mercoledì 20 dicembre 2017

IL DIABETE E IL LEGUMI




Studio sull’influenza dei legumi nella dieta dei diabetici  di tipo 2

Le diverse varietà di Phaseolus vulgaris, come i fagioli borlotti, i fagioli neri e quelli rosso scuro, combinate con riso, sono un cibo tipico in molte zone del mondo, soprattutto nei Carabi, in America Latina, in Medio Oriente e nel Mediterraneo. Studi epidemiologici dimostrano che esiste una relazione tra l’aumento del consumo di fagioli e la diminuzione di tassi di prevalenza di malattie croniche, incluso il diabete di tipo 2.

Negli Stati Uniti, i Centri per il Controllo delle Malattie calcolano che 25,8 milioni di persone, ossia circa l’8% della popolazione, soffrono di diabete di tipo 2 mellito. Detta percentuale è superiore nei Latini (11,8%), e negli Afro-Americani (12,6).

I cambiamenti nell’alimentazione e nello stile di vita, sono il primo passo che raccomandano le principali autorità sanitarie come intervento per la prevenzione e il controllo del diabete di tipo 2. Nonostante i noti benefici di questi due fattori, generalmente si trascurano le raccomandazioni sul cambiamento d’alimentazione. Di fatto, la difficoltà dei diabetici ad adattarsi alle indicazioni dietetiche, è una delle preoccupazioni frequentemente riportate, soprattutto per quanto riguarda le popolazioni di Latini e degli Afro-Americani con diabete di tipo 2.

I fagioli sono alimenti funzionali con pochi grassi e alto contenuto in fibra, proteine vegetali, acido folico, ferro, magnesio, zinco, acidi grassi omega-3 e antiossidanti. Inoltre, contengono fitato e composti fenolici che possono funzionare in modo simile al glucosidasi α o all’inibitore contenuto nei farmaci per il diabete di tipo 2 σ-amilase come l’agente ipoglicemico acarbose.

I fagioli hanno un indice glicemico (IG) basso e ciò significa che producono un aumento relativamente basso di glucosio nel sangue dopo il pasto. Al contrario, i prodotti con un alto IG come il riso a grano lungo, possono produrre un aumento glicemico post-pasto che danneggia tessuti vascolari e altri organi. Il consumo regolare di riso è stato associato ad un maggiore rischio di contrarre il diabete di tipo 2.  Esistono pochi studi sugli effetti dei fagioli sulla risposta glicemica all’interno dei pasti tradizionali o combinati con altri alimenti.

Un alto indice di glucosio nel sangue rappresenta un rilevante fattore di rischio per il sistema cardiovascolare. Queste conclusioni hanno implicazioni importanti per la riduzione del rischio di diverse malattie croniche, a parte del diabete di tipo 2. Se si enfatizza l’introduzione continuata dei fagioli, culturalmente familiari, nelle diete terapeutiche di persone con diabete di tipo 2, è possibile ridurre la variabilità glicemica postprandiale, mantenere la salute vascolare, migliorare l’adesione alla dieta e, come conseguenza, la qualità della vita, in particolare degli immigranti e delle minoranze.

METODI

La popolazione della ricerca

Si scelsero adulti tra i 35 e i 70 anni, con diabete di tipo 2 trattato con metformina o con dieta/attività fisica e si sottoposero ad una prova casualizzata ad incrocio 4x 4. Si esclusero le persone trattate con insulina o con qualsiasi altro farmaco per diabetici per minimizzare una potenziale confusione con i molteplici farmaci ipoglicemici con varie modalità d’azione. A tutti i partecipanti, era stato diagnosticato un diabete di tipo 2 almeno sei mesi prima dell’inizio della ricerca. Furono reclutati per questo studio 28 individui, de quali 21 lo completarono con successo. Quattro partecipanti furono esclusi dall’analisi finale. Si analizzarono i dati di 17 persone (9 uomini e 8 donne) tra i 38 e i 70 anni. Di queste, 14 assumevano metformina per controllare il proprio diabete di tipo 2, mentre le atre tre utilizzavano la dieta e l’attività fisica.

Disegno della ricerca

In questo studio randomizzato ad incrocio 4 x 4, ai partecipanti si somministrarono quattro pasti differenti, ognuno durante una settimana.

Nel momento in cui acconsentirono a partecipare allo studio, i soggetti scelsero anche un determinato cibo preparato congelato. Consumarono questo stesso cibo congelato in ognuno dei quattro pasti serali usati come pretest, alla stessa ora tute le sere, con il fine di ridurre ogni variazione nella risposta glicemica mattutina dovuta all’“Effetto del Secondo Pasto”. Ai partecipanti fu richiesto anche che, in questo periodo di tempo, evitassero di assumere alcol, tè e caffeina, completassero giornalmente la dieta e realizzassero qualche attività fisica oltre a quella abituale.

La sera, dopo aver ingerito il cibo preparato, i partecipanti bevevano solo acqua fino al momento in cui raggiungevano il posto dove si svolgeva lo studio, 12 ore più tardi. Quando arrivavano sul posto della prova, dovevano compilare una scheda che un nutrizionista controllava per assicurarsi che la dieta era stata seguita. In seguito, i soggetti erano pesati e sottoposti al prelievo di un campione di sangue capillare.

In seguito consumavano uno dei quattro possibili pasti consistenti in riso bianco e fagioli, durante 5- 10 minuti.

La concentrazione di glucosio nel sangue era analizzata immediatamente dopo (base di rilevamento) e dopo 30, 60, 90, 120, 150 e 180 minuti dal trattamento.

Analisi dei pasti

I quattro tipi di pasti furono somministrati ai partecipanti in ordine casualizzato. Tre pasti (trattamento) contenevano alcuni tipi di fagioli commercializzati in conserva: borlotti, neri o rossi, insieme a mezza tazza di riso a grano lungo. Il quarto pasto (controllo) comprendeva 180 grammi di riso a grano lungo, cotto al vapore. Il riso a grano lungo è considerato un alimento con un alto indice IG. I fagioli neri (IG 20), borlotti (IG45) e rossi (IG 20), sono considerati alimenti con un basso indice glicemico. La quantità di fagioli si uniformò per fornire 50 grammi di carboidrati, mentre il peso del riso si mantenne costante.

Cinquanta grammi di carboidrati sono una quantità standard che si usa per analizzare la risposta del glucosio nelle persone con o senza diabete di tipo 2.

ANALISI STATISTICA

Risultati

I soggetti erano in maggioranza di razza bianca (82%) e non ispanica (94%). Essi erano classificati mediamente come obesi, in base al loro indice di massa corporea (IMC).
Il loro peso corporeo e l’indice IMC non variarono significativamente durante i giorni della prova.

I dati furono analizzati in funzione del sesso e del tipo di trattamento, Non si riscontrarono differenze significative in quanto ai dati di statistica descrittiva, come quelli relativi alle differenze di glucosio in un momento determinato o ai i valori dell’area contenuta sotto della curva  della risposta del glucosio nel sangue (IAUC). Pertanto i dati furono raggruppati per essere analizzati.

Le differenze in quanto alla concentrazione di glucosio nel sangue postprandiale dopo 90 minuti, per i fagioli borlotti con riso (P = 0.011), i fagioli neri con riso (P= 0.004) e i fagioli rossi con riso (P = 0.040), erano significativamente più basse rispetto al pasto· “controllo” che comprendeva solo riso

Risultati simili si osservarono dopo 120 minuti (P = 0.000, 0.001 e 0.026 per i borlotti, i fagioli neri e i rossi rispettivamente) e dopo 150 postprandiali (P = 0.000, 0.002 e 0.0049). Il valore della differenza di glucosio dopo 90 minuti, risultò di 0.469.

I valori medi che si riscontrarono dopo 120 e 150 minuti furono di 0.634 e 0.554, rispettivamente. L’indice IAUC della concentrazione di glucosio nel sangue fu calcolato in intervalli di 0-60, 0-120 e 0-180 minuti postprandiali per tutti i soggetti. Si riscontrarono differenze significative tra il pasto “controllo” costituito da riso, e le combinazioni di fagioli borlotti con riso e fagioli neri con riso, confrontando i valori degli intervalli di 0-120 minuti (P = 0.009 e 0.002) e 180 minuti (P = 0.017 e 0.007). I valori dell’effetto (Cohen’s d) del IAUC furono stimati  come 0.431 nel confronto 0-120 minuti e 0.501 per  0-180 minuti.

Discussione

Il nostro studio ha evidenziato che, all’interno di trattamenti con la stessa quantità di carboidrati, i pasti composti da una combinazione di fagioli con riso, producono una risposta del glucosio attenuata rispetto ai pasti costituiti solo da riso.

Questi risultati avallano quelli degli scarsi studi già esistenti in quanto mostrano risposte intermedie ottenute con pasti misti costituiti da cibi ad alto e basso indice glicemico (IG). Come dato ancora più importante, i risultati che abbiamo ottenuto dimostrano che questa stessa risposta si ottiene con una combinazione tradizionale di riso e fagioli che si consuma ampiamente in tutto il mondo. Una risposta intermedia è benefica rispetto ad altre più alte che si producono quando si mangia riso bianco assoluto e può aiutare a prevenire gli effetti degli incrementi prolungati di glucosio.

I livelli elevati del glucosio contribuiscono a produrre le ben-conosciute complicazioni macro-vascolari (malattie cardiovascolari, e vascolari perifériche) e micro-vascolari (nefropatia, retinopatia, neuropatia) associate al diabete di tipo 2.

I cambiamenti postprandiali di glucosio si possono ridurre incoraggiando le persone con diabete di tipo 2 a combinare alimenti con IG alto, come il riso, con i fagioli. Ciò potrebbe contribuire a diminuire il rischio di complicazioni associate al diabete di tipo 2. Inoltre, è importante indicare che i trattamenti utilizzati nella ricerca ridussero la media del glucosio misurato due ore dopo il pasto al di sotto dei 140 mg/dl, che è il controllo glicemico raccomandato dalla Federazione Internazionale del Diabete. Ciò dimostra anche che i nostri soggetti avevano un diabete di tipo 2 ben controllato.

I fagioli P. vulgaris come quelli utilizzati nella nostra ricerca, (rossi, neri e borlotti) insieme al riso bianco, sono una combinazione di cibi che consumano molte persone negli Stati Uniti e in tutto il mondo, soprattutto in America Latina, nei paesi del Mediterraneo e in Medio Oriente.

Come dimostra questo studio, consigliare ai pazienti che eliminino dalla loro dieta dei cibi propri di un’alimentazione tradizionale come i fagioli e il riso, sarebbe ingiustificato nel caso di persone con diabete di tipo 2.

Anche Jimenez- Cruz e altri riscontrarono che cibi tradizionali messicani, come le frittelle di mais con fagioli borlotti, avevano un IG basso, erano sazianti e miglioravano il controllo glicémico in adulti con eccesso di peso od obesità e con diabete di tipo 2.

Recentemente, Mattei, Hu e Campos, basandosi su dati relativi al consumo alimentare in Costa Rica, hanno scoperto che un maggior consumo di fagioli rispetto al riso bianco, si associava a un minor rischio di contrarre malattie cardiovascolari.

Contrariamente alla nostra ipotesi, i tre tipi di P. Vulgaris dimostrano diversi livelli di risposta glicemica. I fagioli borlotti e i neri, combinati con il riso, produssero in generale una risposta glicemica inferiore a quella dei fagioli rosso scuro con riso, nonostante il minor contenuto di fibra dei neri e il fatto che i diversi trattamenti erano stati assegnati in funzione di un’equa distribuzione del contenuto di carboidrati. Le differenze in calorie, proteine e distribuzione dei grassi, tra i tre pasti a base di riso e fagioli, risultarono modeste. È stato provato che i fagioli provenienti dalle Ande, come il tipo rosso scuro, possiedono livelli inferiori di amido indigeribile rispetto ai fagioli originari della Mesoamerica, come i borlotti e i neri. Un livello minore di amido indigeribile può accelerare il processo della digestione dei fagioli rossi rispetto a quello di altri tipi di fagioli.

Mediante uno studio con animali in vitro, è stato osservato che i fagioli rossi hanno una minor quantità di fibra solubile e di amido resistente rispetto ai fagioli neri. Ê risaputo che questi componenti rallentano la digestione e pertanto riducono la risposta glicemica postprandiale.

I prodotti fitochimici e fitonutrienti si associano ad un maggior controllo glicemico. Queste caratteristiche possono variare anche nei fagioli. In generale i fagioli possiedono un alto livello di fitato che si può fissare al calcio riducendolo così come cofattore per la attività dell’enzima α-amilase. L’inibizione dell’ α-amilase nei fagioli cotti è simile a quella dell’acarbose, un conosciuto medicinale per il diabete.

E stato riscontrato che i fagioli borlotti non cotti hanno livelli di flavonoidi pú alti che altri fagioli e una quantità di acidi fenolici maggiore che i ceci, i piselli secchi, le lenticchie e una gran varietà di fagioli. Non disponiamo di dati sui fagioli neri e quelli rossi. I fagioli borlotti possiedono una grande quantità di antiossidanti, in paragone con i ceci ed altri fagioli. Le differenze osservate nei tre tipi di fagioli, dimostrano l’importanza di studiare le molteplici varietà di fagioli invece di dare per scontato che sono tutte uguali.

Conclusione

Questa ricerca dimostra che le varietà di P-vulgaris culturalmente importanti come i fagioli borlotti, i rosso- scuri  e i neri, attenuano la risposta glicemica del riso, generalmente consumato come alimento con IG alto. Come professionisti della salute, è per noi di vitale importanza essere culturalmente competenti e sensibili ai bisogni delle persone diverse da noi. La competenza culturale è “l’abilità di scoprire la cultura d’ogni cliente/paziente ed adattare gli interventi a questo in modo efficace. Le raccomandazioni dietetiche, il materiale e i consigli dovrebbero essere culturalmente sensibili e tenere in considerazione i prodotti tradizionalmente apprezzati come i fagioli, soprattutto quando i loro benefici nella dieta sono stati dimostrati scientificamente.

Sarebbe necessario eseguire ulteriori studi sulla struttura fisica e chimica dei vari tipi di P.  vulgarisper cercare  di canalizzare le differenze osservate nella risposta glicemica.

Stimolare l’alimentazione tradizionale è una maniera non farmacologia di controllare i diabeti di tipo 2, sapendo che i fagioli possono aiutare più efficacemente a migliorare l’adesione alla dieta attraverso un adeguato tocco culturale.

Ringraziamenti

I fondi per questo progetto furono concessi dall’United States Dry Bean Council e dal programma di aiuto alla ricerca dell’Associazione di Professionisti, Laureati e Studenti dell’ Arizona State University.

Fonte:
Nutr J. 2012; 11: 23.
Published online 2012 April 11. doi:  10.1186/1475-2891-11-23
PMCID: PMC3489574

1Center for Research on Occupational and Environmental Toxicology, Oregon Health and Science University, 3181 Southwest Sam Jackson Park Road, Portland, OR, 97239, USA
2Howell Research, Associates, LLC, P.O. Box 1010, Queen Creek, AZ 85142, USA
3Department of Health Sciences, University of Colorado at Colorado Springs, 1420 Austin Bluffs Parkway, Colorado Springs, CO, 80918, USA


Fonte:  da legumechef. del   12 maggio 2017



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