vostre porte, sistemate le sbarre di ferro, combattete  con forza e perseveranza, affinché non siamo presi e incatenati". Allora, furono scossi tutti i suoi empi ministri e presero a chiudere, con ogni diligenza, le porte della morte, ad accostare poco alla volta le serrature e le sbarre di ferro, a tenere stretti in mano tutti i loro strumenti e a lanciare grida terribili e spaventose.

[3, 1] (19) Colloquio tra Satana e l'Inferno. Allora Satana disse all'Inferno: "Preparati a ricevere colui che ti condurrò". L'Inferno rispose a Satana così: "Questa voce non può essere altro che il grido del figlio del Padre altissimo, giacché al suono hanno tremato la terra e tutti i luoghi dell'infero; penso perciò che io e tutti i miei lacci siamo già aperti. Ma ti scongiuro, Satana, capo di tutti i mali, per le tue e le mie forze, di non introdurlo qui da me, affinché mentre lo vogliamo catturare non siamo da lui catturati. Ed infatti, se solo alla sua voce tutta la mia forza fu così infranta, che pensi che farà quando giungerà di presenza?"

[2] Satana, duce della morte, gli rispose: "Che hai da gridare? Non temere, vecchio e pessimo amico! Io, infatti, ho aizzato contro di lui il popolo ebraico, ordinai che fosse preso a schiaffi e già ho portato a termine il suo tradimento ad opera di un suo discepolo. Inoltre, è un uomo che ha molta paura della morte, e dalla paura disse: La mia anima è triste fino alla morte! L'ho portato fino ad essa, giacché ora pende innalzato sulla croce".

[3] Allora l'Inferno gli disse: "Se egli è colui che con una sola parola ha fatto sfuggire dal mio seno, come un'aquila, Lazzaro morto da quattro giorni, costui non è un uomo nella sua umanità, ma un Dio nella sua maestà. Ti supplico di non addurlo qui da me".

Satana gli rispose: "Comunque preparati, non avere paura! Ormai pende dalla croce, e non posso fare diversamente". Allora l'Inferno rispose a Satana: "Se dunque non puoi fare altro, ecco che si avvicina la tua rovina. Io resterò abbattuto e senza onore, ma tu sarai tormentato sotto il mio dominio".

[4, 1] (20) Adamo e l'albero della misericordia. I santi di Dio udivano la discussione tra Satana e l'Inferno. Sebbene essi non si conoscessero ancora reciprocamente, erano ormai già in procinto di conoscersi.

Ma il nostro santo padre, Adamo, rispose a Satana in questo modo: "Duce della morte, di che cosa hai paura e tremi? Ecco che viene il Signore a distruggere tutte le tue menzogne; tu sarai preso da lui e relegato per sempre".

[2] Allora, tutti i santi udendo come la voce del padre nostro Adamo rispose con fermezza a Satana, furono confermati nella gioia; corsero tutti dal padre Adamo e si radunarono in quel posto attorno a lui. Vedendo tutta quella moltitudine, il padre nostro Adamo prese a osservare accuratamente se tutti erano stati procreati da lui nel mondo. E guardando tutto all'intorno gli astanti, versava lacrime amarissime e volgendosi a suo figlio Set, disse: "Figlio Set, racconta ai santi patriarchi e profeti quanto ti aveva detto il custode del paradiso, allorché ti avevo mandato da lui a prendere dell'olio della misericordia per ungere il mio corpo malato".

[3] Egli, allora, rispose: "Quando, davanti alle porte del paradiso, con le lacrime, ho pregato e supplicato il Signore e chiamai il custode del paradiso affinché mi desse dell'olio, uscì l'arcangelo Michele e mi disse: Set, perché stai piangendo? Sappi bene che tuo padre Adamo non riceverà, ora, di quest'olio della misericordia, ma dopo molte generazioni nel mondo. Il dilettissimo figlio di Dio verrà, infatti, dal cielo nel mondo, sarà battezzato da Giovanni nel fiume Giordano, ed allora tuo padre Adamo riceverà di quest'olio della misericordia e così tutti coloro che credono in lui. E il regno di coloro che credettero in lui resterà nei secoli".

[5, 1] (21) Isaia, Giovanni Battista e David. All'udire queste cose, tutti i santi esultarono nuovamente nella gioia. E uno dei presenti, di nome Isaia, proclamò a gran voce: "Padre Adamo e voi tutti che lo circondate, udite le mie parole. Quand'ero in terra, sotto l'ammaestramento dello Spirito santo, a proposito di questa luce, ho cantato profeticamente: il popolo che sedeva nelle tenebre, vide una gran luce, per gli  abitatori della regione dell'ombra di morte, sorse una luce".

Udita questa voce, il padre Adamo e tutti gli altri si voltarono a lui e gli domandarono: "Tu chi sei? Sono, infatti, vere le cose che dici!". Egli rispose dicendo: "Il mio nome è Isaia".

[2] Apparve allora un altro presso di lui dall'aspetto di eremita. Essi l'interrogarono dicendo: "Chi sei tu che porti sul corpo tali segni?". Egli rispose con fermezza: "Io sono Giovanni Battista, voce e profeta dell'Altissimo. Io ho proceduto davanti alla faccia dello stesso Signore per ridurre in strade pianeggianti i sentieri deserti e tortuosi. Con il mio dito ho indicato ai gerosolimitani l'agnello del Signore e il figlio di Dio, e l'ho glorificato.

L'ho battezzato nel fiume Giordano, e ho udito la voce del Padre che risuona dal cielo proclamando a suo riguardo: Questo è il mio figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto. Da lui io ricevetti la promessa che egli sarebbe disceso agli inferi".

Allora il padre Adamo, all'udire queste cose, gridò a gran voce esclamando: "Alleluia!". Che significa: "Il Signore viene per tutte le case!".

[6, 1] (22) Poi un altro dei presenti, di nome David, che incedeva con le insegne quasi fosse imperatore, proclamò: "Quando ero in terra rivelai al popolo gli arcani della misericordia di Dio e della sua visita e, riferendomi a tutti i secoli, profetizzai le gioie future, dicendo: Diano gloria a Dio le sue misericordie e le sue opere meravigliose per i figli degli uomini, poiché spezzò le porte di bronzo e frantumò le sbarre di ferro".

Allora i santi patriarchi e profeti incominciarono a conoscersi l'un l'altro e a parlare ognuno delle proprie profezie. Il santo Geremia incominciò dunque a ripensare le sue profezie e a dire ai patriarchi e profeti: "Quand'ero in terra ho profetato sul figlio di Dio che apparve sulla terra e si intrattenne con gli uomini".

[2] Tutti i santi esultarono, allora, per la luce del Signore, per la presenza del padre Adamo e per le risposte di tutti i patriarchi e profeti, ed esclamarono: "Alleluia, benedetto colui che viene nel nome del Signore!".

Tanto che al loro grido di gioia Satana ebbe paura e cercò una via di scampo. Ma non gli fu possibile perché l'Inferno e i suoi ministri lo tenevano nell'inferno avvinto e vigilato da ogni parte, e gli dicevano: "Di che hai paura? Noi non ti lasciamo uscire di qua, in alcun modo. Ricevi queste cose, delle quali sei ben degno, da colui contro il quale tu combatterai ogni giorno; in caso contrario, sappi che sarai da lui incatenato e assoggettato alla mia vigilanza".

[7, 1] (23) E risuonò nuovamente la voce del figlio del Padre altissimo, come il fragore di un grande tuono, che diceva: "Togliete, o prìncipi, le vostre porte, alzatevi, o porte eterne, ed entrerà il re della gloria".

Allora Satana e l'Inferno gridarono, dicendo: "Chi è questo re della gloria?". E la voce del Signore rispose loro: "Il Signore forte e potente, il Signore potente in battaglia".

[2] Il buon ladrone e la sua croce. Dopo questa voce venne un uomo, avente l'aspetto di un ladro, che portava una croce sulle spalle e dal di fuori gridava, dicendo: "Apritemi affinché io possa entrare". Satana gli dischiuse un poco la porta introducendolo nell'interno del recinto, e subito la chiuse alle sue spalle. Tutti i santi lo videro splendente, e subito gli domandarono: "Il tuo aspetto è quello di un ladro. Indicaci che cos'è che tu porti sulla schiena". Egli rispose umilmente: "Veramente sono stato un ladro in tutto e per tutto, e gli Ebrei mi appesero a una croce con il mio Signore Gesù Cristo, figlio del Padre altissimo. Io poi sono venuto qui prima di lui: egli stesso viene subito dopo di me".

[3] Allora il santo David, acceso d'ira contro Satana innalzò forte la voce proclamando: "Apri, abiettissimo, le tue porte, affinché entri il re della gloria".

Similmente insorsero contro Satana tutti i santi di Dio e volevano afferrarlo e dividerlo tra loro. Nuovamente si udì gridare dentro: "Togliete, o prìncipi, le vostre porte, alzatevi, o porte eterne, ed entrerà il re della gloria".

A quella voce chiara e distinta l'Inferno e Satana interrogarono nuovamente, dicendo: "Chi è questo re della gloria?". E da quella mirabile voce, fu detto loro: "Il Signore degli eserciti è il re della gloria".

[8, 1] (24) Satana legato. Ed ecco che improvvisamente l'Inferno si scosse, si infransero le porte della morte, si frantumarono le serrature, si spezzarono le sbarre di ferro e caddero a terra, e si aprì ogni cosa. Satana rimase in mezzo confuso e avvilito con i piedi avvinti da un ceppo.

[2] Ed ecco il Signore Gesù Cristo venire nello splendore di una luce eccelsa, mansueto, grande e umile, portando in mano una catena: la avvinse al collo di Satana, gli legò le mani dietro la schiena, lo scaraventò all'indietro nel Tartaro e gli mise il suo santo piede sulla gola, dicendo: "Per tutti i secoli hai fatto tanti mali, non ti sei arrestato in alcun modo. Oggi ti affido al fuoco eterno"

[3] E chiamato immediatamente l'Inferno, gli ordinò: "Prendi questo pessimo e perverso soggetto e tienilo sotto la tua custodia fino al giorno in cui te l'ordinerò io".  Egli lo prese dai piedi del Signore e piombò con lui nel profondo dell'abisso.

[9, 1] (25) Il re della gloria e Adamo ed Eva. Allora il Signore Gesù, salvatore di tutti, mitissimo e pio, salutò benevolmente Adamo e gli disse: "Pace a te, o Adamo, con i tuoi figli, per tutti i secoli dei secoli. Amen". Allora il padre Adamo si prostrò ai piedi del Signore e alzatosi baciò le sue mani e pianse dirottamente testimoniando a tutti e dicendo: "Ecco le mani che mi hanno plasmato!".

Diceva poi al Signore: "Sei giunto, o re della gloria, a liberare gli uomini e ad aggregarli al tuo regno perpetuo!".

Allora la nostra madre Eva, si prostrò allo stesso modo ai piedi del Signore e alzatasi baciò le sue mani, versò copiose lacrime, testimoniando a tutti e dicendo: "Ecco le mani che mi hanno plasmato!".

[2] Allora tutti i santi, adorando lo acclamarono dicendo: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Il Signore Dio ci illuminò. Amen per tutti i secoli. Alleluia nel mondo senza fine: lode, onore, virtù e gloria perché sei venuto dall'alto a visitarci".  E si radunarono sotto le mani del Signore cantando sempre alleluia e godendo insieme della gloria.

[3] Il morso e la croce. Allora il Salvatore esaminò tutto attentamente e diede un morso all'Inferno. Poi con rapidità, ne gettò una parte nel Tartaro e una parte portò seco in alto.

[10, 1] (26) Allora tutti i santi di Dio pregarono il Signore di lasciare presso gli inferi il segno della vittoria, cioè la santa croce, affinché i perversi suoi ministri non riescano a trattenere come colpevole uno che è stato assolto dal Signore.

E così avvenne. Il Signore pose la sua croce in mezzo all'inferno quale segno di vittoria, e vi rimarrà in eterno.

Poi siamo usciti tutti di lì con il Signore, abbandonando nel Tartaro Satana e l'Inferno. A noi e a molti altri fu ordinato di risorgere con il corpo per rendere nel mondo testimonianza della risurrezione del Signore nostro Gesù Cristo e di quanto è avvenuto negli inferi.

[2] Queste, fratelli carissimi, sono le cose che abbiamo visto e che sotto giuramento vi testimoniamo, e testifica con noi colui che per noi è morto e risorto. Giacché, come è stato scritto, così avvenne in tutto e per tutto".

[11, 1] (27) Angoscia e pentimento degli Ebrei. Ma allorché il foglio di carta fu letto interamente tutti coloro che avevano udito caddero bocconi e piangendo amaramente si percuotevano il petto con violenza gridando: "Guai a noi! Perché a noi miseri capitò questo? Fugge Pilato, fugge Anna e Caifa, fuggono i sacerdoti e i leviti e anche il popolo ebraico piangendo ed esclamando: Guai a noi i miseri che abbiamo versato sulla terra un sangue santo!".

[2] Per tre giorni dunque e per tre notti non assaggiarono pane e acqua, né alcuno di loro ritornò nella sinagoga. Il terzo giorno, radunato il consiglio, fu letto il foglio di carta di Leucio: in esso non fu trovata neppure una sillaba in più o in meno di quanto conteneva lo scritto di Carino.

[3] Allora la sinagoga fu commossa, tutti piansero per quaranta giorni e quaranta notti, aspettando da Dio la rovina e la vendetta divina. Ma quel pio e altissimo misericordioso non li distrusse immediatamente, per dar loro un comodo spazio di penitenza.

Queste, fratelli carissimi, sono le testimonianze di Carino e di Leucio su Cristo figlio di Dio e sulle sue sante gesta negli inferi. A lui rendiamo tutti lode e gloria per gli infiniti secoli dei secoli. Amen.




VANGELO DI NICODEMO - INCOMINCIA LA NARRAZIONE DI NICODEMO



Pietro Perugino: Pietà con Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea.




Anonimo - Il Passio o Vangelo di Nicodemo volgarizzato nel buon secolo della lingua e non mai fin qui stampato (II secolo)

Traduzione dal greco di Anonimo (XV secolo)

a cura di Cesare Guasti, Bologna, Romagnoli, 1862.



Incomincia la narrazione di Nicodemo, e la storia della Passione del nostro Signore Iesù Cristo; cioè il Passio di Nicodemo.


Anna e Caiphas, Sabna, Dathan, Alessandro e Siro(1), e li altri Giudei, vennano a Pilato contro a Iesù, et accusandolo di molti mali sermoni, e dicendo: Noi abbiamo trovato costui figliuolo di Giuseppo fabbro, nato di Maria; e dice sè essere figliuolo di Dio, e re: e non solo viola il sabato, ma ancora la nostra paterna legge vuole dissolvere. Dice Pilato: Che sono quelle cose che lui vuole dissolvere? Rispuosono i Giudei: Noi abbiamo la legge di non curare in sabato alcuno; e costui zoppi, sordi, scrignuti, paralitici, ciechi, lebbrosi e indemoniati il sabato ha curati de’ mali atti(2). Disse loro Pilato: In che modo è uomo di cattivi atti? Rispuosono i Giudei: Egli è malefico, e nel principe Belzebù scaccia i demoni, e tutti li sono sottoposti. Rispuose Pilato: Questo non è in ispirito immundo, scacciare i demoni; ma in virtù di Dio. Dissono i Giudei a Pilato: Noi preghiamo la tua grandezza che li comandi che stia qui dinanzi al tuo tribunale, e che ti piaccia udirlo. E chiamato Pilato un messo, li disse: Moderatamente qui conduci Iesù(3). E fuori uscito il cursore e messo, lui cognoscendo, adorò; et il suo mantello in terra distese, dicendo: Signore, sopra di questo va, et in palazzo entra, perchè il preside ti chiama. Vedendo i Giudei quello che fece il corsore, gridorono a Pilato dicendo: Perchè non hai comandato che sotto la voce del banditore a te venga, ma per il cursore? e ’l tuo cursore l’ha in terra adorato, e disseli: Signore, il preside ti chiama. E chiamò Pilato il cursore, e gli disse: Perchè così hai fatto? Il cursore li rispuose: Quando tu mi mandasti in Ierosolima a Alessandro, io lo(4) vidi sedente sopra dello asino, e’ fanciulli delli Ebrei(5) gridavano Osanna, tenendo rami nelle lor mani: alcuni altri distendenti le lor vesti in terra, Salva noi, dicevano, in alto esistente; benedetto il nome del Signore. Gridorono i Giudei, dicendo contro al cursore: I fanciulli ebrei in ebraico parlavano: come intendesti l’ebraice voci, essendo tu greco? Rispuose il cursore: Io domandai uno ebreo, e dissi: Ch’è quello che in ebraico gridano? E lui mi rispuose, e dichiarò il loro sermone. Disse loro Pilato: Come gridavono eglino in ebraico? Rispuose a lui: Osanna. E Pilato disse: Che s’interpetra Osanna? E loro rispuosano: O Signore, salvo mi fa. Disse Pilato: Voi testimoniate le voci le quali i fanciulli dissono; adonche, in che ha peccato il cursore? Disse il preside al cursore: Esci fuori, e in che ordine tu vuoi lo metti dentro.
Et uscito fuori il cursore, come la prima volta fece, dicendo a Iesù: Signore, entra nel palazzo: il preside ti chiama. Et entrato Iesù dinanzi a coloro i quali i segni e stendardi portavano, i capi de’ segni e stendardi per se medesimi si chinorono et adororono Iesù. Vedendo i Giudei i segni de’ segni, e come chinati s’erano i capi delli stendardi et adororno Iesù, molto più gridorno contro a coloro i quali i segni portavano: e Pilato disse a’ Giudei: Voi non laldate(6) come per se medesimi inchinati sono i capi de’ segni e stendardi, et adororono Iesù; ma più gridate a’ signiferi, come se loro li abbino chinati, et abbino adorato. Dicono i Giudei a Pilato: Noi abbiamo veduto in che modo si sono inchinati i signiferi, et hanno adorato Iesù. E chiamando il preside i signiferi, disse loro: Perchè così fatto avete? Rispuosono loro a Pilato: Noi siamo uomini pagani e servi di templi(7): in che modo abbiamo noi adorato lui? certamente i segni noi hanno piegato. Disse Pilato a’ principi della sinagoga, et antiqui della loro plebe: Eleggete voi dodici uomini potenti e forti, e loro tenghino i segni; e veggiamo se da per sè si piegano. Et i loro seniori presono dodici Giudei potenti e forti, sei e sei, e feciono loro tenere i segni; e stettano dinanzi al cospetto del preside. E disse Pilato al cursore: Manda Iesù fuori del pretorio, e di nuovo entro lo metti, con che ordine ti piace. Et uscirno fuori Iesù e ’l cursore: e Pilato chiamò coloro i quali avevano detti segni in mano, e disse loro: Io vi giuro, per la salute di Cesare, che se entrando colui nel palazzo gli stendardi si piegheranno, io vi mozzerò la testa. E comandò Iesù un’altra volta essere entro menato, e fece il corsore come prima, e molto pregò Iesù che andassi sopra le sue vesti: et andò Iesù, e ’ntrò dentro al palazzo; et entrando lui, i segni e stendardi si piegorno per loro medesimi, et adororno Iesù.


E veduto Pilato tal cosa, si levò della sua sedia, e preso da grande paura, pensava quello che dovesse fare. E la donna di Pilato, Procula nominata(8), mandò a dire a Pilato: Tu non hai a fare(9) cosa alcuna con questo uomo giusto: io in questa notte ho per lui molte cose sopportate. Rispuosono(10) i Giudei, e dissono a Pilato: Non t’abbiamo noi detto che gli è malefico? ecco che gli ha mandato il sogno alla tua donna. E Pilato, chiamando Iesù, li disse: Non odi tu quello che costoro contro di te testimonano? e tu niente dì? Iesù rispuose: Se loro non avessino la potestà, non parlerebbono: ma ciascheduno di loro ha la potestà colla sua bocca di parlare il bene et il male; loro lo vedranno. E rispondendo i seniori de’ Giudei, dissono a Iesù: Che vedremo noi? prima, tu se’ nato di fornicazione(11); secondario, la tua generazione in Bethelem fu la morte de’ fanciulli: terzio, il tuo padre e la tua madre fuggirono in Egitto, chè non avevano fede nel popolo nostro. Dissono alcuni altri Giudei quivi astanti: Noi non diciamo, lui essere nato di fornicazione; ma diciamo, che Maria sposata fu a Ioseph, e non è nato di fornicazione. Disse Pilato a’ Giudei i quali dissono, lui essere nato di fornicazione: Questo vostro sermone non è vero, perchè la desponsazione fatta fu, come alcuni de’ vostri dicono. Disse Anna e Caifa a Pilato: Ogni moltitudine dice, lui nato essere di fornicazione, et è fatto malefico: costoro proseliti sono, e sua discepoli. E chiamato Pilato Anna e Caifa, disse loro: Chi sono i proseliti? Rispuosano: Coloro che dissano, Non è nato di fornicazione. Allora dissono Lazar et Asteron et Artonnon et Iacob et Egras et Iuda(12): Noi non siamo nati proseliti, ma siamo figliuoli di Giudei, e parliamo il vero, et al desponsale presenti fumo. E chiamando Pilato dodici uomini, i quali tal cosa detto avevano, disse loro: Io vi scongiuro per la salute di Cesare, che voi mi diciate se voi mi avete detto il vero, che lui non è nato di fornicazione. Loro rispuosono a Pilato: Noi abbiamo legge di non giurare, e finalmente perchè loro giurano per la salute di Cesare che è quanto abbiamo detto, rei siamo di morte(13). Dicano Anna e Caipha a Pilato: A questi dodici credere si debbe, perchè nato non è di fornicazione. Ma è malefico, e dice se medesimo essere figliuolo di Dio, e re; e noi nollo crediamo. E Pilato comandò tutto il popolo uscir fuori senza i dodici uomini i quali dissono, lui non è nato di fornicazione; e comandò Cristo essere separato; e disse loro: Perchè ragione volete voi Cristo occidere? E loro dissono a Pilato: Egli è odiato perchè cura il sabato. Rispuose Pilato: Per le sue buone opere lo vogliono occidere? E loro rispuosono: Così è, signore.

E Pilato infuriato uscì fuori, e disse loro: Testimone ho il sole, perchè nessuna colpa truovo in questo uomo. I Giudei rispuosono e dissono al preside: Se lui non fussi malefico, noi non te lo aremo dato. Rispuose Pilato: Toglietelo voi, e secondo la vostra legge lo giudicate. Dissano i Giudei a Pilato: A noi non è lecito ammazzare alcuno.

E entrato Pilato nel pretorio, chiamò Iesù solo, e disse a lui: Se’ tu re de’ Giudei? Rispondendo Iesù a Pilato, disse: Dì tu questo da te, ovvero altri te l’ha ditto di me? Rispuose Pilato: Sono io giudeo? la tua gente, e’ principi de’ sacerdoti mi t’hanno tradito: ch’hai tu fatto? Iesù rispondendo, disse: Il mio regno non è di questo mondo. Disse Pilato: Adonque se’ tu re? Rispuose Iesù: Tu dì che io sono re. Di nuovo disse Iesù a Pilato: Io in questo sono nato et a questo venuto; et ognuno ch’è da verità, ode la mia voce. Disse Pilato a Iesù: Che cosa è verità? Disse Iesù: La verità è dal cielo. Disse   Pilato: In terra non è verità? Disse Iesù a Pilato: Attendi, i dicenti la verità in terra come sono giudicati da coloro i quali hanno potestà in terra.

Lasciato Pilato il Signore nel pretorio, uscì a’ Giudei, e disse loro: Io non truovo in lui una sola colpa. Dissano i Giudei a Pilato: Costui ha detto: io posso disfare quel tempio, e dopo i tre dì lo redificherò. Disse Pilato: Qual tempio? Dissano i Giudei: Il quale prima edificò Salamone, e finalmente in quaranta sei anni fu fabbricato: e costui dice disfarlo, e in tre dì edificarlo. E di nuovo disse Pilato: Io sono innocente del sangue di questo giusto; voi lo vedrete. Dissano i Giudei: Il sangue suo sopra di noi, e sopra de’ figliuoli nostri. E Pilato chiamati a sè i seniori, e’ sacerdoti, e’ leviti, disse loro secretamente: Non vogliate così fare; accusandolo voi, niente degno di morte truovo in lui, solo della curazione e violazione del  sabato. Dissano i sacerdoti, e’ seniori, e’ leviti a Pilato: Se alcuno bestemmia Cesare, di morte è degno; e costui contro di lui ha bestemmiato(14).

E Pilato comandò a’ Giudei uscir fuori del pretorio; e chiamato Iesù, li disse: Che ti farò io? Disse Iesù a Pilato: Come è dato(15). Disse Pilato: Come è dato? Disse Iesù a Pilato: Moisè e’ Profeti predicorono della mia passione. Udenti i Giudei, dissono a Pilato: Che più che questa bestemmia vuo’ tu udire? Disse Pilato a’ Giudei: Se questo sermone è di bestemmia, toglietelo voi, e menatelo alla sinagoga vostra, e secondo la vostra legge lo giudicate. Dissano i Giudei a Pilato: La legge nostra contiene: se l’uomo contra dell’uomo peccherà, degno è ricevere trenta nove battiture; e chi in Dio bestemmierà, degno è d’essere lapidato. Disse loro Pilato: Se questo sermone è bestemmia, toglietelo voi, e secondo la vostra legge lo giudicate. Dicono i Giudei a Pilato: Noi vogliamo che lui sia crucifisso. Disse Pilato: Non è bene. E guardando Pilato preside nel popolo circunstanti, vidde molti Giudei lacrimanti; e disse loro: Tutta la multitudine non vuole che lui mora. Dissano i seniori a Pilato: Però è venuta tutta la gente e moltitudine acciocchè muoia; perchè disse, sè essere figliuolo di Dio, e re.

Nicodemo, uomo giudeo, stette dinanzi al preside, e disse a lui: Io ti prego, misericordioso preside, lasciami parlare poche parole. Al quale Pilato disse: Parla. Nicodemo disse a’ seniori, sacerdoti e leviti et ogni moltitudine de’ Giudei della sinagoga. Che domandate voi da questo uomo? molti segni fa, e groliosi, quali nessuno ha fatto, nè farà: lasciatelo adonque, e non gli vogliate fare alcuno male. Se lui è da Dio, staranno questi segni; se da li uomini, saranno dissoluti, e mancheranno. Perchè Moisè, mandato di Dio, fece i segni in Egitto, i quali li comandò che facessi Dio dinanzi a Faraone re di Egitto: et era quivi magi, Iannes e Mambres(16); e fecero i segni i quali fece Moisè, ma non tutti, et ebbonli li Egizi come dii: e perchè i segni, quali loro feciano, non erano da Dio, perironno loro. E però ora lasciate questo uomo, perchè non è di morte degno. Rispuosono i Giudei a Nicodemo: Tu se’ fatto suo discepolo, e parli per lui. Rispuose Nicodemo: È egli fatto il preside suo discepolo, il quale per lui ha parlato? Non l’ha Cesare constituto sopra questa dignità? Et erano i Giudei frementi e stridenti sopra Nicodemo, e dicenti a lui: Abbi tu la sua verità, e parte con lui. Disse Nicodemo: Io come dett’avete riceverone.

Un certo altro giudeo, rizzandosi, pregò il preside che parlare lo lasciasse. Disse il preside: Dì quello che tu vuoi dire. Io per trentotto anni stetti nel letto, e caddi in pericolo di morire(17) di dolori: e venendo Iesù, molti indemoniati e da diverse infermità gravati, da lui sono stati liberati; e certi giovani mi portorno nel letto, e condussomi a lui; e vedendomi Iesù, misericordia ebbe di me, e dissemi: sta ritto; toi il tuo letto, e va. E rizza’mi, e andai. Dissano i Giudei a Pilato: Non t’abbiamo noi così detto, che lui in sabato cura, e’ demoni scaccia. Et uno altro giudeo si fece innanzi, e disse: Cieco ero, la voce udivo e nessuno vedevo; e passando Iesù, chiamai con alta voce: abbi misericordia, figliuolo di Davit: e misericordia ebbe di me, e puose le sue mani sopra degli occhi miei; et incontinenti vidi. Et un altro giudeo innanzi si fece, e disse: Lebbroso(18) ero, e liberommi colla parola.

Et una certa donna, chiamata Veronica, disse: Il flusso del sangue dodici anni auto avevo, e toccai le sommità de’ sua vestimenti, e fermossi il flusso del mio sangue. Dissano i Giudei: Noi abbiamo la legge, che le donne non possono venire in testimonio(19). Un altro innanzi si fece, e disse: Io ero lebbroso, e mondommi colla sua parola. Alcuni altri della moltitudine de’ Giudei, e donne, gridorno dicendo: Questo uomo è profeta, ed a lui sottoposti sono i demoni: perchè non sone eglino sottoposti a’ dottori nostri? Dissono a Pilato: Non lo sappiamo. Alcuni altri dissono a Pilato: Lazaro morto, dopo quattro dì risucitò del monumento. Udendo queste cose, et impaurito il preside, disse alla moltitudine de’ Giudei: Perchè volete voi spargervi il sangue innocente?

E chiamati Pilato Nicodemo e i dodici uomini i quali dissano, che lui non è nato di fornicazione, disse loro: Che farò io, perchè è fatta sedizione nel populo? E loro gli rispuosono: Noi nollo sappiamo; loro lo veggano. Di nuovo raunò Pilato tutta la multitudine de’ Giudei, e disse loro: Voi sapete che consuetudine è che ne’ dì dell’azime io vi lasci uno: io ho legato un grande omicida, il quale è nominato Barraba; et in Iesù nessuna cagione di morte truovo: chi volete voi adonque che io vi lasci? Gridorno i Giudei dicendo: Lasciaci Barraba. Rispuose Pilato: Che faremo noi di Iesù, il quale è detto Cristo? Rispuosono tutti: Sia crocifisso. Di nuovo dissano i Giudei: Tu non sei amico di Cesare, se tu lasci costui; perchè lui ha detto, sè essere figliuolo di Dio, e re, se già tu non vuoi costui regnare, e non Cesare. Allora Pilato, di furore ripieno, disse loro: Sempre la vostra gente sediziosa è stata; et a quelli che per voi sono stati, contrari siete stati. Rispuosono i Giudei: Chi sono per noi? Disse Pilato: Il vostro Iddio, il quale vi trasse della dura servitù delli Egizi, e condussevi per il mare d’Egitto come per secca terra, e nel diserto vi cibò di manna(20), e dettevi l’acqua della pietra, e dettevi da bere; e dettevi la legge: e in tutte queste cose è stato da voi offeso E volsevi occidere: ma pregò per voi Moisè, acciocchè voi non morissi; il quale da poi lapidare volesti: et ora a me dite, che io in odio ho il re. E levandosi dal tribunale, volse fuori uscire: et i Giudei gridorno, e dissono a lui: Re Cesare, e non Iesù! i Magi li offerirno i doni come a re; e udendo Erode da’ Magi che nato è re, lo volse occidere: e questo inteso il suo patre Ioseph, portò lui e la madre, e fuggirno in Egitto; e udendo Erode, ammazzò i fanciulli de’ Giudei i quali nati erano in Betelem. Udendo Pilato queste parole, temè; e fatto silenzio nel populo che gridava, disse: Adonque costui è quello il quale Erode cercava. Loro rispuosano: Costui è. E Pilato presa l’aqua, si lavò le mani dinanzi al popolo, dicendo: Io sono innocente del sangue di questo giusto: voi lo vederete. Rispuosano i Giudei dicendo: Il sangue suo sopra di noi, e sopra de’ figliuoli nostri. Allora comandò Pilato che condotto fussi dinanzi al suo tribunale dove sedeva: e con queste parole pronunziò la sentenzia contro a Iesù, dicendo: La tua gente ti ha provato re(21); e però prima comando che tu sia flagellato, secondo li statuti de’ primi principi(22). Di poi comandò, lui essere elevato in croce. Et in quello luogo fu tenuto, e dua iniqui con lui, i nomi de’ quali son questi: Dismas e Giestas.

Uscendo Iesù del pretorio, i dua ladroni con lui venneno al luogo; e spoglioronlo de’ sua vestimenti, e cinsoli uno lensuolo, e una corona di spine puosono sopra il capo suo: similmente insieme con lui crucifissono dua ladroni, Dismas da lato destro, e Giestas dal sinistro. Et Iesù disse: Padre, perdona a costoro, perchè non sanno quello che fanno. E divisano i sua vestimenti: e stettano i popoli, e dileggiavanlo; e’ principi e’ seniori et i loro giudici intra loro medesimi dicevano: Lui ha li altri salvi; ora se medesimo salvi: se lui è figliuolo di Dio, descenda della croce. Et i soldati ancora lo sbeffavano, et andando a lui li offerivano a bere aceto e fiele, dicendo: Se tu se’ re de’ Giudei, libera te medesimo. E Lungino, preso una lancia, aprì il suo costato; e usci del suo lato sangue et aqua. E comandò(23) per sentenzia essere scritto un titolo in lettere ebraiche, greche e latine, secondo che dissano i Giudei: Costui è re de’ Giudei. E uno de’ ladroni, il quale in croce pendeva, Giestas chiamato, disse: Se tu se’ Cristo, libera te e noi. Rispondendo Dismas, lo conturbò(24) dicendo: Non temi tu Iddio, il quale se’ in questo iudicio? noi giustamente, e cose degne a’ nostri fatti riceviamo: ma costui nessuno male ha fatto. E poi conturbato ebbe il suo compagno, disse a Iesù: Ricordati di me nel regno tuo, Signore. E Iesù rispondendo, li disse: Amen ti dico; oggi meco sarai in paradiso.

Et era quasi la sesta ora del dì, e le tenebre fatte furono sopra la  universa terra per in fino nell’ora di nona; et obscurato il sole; e ’l velo del tempio si scisse in dua parti dalla sommità di sopra per infino alla stremità di sotto: et esclamò(25) Iesù con gran voce, dicendo: Hyha, Alach, Jotehe, Fricole; quod interpretatur: In manus tuas commendo spiritum meum(26). E così dicendo, emisse lo spirito. E vedendo il Centurione quello che era fatto, grorificò Iddio dicendo: Questo uomo giusto era! E tutti i popoli circunstanti turbati dallo spettaculo, e considerando le cose le quali eran fatte, battevano i lor petti, e tornavano. Il Centurione referì al preside: grandemente si contristò; e in quello dì non mangiorono e nè bevvano. E convocando Pilato i Giudei, disse loro: Avete voi veduto quello che è fatto? Rispuosono al preside: Fatto è lo eclissi del sole, secondo la consuetudine. E tutti i sua nati(27) stavano al discosto; e le donne le quali da Galilea lui seguitato avevano, vedenti tutte queste cose. Et ecco uno certo uomo per nome Ioseph, abitante la corte, uomo buono e giusto (costui non fu consenziente alla voluntà et atti loro) da Barimattia, città di Galilea; e lui er’ aspettante il regno di Dio. Costui pregò Pilato, e domandò il corpo di Iesù: e levandolo di croce28, lo involtò in un panno mondo, e puoselo nel suo monumento nuovo, nel quale ancora nessuno era stato posto.

Vedendo i Giudei che Iosephe domandato aveva il corpo di Iesù, domandorno(29) lui e quelli dodici uomini i quali dissano, Non è nato di fornicazione, e Nicodemo, e li altri i quali erano stati dinanzi a Pilato, e le sue opere avevano manifestate: et essendosi tutti occultati, solo Nicodemo si dimostrò loro, il quale era principe de’ Giudei, e disse loro: Come siete voi entrati nella sinagoga? E rispuosonli: E tu come entrato se’ nella sinagoga, ch’ eri consenziente a Cristo? la sua parte sia teco nel futurosecolo. Rispuose Nicodemo: Amen, amen, amen. Similmente et Ioseph si dimostrò loro, e disse: Perchè vi siete voi contristati contro di me, perchè ho dimandato il corpo di Iesù? ecco, io l’ho posto nel mio monumento, et hollo involto nel panno mondo, et ho posto la lapide all’uscio della sepultura. Non bene facesti contro di lui, e non ripensasti se lo dovevi crucificcere, ma lo lasciasti. Udendo queste cose i Giudei, incontinenti presono Ioseph, e comandorono fusse guardato dinanzi al dì di sabato per infino a un dì de’sabati(30); e dissongli: Cognosci perchè questa ora non si conviene alcuna cosa fare contro di te, lucendo il sabato: e sappiamo che tu di sepultura non sarai degno; ma noi daremo le carni tua alli uccelli del cielo, e alle bestie della terra. Rispondendo Ioseph, disse: Voi siete simili a Golia superbo, il quale ingiuriò Iddio contro a Divit31. Dio disse per il Profeta: La vendetta a me, e io ritribuirò: disse il Signore. E constretto il quore, Pilato si lavò le mani dinanzi al sole, dicendo: Mondo sono io del sangue di costui; voi lo vedrete: e rispondendo dicesti: Il sangue suo sopra di noi, e sopra de’ figliuoli nostri: et ora temo che qualche volta non venga l’ira di Dio sopra di voi, e sopra de’ figliuoli vostri, come dicesti. Udendo i Giudei queste parole, si esacerborono troppo: e pigliando Ioseph, lo serrorono ’n un luogo nel quale non era finestra; e segnorono i’ luogo di detta stanza sopra la serratura Anna e Caifas, e puosano le guardie: e feciano consiglio co’ sagerdoti e’ leviti di raunarsi tutti dopo il dì del sabato, e pensare di qual morte occidessino Ioseph. E in tal modo si congregorono; e comandorono i principi Anna e Caiphas, che fusse loro presentato Ioseph; e cercando, non trovorno. Udendo queste cose la congregazione, la stanza segnata e con le chiavi serrata, et Ioseph non essere trovato, maravigliandosi, stette stupefatta.

Et ecco uno de’ soldati i quali il sepolcro avevan guardato; et entrando nella sinagoga, disse: Guardando noi il monumento di Iesù, fatto fu un tremuoto, e vedemo l’angiele di Dio revoltare la lapide del monumento, e sedere sopra di esso; et il suo aspetto era come un fulgure, e le sue vesti come neve; e per la paura fatti siamo come morti. E udìmo l’angelo dicente alle donne, le quali al sepolcro erano venute: Io so che voi Iesù domandate; ma lui non è qui; certo lui è resucitato, come predisse: venite e vedete i’ luogo dove fu posto: e presto andate, e dite a’ sua discepoli, che lui è resucitato da’ morti, e precederavvi in Galilea; e quivi lo vedrete: ecco io ve l’ho predetto. E ragunando i Giudei tutti i soldati i quali guardorno il monumento di Iesù, dissono loro: Quali sono quelle donne alle quali ha parlato l’angelo? e perché non le tenesti? Rispuosano i soldati, e dissano: Noi non sappiamo le donne chi si fussino, perché noi fatti fumo come morti per paura dell’angelo: in che modo aremo noi potuto pigliare quelle donne? E dissano i Giudei: Vive il Signore; noi non vi crediamo. Rispondendo i soldati, dissano a’ Giudei: Voi bedesti32 Iesù faciente tante maraviglie, e non credesti: in che modo avete voi a credere a noi? Certo bene avete detto, certo ragionevolmente: vive, esso Signore, il quale voi crocifiggesti. Noi abbiamo udito che Ioseph il quale seppellì il corpo di Iesù, voi lo serrasti ’n una stanza sotto chiave segnata; e aprendo, non lo trovasti. Dateci adonque Ioseph, il quale voi nella stanza serrasti; e noi vi daremo Iesù, il quale abbiamo guardato nel sepolcro. Rispondendo i Giudei, dissano: Ioseph noi diamo; date voi Iesù: Ioseph certo nella sua città in Barimattia è. Rispondendo i soldati, dissano: Se Ioseph in Barimattia è, et Iesù in Galilea è; come udimmo da l’angelo dicente alle donne. Udendo queste cose i Giudei, temerno, dicendo a se medesimi: Acciò che non si odano questi sermoni, et ognuno creda in Iesù; raunata molta pecunia, la dettano a’ soldati, dicendo: Dite che quando dormivi vennano i discepoli di notte, e furorono il corpo suo: e se questo intenderà Pilato preside, noi sadisfaremo per voi, e sicuri vi faremo. Et i soldati(33) riceuti la pecunia, così dissano come i Giudei gli persuasono; e a ognuno si disfammò i’ lor sermone(34).

Ma un certo sacerdote nominato Finee, et Adda precettore, et un levita per nome Aggeo; questi tre vennano da Galilea in Ierusalem, e dissano a’ principi de’ sacerdoti e a(35) tutte le sinagoge: Noi abbiamo veduto Iesù, il quale voi crucificesti, con undici discepoli parlanti, e sedente nel mezzo di loro nel monte Uliveto, e dicente loro: Andando per tutto il mondo, predicate a  ogni persona, battezzando nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo: e chi crederà, e sarà battezzato, sarà salvo. E parlate dette cose, e dette, lo vedemmo salire in cielo. Udendo queste cose i principi de’ sacerdoti, i seniori et i leviti, dissano a que’ tre uomini: Date gloria allo Iddio d’Israelle, e dateli confessione; se vere sono le cose le quali vedute e udite avete. E loro rispondendo dissono: Vive il Signore Iddio de’ padri nostri, Dio di Abramo, Dio di Isach e Dio di Iacob; così come udimmo Iesù parlante co’ discepoli suoi, e vedemmolo saliente in cielo: se noi taciamo, noi abbiamo peccato. Incontinenti rizatosi i principi de’ sacerdoti, tennano la legge del Signore, e scongiurorongli dicendo: Giammai più annuzierete le parole le quali a noi parlate avete di Iesù. E dettano loro molti danari, e mandorono con loro tre uomini che li menassino nella loro regione, acciocchè per nessuno  modo stessino in Ierusalem. E ragunoronsi tutti i Giudei, e intra di sè feciono grande lamentazione, dicendo: Che segno è fatto in Ierusalem? Anna e Caiphas, consolandoli, dissano: Dobbiamo noi credere a’ soldati guardanti il sepolcro, i quali ci dissano: l’angelo ha rivolto la lapida del monumento? forse e sua discepoli queste cose hanno loro detto, et hanno loro dato assai danari, acciò che queste cose dicessino, e via togliessino il corpo di Iesù. Questo sappiate che non è da far credere alli alieni, perchè da noi riceuto hanno copiosa pecunia, e secondo che a loro dire insegnamo, così hanno detto: dovevano eglino a noi tenere la fede, o a’ sua discepoli?
  
E rizzandosi Nicodemo disse: Rettamente parlate, figliuoli di Israelle: voi vedesti tutte le cose le quali parlate hanno quelli tre uomini parlanti e giuranti nella legge del Signore, i quali dissano: noi abbiamo veduto Iesù parlante co’ sua discepoli nel  monte Oliveto, e ’nsegnante le Scritture. Il beato Elia assunto fu in cielo; e domandato Eliseo da’ figliuoli de’ Profeti: dove è ’l padre nostro Elia? disse: elli è assunto in cielo. E dissano a lui i figliuoli de’ Profeti: forse lo Spirito così ha ratto lui, e hallo posto ne’ monti di Israel. Ma eleggiamo uomini con noi; e, cercandolo, forse lo troveremo: e pregorono Eliseo, et andò con loro tre dì, e non lo trovorono. Et ora uditemi, figliuoli di Israel: mandiamo uomini ne’ monti di Israelle, che forse lo Spirito ha ratto Iesù, e forse lo troveremo; e facciamo penitenzia. E piaque a tutto il popolo il consiglio di Nicodemo: e mandorono uomini, e cercando non trovorono Iesù. E tornati dissano: Cercando, non abbiamo trovato Iesù; ma abbiamo trovato Ioseph nella sua città a Barimattia. Udendo queste cose i principi de’ sacerdoti, e tutti i popoli, si allegrorono, e glorificorno Iddio di Israel,
perchè è trovato Ioseph, il quale serrorono nella stanza e nollo trovorno. E faccendo grande congregazione, dissono i principi de’ sacerdoti: Con che ordine possiamo noi condurre a noi Ioseph, e parlare con lui? E tolsono fogli di carta, e scrissano a Ioseph dicendo: «Pace a te, e a tutti quelli che teco sono. Noi sappiamo che noi abbiamo peccato contro di Dio, e contro di te: degnati adonque di venire a’ padri nostri et a’ figliuoli tua, perchè maravigliati ci siamo della tua assunzione: noi sappiamo che noi abbiamo pensato maligno consiglio contro di te; e il Signore ti ha riceuto e hatti liberato dalle nostre mani. Pace a te, Ioseph onorabile da ogni plebe». Et elessono sette uomini amici di Ioseph; e dissano loro: Quando voi perverrete a Ioseph, salutatelo pacificamente, dandogli la pistola. La quale quando letta ebbe Ioseph, disse: Benedetto signore Iddio, il quale liberasti Israel della effusione del sangue mio!  Benedetto Signore, il quale mi difendesti sotto le tue ale! E baciati Ioseph li uomini, li ricevè in casa sua; e l’altro dì montato in sull’asino, andò con loro, e pervenne in Ierusalem. E udendolo tutti li Giudei, li andorono incontro, chiamando e dicendo: Pace nel tuo introito, padre Ioseph. A’ quali Ioseph rispuose: La pace di Dio a ogni popolo. E bacioronlo tutti, e ricevello Nicodemo nella sua casa, e feceli grande onore: e l’altro dì Anna e Caiphas e Nicodemo dissano a Iosephe: Dà confessione allo Dio di Israel, e manifestaci tutte le cose delle quali noi ti addomandiamo, perchè noi ci siamo contristati perchè tu seppellisti il corpo di Iesù; e rinchiudendoti noi nella stanza, non ti trovamo, e grandemente ci maravigliamo, e grande paura ci comprese, per insino che te presente abbiamo riceuto. Adunque dinanzi a Dio ci dì quello che di te è fatto. Rispondendo Ioseph, disse: Quando voi mi rinchiudesti il venerdì a vespro, stando io in orazione il sabato a mezza la notte fu sospesa la casa da quattro angeli(36), e vidi Iesù come un fulgor di luce, e per paura caddi in terra; e tenendo la mia mano, mi baciò, e dissemi: Non temere, Ioseph; guardami, e vedi chi io sono. E guardandolo, e’ dissi: Maestro Elia. E dissemi: Io non sono Elia: io sono Iesù, il corpo del quale tu seppellisti. E dissi a lui: Mostrami il monumento nel quale io ti puosi. E tenendo la mia mano, mi condusse nel luogo dove io lo seppellii, e mostòmi i panni ne’ quali io lo ’nvolsi: e cognobbi che lui è Iesù; e adora’lo, e dissi: Benedetto colui il quale è venuto nel nome del Signore. E tenendo la mia mano, mi condusse in Abarimattia, nella mia casa; e dissemi: Pace a te! per infino a quaranta dì non uscire della tua casa. Io andrò a’ discepoli mia.

Et avendo ogni cosa udito i principi de’ sacerdoti, e li altri sacerdoti e leviti, stupefatti e come morti in terra nelle loro faccie caddono, e gridando a se medesimi, dissano: Che segno è questo, il quale è fatto in Israel? noi sappiamo il padre e la madre di Iesù. Un certo levita disse: Io vidi della sua cognazione tementi Iddio, e con orazioni sempre offerenti nel tempio sacrifici allo Iddio d’Israel. E quando il grande sacerdote Simeone lo ricevè, tenendolo nelle sua mani, disse a lui: Ora lasci il tuo servo secondo la tua parola in pace, perchè veduto hanno i mia occhi il salutare tuo, il quale apparecchiato ha’ dinanzi alla faccia di tutti i popoli, lume a revelazione delle genti, e gloria della tua plebe di Israel. Similmente esso Simeone benedisse la sua madre Maria, e disse a lei: Ecco posto è costui in ruina e in resurrezione di molti in Israel, ed in segno di contradizione: e la tua propria anima passerà il coltello, acciò che si revelino le cogitazioni di molti quori. Allora tutti dissano: Mandiamo a quelli  tre uomini, i quali hanno detti averlo veduto co’ discepoli nel monte Oliveto. E questo fatto, e raunandosi; domandati, rispondendo con una voce dissano: Vive il Signore Iddio d’Israel; perchè abbiamo veduto Gesù manifestamente salire in cielo. Allora Anna e Caiphas separatigli dispersè, li domandorono a solo a solo, che di Iesù, il quale veduto avevano salire, dicessino la verità. Allora Anna e Caiphas dissano: La legge nostra contiene, in bocca di dua o di tre testimoni ogni parola stare. Ma che diremo perchè la sepultura di Moises non si truova, nè ancora si truova la morte di Elia profeta? Ma Gesù fu tradito a Pilato, e flagellato, sputato, di spine coronato, colla lancia percosso, crocifisso nel legno, morto e sepulto, et il corpo suo lo onorevole padre Iosephe e tre uomini testimoniano veduto averlo vivo, et averlo veduto co’ discepoli nel monte Oliveto, e saliente in cielo.

E rizzandosi Iosephe, disse a Anna e Caiphas: Veramente e bene vi maravigliate, perchè veduto è stato Iesù del monte vivo salire in cielo: ma veramente piue dà maraviglia, perchè non solamente è resucitato da’ morti, ma ancora molti altri ha resucitati de’ monumenti, e da molti in Ierusalem è stato veduto. E ora mi udite: Tutti sappiamo il beato Simeone grande sacerdote, il quale ricevè Iesù nella sue mani nel tempio, avere auti dua figliuoli germani; e noi tutti alla loro sepultura presenti fumo: andate adonque, e vedete i loro monumenti; i quali certamente aperti sono, perchè resucitati sono. Ecco e’ sono nella città di Abarimattia, insieme viventi in orazioni; e sono uditi chiamanti, e con nessuno parlanti, e stanno come morti cheti. Ma venite; andiamo a loro con ogni moderazione, perduciamoli a noi; e scongiurati, forse con noi parleranno del misterio della resurrezione di Iesù. Udendo queste cose, tutti si  allegrorono: et andando Anna, Caiphas, Nicodemo, Iosephe, Gamaliel, non li trovorono ne’ loro sepolcri; ma andando nella città di Abarimattia, quivi gli trovorono in orazioni incinocchiati; e baciandogli con ogni venerazione e paura, gli condussano in Ierusalem nella sinagoga; e chiuse le porte, togliendo la legge del Signore, la puosono nelle mani loro, e scongiurandoli per lo Iddio Adonai e lo Dio d’Israel, il quale per la legge e pe’ Profeti ha parlato a’ padri nostri; se lui essere credete il quale voi da’ morti ha sucitati; diteci in che modo da’ morti siete risucitati. Questa scongiurazione udendo Carino e Lenzio, tremorono col corpo, e conturbati piansano col quore; et insieme in cielo guardanti, feciano il segno della croce co’ loro diti sopra le loro lingue, et incontinente insieme parlorono, dicendo: Dateci uno quaderno di carta per uno, acciò che noi scriviamo le cose le quali abbiamo veduto e udito. E dèttoli loro. E sedendo scrissono, dicendo: Iesù Cristo, signore Iddio, resurrezione de’ morti e vita, permettici parlare i misteri della morte e croce tua. Tu comandasti a’ tua servi, a nessuno referire i divini misteri della tua maiestà, i quali nello inferno facesti: noi adonque essendo con tutti i Padri posti nella caligine delle tenebre, subito fatto fu il colore del sole aureo, e di colore di purpura reale, sopra di noi illustranti; e incontinenti il padre di tutta la umana generazione, Adam, con tutti i Patriarchi e Profeti, esultorono dicendo: Questa luce è l’aurore del sempiterno lume, il quale ci promisse mandarci il suo coeterno lume. E gridò Isaia, e disse: Costui è luce del Padre, figliuolo di Dio, come predissi, et essendo in terra vivo: Terra Zebulon e terra Netalin di là dal Giordano marittima, il popolo il quale sedeva nelle tenebre della morte, vide la luce grande: e quelli i quali sono nella regione dell’ombra della morte, la luce splenderà sopra di loro. Et ora è venuta e ha dato luce a noi sedenti nella morte; et acciò che tutti ci allegriamo nel lume il quale ci ha inluminati. Sopravvenne il nostro padre Simeone, et allegrandosi, a tutti disse: Glorificate il signore Iesù Cristo figliuolo di Dio, perchè io lo ricevetti bambino nel tempio, e, mosso dallo Spirito Santo, dissi: Ora hanno veduto i mia occhi il tuo salutare, Signore, il quale tu preparasti nel cospetto di tutti i popoli; lume a revelazione delle genti, e gloria della tua plebe d’Israel. Queste cose udendo la multitudine de’ Santi, più si allegrò: e dopo queste cose sopravvenne uno eremito; e domandato, Chi se’ tu; rispondendo, disse: Io sono Giovanni, voce e profeta dello Altissimo; il quale certo andai innanzi alla faccia del Signore a parare la sua via; a dare la scienzia della salute alla sua blebe(37), in remissione de’ loro peccati. E vedendolo venire a me, compulso dallo Spinto Santo, dissi: Ecco l’Agniel di Dio, ecco colui il quale toe i peccati del mondo. E battezza’lo nel fiume Giordano: e vidi lo Spirito Santo, descendente in spezie di colomba; e udii la voce del cielo dicente: Costui è ’l mio figliuolo diletto, nel quale mi sono bene compiaciuto. E ora andato sono innanzi alla sua faccia, e sono desceso a annunziarvi, perchè lui è in prossimo a visitarci; lui nascente figliuolo di Dio, dall’alto viene a’ sedenti nelle tenebre et ombra della morte.

Et udendo il primo uomo Adam padre nostro nel Giordano (38), gridando al suo figliuolo Seth, disse: Narra, figliuolo mio, a’ tuo’ figliuoli Patriarchi e Profeti tutte le cose le quali da Michele arcangelo udisti, quando ti manda’ alle porte del paradiso, acciò che tu pregassi il Signore che mandasse l’angel suo, e desseti l’olio dell’albero della misericordia, acciò che ungessi il corpo mio, quando fussi infermo. Allora Seth appropinquandosi a’ santi Patriarchi e Profeti, disse: Io Seth pregando il Signore alle porti del paradiso, ecco l’angelo del Signore, Michele, mi apparve dicendo: Io sono mandato a te dal Signore; io sono costituto sopra il corpo umano: a te dico, Seth; non ti volere affatigare con lagrime pregando per l’olio del legno della misericordia, acciocchè tu unga il padre tuo Adam pel dolore del corpo suo, perchè in nessuno modo ricevere lo potrai, se none nell’utimi dì de’ tempi, quando saranno finiti tremila novecento cinquanta dua anni. (Secondo la ebraica verità, dal principio del mondo per infino alla incarnazione di Cristo, sono anni tremila novecento cinquantadua: secondo i Settanta, sono cinquemilia cinquecento (39). In quel tempo lo amantissimo figliuolo di Dio verrà in terra a risucitare il corpo di Adam, et a insieme risucitare i corpi de’ morti; e lui venendo, battezzato sarà nell’aqua del Giordano: e quando tornato sarà dall’aqua del Giordano, allora con l’olio della sua misericordia ungerà tutti coloro i quali in lui crederanno; e sarà quello olio della misericordia in regenerazione di coloro i quali rinascere debbono di aqua e Spirito in vita eterna. Allora discendendo allo inferno (40) lo amantissimo figliuolo di Dio Cristo, introdurrà il tuo padre Adam della misericordia (41). Udendo queste cose da Seth, tutti i Patriarchi e’ Profeti esultorono e fecieno grande letizia.

Et esultanti tutti i Santi, ecco Satanasso, principe e duce della morte, disse allo Inferno (42): Preparati ricevere Iesù, il quale si è gloriato essere figliuolo di Dio, et è uomo temente la morte, e dicente: Maninconosa è l’anima mia per infino alla morte: lui è quello il quale avversario è stato a me, malfaccente; e molti ha sanati, i quali io ciechi, zoppi, curvi e lebbrosi avevo fatti e vessati. Rispondendo lo Inferno, disse a Satanasso principe: Chi è questo potente (43), conciosia cosa che sia uomo temente la morte? Tutte le podestà della terra subiette sono alla mia potestà, i quali (44) a me ho sottoposti colla tua potenzia. Se adonque tu se’ potente, quale è quello uomo Iesù, il quale, temente la morte, alla tua potenzia è avversante? se tale uomo potente è nella umanità, veramente tuo, onnipotente è nella divinità; et alla sua potenzia nessuno può resistere: e quando dice che teme morte, ti vuole pigliare, e vuole farti in eterno perire. Rispondendo al principe dello inferno, Setanasso disse: Che dubiti tu? e temi ricevere Iesù tuo e mio avversario? io lo tentai, e quello antico popolo iudaico ho escitato a invidia e ira contro di lui, e le lancie auzzai a persecuzione di lui, e fiele e aceto mescolai in sua bevanda, e il legno preparai per crucifiggerlo, et in prossimo è la morte sua, che (45) conducilo a te, subietto a te e me. Respondendo lo Inferno, disse: Tu mi dì che lui è quello il quale da me ha i morti estratti? Molti sono  i quali da me qui detenti sono, i quali lungo tempo in terra vissono, e da me morte ricevano; e non per loro potenzia, ma per divini preghi l’onnipotente Iddio da me gli ritrasse (46).


NOTE



1      - Il Testo ha dieci nomi; e in vece di Sabna e Datan legge Summas e Datam.
2      - Il Testo, de malis actibus; cioè, con arti diaboliche, essendo malefico, come dice appresso: e in San Giovanni, XVIII, 30, κακοποιός.
3      - Il Testo, Qua ratione adducetur Christus?
4      - Cioè, Gesù. Alessandro era uno del sinedrio. V. Atti degli Apostoli, IV, 6; Giuseppe ebreo, De bello lud. II, 25, e Antiq., XX, 3.
5      - Il pueri Hebraeorum del Testo vale, io credo, Ebrei.
6      - Non laudatis quod ex se, curvata sunt capita signorum, et adoraverunt Iesum: sed quomodo clamatis ad signiferos etc.?
7      - Salta 
↑ Cioè, pagani, che adoriamo gli Dei.
8      - Il Testo, procul posita: ma alcuni testi dovevano far un nome proprio di procul, perchè vi hanno scrittori che, sulla fede del Passio greco di Nicodemo, chiamano Πρόκλαν la donna di Pilato.
9      - Cioè, non t’impacciare ec.; conforme a quello che si legge in S. Matteo, XXVII, 19.
10  - Il Codice ha rispuose.
11  - Non consta per verun sacro o profano scrittore, che nè a Gesù nè agli Apostoli venisse mai obiettata dai Giudei quest’empia calunnia.
12  - SalDodici nomi ha il Testo; e anche questi vi si leggono diversamente.
13  - SalIl Testo: Legem habemus non iurare, quia peccatum est: ipsi iurent per salutem Caesaris, quoniam non est sicut diximus, et rei sumus mortis.
14  - Per salutem Caesaris, si quis blasphemaverit, dignus est morte: hic autem adversus Dominum blasphemavit. Cosi il Testo; conforme al Levitico, XXIV, 16.
15  - Il Testo, sicut dictum est.
16  - Prendo dal Testo questi due nomi: il Codice, Magi curanti.
17  - La parola morire è supplita: il Testo qui si allarga un poco più.
18  - Lebbroso è supplito. Ma poco dopo torna di nuovo a parlare il Lebbroso; mentre nel Testo è solamente a questo luogo.
19  - Qui altri Giudei vengono a ricordare altri miracoli del Salvatore, secondo il Testo, ch’è piú copioso.
20  - Il Testo aggiunge, et carne coturnicum.
21  - Il senso, secondo il Testo, è: La tua gente ha provato, che tu se’ da punire come quello che ti fai re.
22  - Cioè, de’ Romani, che a’ condannati per sedizione volevano data la morte di croce, dopo la flagellazione.
23  - S’intende, Pilato.
24  - Il Testo, increpavit.
25  - Il Codice, esclamato. E il Testo è un po’ più diffuso.
26  - Il Testo: Hely, Hely, lama zabathani; quod est interpretatum: Deus meus, Deus meus, ut quid dereliquisti me? Et post haec dicit Iesus: Pater, in manus tuas etc.
27  - Il Testo, omnes noti eius.
28  - Qui il Testo introduce anche Nicodemo, ed è alquanto diverso dal volgarizzamento.
29  - Intendi, cercarono per far loro male.
30   - SalC
31  - Davit.
32  - SalCioè, vedesti, per lo scambio del v in b.
33  - Il Testo, accipientes.
34  - Il Testo: et diffamatus est omnibus sermo illorum.
35  - Non ha il Codice e a.
36  - Forse, angoli.
37  - Per plebe; come brivilegio per privilegio.
38  - Manca, quia in Iordane baptizatus est Iesus.
39  - Ho posto fra parentesi questa glossa del volgarizzatore: il Testo dice 5500, invece di 3952.
40  - Meglio, parmi, il volgarizzamento che il Testo, ove si legge descendens in terras.
41  - Manca in paradisum ad arborem misericordiae.
42  - Il Testo: Satan.... dixit ad Principem inferorum.
43  - Il Codice non dà buona lezione, ponendo dice in luogo di chi è; conforme al Testo: Quis est iste etc.?
44  - Cioè, tutte le potestà: il Testo, potentes.
45  - Manca nei Codice il che.


Qui il Codice rimane in tronco. Seguita nel Testo il dialogo infernale, che termina con la venuta del Salvatore risorto, al quale vanno dietro i Santi del Limbo. Ripiglia poi la narrazione di quello che dopo la morte di Gesù fecero i Giudei nella Sinagoga, e che Giuseppe e Nicodemo riferirono a Pilato; il quale posuit omnia verba in codicibus praetorii sui publicis. Finalmente Pilato va al tempio, e fattisi portare i libri di Mosè e de’ Profeti, domanda a’ principi de’ sacerdoti, agli scribi e ai dottori, se nelle Scritture fosse notizia di quel Gesù che avevano voluto crocifiggere. Alla quale domanda, fatti prima uscir tutti dal sacrario e serrate le porte, rispondono Anna e Caifas, che, lette bene le Scritture, e fatti i computi degli anni, si doveva tenere per fermo, quod Iesus quem crucifiximus, Iesus Christus Dei filius est, verus et omnipotens Deus.




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