martedì 21 novembre 2017

BRUNO LONATI: IL PARTIGIANO CHE UCCISE MUSSOLINI


Bruno Giovanni Lonati, born June 3 1921,  died November 13 2015


Secondo la sua ricostruzione fu lui a sparare al Duce il 28 aprile 1945 nell’ambito di una missione voluta dal governo inglese. Le sue dichiarazioni smentirono la versione ufficiale data dal Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia

IL 12 novembre 2015 moriva Bruno Giovanni Lonati, il partigiano che nel 1994 si assunse la responsabilità della  uccisione di Mussolini, smentendo la versione ufficiale del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. Lonati, aveva 94 anni, e si è spento domenica nella sua casa di Brescia, dove si era ritirato dopo la pensione, e i funerali si sono tenuti lunedì 16 novembre 2017 mattina nella chiesa bresciana di Sant’Angela Merici.

Noto durante la Resistenza con il nome di “Giacomo“, l’uomo era a capo della 101esima Brigata Garibaldi, nonché comandante di una divisione partigiana attiva a Milano. La sua confessione su quello che successe il 28 aprile 1945, poco dopo le ore 11, in una stradina a Bonzanigo di Mezzegra, sul lago di Como, fece il giro del mondo, e da ormai da 21 anni, alimenta la tesi che Benito Mussolini sia stato in realtà ucciso nell’ambito di una missione segreta voluta dagli inglesi e diretta dall’agente segreto John Maccaroni, detto “il capitano John”, ufficiale dello Special Operations Executive.

Nel 1994, Lonati pubblicò il suo racconto dei fatti nel libro “Quel 28 aprile. Mussolini e Claretta: la verità” (Mursia editore). Secondo la ricostruzione dell’ex partigiano, il giorno precedente l’omicidio del Duce, Lonati fu contattato dal capitano John e informato, insieme ad altri tre partigiani, della missione. L’obiettivo dell’operazione era far sparire il così detto “carteggio Churchill – Mussolini“: una raccolta delle lettere scambiate tra il Duce e il Primo Ministro britannico durante la seconda guerra mondiale.

Secondo la dichiarazione ufficiale, definita “versione storica”, Mussolini fu brutalmente ucciso dal comandante partigiano Walter Audisio, detto Colonnello Valerio.
Lonati era nato a Legnano il 3 giugno 1921 e dopo l’esperienza partigiana in Valle Olona prima e a Milano poi, si era trasferito a Torino nel 1958, dove aveva ricoperto incarichi dirigenziali alla Fiat. Dopo il 1980 ha diretto a Bari un’importante società metalmeccanica ed è stato consulente industriale. Oltre al libro sulla vicenda Mussolini, ne ha scritti diversi di carattere tecnico.

Fonte: da il fatto quotidiano  del 16 novembre 2016




MUSSOLINI, ULTIMO ATTO - IL MISTERO DEL PARTIGIANO CHE UCCISE IL DUCE - DIETRO LONATI, I SERVIZI INGLESI: L’OBIETTIVO (FALLITO) ERA RECUPERARE E FAR SPARIRE IL CARTEGGIO TRA MUSSOLINI E CHURCHILL CHE SOSTENNE IL FASCISMO NEI PRIMI ANNI DEL REGIME





Bruno Lonati, il partigiano “Giacomo”, che dopo aver demolito la ricostruzione ufficiale del colonnello “Valerio”, Walter Audisio, confessò di essere stato il vero assassino di Mussolini - Vera o falsa che sia questa versione confermerebbe il continuo tentativo della Corona inglese di ingerire nella politica italiana, anche nei momenti più tragici... -

Simone Paliaga per “Libero Quotidiano”

La fitta trama di misteri che costella la storia italiana perde un altro dei testimoni che forse avrebbe potuto rischiarare almeno uno di questi buchi neri. E forse l' ha fatto. È morto alcuni giorni fa, (13 novembre 2015) ma il lancio dell' Adnkronos è solo di ieri, all' età di novantaquattro anni il partigiano Bruno Giovanni Lonati, nome di battaglia «Giacomo».

Al tempo della guerra civile del 1943-1945 egli era commissario politico della 101° Brigata Garibaldi e anche comandante di una divisione partigiana operante nel Milanese negli ultimi giorni del conflitto. Ma il suo non è certo uno dei nomi più noti anche se il mistero in cui si trova coinvolto è tra quelli che hanno fatto scorrere più fiumi d' inchiostro: la morte di Benito Mussolini e Claretta Petacci.

Già nel 1984 Roberto Gervaso nella biografia Claretta fa trapelare la versione dei fatti di Lonati fino allora sconosciuta. Secondo questa nuova versione sarebbe stato proprio «Giacomo» a premere il grilletto per porre fine alla vite del duce e della sua compagna. La questione però non termina così.


Viene ripresa, approfondita da ulteriori dettagli, in un libro dello stesso Lonati, Quel 28 aprile. Mussolini e Claretta la verità pubblicato da Mursia nel 1994 e ancora oggi disponibile. Ne emerge una versione dei fatti della fine del capo del fascismo ben diversa da quella ufficiale e che lo stesso Renzo De Felice, il maggiore storico di quel periodo, non aveva esitato a definire semplice vulgata.

La versione proposta da Lonati demolisce il resoconto ufficiale di Walter Audisio, il colonello Valerio, e dei suoi compagni Michele Moretti e Aldo Lampredi che molti dubbi lasciava aperti benché fosse stato accolto favorevolmente dalla storiografia. Lonati invece spodesta Audisio da podio e si promuove protagonista della vicenda. Sostiene di essere stato contattato, il giorno precedente alla morte del duce, dal Capitano John del SOE, il servizio di informazioni britannico agli ordini diretti del generale Harold Alexander.

L' agente inglese di origini italiane, specializzato in azioni coperte sul territorio italiano e soprattutto nel rifornimento delle bande partigiane, gli avrebbe chiesto di radunare alla svelta altri partigiani per compiere un' importante missione che doveva rimanere segreta. E Lonati in breve tempo, senza pensare di coinvolgere il CLN, raccoglie intorno a sé Bruno, Gino e Lino (di cui non conosciamo le generalità) e insieme si preparano a eseguire gli ordini dell'ufficiale inglese.

Nel pomeriggio dello stesso giorno il gruppo al comando del Capitano John si muove alla volta di Brunate, nei pressi di Como, dove un informatore chiamato Franco, ma il cui nome reale rimane avvolto nell' oscurità, li informa che Mussolini era stato catturato e si trovava rinchiuso in una abitazione tra Bonzanigo e Mezzegra.

Appena giunti alla casa dei De Maria il gruppo disarma i partigiani di guardia alla casa e fa irruzione nell' abitazione dove era imprigionato il Duce. Dal racconto di Lonati veniamo a sapere che la preoccupazione principale dell'azione era politica.

  

Si trattava di recuperare il celebre carteggio tra il capo del fascismo e Winston Churchill, il primo ministro inglese che nei primi anni di regime aveva più volte sostenuto apertamente il fascismo. Sembra però che al momento della perquisizione il celebre scambio epistolare non sia venuto alla luce e che Mussolini stesso abbia confessato che gli era stato sottratto a Dongo, al momento della cattura. Deluso dall' insuccesso il gruppo capitanato dal fantomatico John abbandona la casa con i due prigionieri.

Mussolini con un cappotto sulle spalle e Claretta Petacci con addosso una pelliccia percorrono i duecento metri che li separano dalla stradina dinanzi all' abitazione per fermarsi a un crocevia con un viottolo dove, con una scusa, vengono spinti contro una specie di recinzione a rete ignari forse che da lì a qualche istante sarebbero stati assassinati. A farlo, su ordine del capitano John, sarebbe stato proprio il nostro Lonati.

L' obiettivo di questa doppia esecuzione era quello di eliminare i testimoni, secondo il partigiano bresciano, di quella pericolosa liaison che si è intessuta tra Roma e Londra per lunga parte del Ventennio.

Vera o falsa che sia, questa ulteriore versione aggiunge un altro tassello nella ricostruzione dei fatti della nostra storia e soprattutto confermerebbe il continuo tentativo della Corona inglese di ingerire nella politica italiana, anche nei momenti più tragici. E confermerebbe la sua premura nel nascondere le tracce del proprio operato.

Fonte: da DagoSpia del 17 novembre 2015




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